atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...
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di Cecina (Pisa). Percorre poi per un buon tratto la parte sud-occidentale <strong>della</strong><br />
provincia di Pisa ed entra quindi in quella di Livorno; nei dintorni de La Sdriscia<br />
si divide in due rami, <strong>dei</strong> quali uno sfocia nel Mar Tirreno poco a NE di Piombino<br />
e l’altro finisce nella Colmata del Fiume Cornia presso Bocca di Cornia. La direzione<br />
del corso d’acqua è in prevalenza NE-SW. I materiali alluvionali trasportati<br />
dal fiume nel Quaternario sono i responsabili <strong>della</strong> perdita d’identità insulare<br />
del Monte Massoncello, che è quindi un’isola fossile recente. Principali affluenti<br />
sono a destra il Torrente Massera (13 km), a sinistra il Rio Secco e il Torrente<br />
Milia (25 km, con a sua volta come più importante tributario il Fosso Riotorto).<br />
Ultimo bacino toscano di una certa rilevanza è quello del Torrente Osa, che pure<br />
ha una superficie complessiva (84,7 km 2 ) inferiore a quella di molti affluenti e<br />
subaffluenti di buona parte <strong>dei</strong> corsi d’acqua sopra ricordati. Il torrente, lungo<br />
soli 22,5 km, nasce da Poggio Maestrino (270 m), nei dintorni di Montiano<br />
(Grosseto), e sbocca nel Mar Tirreno presso Bengodi, poco a est di Talamone. La<br />
direzione del corso d’acqua è per circa due terzi NNW-SSE, poi diviene bruscamente<br />
WSW e tale si mantiene fino alla foce. Gli affluenti di destra sono molto<br />
modesti (i più rilevanti sono il Fosso Maranello e il Fosso <strong>della</strong> Melosella); fra<br />
quelli di sinistra il più importante è il Fosso Serra, il quale trae origine nei pressi<br />
di Montiano.<br />
Tra i piccoli corsi d’acqua con propri bacini compresi fra le foci del Magra e del<br />
Serchio, quelli di maggiore lunghezza sono i Torrenti Versilia (24 km), Camaiore<br />
(20 km), Frigido (18 km) e Carrione (13,5 km), mentre tra il Serchio e l’Arno il<br />
più lungo è il Fiume Morto (20 km), in parte artificiale. Più abbondanti e cospicui<br />
essi risultano invece nel tratto compreso fra la foce dell’Arno e quella del<br />
Cecina: oltre agli artificiali Canale <strong>dei</strong> Navicelli, Emissario di Bientina e Scolmatore<br />
dell’Arno, sono da ricordare ad esempio il Rio Ardenza (10 km), il Torrente<br />
Chioma (8 km) e il Fiume Fine (23 km), a sua volta avente per tributari i Torrenti<br />
Savalano e Marmolaio e il Botro del Gonnellino. Fra gli sbocchi del Cecina e del<br />
Cornia i maggiori torrenti che si gettano direttamente nel Mar Tirreno risultano<br />
la Fossa Camilla (13 km, con i tributari Fosso Carestia Vecchia e Fosso a’ Trogoli),<br />
il Botro <strong>dei</strong> Molini (12 km) e il Fosso Val di Gori (6,5 km). Nel successivo<br />
tratto, fino alla foce del Fiume Bruna vi è invece un torrente di lunghezza e<br />
portata relativamente degne di nota, il Fiume Pècora, che, nato dalle pendici<br />
meridionali di Poggio Arsenti (535 m), va in parte a riversarsi nel Collettore<br />
Acque Medie del Padule di Scarlino (Pècora Nuova), a SE di Follonica, e in parte<br />
(Alveo <strong>della</strong> Pècora Vecchia) raggiunge il Fosso Allacciante, che sbocca nel Mar<br />
Tirreno presso Portiglione; la sua lunghezza complessiva è di circa 26 km. Anche<br />
il Torrente Alma, che sfocia presso Torre Civette a valle di un tratto in parte<br />
artificiale (Alma Nuova e Alma Vecchia), raggiunge i 14 km di lunghezza. Del<br />
tutto trascurabili, e spesso artificiali, appaiono i corsi d’acqua compresi fra la<br />
foce del Bruna e quella dell’Albegna, mentre fra quest’ultima e quella del Fiora<br />
i Fossi Melone e Chiarone hanno una lunghezza, rispettivamente, di circa 16 e<br />
15 km. Fra le isole dell’Arcipelago, solo all’Elba, a Capraia, al Giglio e a Montecristo<br />
sono presenti torrenti di una certa lunghezza e portata, per quanto nel<br />
complesso piuttosto modesti e spesso solo stagionali; lo stesso può dirsi anche<br />
per il Monte Argentario. Pianosa, Gorgona e Giannutri sono invece prive di una<br />
pur ridotta rete idrografica di superficie.