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atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

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ATLANTE DEGLI ANFIBI E DEI RETTILI DELLA TOSCANA<br />

più scure, e le membrane caudali trasparenti incolori e con grosse macchie nerastre;<br />

esse sono inoltre caratterizzate dalla coda terminante con un lungo filamento<br />

e, in certi stadi del loro sviluppo, dalle dita oltremodo allungate e sottili.<br />

Alla metamorfosi le larve raggiungono di norma i 5-8 cm di lunghezza totale,<br />

ma eccezionalmente possono superare anche i 10 cm. Gli individui neotenici<br />

sono assai meno frequenti che nel tritone alpestre. L’esemplare raffigurato è <strong>dei</strong><br />

dintorni di Pratolino (Vaglia, Firenze).<br />

Distribuzione generale - Il tritone carnefice, in base a varie ricerche su basi<br />

biochimiche e morfologiche, è attualmente considerato una specie distinta dal<br />

Triturus cristatus, al quale fino a qualche anno fa era riferito in qualità di sottospecie.<br />

Il suo areale di distribuzione è ampiamente disgiunto: da un lato esso<br />

è infatti presente in gran parte dell’Italia continentale e peninsulare, nella Svizzera<br />

meridionale (Canton Ticino), nelle regioni alpine dell’Austria (a nord fino<br />

a Saltzburg e al Danubio a sud di Linz), nella Foresta Viennese, in una piccola<br />

parte dell’Ungheria orientale e <strong>della</strong> Repubblica Ceca meridionale, in quasi tutta<br />

la Slovenia e nella Croazia nord-occidentale (T. carnifex carnifex); dall’altro è<br />

diffuso nella Bosnia-Erzegovina orientale, nella Yugoslavia centrale e meridionale,<br />

nell’Albania, nella Macedonia e nella Grecia nord-occidentale (T. c. macedonicus).<br />

Il nome comune “tritone crestato italiano”, solitamente utilizzato dagli<br />

Autori, non risulta quindi appropriato e preferiamo usare quello direttamente<br />

derivante dal nome scientifico, anche se non molto “aggraziato”. La presenza<br />

di questo tritone nella Baviera meridionale (cfr. franzen et al., 2002) e nel Bacino<br />

di Ginevra e nell’adiacente Francia orientale (arntzen & thorpe, 1999) è dovuta<br />

a introduzione da parte dell’uomo; è stato pure immesso nell’Isola São Miguel<br />

(Arcipelago delle Azzorre) e in alcune località del Regno Unito e dell’Olanda (cfr.<br />

arntzen, 2003).<br />

Distribuzione italiana - È presente in gran parte dell’Italia continentale e peninsulare,<br />

isole escluse, con limite meridionale attorno al 39° parallelo N.<br />

Distribuzione in Toscana - In Toscana è segnalato in tutto il territorio regionale,<br />

isole escluse, dal livello del mare a circa 1730 m (Lago Nero, Appennino<br />

pistoiese). Le particelle U.T.M. in cui la specie è stata finora accertata sono 146<br />

(120 dati dal 1985 in poi, 10 fino al 1984 e 16 solo bibliografici) sulle 306 regionali<br />

(47,7%). In letteratura la specie è tra l’altro genericamente citata anche<br />

<strong>della</strong> Riserva Naturale di Orti-Bottagone (Livorno) e <strong>della</strong> Riserva Naturale <strong>della</strong><br />

Diaccia-Botrona (Grosseto). Copertura già abbastanza buona, ma suscettibile di<br />

ulteriori miglioramenti con il proseguire delle ricerche.<br />

Note ecologiche e biologiche - L’accoppiamento avviene in acqua e, come in<br />

tutti i tritoni, è preceduto da un complesso corteggiamento. La stagione riproduttiva<br />

ha luogo di regola fra la metà dell’inverno e l’inizio dell’estate, a seconda<br />

dell’altitudine e <strong>della</strong> locale situazione climatica; in tale periodo frequenta<br />

stagni, pozze, laghetti, canali, torrenti a lento corso, fossi, abbeveratoi, fontanili,<br />

raccolte d’acqua temporanee ecc., sia in ambiente boschivo sia aperto, dove<br />

può trattenersi anche per alcuni mesi dopo la fine <strong>della</strong> stagione <strong>degli</strong> amori.<br />

Ciascuna femmina depone di solito da 200 a 300 uova di colore biancastro,<br />

che sono attaccate singolarmente alla vegetazione acquatica o, più di rado, ad<br />

altri corpi sommersi. A terra frequenta più o meno gli stessi ambienti indicati<br />

per il tritone alpestre. In acqua gli adulti si nutrono di invertebrati di piccola e<br />

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