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atlante degli anfibi e dei rettili della toscana - Università degli Studi ...

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STORIA DELLE RICERCHE ERPETOLOGICHE NEL TERRITORIO TOSCANO<br />

ATLANTE DEGLI ANFIBI E DEI RETTILI DELLA TOSCANA<br />

Il primo studioso a occuparsi, anche se marginalmente, di erpetologia <strong>toscana</strong><br />

è Francesco reDi (1626-1697), medico, scienziato e letterato aretino<br />

la cui effervescente genialità non è stata ancora adeguatamente valorizzata.<br />

Egli è stato, tra l’altro, fra i primi ad applicare con lucidità alle scienze<br />

mediche e naturali il nuovo rigoroso metodo sperimentale inaugurato da<br />

Galileo nel campo fisico-matematico, in un’epoca in cui le false credenze,<br />

le dicerie e le spiegazioni favolistiche, oggi risibili, <strong>dei</strong> fenomeni naturali in<br />

senso lato ingombravano ancora pesantemente il progresso <strong>della</strong> scienza,<br />

anche per il pomposo sostegno dato loro da alcune fra le figure più autorevoli<br />

dell’epoca in quei settori di ricerca. Nella sua prima opera di carattere<br />

naturalistico, le “Osservazioni intorno alle vipere” del 1664, Redi non cita<br />

espressamente nessuna località <strong>toscana</strong> come origine del materiale da lui<br />

studiato, in parte comunque di provenienza campana, ma lo “Jacopo Sozzi<br />

Viperaio” più volte ricordato nel testo raccoglieva gli esemplari di vipera<br />

comune nei boschi di San Rossore, vicino a Pisa, come si evince da una lettera<br />

del 15 marzo 1679 indirizzata a Lorenzo Magalotti. Nelle “Osservazioni<br />

intorno agli animali viventi che si trovano negli animali viventi”, risalente al<br />

1684 e ultima fra quelle dello studioso aretino riguardanti le scienze naturali,<br />

egli tra l’altro descrive e raffigura, in maniera particolarmente accurata,<br />

la morfologia esterna e l’anatomia interna di una giovane biscia dal collare<br />

bicefala trovata sulle rive dell’Arno presso Pisa.<br />

Nel secolo XVIII spicca tra le altre l’opera di vasto respiro dell’eclettico<br />

ed erudito scienziato fiorentino Giovanni targioni tozzetti (1712-1783).<br />

Le sue “Relazioni d’alcuni Viaggi fatte in diverse parti <strong>della</strong> Toscana per<br />

osservare le Produzioni Naturali, e gli Antichi Monumenti di essa”, spaziano<br />

infatti dalla geologia, alla<br />

mineralogia, alla geomorfologia,<br />

all’idrologia, alla botanica,<br />

alla zoologia, alla storia,<br />

all’archeologia. Pubblicata una<br />

prima volta in 6 volumi fra il<br />

1751 e il 1754 e come seconda<br />

edizione “con copiose aggiunte”<br />

in 12 volumi fra il 1768 e il<br />

1779, l’opera costituisce una<br />

fondamentale descrizione <strong>della</strong><br />

Toscana dal punto di vista storico<br />

e scientifico. Fra i numerosi<br />

argomenti trattati, l’autore si<br />

occupa anche del popolamento<br />

animale di alcune aree del territorio<br />

toscano e fa pure cenno<br />

ad alcune specie di Anfibi e di<br />

Rettili in esse presenti; in particolare,<br />

è uno <strong>dei</strong> primi a descrivere<br />

con viva accuratezza<br />

Fig. 37. Francesco Redi.<br />

alcuni esemplari di geotritone<br />

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