confessioni di un autore drammatico di g. costetti - World eBook ...

CONFESSIONI DI UN AUTORE
DRAMMATICO DI G. COSTETTI
by CIOSUÈ CARDUCCI
Classic Literature Collection
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Title: CONFESSIONI DI UN AUTORE DRAMMATICO DI G. COSTETTI
Author: CIOSUÈ CARDUCCI
Language: English
Subject: Fiction, Literature
Publisher: World Public Library Association
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CONFESSION!
Dl
UN AUTORE DRAMMA TIeo
,
DI
G. COSTE TT I
CON PREFAZIONE
DI
GIOSUE CARDUCCI
,-
BOLOGNA
NICOLA ZANICHELLI
KDCCCLUXlIl

PREFAZIONE. IK
zero Ploner, impiegato del comune e
drammaturgo storico. Chi ricorda pili
il modenese Sabbatini, autore d' un
MasQniello replicato per trenta sere al
teatro nazionale di Torino e degli
Spa{facamini della valle d' Aosta levati
a lacrimosa celebrita dal Modena?
Costetti ce 10 descrive revisore teatrale
a Torino, piccolo e smilzo, lungo i
portici di Po, immanicato in un pipistrello
bigio, dalle cui tasche faceva
capolino la copia d' un commediooe
sociale che parea sbirciare dietro un
capocomico; e a Firenze, bibliotecario
alia Consulta di Stato, uscente dalle
prigioni dei. debitori aile Murate per
dire al Morelli che era in bisogno
- V uoi il mia Denaro? - la comme ..
dia cioe di cotesto nome, di certo anch'
essa saciale. II povero Sabbatini,
trito in canna, aodo a morire nella
\

CONFESSIONI COMPLETE
DI UN AUTORE DRAMMATICO

Dl UN AUTORB DRAllMATICO. 5
saranno parte per disteso, e parte con una pudiea
iniziale ed ahrettanti onesti puntini quante
sono Ie lettere onde compongonsi i nomi stelli.
L' iliade comincia col 1853 e 6nisce a tutto
il 1859: infatti, fu solo do po i1 &essaota, • To­
rino, in quel meravighoso risveglio d' Italil,
ch'io sentii come, a scrivere per it teatro, fosse
tempo di metter giudizio. Cuto, inciampai
malamante anche dopo; rna per debolezz. di
gambe, e non phi per avere sbagliato la strada.
La critica mi fu avversa dapprima; e se in
queste cose re((ge I' assioma, chi ama castiBlI,
i giornali che rni vollero piu bene furono
l' Opinione (1) e il Diritto. Tutti i luoedi, con
Una esattezza di periodicita che si trova 101-
tanto nell' agro romano, si parlava di me exproft!sso,
e per via di allusioni.
Quando io era in ballo apertamente, fiocca­
Vlno Ie gentiJezze allo scoperto j ma quando si
trattava di lodare altrui, io serviva come ter­
mine sottinteso di confrooto, De mi toccava
la parte piu lusinghiera. Per esempio, si vo-
(I) La Rivista Drammatica non era tenuta ill
aJlora da) marcbese d' Arcai 8.

6 CONFBSSIONI COJlPLBTB
leva fare un compJimento all' autore A? Si
diceva ch' egli era ben diverso da eerti autori
(che ero io) e che Ie sue commedie erano
ben di verse da eerte eommedie (che era no Ie
mie). Seppi di poi che la maggiore deBe mie
colpe verso quei due signori (uno dei quali
egregia persona del resto, jJ C......... e divenuto
mio amico) era la mia riluttanza a
frequentare i1 caife Londra, ove ogni sera essi
.privano Ie loro ali a covare gli autori novellini.
Credo ancora che contribuisse a mantt::­
Dermi la loro avversione un certo paietot di
colore avana sfrontato, ch' io portava a quel
tempo, e che non era fauo vera mente per
procacciarmi Ie simpatie dell' universale.
Sia comunque, il perseverare, sotto quella
101fa, fu merito; e, come rischia d' essere il
8010 mio, deggio rivendicarmelo. Furono lotte
.spre, conforti amari, rischiarati solo di tratto
in tratto da un lieto successo che mi dava
lena a risalire la breccia, su cui duro tuttora.
Ridere di q uesto secondo periodo, come mi
propongo fare del primo, non voglio: sarebbe
cinismo. Qual sia il giudizio sugli ultimi Dliei
lavori, essi sono l' opera rispettabile di una

DI UM AUTORB DRAJOIA TICO. 9
laureato in legge, e che gli esaminatori nOD
Ii piccarono d' unaminita. Presi a far pratica
nello studio di un 8vvocato crinlinale, leggendo
i romaDzi di DUlnas (allora seul) e i drammi
di Victor Hugo. Ed ecco ripigliarmi la manIa
dello scrivere. Non pill i mesti e sdolcinati
Florindi; non pili Ie innamorate Rosaure, e
meno ancora 18 cioccolata; ma embrioni di
mal digerite letture, prcfili spaventosi di visioni
al10 stato d' incubo; padri che maledicevane
i figli, e viceversa; carnefici innamorati
di duchesse; mendicanti che strappazzavano
re di corona; insomma, gente idrofoba ed epi­
letlica, che mai se ne vide peggiore.
Il mio 8vvocato volle mettere a profitto
questa mia malaugurata vena di stramberie in
un processo nel quale, essendo quasi disperata
la sorte dell'imputato, una sorpresa oratoria
avrebbe potuto scuotere i giudici. La cosa era
di riuscita pili problematica che adesso: nOD
c' erano allora giurati, ne pubblico; e un processo
poteva dirsi un terzetto in famigHa fra
j giudici, it difc:nsore e l' imputato, con coro
di sbirri.
L' avvocato m'incarico dunque di tirer giu

