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I Quaderni dell’Oasi Castel di Guido<br />

GLI INVERTEBRATI D'ACQUA DOLCE<br />

Onnlus<br />

testi e ricerche di<br />

Alessandro Campanaro<br />

Maria Elena Beltrami<br />

Carlo Catoni<br />

a cura di<br />

Jacopo G. Cecere<br />

prefazione di<br />

Roberto Argano


OOnnlluuss<br />

Lega <strong>It</strong>aliana<br />

Protezione Uccelli<br />

Associazione<br />

per la conservazione<br />

della Natura<br />

I Quaderni dell’Oasi Castel di Guido<br />

GLI INVERTEBRATI<br />

D'ACQUA DOLCE<br />

testi e ricerche di<br />

Alessandro Campanaro<br />

Maria Elena Beltrami<br />

Carlo Catoni<br />

a cura di<br />

Jacopo G. Cecere<br />

prefazione di<br />

Roberto Argano<br />

Comune di Roma<br />

Assessorato alle Politiche<br />

Ambientali ed Agricole


OOnnlluuss<br />

Lega <strong>It</strong>aliana<br />

Protezione Uccelli<br />

Associazione<br />

per la conservazione<br />

della Natura<br />

Realizzato da LIPU – Birdlife <strong>It</strong>alia www.lipu.it<br />

Con il contributo di: Comune di Roma - Assessorato all Politiche Agricole ed Ambientali<br />

Testi e ricerche di<br />

dott. Alessandro Campanaro<br />

Dip. di Biologia Animale e dell’Uomo, Università “La Sapienza” di Roma<br />

dott. Maria Elena Beltrami<br />

Istituto Agrario di S. Michele all’Adige, Trento<br />

dott. Carlo Catoni<br />

Dip. di Biologia I, Università “Albert-Ludwigs” di Friburgo (Germania)<br />

A cura di<br />

dott. Jacopo G. Cecere<br />

Resp. Oasi LIPU Castel di Guido<br />

Foto<br />

In copertina: Dytiscus sp. foto di Alessandro Campanaro.<br />

Maria Elena Beltrami: pagg. 21, 59, 70, 75, 77, 79, 80<br />

Alessando Campanaro: pagg. 27 in alto, 49, 51, 52, 53, 61, 69, 71, 76, 83<br />

Jacopo G. Cecere: pagg. 9, 15, 16, 26, 27 in basso, 28, 29, 30<br />

Carlo Utzeri: pagg. 63, 64, 65, 66, 67<br />

Umberto Pessolano: pagg. 39, 43, 72, 78<br />

Mattia Azzella: pag. 86<br />

Valentina Pieri: pag. 55<br />

Comune di Roma<br />

Assessorato alle Politiche<br />

Ambientali ed Agricole<br />

Per la citazione di questo volume si raccomanda la seguente dizione:<br />

Campanaro A., Beltrami M. E., Catoni C., Cecere J.G. a cura di; 2005 – Gli Invertebrati<br />

d’acqua <strong>dolce</strong>, Quaderni dell’Oasi Castel di Guido vol. 2 – LIPU<br />

© 2005 LIPU – Lega <strong>It</strong>aliana Protezione Uccelli<br />

Impaginazione e stampa: Pubblimedia®


Ogni volta che mi capita tra le mani uno di questi snelli e preziosi volumetti<br />

mi viene un moto d’invidia soprattutto per i ragazzi di oggi che<br />

hanno l’opportunità di poterli maneggiare a loro piacimento. Quando,<br />

da ragazzo, cominciavo il mio lungo viaggio tra le meravi<strong>gli</strong>e della natura,<br />

come si diceva una volta, l’unica guida al mio solitario girovagare nelle campagne<br />

era una pagina di disegni che mi aspettava a casa, una pagina di enciclopedia<br />

alla voce “coleotteri”.<br />

Vivendo in provincia ero guardato un po’ come il matto del paese. Avevo illustri<br />

predecessori: il grande Fabre racconta che quando le contadine lo vedevano<br />

immobile per ore a rimirarsi le fasi del lavoro di costruzione del nido pedotrofico<br />

