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atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

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l’occhio; è inoltre priva <strong>dei</strong> sacchi vocali interni. La rana appenninica risulta più<br />

simile (a parte le zampe più lunghe e le dimensioni minori), ma la confusione è<br />

possibile solo in una porzione dell’Appennino, dato che l’areale toscano <strong>della</strong><br />

rana temporaria è abbastanza limitato e di tipo chiaramente montano. Le larve<br />

hanno le parti dorsali brune scure o bruno-nerastre, con macchiette a lucentezza<br />

metallica o micacea, e quelle ventrali grigie, anch’esse con punteggiature<br />

a riflessi metallici; a fine sviluppo possono raggiungere i 4,5 cm di lunghezza<br />

totale, eccezionalmente i 7 cm. L’esemplare raffigurato è <strong>della</strong> Gorga Nera (San<br />

Godenzo, Firenze).<br />

Distribuzione generale - La rana temporaria è diffusa dalla Spagna settentrionale<br />

a gran parte dell’Europa centrale, settentrionale (a nord fino a Capo Nord)<br />

e orientale e all’estrema Asia centro-occidentale; è presente dal livello del mare<br />

a circa 3000 m (Alpi e Pirenei), ma è prevalentemente montana nella porzione<br />

meridionale del suo areale. Risulta assente in gran parte dell’Italia peninsulare e<br />

nella Penisola Balcanica meridionale.<br />

Distribuzione italiana - È presente con regolarità in tutto l’arco alpino e prealpino;<br />

nell’Appennino settentrionale si spinge fino alle province di Firenze, Arezzo<br />

e Forlì-Cesena. Un’isolata popolazione <strong>della</strong> specie è pure presente nel versante<br />

reatino <strong>dei</strong> Monti <strong>della</strong> Laga, fra 1400 e 1600 m di quota.<br />

Distribuzione in Toscana - In Toscana la rana temporaria è diffusa con una<br />

certa continuità nell’area appenninica compresa nelle province di Massa Carrara,<br />

Lucca e Pistoia, mentre appare più scarsa e localizzata nell’Appennino<br />

aretino e fiorentino; la sua presenza sui Monti del Pratomagno, per i quali esiste<br />

un vecchio reperto museale, è da riconfermare. È invece sicuramente assente<br />

sulle Alpi Apuane. Le particelle U.T.M. in cui questa specie è stata finora accertata<br />

sono 13 (11 dati dal 1985 in poi, 1 fino al 1984 e 1 esclusivamente bibliografico)<br />

sulle 306 regionali (4,2%). Le quote delle località di osservazione sono<br />

comprese fra 640 m (Valle del Torrente Orsigna, Pistoia; lanza et al., in stampa)<br />

e 1800 m (Lago Piatto, Pistoia). Copertura discreta, suscettibile comunque di<br />

qualche miglioramento con il proseguire delle ricerche.<br />

Note ecologiche e biologiche - Fuori del periodo riproduttivo conduce vita in<br />

prevalenza terrestre; frequenta in buon numero gli ambienti acquatici (pozze,<br />

piccole raccolte d’acqua da disgelo, stagni, laghetti, tratti a minor corrente <strong>dei</strong><br />

torrenti ecc.) solo durante la fregola, che, a seconda <strong>della</strong> quota <strong>della</strong> località e<br />

delle popolazioni, può aver luogo fra la fine dell’inverno e l’inizio dell’estate (in<br />

Toscana di solito in marzo-maggio). La maturità sessuale è raggiunta a 2 o, più<br />

comunemente, a 3 anni di età. L’accoppiamento, di tipo ascellare, avviene in acqua,<br />

più spesso di notte, e ciascuna femmina depone 700-4000 uova nerastre,<br />

del diametro di 2-3 mm (8-9 mm con la capsula gelatinosa), raccolte in grosse<br />

masse, che galleggiano sulla superficie dell’acqua o si dispongono un po’ sotto<br />

di questa. Spesso le deposizioni di più femmine, concentrate nel giro di pochi<br />

giorni, si raccolgono assieme in enormi aggregati gelatinosi. I maschi giungono<br />

all’acqua di solito prima delle compagne e vi si trattengono più a lungo, accoppiandosi<br />

più volte con gli esemplari dell’altro sesso che via via vi si recano.<br />

Il canto, di volume poco elevato per la presenza di sacchi interni, è emesso di<br />

solito in acqua, prevalentemente nelle ore pomeridiane e crepuscolari. Le larve<br />

metamorfosano 2-3 mesi dopo la schiusa, ma talora passano l’inverno in acqua

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