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atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

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casi sicuri e/o attendibili di nidificazione nel nostro Paese e pochissime sono<br />

pure le ovodeposizioni accertate in tutto il bacino mediterraneo.<br />

Distribuzione in Toscana - La presenza di questa tartaruga lungo le coste<br />

toscane è accidentale e le scarse e irregolari segnalazioni (Forte <strong>dei</strong> Marmi, Marina<br />

di Pisa, pressi dell’Isola d’Elba, Golfi di Baratti e di Piombino, Porto Santo<br />

Stefano, Porto Ercole, Talamone) si riferiscono per la maggior parte a esemplari<br />

adulti o subadulti spiaggiati morenti o già morti. Le particelle U.T.M. in cui la<br />

specie è stata accertata sono 8 (4 dati dal 1985 in poi e 4 solo bibliografici) sulle<br />

306 regionali (2,6%). In letteratura è ricordata genericamente anche delle acque<br />

attorno all’Isola di Giannutri (Grosseto). Tutti i dati sono naturalmente relativi al<br />

livello del mare.<br />

Note ecologiche e biologiche.- Si tratta di una specie pelagica e, tranne che<br />

nel periodo riproduttivo, si avvicina abbastanza di rado alle coste. Nuota con<br />

forza e velocità e può spingersi fino a 200-1000 m di profondità, restando in<br />

immersione anche abbastanza a lungo. Se disturbata, può reagire vivacemente,<br />

ricorrendo talora a morsi e all’uso delle unghie delle pinne anteriori. L’accoppiamento<br />

avviene in acqua, soprattutto in prossimità delle aree di nidificazione,<br />

le quali sono localizzate soprattutto nell’Asia meridionale, nell’America centrale<br />

e lungo la costa settentrionale di quella meridionale, in Australia e nell’Africa<br />

meridionale. Anche in questa specie, ciascuna femmina depone ogni due o tre<br />

anni, ma una o più volte (fino a 7) nel corso <strong>della</strong> medesima stagione. Le uova,<br />

da 60 a 130 (più di frequente 80-90) e di consistenza pergamenacea, hanno un<br />

diametro di 5-6 cm e sono deposte, di regola nelle ore notturne, in buche allo<br />

scopo scavate dalla femmina, profonde fino a un metro e situate a poca distanza<br />

dal mare. Come avviene nella tartaruga caretta, la femmina diretta verso il<br />

luogo prescelto per deporre le uova e di ritorno da esso lascia una traccia caratteristica<br />

e assai larga, che ricorda un po’ quella prodotta da un mezzo cingolato.<br />

L’incubazione si protrae per lo più per un mese e mezzo-due mesi e mezzo.<br />

Il cibo è costituito da Celenterati (comprese alcune specie molto urticanti di<br />

meduse), Tunicati, Molluschi (in particolare Cefalopodi), Echinodermi, Crostacei,<br />

Pesci di piccola e media taglia e talora sostanze vegetali. Gli unici predatori<br />

naturali temibili per i subadulti e gli adulti sono certi squali e l’orca. I nidi, oltre<br />

che dall’uomo, sono depredati dai granchi e da Mammiferi e Uccelli selvatici<br />

e domestici. Le uova hanno un’alta percentuale di infertilità e la mortalità <strong>dei</strong><br />

neonati è assai elevata; una buona parte di essi viene inoltre predata da Mammiferi,<br />

Uccelli, Rettili e Pesci. La carne <strong>della</strong> tartaruga liuto è immangiabile ma<br />

ricca di olii e, anche se meno di un tempo, questa specie è catturata per ricavare<br />

tali sostanze. Molto apprezzate sono invece le uova, raccolte in gran numero a<br />

scopo alimentare, soprattutto in Asia.<br />

Status, conservazione e cause di minaccia in Toscana - La scarsezza e l’irregolarità<br />

<strong>degli</strong> avvistamenti rendono difficile valutare lo status di questa specie<br />

nei mari toscani; essa è andata comunque incontro negli ultimi decenni, in tutto<br />

il suo areale, a un sensibile decremento numerico. Le cause più importanti<br />

di minaccia sono la pesca (tanto volontaria quanto involontaria), la raccolta di<br />

uova nei luoghi di nidificazione, l’uccisione <strong>degli</strong> esemplari in acqua e a terra<br />

quando si recano a ovodeporre, l’inquinamento delle acque marine, l’urbanizzazione<br />

e la trasformazione a scopo turistico delle coste, il disturbo antropico

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