di un imenottero, acceleravano il passo facendo un rapido segno della<br />

croce, come era costume quando si incontrava un matto.<br />

Abbiamo dovuto aspettare che la natura fosse profondamente dilaniata e offesa<br />

per accorgerci della sua meravi<strong>gli</strong>a e inchinarci con rispetto ad ammirarne<br />

le bellezze e a stupirci dei complessi meccanismi che la governano. Me<strong>gli</strong>o<br />

tardi.<br />

Castel di Guido è una splendida palestra ecologica sotto casa dove si può<br />

imparare a leggere direttamente il grande libro delle creature viventi e questo<br />

manualetto è un po’ la stele di Rosetta per interpretarlo. Scritto da giovani<br />

entusiasti, sostenuti dalla competenza di qualificati specialisti elencati tra i<br />

ringraziamenti, è, da una parte, il punto tecnico sulle conoscenze faunistiche<br />

de<strong>gli</strong> ambienti d’acqua <strong>dolce</strong> dell’Oasi, dall’altra è una preziosa guida per chi<br />

vuole fare i primi passi per emergere dalla brutale mentalità consumistica e<br />

aprirsi ad una più ampia visione di cultura. Purtroppo ancora per pochi.<br />

prof. Roberto Argano<br />

Dip. Biologia Animale e dell’Uomo<br />

Università de<strong>gli</strong> Studi di Roma “La Sapienza”


RINGRAZIAMENTI<br />

Questo volume non avrebbe mai visto luce senza il sostanziale aiuto<br />

dell’Assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole del Comune di<br />

Roma che dal 1999, data d’inaugurazione, contribuisce in maniera<br />

sostanziale ed indispensabile all’intera esistenza dell’Oasi LIPU Castel di<br />

Guido. Il secondo volume de’ “I Quaderni dell’Oasi” è parte del Piano di<br />

Gestione 2005 dell’Oasi, interamente finanziato dall’Assessorato.<br />

Altrettanto indispensabile è stato l’aiuto de<strong>gli</strong> specialisti, grazie ai quali si è<br />

potuto giungere ad una corretta determinazione di diverse unità tassonomiche.<br />

Sono per questo da ringraziare:<br />

Fiorenza Margaritora (per Crostacei Cladoceri) del Dipartimento di Biologia<br />

Animale e dell’Uomo, Università de<strong>gli</strong> studi di Roma “La Sapienza”;<br />

Gianmaria Carchini (per Insetti Odonati) del Dipartimento di Biologia,<br />

Università de<strong>gli</strong> studi di Roma Tor Vergata; Marco Seminara (per Insetti<br />

Ditteri Chironomidi) del Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo,<br />

Università de<strong>gli</strong> studi di Roma “La Sapienza”; Valentina Pieri (per Crostacei<br />

Ostracodi) del Dipartimento di Scienze Ambientali, Università de<strong>gli</strong> studi di<br />

Parma.<br />

Sono inoltre da ringraziare diversi amici: Marco Pombi del Dipartimento di<br />

Sanità Pubblica dell’Università de<strong>gli</strong> studi di Roma “La Sapienza”, per l’aiuto<br />

dato nell’identificazione de<strong>gli</strong> Insetti Ditteri Culicidi. Riccardo Dionisi per<br />

l’aiuto dato nell’identificazione de<strong>gli</strong> Insetti Eterotteri; Giovanni Fancello per<br />

l’aiuto dato nell’identificazione dei Crostacei Anostraci; Laura Mancini<br />

dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma per l’aiuto relativo al lavoro in<br />

campo; Francesca Della Rocca per lo smistamento del materiale campionato;<br />

Fabio Borlenghi per la localizzazione di una pozza; ed infine, non per importanza,<br />

Arturo Leone per l’aiuto grafico: sistemazione foto, grafica schede specie;<br />

per aver realizzato tutti i loghi presenti e per <strong>gli</strong> utili consi<strong>gli</strong>.


