atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...
atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...
atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
ATLANTE DEGLI ANFIBI E DEI RETTILI DELLA TOSCANA<br />
ipotizzato un poco credibile passaggio attraverso il Ponte di Bering e l’Asia paleartica,<br />
nel corso dell’Oligocene; secondo altri, più verosimilmente, i Pletodontidi<br />
hanno invece raggiunto la parte occidentale del continente europeo durante<br />
l’Eocene, attraverso la Groenlandia e l’Islanda, che al tempo collegavano ancora<br />
l’America settentrionale all’Europa (lanza et al., 1995). Attualmente Speleomantes<br />
conta le tre sopracitate specie continentali e altre quattro sarde (S. flavus,<br />
S. genei, S. imperialis e S. supramontis). È probabile che i Pletodontidi europei<br />
siano sopravvissuti alle avverse condizioni climatiche successive al loro arrivo<br />
sul continente in due aree di rifugio situate nella Francia meridionale, dalle quali<br />
si sarebbe precocemente isolato, nel tardo Oligocene, S. genei (o il suo diretto<br />
antenato) con il distacco <strong>della</strong> microplacca del Sulcis-Iglesiente; le altre specie,<br />
molto più simili fra loro dal punto di vista genetico e cariologico, si sarebbero<br />
invece differenziate a partire dal contingente presente nella seconda area di<br />
rifugio, raggiungendo tra l’altro anche la Sardegna nel corso del Messiniano<br />
(5-6 milioni di anni fa) (lanza et al., 1995), forse attraverso la Corsica, l’assenza<br />
di Speleomantes sulla quale costituisce tuttavia un enigma difficilmente interpretabile.<br />
Assai rilevante è pure la presenza nel territorio toscano di un buon contingente<br />
di entità a distribuzione tirrenica, in comune con l’area sardo-corsa ma non<br />
con quella laziale o quella ligure, tranne che per alcune località di quest’ultima<br />
abitate dal tarantolino, peraltro di non certa autoctonìa. Il discoglosso sardo,<br />
specie tirrenica appartenente a un genere a distribuzione mediterranea, ha raggiunto<br />
probabilmente l’Arcipelago Toscano e l’area sardo-corsa dalla Toscana<br />
continentale nel corso di una regressione pliocenica del Mediterraneo, attorno<br />
a 2 milioni di anni fa. Il suo areale, o almeno quello del suo diretto antenato,<br />
comprendeva probabilmente anche parte dell’Italia peninsulare tirrenica, per<br />
poi ridursi notevolmente a séguito delle avverse condizioni climatiche del Würmiano;<br />
attualmente l’unica area continentale in cui la specie è presente è il<br />
Monte Argentario, che è comunque un’isola fossile che solo in epoca recente<br />
ha definitivamente perduto la propria identità. Analoga è anche la distribuzione<br />
<strong>della</strong> raganella sarda, presente in Corsica e in Sardegna e alcune loro isole satelliti,<br />
all’Isola d’Elba e in quella di Capraia.<br />
Per il loro tipo di distribuzione, limitata alla sola Italia appenninica, rivestono<br />
un notevole interesse biogeografico e conservazionistico anche Salamandrina<br />
perspicillata, Bombina pachypus e Rana italica. Il genere Salamandrina può<br />
essere considerato un paleoendemita, probabilmente sopravvissuto durante un<br />
periodo glaciale nelle foreste dell’Italia meridionale, da dove avrebbe poi rioccupato<br />
il territorio appenninico con il graduale miglioramento delle condizioni<br />
climatiche, non spingendosi comunque oltre la Liguria centrale (lanza & poggesi,<br />
1971); in passato il genere, attualmente endemico italiano, aveva una distribuzione<br />
sicuramente più ampia, forse di tipo sud-europeo, come testimoniano i<br />
resti fossili, risalenti al Miocene, reperiti in Grecia e in Sardegna. Un differenziamento<br />
più recente, probabilmente riferibile all’ultimo periodo glaciale, deve<br />
invece essere chiamato in causa per Bombina pachypus e per Rana italica. Per<br />
ciò che riguarda l’ululone dal ventre giallo appenninico, le differenze morfologiche<br />
e genetiche rispetto alla Bombina variegata, alla quale è ancora riferito da<br />
alcuni Autori a livello di sottospecie, pur se chiare e costanti, non sono ancora<br />
315