10 CONFESSIONI COIIPLETB
una bozza apologetica per quel galantuomo ehe,
in orDaggio aHa teoria della indipendenza del
euore, a vea tentato di soffocare nel sonno un
8UO benefattore settuagenario.
L' avvocato mi raccomando di toccare gli
afFetti; ed io, riscaldato da un romanzo di Federico
Soulie, chiusi la mia concione (poverissima
d' argomenti giuridid, ve ne assicuro ) con
una tirata romanzesca suI sonnambulismo, sullo
spiritismo, sui magnetismo ed altre cose eiusdem
farinae.
I giudici si guardarono in faccia sbalorditi
posda si scambiarono una presa di tabacco
ehe conteneva la condanna dell' aecusato e del
difensore.
11 nostro strangolatore si piglio la gatera a
vita, doe i1 maxim 11m della pena ehe, del resto,
gli andava come un guanto.
Cio non to)se pero che it successo della mia
prima ed ultima arringa non mi lusingasse piu
che tanto, e non divisassi sin d' a Hora di piantare
il mio avvocato. M'indusse a farlo, piu
presto ancora ch'io non a vessi stabilito, quanto
mi accadde pochi giorni appresso In mia brillante
difesa.

CAPITOLO II.
La mia prima commedia. - L' onorovole Morelli e iI
!Suo famoso sinonimo. - Un cerbero del palco
scenico, iI soJo cane cbe Don recita. - Lord Bonfil
diventato carnefice di Loodra. - Curiosa incomodo
di un primo attore. - Mia gotraggine al cospetto
del rispettabiJe. - Ammirazione disinteressata degJi
uomini di sceDa.
TTO primo, scena prima. Chiunque
scriva in un fogHo di carta bianca
queste fatali parole, e non 5' arresti
in tempo, e giunga sino aile aitre sacramentall
fine della com media., 0 come alcuno usa, cala
la tenda., e spacciato.
Il ruzzolo di autor comico non se 10 torra
J
pili d' addosso. A nulla varranno pietose esortazioni
di gente savia, bruschi rabbuffi di amici
coraggiosi, addentature di critici, idrofobia di

CONFESSrONI COIlPLETB
commedianti, fischi di pubblico. La sua sorte
e gittata: it primo passo e fatto, e non se ne
ritorna. E davvero, quel condurre a fine un'ope­
ra drammatica buona, mediocre, 0 scellerata
che sia, Don e poca cosa; e basta per se a
chiarire una certa attitudine.
Siffatta tenacita manco a parecchi grandi
scrittori, it Balbo, it Giusti, l' Azeglio (per citare
qnelli che mi vengono ora in mente); i
quali s' accinsero phI volte a scrivere una com­
media, e rimasero alle prime scene. Fu danno
o fortuna? ne l' uno ne l' altra; fu quello che
doveva essere. Quei valentuomini sentirono DO­
bile sdegno di quanto di tristo e di ridicolo si
tro"avano intorno; si provarono a recare i tristi
e gli imbecilli alia gogna del palco scenico, rna
la forma drammatica non trovo la via in quei
lora portentosi ingegni, che pure in altre di­
scipline letterarie toccarono presto un' altissima
meta. Dunque, e veder mio, non solo non di­
vennero autorl comid perc he non condussero
a termine nessuna delle commedie principiate;
ma non ternlinarono alcuna delle commedie
principiate, perche non dovevano divenire au­
tori comici.

DI UN AUTORB DRAlIIIIATICO. 15
10 sl, la messi purtroppo quella parola fine
alla mi:.t com media, 0 dramma che fosse. Ne
aoche oggi sarei in grado di deciderrni per
l' uno 0 per l' altro degii appeUativij ae penso
che nessuno vi rideva, che molto vi si piagnucolava,
dovrei decidermi per la parola drarnms;
ma, in buona fede, non me ne sento it corag­
gio. La chiameremo una cosa in tre ani, ch'io .
battezzai col titolo pornposo di Scuoia dei generosi.
Non e senza raccapriccio ch'io penso
al rischio ch' io potrei correre ora feolrninizzando
un sitfatto titoloj rna, a Bologna, a quei
tempi (1 MS3)., tempi di preti e di occupazione
straniera, I' onorevole Morelli non aveva ancora
trov8to il famoso sinonirno.
Si trattaV8, se ben mi ricordo, dl un medico
(perche poi medico, vattelo a pesca) crucciato
da'rimorsi per avere ucciso un amico in duello,
e innamorato di una fanciulla che scopre
amata pure dal figlio della propria vittima. 11
mio eroe non solo rinunzia va all' orfano la signorina,
rna Ii sp08ava addirittura.
II fatterello si reggeva, per quanto sulle
grucce; ma ricordo pero che nella foga di generosita
che io avevo affibbiata al dottore, non