INDICE<br />

PARTE I : INTRODUZIONE<br />

1. L’oasi Castel di Guido e i suoi ambienti 8<br />

2. Ecosistemi acquatici 10<br />

2.1 Gli ambienti di acqua <strong>dolce</strong> dell’Oasi LIPU Castel di Guido 12<br />

3. Ecologia ed adattamenti de<strong>gli</strong> <strong>invertebrati</strong> acquatici 17<br />

PARTE II: MATERIALE E METODI<br />

4. Il Campionamento 24<br />

PARTE III: I RISULTATI<br />

5. La Fauna ad <strong>invertebrati</strong> acquatici 32<br />

PARTE IV: APPROFONDIMENTI<br />

6. Phylum Platelminti 39<br />

7. Phylum Rotiferi 40<br />

8. Phylum Anellidi 41<br />

8.1 Classe Oligocheti 42<br />

8.2 Classe Irudinei 44<br />

9. Phylum Artropodi 46<br />

9.1 Subphylum Crostacei 47<br />

9.1.1 Classe Branchiopodi 48<br />

9.1.2 Classe Copecodi 53<br />

9.1.3 Classe Ostracodi 54<br />

9.2 Subphylum Tracheati 56<br />

9.2.1 Ordine Efemerotteri 58


9.2.2 Ordine Odonati 60<br />

9.2.3 OrdineEterotteri 68<br />

9.2.4 Ordine Coleotteri 73<br />

9.2.5 Ordine Ditteri 81<br />

10. Phylum Molluschi 84<br />

10.1 Classe Gasteropodi 85<br />

10.2 Classe Bivalvi 87<br />

PARTE V: APPENDICI<br />

11. Guida alla lettura delle schede 90<br />

12. Glossario 91<br />

13. Bibliografia 95


PARTE I: IINTRODUZIONE


8<br />

1. L’OASI LIPU CASTEL DI GUIDO ED I SUOI AMBIENTI<br />

L’ Oasi Castel di Guido è nata nell’ottobre del 1999 da una fruttuosa collaborazione<br />

tra la LIPU e l’Assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole del<br />

Comune di Roma; Assessorato che dal 1999 fino ad oggi ha contribuito a<br />

finanziare la quasi totalità dei progetti che si sono svolti e si stanno svolgendo<br />

all’interno dell’Oasi, compresa la realizzazione della collana “I Quaderni<br />

dell’Oasi Castel di Guido”.<br />

L’ambiente di Castel di Guido, centro agricolo già dalla fine del X secolo, presenta<br />

le caratteristiche classiche della campagna romana : mentre le zone pianeggianti<br />

venivano coltivate, la vegetazione spontanea è stata lasciata intatta<br />

lì dove la pendenza non consentiva una facile lavorazione del terreno.<br />

La vegetazione spontanea mediterranea oggi, quindi, domina solitamente dall’alto<br />

l’intero paesaggio ma questi ambienti presenti sulle piccole colline sono<br />

solo il relitto di una distribuzione originaria notevolmente più ampia. Adattata<br />

al clima mediterraneo, la Macchia alta è caratterizzata da una dominanza di<br />

Roverella (Q. pubescens) e Leccio (Quercus ilex) con un sottobosco caratterizzato<br />

da Fillirea (Phillyrea angutifolia, P. latifolia), Alaterno (Ramnus alaternus),<br />

Erica (Erica arborea), Corbezzolo (Arbuts unedo) e dal profumato<br />

Lentisco (Pistacia lentiscus). In questi ambienti sono presenti anche numerose<br />

altre querce: la Sughera (Q. suber), il Cerro (Q. cerris), la Quercia crenata<br />

(Q. crenata).<br />

Là dove si hanno microclimi più freschi ed umidi si distingue invece, una<br />

vegetazione diversa: la vegetazione delle valli e de<strong>gli</strong> impluvi; è qui che non<br />

di rado vengono a formarsi delle pozze temporanee generalmente di piccole<br />

dimensioni. Nelle piccole valli la vegetazione si è mantenuta fondamentalmente<br />

uguale a quella potenziale, essendo ancor oggi costituita da fitti boschi<br />

di Cerro e Farnetto (Q. frainetto) con presenza di elementi tipici di climi freschi<br />

ed umidi come il Carpino bianco (Carpinus betulus) e la Farnia (Q.<br />

robur). Qui allo strato arboreo/arbustivo partecipano il Biancospino<br />

(Crataegus monogyna), il Corniolo (Cornus mas) ed il Sorbo (Sorbus domestica).<br />

