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atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

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ATLANTE DEGLI ANFIBI E DEI RETTILI DELLA TOSCANA<br />

Fig. 15. Bosco di Chiusi (Padule di Fucecchio, Pistoia).<br />

l’olmo campestre, il ciliegio selvatico, il nocciòlo ecc.; se ne trovano esempi nelle<br />

Cerbaie, nelle colline sopra Pistoia, nella Lunigiana, in Garfagnana e in varie zone<br />

del Valdarno. Caratteristica, nelle aree palustri e lacustri tanto naturali quanto artificiali<br />

e in quelle riparie aperte <strong>dei</strong> corsi d’acqua, è anche la vegetazione erbacea,<br />

costituita soprattutto da tife (Typha angustifolia e T. latifolia), carici (Carex sp.) e<br />

cannuccia palustre (Phragmites australis) e localmente dalla rara osmunda o felce<br />

florida (Osmunda regalis). I pioppeti specializzati di impianto artificiale, coltivati<br />

sia per il legno sia per la produzione di cellulosa, occupano in Toscana circa 5000<br />

ettari e sono diffusi più che altro nella parte nord-occidentale <strong>della</strong> regione.<br />

Boschi decidui acidofili mesofili Sono abbastanza diffusi nel territorio toscano,<br />

in particolare nell’area appenninica; si trovano tipicamente su suoli silicei<br />

con buona disponibilità idrica e in presenza di condizioni climatiche caratterizzate<br />

da elevate precipitazioni e scarsa o nulla aridità nei mesi estivi. In adatte<br />

condizioni ecologiche, scendono anche nelle aree collinari e nei fondovalle. Ne<br />

fanno parte specie più o meno acidofile, quali la rovere, il cerro, il castagno, la<br />

betulla bianca (Betula pendula), l’agrifoglio (Ilex aequifolium).<br />

I boschi originari di rovere, tipicamente legati ai suoli freschi e profondi e spesso<br />

comprendenti anche il carpino bianco, il cerro e la farnia, sono stati in gran<br />

parte distrutti per lo sfruttamento del legname; nel ’700 la specie era ancora<br />

abbondante in Toscana, che addirittura la esportava in alcuni Paesi europei, e<br />

nell’800 sopravviveva ancora con una certa densità attorno ai terreni paludosi,<br />

allora poco frequentati a causa <strong>della</strong> diffusione <strong>della</strong> malaria; superfici in prevalenza<br />

costituite da quest’essenza sono state inoltre distrutte per ottenere nuovi<br />

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