DI UN AUTORE DllAllJlATICO. 17
tornai col pensiero e coll' sffetto alia scuola
dei miei generosi, che, come ho detto, non
erano che uno, e anehe di dubbia legs.
Feci lettura della voro a Gustavo Saqgiorgi,
mio condiscepolo all' Universita.
11 Sangiorgi, appassionato e buon gustaio
del teatro, 51 da tenersi a tutt' oggi (egli avvocato,
professore e consigliere municipale) un
giornale teatrale, l' Arpa., uno dei meno incolti
e venaIi di questa innocua famigHa di giornaletti
che vive di biografie di bassi profondi,
per morire nel camerino di una celebrita danzante,
mi 5prono a far recitare il olio lavoro.
- Non e certo tutt' oro la tUB Scuola -
mi diceva egli ridendo - ma pub andarej te
l' assicuro.
Si era alia quaresima del 1854 e teneva il
teatro del Corso una certa compagnia Feoli­
Aiudi. A prima donna Carolina Caracciolo,
che 818. in pochi anni d' arte si segnalava per
opulcnza di forme, e per corretta recitazione;
il marito-brillante Amilcare Aiudi, uno dei
soci j e l' ahro socio e primo attore, Antonio
Feoli, di voce un po' cavernosa, e di seuola
domeniconiana, rna intelligente e coscienzioso.
Cosn:m. I
•

I
20 CONFESSION! COMPLETB
bisogno di UDa chiamata per la sera di suo
benefizio. Per queste ragioni il Feoli intaseo
neUa marsina di lord Bonfil il mio dottore, mi
disse di tornare fra qualche giorno, e mi volto
Ie spalle per andare sui palco scenico a gridare
con madama Jevre. L • amico Sangiorgi
m' aspettava nell' atrio del teatro; a quando
Iii ebbi riferita la mia conferenza, mi strinse
la mano, dicendomi il ramoso motto di Raton:
Tout va bien.
Tre sere dopo, mia seconda presentazione
al cerbero del palco scenico. Mi accolsc con
una temperata benignita che, a giudicare dall'
alito di lui, non era estranea a qualche libazione
modesta ch' egli s' era dovuto permettere
nel bettolino annesso al teatro. Nuova stazione
alIa cancc:l1ata di legno, e nuova comparsa del
Feoli; rna questa volta vestito da carnefice di
Londra. MagUa rosso-sangue, mannaia irnbrandita,
e faccia patibolare, com' era giusto. Rimasi
un po'male a quella vista; rna me ne
resi conto subito, ricordandom! che it dramma
della sera intarsiato, per ragioni di cassetta,
aUe traduzioni dello Scribe ed al repertorio
goldoniano., 5' intitolava nientemeno che 1 due

I
CONFESSIONI COMPLETE
molta disinvoltura dai comici, presso che altrettanto
digiuni della parte" che io di cibo. La
chiusa dell' aUo perC>, nella quale il mio eroe
apriV8 un gabinetto tappezzato in nero, e ri-
8chiarato da una lampada di alabastro (una
specie di cappella espiatoria che s' era fatta in
casa per lenire i rimorsi)" impressiono it pubblico:
e un rapido monologo epifonemico che
il Feoli ruggl nella spasimo delle sue soff'erenze
segrete, fe'risonare la sala di battimani, che
.f rinnovarono 81 calar della tela.
Ed eccomi, condotto dal Feoli, a salutare il
pubblico, col bagliore della ribaha che mi aececa
va e che mi faceva parere anche phi verde
di quel ch"io m' era. Non seppi nlai presentarmi
con garbo sui proscenio in simili circostanze;
figuratevi poi la prinla volta! qualche amico
gentile Dli disse l'indomani che io era stato di
una goffaggine ributtante.
Breve, il secondo atto ando anche meglio
del primo.
11 Feoli, riscaldato dagli applausi, non 5i
sentiv8 quasi piu nulla, all' infuori dell' istinto
di attore, e ci dava dentro con soddisfazione
del pubblico; la signora Caracciolo agitava Ie

CONFESSIONI COMPLETB
cappella Sistina, non riusciva a toglicr voga e
copia di leuori.
11 Gualtieri non pensava al teatro: aveva
8critto non so bene qual dramma, ma in quel
turbinare di traduzioni dal francese sulle scene
nostre, iI suo lavoro fu prima ricusato che
letto dai comici. 10, riscaldato ancora dagH
applausi dei miei benevoli concittadini, dipinsi
cosl vivamente al Gualtieri Ie emozioni della
scena, che stabilimnlo di tentarJa insieme. n
Gualtieri, che poi divenne autore drammatico e
romanziere sui serio (I), e che ora e rnarito ad
una celebre attrice, mi perdonera se dico che
nella inlpresa che ci proponevamo s' accoppiava
alla bramosia della fama l'ingenua speranza
di far tesori.
Per quel tenlpo, e per Ie nostre forze, la
speranza era audace e sconc1usionata; - rna
io, mentrc ne fo adesso retto giudizio, ricordo
perc> con .piacere quei giorni di baldanza giovanile,
e di fidente spensieratezza.
I.,e delusioni e Ie amarezze vennero anche
troppo presto; rna non lni fecero, De mi fa-
(I) Basterebbe. a provar questo, jJ suo romaozo
I'lnnominato, e i suoi drammi Silvio Pellico e iI DMello.