Ne<strong>gli</strong> ultimi 20 anni l’attività produttiva dell’Azienda Agricola, all’interno<br />

della quale è situata l’Oasi, è andata riducendosi e specializzandosi, così alcuni<br />

campi sono rimasti incolti o sono stati convertiti a pascolo, mentre per altri


è stata avviata un’opera di forestazione che si poneva, tra <strong>gli</strong> altri, l’obiettivo<br />

di prevenzione da eventuali mire edilizie.<br />

Per i rimboschimenti sono state utilizzate decine di specie diverse tra conifere<br />

e latifo<strong>gli</strong>e, molte delle quali autoctone, come il Leccio, la Sughera e la<br />

Roverella.<br />

Oasi LIPU Castel di Guido, vegetazione delle valli e e<strong>gli</strong> impluvi - Foto di J.G. Cecere<br />

Oasi LIPU Castel di Guido, zona di pascolo bovino allo stato brado - Foto di J.G. Cecere<br />

9


10<br />

2. GLI ECOSISTEMI ACQUATICI<br />

2.1 Caratterstiche generali<br />

La superficie terrestre è coperta per circa il 70% da acqua, la maggior parte di<br />

tale percentuale è rappresentata da acqua oceanica (97,1%). Il restante 2,9%<br />

è costituito dalle acque dolci ed è parzialmente utilizzabile dall’uomo: il<br />

2,24% si trova infatti allo stato solido, sottoforma di ghiacciai, calotte polari<br />

e permafrost; lo 0,61% è costituito da acque sotterranee; lo 0,001% si trova<br />

nell’atmosfera come vapor d’acqua. Laghi e zone salmastre costituiscono nel<br />

loro insieme lo 0,016% della quantità di acqua presente sulla Terra, i fiumi lo<br />

0,0001% (Horne & Goldman, 1994).<br />

Gli ambienti di acqua <strong>dolce</strong> vengono distinti in lotici (dal latino lotus: lavato)<br />

e lentici (lenis: calma), in base rispettivamente alla presenza o assenza di un<br />

flusso idrico unidirezionale. Fiumi e torrenti sono così i tipici esempi di<br />

ambienti lotici; laghi, stagni, pozze rappresentano quelli lentici.<br />

All’interno dei due raggruppamenti, le diverse tipologie mostrano un continuum<br />

di variazioni morfologiche che non rendono la loro classificazione sempre<br />

netta, sfumando spesso l’una nell’altra.<br />

Gli ambienti lotici vengono caratterizzati in funzione del loro regime idrologico,<br />

definito da parametri quali: la portata (volume di acqua che attraversa<br />

una sezione nell’unità di tempo), la velocità di corrente, la portata solida (portata<br />

riferita al materiale in sospensione). Torrenti e ruscelli hanno regimi<br />

variabili, velocità di flusso elevate e flussi turbolenti; i fiumi, soprattutto i tratti<br />

potamali (di pianura), sono caratterizzati da portate più costanti, flussi laminari,<br />

notevole quantità di materiale particolato sottile in sospensione.<br />

Corsi d’acqua minori, tipici del reticolo idrografico urbano e periurbano, sono<br />

i fossi. Tali corsi d’acqua sono caratterizzati da regimi altamente instabili: la<br />

presenza di acqua in alveo è legata principalmente all’intensità e frequenza<br />

delle precipitazioni meteoriche e non è raro constatare la completa assenza di<br />

acqua. Morfologicamente i fossi si presentano con percorsi raddrizzati, sezione<br />

trasversale regolare (caratteristiche più o meno marcate in base al livello di<br />

alterazione antropica subita), fondo limoso-argilloso. La scarsa o assente<br />

velocità di flusso dell’acqua permette la colonizzazione di vegetazione che<br />

ben si adatta a situazioni umide, a Castel di Guido sono presenti, tra le tante,<br />

la Cannuccia (Phragmites australis), la Lisca maggiore (Thypha latifo<strong>gli</strong>a), il<br />

