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atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

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Distribuzione generale - È diffuso nelle aree costiere e nelle isole dell’area<br />

mediterranea e nell’Asia sud-occidentale, a est fino al Pakistan; le popolazioni<br />

<strong>della</strong> parte orientale dell’areale potrebbero però appartenere a una o più specie<br />

a sé stanti. Dato che si tratta di una entità antropofila e facilmente trasportabile<br />

con le merci, non è inoltre ben chiaro in quali zone sia realmente autoctono e in<br />

quali invece involontariamente immesso dall’uomo. È presente, per introduzione<br />

seguita da acclimatazione, anche in varie località dell’America settentrionale<br />

e centrale e nelle Isole Canarie. È segnalato fino all’alta collina, ma sembra legato<br />

soprattutto alla pianura e alle quote collinari modeste.<br />

Distribuzione italiana - Il geco verrucoso è presente in buona parte delle aree<br />

costiere dell’Italia peninsulare e in numerose isole e isolette. Le popolazioni<br />

segnalate in certe zone dell’Italia settentrionale e centrale sono dovute probabilmente<br />

(es. Liguria, Emilia-Romagna sud-orientale e Marche) o sicuramente<br />

(es. Brescia, Milano, Trieste e Abruzzo interno) a introduzione, di regola involontaria,<br />

da parte dell’uomo.<br />

Distribuzione in Toscana - In Toscana il geco verrucoso è distribuito con regolarità<br />

nell’area costiera e sub-costiera e in varie isole. Appare invece più localizzato<br />

e irregolarmente diffuso nella parte interna <strong>della</strong> regione; a est raggiunge<br />

almeno la Piana Fiorentina. Finora è stato accertato in 41 particelle U.T.M. (21<br />

dati dal 1985 in poi, 15 fino al 1984 e 5 solo bibliografici) sulle 306 regionali<br />

(13,4%). Le quote delle località di osservazione sono comprese fra il livello del<br />

mare e circa 600 m (Isola di Montecristo). In letteratura è tra l’altro genericamente<br />

citato <strong>della</strong> Riserva Naturale <strong>della</strong> Diaccia-Botrona (Grosseto). Copertura<br />

discreta ma suscettibile di miglioramenti con il proseguire delle ricerche, soprattutto<br />

nella fascia compresa fra la costa e circa 11°30’ E di longitudine.<br />

Note ecologiche e biologiche - Si trova più che altro nelle costruzioni abbandonate,<br />

nei ruderi, nelle abitazioni, nelle stalle, nei muri a secco, nella parte<br />

asciutta <strong>dei</strong> pozzi e <strong>dei</strong> tombini, nelle pietraie, nelle fessure rocciose, nelle cataste<br />

di legna, sotto le pietre ecc., con una spiccata preferenza per gli ambienti<br />

antropizzati. Si tratta di una specie per la maggior parte crepuscolare e notturna<br />

e abbastanza schiva, per cui la sua presenza risulta più difficilmente accertabile<br />

rispetto a quella del geco comune. Come questo, può arrampicarsi con facilità<br />

su superfici anche abbastanza lisce e verticali. Nell’ambiente naturale il periodo<br />

di vita attiva, in presenza di un normale andamento stagionale, comincia all’inizio<br />

<strong>della</strong> primavera e finisce attorno alla metà dell’autunno; all’interno delle<br />

abitazioni può invece non avere interruzioni di rilievo. L’accoppiamento ha luogo<br />

di regola nella seconda parte <strong>della</strong> primavera e, dopo 15-30 giorni, ciascuna<br />

femmina depone, anche più volte per stagione, 2-4 uova, biancastre e con un<br />

diametro di 0,6-1 cm, nelle fenditure delle rocce o <strong>dei</strong> muri, sotto l’intonaco o<br />

fra le travi di costruzioni poco frequentate, in cataste di legname ecc.. La schiusa<br />

avviene di solito dopo 1-2 mesi e i piccoli alla nascita hanno una lunghezza<br />

totale di 2,5-3 cm. Si nutre soprattutto di Artropodi, che caccia attivamente<br />

nelle ore notturne. I predatori sono rappresentati più che altro da alcuni Serpenti,<br />

da piccoli Mammiferi e dai rapaci notturni; non è improbabile che in certi<br />

casi resti vittima anche <strong>dei</strong> grossi adulti di geco comune, che spesso frequenta<br />

i medesimi ambienti. Nelle aree urbane numerosi esemplari sono pure uccisi e<br />

talora divorati da gatti e cani.

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