34 . · CONFESSIONI COMPLBTE
cittadfni, non oSlante i °c=artelloni sesquipedali
che annunciavano La Marte del conte di Monte
Cristo, dramma nuovissimo dei signori Gualtieri
e Costetti. Accadde spessissimo, rnentre
eraV8rDO insieme per via,od in:qualche ritrovo
che gli amici del Gualtieri felicitassero lui -
me presente - dell' annunziato dramma, come
s'io non esistesii; e che gli amici miei faces-­
sero meco altrettanto.alla presenza del Gualtieri.
II che mi fece presentire che, buono 0 cattivo
i1 succcsso, i nostri amici erano deternlinati ad
attribuirlo per intero e rispettivamente a cia­
scuno di noi.
Notero fra i piu pertinaci in questa separa­
zione di responsabilita un certo signor A ••••
amico del Gualtieri, e maestro di musics, almena
8 quanto pareva; giacche it brav' u0'!l0 (ch'era
tale), tormentato dai preti per liberalismo da
prima del 1848, si credeva sempre aUa vigilia
della prigione 0 del patibolo, e si circondava
di un mistero impenctr-abile.
Un dl ce 10 vedemmo scaturire dalla colonna
di un portico, e - guardatosi intorno - vol­
gersi con voce appena intelligibile al Gualtieri:
Quando va it vostro dramma? - Domani. -

36 CONFESSIONI COMPLETB
I'insieme, furono applauditi da Bolognesi, perche
opera di Bolognesi, e non per. ahro. Guai
al pubblico intelligente della mia cara citta natale,
se non fosse slato cosi! II dramma piacque,
e sl che 18 recitazione ne fu epilettica, meno
per vizio degli attori che per la intonazione
del dialogo.
L' eroe del successo fu naturalmente Cesare
Asti. Egli era appassionato per sostenere la
parte dei pazzi in genere, ed in ispecie dei
pazzi apopletici, a cui si sentiva tagliato per
natura, e che appunto era it caso del vecchio
Villefort nel nostro dramma.
C' era un delirio a singhiozzi foriero della
morte? - affar suo. Egli non desisteva da questi
singhiozzi, ne da quel delirio sino a che it
pubbJico non prorornpesse in applausj. E ci
riusciva quasi sempre. Alia "recita di cui parlo,
it pubblico stava un po' sulle sue, come a tutte
Ie prime rappresentazioni: rna aveva fatto i
conti senza Ja robustezza dei rnuscoli del vecchio
attore, i1 qua Ie cornincio a tra voJgere gli
occhi, a ingrossare Ie vene del capo, e a tremare
per modo che parea invasato. 10 temei
per un momento non gli scoppiasse un'ar-

38 CONFESSIONI COMPLETE
non meritasse; e, finita la recita, in camerino
a fare i conti. - I conti, sissignori! ){' era dimenticato
di dirvi che ci toccava i1 quinto sull'
incasso lordo. Njente meno che il doppio di
quello che vorrebbe assicurarci la legge dei
diritti d' llutore! Al pensarci, ne sono commosso;
e mando ai mani del povero commediante,
che non e piu, un tributo di gratitudine
e di ammirazione.
La nostra quota ci fu presentsta in un
cartocdo di carta turchina da droghiere, gravido
di mezzi paoli. Per quanta la somma
fosse ben lungi da quei tesori che valsero al
nostro protagon ista il piacere degli Dei, it numere
dei mezzi paoli, onde componevasi, era
enorme; ea. Doi, a quei chiari di luna, pareva
infinito. Portammo il nostro tesoro in un gabinetto
appartato di un cafre che e tuttora
presso it teatro; e, ordinata con piglio 01aestoso
una lauta refezione, nella quaJe it poncino e Ie
paste froUe tene vano il primo posto, ci mettemmo
a numerare prima, e a dividere poscia
il nostro marsupio.
Voi avete veduto ch'io non ho adulato ne
me, ne l' amico Gualtieri. 11 nostro lavoro, 10

CAPITOLO IV.
n caratterista Bottazzi e la sua misantropia. - Firenze
vendica Monte Cristo col braccio dei pappini
di Santa Maria Nuova. - Rimpatrio del Gualtieri
in cattivo stato. - Reddivita. - Un Nero"e quindid
anni prima di quello di Pietro Cossa. - Le
bistecche di Salvini e la spalla dell' altore Woner.
- Un mODsignore losco che vede dritto. - Un
inquisitore del Sant' Uffizio e i suoi canerini. -
Lo zingaro in platea. - I censori del papa e quelli
del re galantuomo.
EN presto doveano appassire i nostri
allori. La compagnia del buon
Asti si recav.a a Panna novembre e
dicembre; poi a Firenze, at teatro Alfieri: e il
Gualtieri, che s' era guadagnato Ie simpatie del
c:apocomico, fu invitato ad aggregarsi ana com­
pagnia come poeta.

CONFESSIONT COMPLETE
Domica si fece cosl stringente, che la compagnia
si scio]se., ai primi di quaresima. Ri vidi
in Bologna il Gualtieri, ritornato pedestre da
Firenze, e in arnese da cui trapelava (con
evidenza) il disgusto per l' arte" drammatica
in generale, e per la compagnia Asti in particolare.
Sepolto, e una buona volta per sempre, il
Conte di Monte Cristo all' ombra del cupolone
di Brunellesco, ebbi una piccola recrudescenza
di Boffo" rna il Gualtieri veniva ogni sera a togliermi
dal tavoliere, e ripigliavarno Ie nostre
conferenze e i nostri disegni.
RitornamlDo nella stessa stanzetta del caife
democratico alia Montagnola, nella quale ci
eravamo spartiti i mezzi paoli: e la, sotto l'in­
Busso di un rinfresco assai piu modesto del
primo, evocammo dalle remote pagine della
storia il nuovo nostro protagonista. Quale? Ve
10 do in mille •.
Nerone!
Sissignori, un Nerone quindicl anni prima
che il Cossa s' accingesse a scrivere il bellissimo
suo, in questi ultimi giorni battezzato
anche dell' applauso dei pubbJici stranieri.