Salice bianco (Salix alba), l’Olmo minore (Ulmus minor) ma anche il Rovo<br />

(Rubus ulmifolius) ed il Prugnolo (Prunus spinosa). La vegetazione ripariale,<br />

che si insedia lungo il corso dei fossi, esercita una importante funzione tam-


pone nei confronti dell’afflusso di nutrienti e materiale in sospensione nel<br />

corpo idrico.<br />

Per quanto riguarda la classificazione de<strong>gli</strong> ambienti lentici, una distinzione<br />

può esser fatta in riferimento alla quantità di acqua presente nel corpo idrico.<br />

I laghi sono raccolte d’acqua in cui, data la loro profondità, la radiazione<br />

luminosa non raggiunge sempre il fondale, lasciando almeno una parte del<br />

bacino libera da vegetazione.<br />

Raccolte d’acqua minori sono rappresentate da stagni o pozze, corpi d’acqua<br />

di profondità tale da permettere lo sviluppo di piante radicate sulla quasi totalità<br />

del bacino (Bayly & Williams, 1973; Bullini et al., 1998).<br />

Si può inoltre distinguere tra:<br />

- pozze permanenti, nelle quali la presenza di acqua è riscontrabile durante<br />

tutto l’anno;<br />

- pozze temporanee o astatiche, alimentate principalmente da acqua piovana<br />

e generalmente secche in estate.<br />

- Le paludi, infine, sono corpi idrici che occupano depressioni poco profonde<br />

del terreno ed in cui le macrofite si estendono su tutto il bacino.<br />

Le principali caratteristiche dei corpi idrici menzionati sono in relazione alla<br />

loro morfologia e alla quantità di acqua presente. Ne<strong>gli</strong> ecosistemi di acque<br />

stagnanti il moto ondoso è praticamente assente e legato alla sola azione del<br />

vento; la temperatura dell’acqua si mantiene omogenea in tutto il volume<br />

d’acqua e tende ad uniformarsi a quella atmosferica, con ampie variazioni stagionali<br />

e giornaliere; sono assenti fenomeni di stratificazione termica. A tale<br />

omogeneità si affianca un’elevata instabilità di altri parametri abiotici, quali il<br />

pH, la salinità, l’ossigeno disciolto, in stretta correlazione con la tipologia di<br />

substrato, con la variazione di volume di acqua presente nel bacino e con l’attività<br />

biologica.<br />

L’ossigeno disciolto è uno dei fattori limitanti per il metabolismo de<strong>gli</strong> organismi<br />

acquatici. La sua concentrazione dipende sia da scambi con l’atmosfera,<br />

maggiori nei corsi d’acqua con discreta turbolenza, che dall’attività fotosintetica<br />

dei produttori primari. Tale seconda componente è però a sua volta<br />

limitata dalla torbidità dell’acqua stessa, che può diventare un ostacolo alla<br />

penetrazione della radiazione solare. In condizioni di scarsità di ossigeno<br />

disciolto lo sviluppo di organismi anaerobi determina produzione di sostanze<br />

tossiche: metano, ammoniaca, acido solfidrico. Il consumo di ossigeno dipende<br />

dall’attività metabolica di consumatori e decompositori, i quali utilizzano<br />

11


12<br />

la materia organica presente nel corpo idrico come fonte di energia.<br />

Fondamentale per lo sviluppo de<strong>gli</strong> organismi autotrofi è inoltre la presenza<br />

di sali nutrienti in soluzione, quali nitrati e fosfati. La loro concentrazione<br />

dipende sia dal tipo di substrato presente, che può per sua natura rilasciare sali<br />

per azione solvente dell’acqua, sia dal dilavamento dei terreni circostanti. In<br />

particolare in aree ad intenso sfruttamento agricolo, una elevata concentrazione<br />

di nutrienti nei corpi idrici può dipendere dall’uso di concimi nelle coltivazioni.<br />

