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atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

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PREFAZIONE<br />

ATLANTE DEGLI ANFIBI E DEI RETTILI DELLA TOSCANA<br />

Ricordo che gli Autori del presente volume cominciarono ad amare gli studi<br />

naturalistici sin da ragazzini, passione che ovviamente avrebbero abbandonato<br />

se solo avessero potuto prevedere che sarebbero diventati miei allievi.<br />

Tra le tante cose che dovettero sopportare standomi accanto, le più pesanti<br />

furono di certo due mie affermazioni apodittiche che di continuo esternavo<br />

con ripetitività di stampo chiaramente gerontologico. «Ragazzi, di geni ne<br />

circolano di molto pochi ... E allora cerchiamo almeno di essere il più possibile<br />

accurati e precisi nel nostro lavoro!», era la prima; la seconda: «Diceva<br />

Leonardo che “Tristo è quel discepolo che non avanza il maestro”, ma io ve<br />

la rigiro a modo mio: “Tristo è il maestro che non venga superato dall’allievo<br />

... E allora, ragazzi, datevi da fare e cercate di non deludermi!”».<br />

In realtà ebbi invece a pentirmi all’avverarsi dello sperato «superamento»,<br />

dato che i medesimi Autori mi superarono anche in pignoleria, pregio a cui<br />

tengo moltissimo in mancanza di genialità, ma che talora si trasforma in un<br />

difetto, fonte di non poche noie. E noie, anche se indirette, finì appunto per<br />

procurarmi la quasi patologica pignoleria con la quale i miei due ex-allievi<br />

affrontarono e portarono avanti la stesura di questo «Atlante»; l’operazione<br />

comportò infatti un impegno cerebrale e temporale così rilevante da<br />

sottrarli per anni a ricerche in collaborazione che, forse più a torto che a<br />

ragione, ritenevo di maggior rilievo.<br />

Furono anni di mie lamentele, che però, fortunatamente (lo riconosco a posteriori<br />

e obtorto collo), non solo non influenzarono negativamente le loro<br />

tendenze masochiste, ma risvegliarono anzi il loro sopito spirito sessantottino<br />

spingendoli a un impegno vieppiù pignolesco.<br />

Ora tutto è passato ed amo illudermi che il frutto di questo parto distocico<br />

vorrà contraddire la scontata affermazione del poeta inglese Alexander<br />

Pope, che, nel suo poema Saggio sulla critica, ebbe a scrivere<br />

Whoever thinks a faultless piece to see<br />

Thinks what ne’er was, nor is, nor e’er shall be<br />

Versi che così traduco in modo approssimativo ma in rima ugualmente baciata:<br />

Chi pensa che un errore non si avveri giammai<br />

Pensa a ciò che non fu, che non è, né sarà mai.<br />

Tuttavia, ben conscio che si tratta di una pia illusione, sono prono ad accettare<br />

il saggio suggerimento del Vanni e <strong>della</strong> Nistri, di invitare cioè i lettori a<br />

renderli cortesemente edòtti delle proprie critiche, le quali risulteranno certamente<br />

preziose sia nell’immediato sia in previsione di una nuova edizione<br />

del nostro <strong>atlante</strong>. Nuova edizione alla quale prevedo che dovrà esser messa<br />

mano tra non più di tre o quattro anni, tenuto fra l’altro e soprattutto conto<br />

<strong>degli</strong> allozimi, delle sequenze del DNA mitocondriale e delle altre diavolerie<br />

che stanno facendo rigirar nella fossa i linneoni del buon Linneo.<br />

Il volume inizia come di dovere con una dettagliata illustrazione <strong>dei</strong> materiali<br />

e <strong>dei</strong> metodi utilizzati, illustrazione che per completezza e approfondimento<br />

ricalca quella molto elaborata comparsa nell’<strong>atlante</strong> erpetologico del<br />

Piemonte e <strong>della</strong> Val d’Aosta.<br />

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