DI UK AUTO •• D •• JlJlATICO. 71
tosa la peripezia finale; e 10 indos.a va anche
sull' abito nero e col cappe-llo a cilindro. La
cosa era cosl nota in platea che, durante la
sonata fra il terzo e il quarto di c.iascuD dramma
in cinque aui, it gruppo degU abbonati osser­
vatori si fregava aIJegramente Ie mani e Ii di­
evano gli uni agli ahri: questo a I' atto della
pellicci$l.
10, che ]0 sapeva, pregai al mattino steaso
della recita it Mancini perche dispensass.o it
mio dramma da que-Ua· pelliccia obbligatoria;
,
ma egti 0 non m' intese, 0 a yea gill deciso di
resistere aile mie premure, peroccha all' atto
quarto (e 5' era in un salotto di converlazione)
eccoti fuori it mar.chesino Keppert con 10
spencer.
Si udl un bisbiglio in platea.
Erano ·gli abbonati oSservatori che manda­
v.no unanimi un respiro di aspettazione sod­
disfatta.
11 malumore 5' era diffuso gia per tutto I' am­
biente, quando si annunzil> suUa scena .un no­
taro per redigere una fatalissima. scritta di
IlOzze.
Uno scoppio.d' allarmante iI.rita accolse l' an-

DI UN AUTORI: DllAJDIAnco. 75
Insomma, bisogna andanene, e il phi dignitosamente
che sis possibile.
Ma e presto detto : - in alcuni teatri il provvido
architetto ha pensato ad una uacita di
acampo per l' autor.. una porticella, poniamo
che metta ad un ehiassuol0 buio e muto depositario
delle superfluita eittadine.
In altri non c' e questa _ provvidenza; e bisogna
ingolfarsi nei corridoi dell' orchestra, lOtto
it fuoco di fila degli epigrammi., delle risatine
allusive: 0, peggio aneors, fra Ie braceia di un
confortatore.
Uno ce ne . trovai appunto, che mi aspettava
a braccia aperte nell' atrio.
- Un 'fiasco simile non 10 faccio mai phi! -
gIi dissi.
- Oh, te 10 credo I - esclamo, stringendomi
commosso fra Ie .sue braccia.

DI UN AUTORB DLUOIATICO. 81
.
domestica j e tutto finisce n sino a che veil-
gano fuori Ie criticbe nei giornali.
,
E una nuova e forte impressione a cui, come
aile altre, mi sono poi agguerrito.
Naturalmente il critico ha buon giuoco: e,
eccettuato il titolg di ladro, ha il dovere di
dirvi tutte Ie a mabilita imlnaginabili • .
Vi dira che non avete ne ingegno, ne spi-
rito, ne lingua; che siete nato" non per iscrivere,
rna per fare il conduttore di un omnibus;
e il piu delle volte chi vi dice questo e un ne­
mico personale della grammatica,! .•• ma non
importa: non 10 hanno fischiato, lui.
E c' e di peggio!
11 critico ·consigliatore. Se avete fatto un
dramma, avrebbe voluto llna commedia; se Ie
tinte 8ODO vi ve, esso ama i 1a vori da tavo­
lino; se i1 lavoro e in cinque atti, esso preferiste
i prov.erbi; se un proverbio, esso predilige
il commedione.
Di tutto sarebbe stato contento, fuor che di
quello cbe avete fatto.
I critici pili cristiani chiudono poi con la
solita riJ1incita di lit da venire.
CoaTE TTl.
6

CO NFESSIONI COMPLETE
A poco a poeo si dileguarono Ie spiacenti
impressioni dell' ultimo fiasco, e mi diedi sui
sodo a pensare a' faui miei.
Cominciai d' ailora a rinfrescare e com ple­
tare certi studi eh' io aveva trascurati; a diffidare
delle mie propensioni per 10 strano e l'inverosimile:
e mi proposi di non ritentare 1a
scena se non presentando uomini e faui umani.
I doeumenti umani allora non erano ancora
venuti in moda.
Proc1ive sempre a strafare, presi a11a lettera
quel mio divisamento: e if campo del dram,ma
biograjico mi parve il piu adano a ritentare
Ie nlie farze.
E fu a briciole di biografia e h' io tirai su
zitto zitto una 'Maria Malibran. Chi m' avesse
visto a lavorarci attorno m' avrebbe preso per
un falsario di bigHetti di banea.
Scrive\'o di nolte, furtivamente, e teneva
tutto sotto ehiave. M' ero- fiecato in capo che
larga parte avcssero nelle mie eadute i miei
nemici personali; solita scioceheria che vi sug­
geriscano l' amor proprio e la presunzione de·
lusa. Era a me, a me, e non aUe opere mie che
si facea guerra; ed io volea questa voha trion-
I
1
I