Un eccesso di nutrienti in soluzione è la causa del fenomeno dell’eutrofizzazione,<br />

che determina lo sviluppo di bloom algali. Ad esso sono poi<br />

associati eventi a catena quali anossia del corpo idrico e dei sedimenti, alterazione<br />

della comunità biotica, perdita di biodiversità e presenza di pochi gruppi<br />

animali resistenti a tali condizioni.<br />

2.2 Gli ambienti d’acqua <strong>dolce</strong> dell’Oasi Castel di Guido<br />

All’interno dell’Oasi Castel di Guido e nelle aree circostanti, sono presenti<br />

diverse tipologie di ecosistemi lentici: un laghetto artificiale, pozze astatiche,<br />

un prato allagato temporaneo, uno stagno perenne e fontanili per l’abbeveraggio<br />

del bestiame.<br />

Il laghetto artificiale si trova all’interno dell’area a maggior fruibilità<br />

dell’Oasi ed in origine era usato per l’irrigazione dei campi agricoli adiacenti.<br />

La morfologia ne evidenzia subito la non naturalità, presentandosi infatti di<br />

forma rettangolare e con sponde ripide e quasi totalmente nude. Il fondo è<br />

principalmente limoso-argilloso.<br />

Si può osservare lo sbocco di condotte cementificate che raccolgono acqua di<br />

drenaggio dai terreni circostanti e la convo<strong>gli</strong>ano nel laghetto.<br />

Nonostante sia perenne è soggetto a forti oscillazioni del livello dell’acqua,<br />

essendo alimentato solamente dall’apporto di acque meteoriche.<br />

La vegetazione perilacuale è caratterizzata principalmente dalla presenza di<br />

Rovo (Rubus ulmifolius), Prugnolo (Prunus spinosa), Equiseto (Equisetum<br />

ramisissimum e E. telmateja) e felci.<br />

Anche l’area limitrofa al laghetto presenta evidenze di un forte intervento<br />

antropico nella gestione del territorio. Adiacente al laghetto si trova, difatti,<br />

una zona interessata da un rimboschimento di una specie alloctona: il Noce<br />

americano (Juglans nigra); mentre un sentiero ed un fosso di drenaggio con<br />

Rovo lo separa da campi coltivati.


Le pozze astatiche denominate “Borlenghi”, “Carlo1” e “Carlo2”, sono localizzate<br />

lungo il confine occidentale dell’Oasi.<br />

Sono inserite all’interno della fitta vegetazione spontanea, costituita sia da<br />

elementi arborei che arbustivi. Si ha la presenza di Roverella (Quercus pubescens),<br />

Sughera (Q. suber), Farnetto (Q. frainetto), Orniello (Fraxinus ornus),<br />

Olmo minore (Ulmus minor), Prugnolo (Prunus spinosa) ma anche elemente<br />

più spiccatamente mediterranei, quali la Fillirea (Fillirea latifo<strong>gli</strong>a) ed il<br />

Lentisco (Pistacia lentiscus).<br />

Le pozze si trovano alla base di formazioni collinari, suggerendo che si possano<br />

originare come bacini naturali di raccolta di acque di dilavamento. La<br />

presenza di suoli parzialmente impermeabili, l’affioramento in superficie<br />

della falda idrica sotterranea, l’ombreggiamento fornito dalla vegetazione circostante,<br />

permettono e favoriscono la raccolta di acqua. Alcune di queste sono<br />

state anche sfruttate per l’abbeveraggio de<strong>gli</strong> animali al pascolo, subendo parziali<br />

alterazioni antropiche al fine di incrementarne il volume d’acqua accumulabile.<br />

Le pozze oggetto di questo studio hanno mostrato tutte carattere temporaneo<br />

con presenza di acqua generalmente limitata al periodo invernale-primaverile,<br />

in funzione della frequenza ed entità delle precipitazioni meteoriche. Il<br />

ciclo di tali biotopi (presenza/assenza di acqua) è influenzato da diversi fattori<br />

climatici e ambientali: periodi si siccità estiva, piogge autunnali, conformazione<br />

del bacino, tipologia del suolo, esposizione, profondità della falda. I fattori<br />

climatici possono determinare variazioni nel ciclo delle pozze di anno in<br />

anno.<br />

Dai campionamenti e dalle osservazioni di campo effettuati nel periodo: Feb<br />

