09.06.2013 Views

atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

64<br />

I robinieti sono dovuti all’impianto artificiale (ad esempio in sostituzione <strong>dei</strong><br />

castagneti) e alla naturale diffusione (ad esempio nei coltivi abbandonati e negli<br />

impluvi) <strong>della</strong> robinia (Robinia pseudacacia), specie infestante di origine americana<br />

introdotta in Europa all’inizio del XVII secolo. Sono diffusi un po’ in tutta la<br />

porzione settentrionale <strong>della</strong> regione, ma appaiono particolarmente abbondanti<br />

nella parte collinare nord-occidentale (totale regionale 23.712 ettari); i suoli in<br />

cui si sviluppano sono di solito neutri, a partire da una situazione di più o meno<br />

spiccata acidità, mentre quelli carbonatici sono colonizzati in assai minor misura.<br />

Ai robinieti sono tipicamente associate entità nitrofile, quali il sambuco e<br />

varie specie di rovo.<br />

La degradazione <strong>dei</strong> boschi di latifoglie decidue neutro-basofili o leggermente<br />

acidofili (su calcari, marne, argille e scisti argillosi), dovuta in gran parte alle<br />

conseguenze del tipo di trattamento forestale, e l’inizio <strong>della</strong> riforestazione <strong>dei</strong><br />

coltivi abbandonati su suoli del tipo sopra ricordato, portano alla formazione di<br />

arbusteti secondari decidui, caratterizzati soprattutto dalla presenza del prugnolo,<br />

delle rose selvatiche, <strong>dei</strong> rovi, <strong>della</strong> vitalba, del ginepro, <strong>della</strong> ginestra<br />

odorosa, <strong>dei</strong> biancospini, del ligustro, del sanguinello, dello spino cervino, del<br />

pero selvatico (Pyrus pyraster), oltre ad arbusti delle specie forestali originarie o<br />

agli individui deperienti di essenze fruttifere un tempo presenti nelle colture.<br />

Boschi planiziari, palustri, alveali e ripari Un tempo nel territorio toscano erano<br />

presenti vaste superfici palustri e lacustri, dovute più che altro alla difficoltà di<br />

deflusso delle vaste piane alluvionali <strong>dei</strong> principali corsi d’acqua. In tali ambienti<br />

erano ampiamente diffuse le formazioni forestali planiziarie, che sono andate in<br />

gran parte distrutte a séguito delle bonifiche, iniziatesi soprattutto a partire dal<br />

medioevo e protrattesi fino ai giorni nostri, e <strong>della</strong> progressiva destinazione di<br />

quei territori a superfici coltivabili, urbane e industriali. Attualmente in Toscana<br />

i boschi planiziari sopravvivono solo in lembi isolati, per lo più di tipo relittuale.<br />

Appartengono a questo raggruppamento sia i boschi soggetti a sommersione<br />

stagionale o permanente da parte <strong>della</strong> falda sia quelli planiziari, alveali e ripari<br />

semplicemente igrofili, che spesso trapassano nei contigui boschi umidi collinari<br />

e montani, non particolarmente legati alla presenza dell’acqua superficiale ma<br />

che hanno in comune con i precedenti un certo numero di entità igrofile.<br />

Le formazioni forestali planiziarie e palustri sono costituite da specie arboree<br />

igrofile caratteristiche, peraltro variabili in base alla posizione geografica, alla<br />

quota e alla situazione ecologica, quali i pioppi (Populus alba e P. nigra), i salici<br />

(Salix sp.), l’ontano nero, il frassino meridionale, il carpino bianco e talora la<br />

rovere, la farnia, l’olmo campestre (Ulmus campestris), l’acero campestre (Acer<br />

campestre), la robinia e il nocciòlo. In Toscana sono diffuse sia lungo i corsi d’acqua<br />

sia attorno e all’interno delle aree palustri residue; formazioni particolarmente<br />

estese e in discreto stato conservativo si hanno in parte dell’area costiera<br />

settentrionale (ad esempio nella Macchia Lucchese e nella Tenuta di San Rossore)<br />

e meridionale (ad esempio nella bassa piana dell’Ombrone fino al Parco Naturale<br />

<strong>della</strong> Maremma), ma un piccolo lembo, peraltro abbastanza modificato quanto<br />

alla composizione floristica, sopravvive anche nella Piana Fiorentina (Cascine di<br />

Tavola, presso Prato). Tipici boschi legati ai corpi d’acqua sono i querco-carpineti,<br />

ai quali partecipano, oltre alla farnia e al carpino bianco, l’acero campestre,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!