l
DI UN AUTORE DR AIIJI A TICO. 93
manca va mai di esibirgli con una coscienza degna
di tempi migliori.
II dramma riusci alia famigerata Arena, con
quello stesso Enrico Ristori che rappresentava
gia it Montecristo j ed ebbe ba'stante fortuna da
invogliare di poi a rappresentarlo due grandi
attori: Alamanno Morelli, e Tommaso Salvini.
II Leonardo non e stanlpato, e non 10 sara
mai pili, giaccbe appartiene, come i preaccennati,
e quelli che seguiranno, alia categoria
degli sconfessati da me. Esso e tizicuzzo e.
tronfio ami che no; ne altro di lui regge ora
che il finale del second' alto.
Leonardo e impensierito, perche non trovs
il tipo di malvagita che gli occorre per la te­
sta del Giuda; una notte, presso Ie Grazie, in
Milano ov' egli dipinge il Cenacoio, sorprende
i1 colloquio di un gentiluomo dello Sforza che
pattuisce, per oro e privilegi, con un legato di
Francia, la cessione della .citta a Luigi XII.
Leonardo, all' udir tanta infamia, si slanda
sui traditore, 10 atterra, e 10 tiene sotto it ginocchio:
mentre una lanterna deca, in mano
al discepolo Boltraffo, sprazza la luce rossastra
suI volto al venditore della patria.

DI UN AUTORE DRAlUIATICO. 95
dei corpo, poco inferiore al colosso di Prato­
Iino, I'invidiabile privilegio di rappresentare
sulla scena queUe grandi figure della storia che,
per comodo dell' autore e per buona sorte del
pubblico, parlano meno che si puo.
11 Signor Boldo aveva due abitudini invete­
rate: quella di grattarsi con molto zelo la punta
adiposa del suo naso, e l' a ltra ancora piu le-
. .
gittima, di tutelare ad ogni costo, anche slando
in jscena, la buona conservazione dei propri
attrezzi.
Un fatto precede va di poco P altro: anzi era
Dotorio fin da quel tenlpo che il grattarsi equi­
vaJeva per BolJo a una interpellanza diretta a
se stesso col tramlte del proprio· naso, per avvisare
at provvedimento piu radicale da pren:­
dersi nell' istante Slesso del pericolo.
Ora avvenne che, in mezzo allo splendore e
ai doppieri della festa del vecchio Louvre, e
mentre era interpellato dal re, Boldo-Montmo­
rency si avvide che il vento dei finestroni del
palcoscenico, soffiando fra Ie quinte, aveva ridotto
a minime proporzioni Ie candele di un
doppiere, si che il liquido bollente stava per
traboccare e far Dio sa che danni.

g6 CORPESSIONI OOJlPLItTB
La destra del duca di Montmorency .Werro
rabbioaamente it naso del signor Boldo; e dopo
una breve, ma fecGnda c:onfricazione, ecco j)
. grande Conneatabile accostarsi con passo maestoso
al candelabro, e soffiare vigorosamente ..
sulla canJele una per ·una.
Dopo di che, il Boldo, torna a rar la sua
corte al re con la intrepidezza modesta di chi
8a di aver fauo, a ogni costo, i1 proprio dovere.
E il pubblico?
RiJe ancora.:

106 CONFESSIONI COlfPLETB
dere sovra un sasso di legno, preparato come
tappeto assiro al re Saul.
Che era 8tato? un pugno di monelli. discen­
denti in linea retta dai Galli Boi, 10 a vevano
rieonoseiuto sotto la sua enorme pelliceia, e per
buon tratto di via 10 avevan.accompagnato con
urli, fisc hi e varieta di proiettili, gridando: Dai
al carattaresta di Vi{in{ein: (Dalli al carat­
terista dei Vincenzini).
II Casigliani volea andarsene la notte stessa
da Bologna; ne consenli a "rimanere che sotto
formate promessa del capocomico di eondurlo
ogni sera da easa al teatro, e dal teatrb a easa
in legno chiuso, e sotto buona scorta.
Intanto i miei amici, e il pubblico liberale
volevano sentire la commedia al Teatro del
Corso, ove recitava la eompagnia Robotti­
. Vestri.
Mi fu chiesta dai comici a buone eondizioni
che io accettai subito, desiderando riabilitarla

I r 0 CONPBSSIONI COMPLETE
A questi due versi:
Pensa che a te commesse SOD Ie gloriose sorti
Di questal che un francese cpiamo terra de' morti;
un grido d' entusiasmo empi il recinto del Mau­
soleo d'Augusto; gli uoolini in piedi sulle sedie,
Ie signore a 5 ventplare "i "fazzoletti. La tenda
cala per mana misteriosa su quel elamore di
popolo, menrre il palcoscenico era invaso daUa
polizia. •
Sequestra to il libro, chiuso il teatro, e la
compagnia entro dodici ore fuori di Roma!
Casigliani fu trovato svenuto nei sotterranei
del Mausoleo.

DI UN AUTORE DRAlIKATICO. r 13
51; la platea ha pur essa, come 18 scens, i
suoi caratteristi giocondi .. i suoi tiranni truculeoti,
e i suoi amorosi tortoreggianti.
La commedia della platea si ascolta benissimo
sui palcoscenico; Ie' tossi· irooiche, gli
sbadigli a cadenza; e spesso, in fondo a una
tirata da cui l'autore si ripromette un applauso,
si sente iovece uno starnuto susseguito, dopo
breve intervallo, da una riparatrice soffiata di
naso.
n piu curioso fra i comici della platea e 10
spettatore pessimista-indurito, nemko giurato
delle commeJie nuove, e recalcitrante ai IUCcessi.
Egli, in buona fede, ha la peggior opinione
di tutto e di tutti. Gli parlate di Ferrari,
di Gherardi, di Torelli? it pessimista col braecio
destro fendera l' aria bruscalnente in direzione
orizzon tale, respingendo cosi q uei nomi
nella oscurita phi profonda.
Gli Iodate Morelli, Salvini, Rossi? con un
altro di quei gesii te Ii cancella addirittura dalla
storia dell' arte.
Bisogna ·vederlo aile coaiIDedie nuove. Sin
dalle l'rime scene, egli e ,8 disagio sui suo
scanno, e protesta a mezza voce. Oltre a un
C08TE'M'1. •
•

t
.
DI UN AUTOIlE DIlAJIIIATJCO. 121
Catto di teatro, compiacersi della sorte lieta,
· ed essere indifferenti all' avversa: il sistema
sembra, a prima vista, un pochino egoistico;
ma e in vece alta e nobile filosofia della vita.
Se non credete a me, sappiate che primo a
trovarlo e a metterlo in pratica e stato Carlo
Goldoni, genio immortale ed anima generosa.
Roma, 5 ottobre 1873 •
..
•

, .
SEGUITO ALLE CONFf=SSIONI
•
( 1860-82)
• 0 coscienza di,oitosa e netta
Come t' e piccioi fallo amaro morlO.
•
DANTE •
•

IN da quando feci opera di
penitenz3, per remissione dei
1I!i!!ll!ll!!!. miei peccati giovanili d' autore
dram matico con queUe confessioni
onde fui dal pubblico gr3ziosamente
prosciolto, mi proposi non piu confessarmi,
anche a costo di morire in pec­
cato mortale.
E la ragione che addussi allora, e
mi par buona anche adesso, era che ai
miei lavori drammatici, a far tempo
dal m illeottocento sessanta, mi pareva
avesse presieduto una coscienza timo-
-(
•

\
Ib40 CONFESSIONI COKPLETB
finalmente la travetteria impersonata in un po­
vera applicato di 3& classe.
Una' felice alluslo.ne al famoso jam.ais del
Rouher, assicuro il- brillante successo di que­
sta bagattella che si replica piu sere. 11 briliante
Rodolfi ,\,' era carino nelle parte del aa-
.
vetto. La breve e spigliata azione si chiudeva
.
con questa saluto di Re Vittorio aUa cittit dei
fiori:
Addio ciel di Toscana: bella Fiornqa addio.
Ed era venuto anche per me il momenta
.
di dare addio ana gentile citta. Partii alia volta
. di Roma, di dove principia il terzo pcriodo di
questi memorandi ricordi.
Prima pero di lasciare it periodo fiorent.ino,
il rimorso mi strappa un' altra confessione che
avevo rimandata ed ero in forse di fare, ancbe
. perche. del grossissimo peccato non tocceD­
domi che una decima parte dl responsabilita,
mi p,reva di agire alla 'maniera di certe donnacole,
Ie quali al confessore piu narrano dei
pecca ti altrui che dei propri.

..
APPENDICE
. .

APPBNDIC&.
cite a pago, per cio solo consentite dal governo
pontificio nelle sere di venerdi, nelle quali tacevano
sempre gli spettacoli pubblici.
Talune di queste rappresentazioni furono,
per allora, veri e propri avvenimenti. 0 erano
giovani cbe 10 splendido ingegno e il caldo p·atriottismo
faeevano sospetti alia polizia papale,
come Augusto Aglebert e Federico Peseantini,
i quali si esibivano all' entusiasmo dei concittadini
nelle furie d' Oreste e negli sdegni al6eriani
del Do" Gar{ia .. ovvero tentativi drammatici
loeali, ove fra il dire e il non dire, fra
Ie coperte allusioni e Ie reticenze eloquenti, si
protesta va nel modo e eoi mezzi nel tempo,
contro il regime di papa Cappellari, Gregorio
XVI, allora felicemente regnante per lui,
ma infelicissimamente per i propri sudditi.
La forma di quei tentativi era spessissimo
il dramma slorico, del quale gia incominciava
la voga, e segnatamente il dramma-biografia di
pittori. Fra i piu tellaci fornitori del genere era
un accademieo dei Concordi, Luigi Ploner, il
cui nome e in fronte a questi ricordi. E quando
si sappia che it Ploner aveva gia fatto rappresentare
dai dilettanti del Conta valli un dramma
Domenico Zampieri (i1 Domenichino) e si pensi
come questa sorta di drammi sieno come Ie
COSTETTI. 13

APPElfDICH. 205
II Nostro comincio lentamente a sparire dai
eatle, poi dai teatri, poi dall' uffizio : finalmente
daUa vita. Un di si seppe che se n' era andato.
II pittore e poeta bernesco, Cesare Masini,
ne conto I' elogio funebre con certe ottave che
incominciavano senza complinlenti:
ft Ed ancbe Ploner, poveretto, e morto I •
Come e di che morisse, s'ignora. Mori certo
fra Ie braccia dei suoi che laseia inconsoJabili:
e - si disse - di mal di petto. A ehi osservb
ch' egli ebbe sempre polmoni di ferro, si volJe
persuadere ehe, a sottrarsi dalla infezione cholerica
del 1855, abusasse delle suffumigazioni
a base di calce.
Cause forse occasionali, queste, deUa morte
di lui: rna ]a prima, era ben altra.
Maria Tudor, la sanguinosa, cui Filippo di
Spagna parve un agnel10 pasquale, soJeva dire
che se, marta, Je a vessero spara to il cuore, vi
si sarebbe letto Calais.
SuI cuore di questa gran galantuQmo,. sui
cuore di Luigi Ploner, si leggerebbe Virginia
Gallu{{i. ,

APPBNDICL
•
MARCHI (C. s.). E iI Diavolo rosso non Ii
dara piu!
CODEDO. Benone. Andiamo a cena.
E il cartellone reatlva. E la sera dopo, gente
piu di prirlJa. Alla fine del salmo il Codebo intasco
tremiJa lire e l' infelice Marchi dovette,
fremendo, contentarsi di ventisettemila!
Quel Boldi, al "Codebo, restavano poco in
tasca.
Non tralcura va, per cia, nessuna buona OCcasione;
dall' amico cbe dornanda un imprestito
e da quattro smorfie di una ballerina sino a
una intier. nidi.ta di poveri vergognosi. Tutto
questa, senza pregiudizio di un taglio al lan-
8quenet.
Gli ultimi suoi vaudevilles non valevano
gran che: meno qualche stramba audacia che
faceva abbrividire alia lettura, rna alia recita
nusciva ad ottenere l'approvazione del facile
pubblico d' allora.
Ma la voga 0 la vena, 0 entrarnbe, erano
finite. Per Andrea Codebo, cosi Jargo nello spendere
e nel donare, 5' affaedava.l8 necesaita del .
•

LE SERA TE D' ONORE
E I COMICI A SOGGETTO

LE SERA. TE D' ONORE
NA volta si c,hiamavano beneficiate,
ed erano tutt' altre da ora. Comincialno,
come in ogni materia sdentifica,
dalla definizione.
Per beneficiate un tt;mpo, per serate dJ onore
adcsso, s'intende una rappresentazione teatrale
i1 cui prodotto e destinato in tutto od in parte
( vedretno appresso come segua assai piu il secondo
del prima caso) a fa vore d i un a ttore 0
di una attrice che prende parte alia rappresentazione
medesima. Dato spaccio all' obbligo imprescindibile
della definizione entreremo senza
pili jn lllateria con l' animo sereno e con la
coscienza tranauilla.
. &
Come ogni trattato di logica ristretto aue in- .
telligenze liceali, dopo definita l' idea procede r.i-

APPBNDICB.
Non manea chi neghi avvedutamente ci sia
e ci sia stato un teatro italiano. II sillogismo
corre. PC!r aiutare i1 teatro italiano, ci vuole
almeno un teatro italiano: rna un teatro ita­
Hano non c' e; dunque non serve aiutarlo. Pero,
taluno pili furbo, a vendo un leggiero sospetto
ehe al Inondo ci sieno sta ti Carlo Goldoni e
Vittorio Altieri e ci sia adesso, e ancora 'in
buona salute, Paolo Ferrari, e altrettalij e subodorando
la diffieolta di cassare d' un frego
di penna la letteratura drammatiea italiana di
pili seeoli, si contenta insinuare ehe iI vero e
solo tempo di vita e gloria del teatro italiaDo
e stata la commedia a soagetto, e tira fuori i
nomi di Isabella Andreini, di FJaminio Scala,
del Ruzzante, e di Florindo dei Maecherooi.
Quello, die.ono, era teatro, e gloriosa paJestra
alia fantasia originale de' comid !
Dio mi guardi dal eombattere questa opinione.
Si potrebbe dire bensl che nella commedia
a soggetto quasi tuno era serino, e
doe i1 disegno, Ia intera seeneggiatura., e talora
Ie scene principali: ehe ogni attore aveva i pi-:
stolo{{i ossia Ie tirate obbligate d' entrata e
d' useita: che altre tirate 0 amorose in bocca
a Rosaura e a Florindo J 0 morali in boeca a
Pantalone J 0 bisticci e discorsi a non senso in

· ,
APPEMDICK.
-=- Oh dlavolo! diss'io, ridendo.
- Capisci bene, - m' aggiunse Ferrari, - che
con quel riv.erisco in piu, il martelliano successivo
e di diciotto sillabe, anzi che di quattordid,.
e Ie rime, poverette1. dove andranno a
finire in tanta anarehia?
- E in tutte Ie repliche dice sempre quel
terri bile Riverisco P
- Oh no; la prima sera disse Nuovamente;
la seconda 1 miei doveri; questa sera ha detto
Riverisco; domani sera dira Umilissimo e de-
1Iotissimo servo di lor signori.
DagH attori e 1ll8ssilne dalle aUrlCl si va a
soggetto talor per saper troppo la parte, e
voler trarne piu eifetli di .queUi divis8ti dal­
I' autorc.
Un' attrice avvenentissima cbe, dalla radice
del nome, si sarebbe potutft dire di belta celestiale
se la bellezza di lei non fosse statR in-
.vece tutta terrena e da toccar con mano, avcva
in una conlmedia, una seens con l' amoroso
dalla quale non riusch'a mai a levare tanto ap·
plauso d' uscita da poter essere riehiamata sull.
quinta.

..
INDICE

The End.
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