2004 - Dic. 2004 si può dedurre che le pozze Carlo2 e Borlenghi sono secche<br />

da Giugno a Novembre, la pozza Carlo1 è secca da Lu<strong>gli</strong>o a Novembre. A<br />

dicembre, con le abbondanti piogge, le pozze si ricaricano di acqua.<br />

Tutte le pozze sono caratterizzate da un odore più o meno intenso di zolfo, a<br />

testimonianza della produzione di solfati derivati dalla decomposizione della<br />

materia organica nel fondo e probabilmente da condizioni anossiche (prive di<br />

ossigeno) del sedimento. Il substrato del fondo è principalmente limoso-argilloso.<br />

Il prato allagato si trova lungo il confine orientale dell’Oasi ed è stato denominato<br />

“Prati Madonna” dal toponimo in cui viene a trovarsi. Può essere considerato<br />

come un residuo di un ambiente un tempo piuttosto frequente nelle<br />

zone di pascolo, soprattutto nella zona della maremma laziale. Le cause della<br />

scomparsa graduale di tale biotopo va ricercate nell’abbassamento del livello<br />

13


14<br />

della falda sotterranea e nello sfruttamento agricolo di terreni sottratti al<br />

pascolo. Il prato è inserito quindi in una zona di pascolo aperto, con copertura<br />

erbacea sulla quale si sono sviluppati isolati arbusti di Rovo e Rosa canina<br />

che non vengono brucati dai bovini.<br />

La quantità di acqua presente è generalmente limitata (profondità di circa 15<br />

cm), in funzione comunque dell’entità delle precipitazioni meteoriche.<br />

Dai campionamenti e dalle osservazioni di campo effettuati il prato risulta<br />

secco da Giugno a Ottobre.<br />

Lo stagno, denominato “Tori” si trova in una zona esterna ma contigua<br />

all’Oasi, aperta al pascolo bovino, l’area circostante è caratterizzata da vegetazione<br />

spontanea arborea anch’essa frequentata dal bestiame.<br />

Si tratta di uno stagno perenne, sebbene soggetto a forte variazioni di livello:<br />

alla fine dell’estate il volume d’acqua, ridotto ad uno strato di pochi centimetri<br />

di profondità, occupava una superficie pari a circa 1/3 del bacino allagato<br />

nel periodo di massima estensione.<br />

L’area circostante è caratterizzata da querceti misti, ma lo stagno si trova in<br />

una zona aperta ed è totalmente esposto alla radiazione luminosa. Le macrofite<br />

acquatiche sono rappresentate principalmente da ranuncoli e dalla lenticchia<br />

d’acqua (Lemna minor). Il substrato del fondo è limoso-argilloso.<br />

Nella stessa area dello stagno Tori sono stati presi in esame i fontanili “Tori1”<br />

e “Tori2”. Altri 2 fontanili sono stati considerati nello studio e denominati<br />

fontanile “Puccette” e fontanile “Cava”. Tutti localizzati in aree esterne ma<br />

contigue all’Oasi.<br />

In questa sede il termine fontanile viene assunto come sinonimo di “abbeveratoio”,<br />

struttura costituita da una o più vasche in cemento comunicanti fra<br />

loro e alimentate da un esiguo quantitativo di acqua proveniente da una conduttura.<br />

I fontanili vengono utilizzati per l’abbeveraggio del bestiame, principalmente<br />

bovini ed in un solo caso anche equini (“Cava”), sono quindi soggetti<br />

a continui rimescolamenti con sollevamento del materiale depositato sul<br />

fondo. Inoltre vengono sottoposti, seppur molto raramente, ad opere di pulizia<br />

e rimozione della vegetazione che in essi si sviluppano. Sono tutti situati<br />

in aree di pascolo aperte.


Una delle pozze temporanee presenti nell'Oasi - Foto di J.G. Cecere<br />

Pozza temporanea "Borlenghi", uno de<strong>gli</strong> ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere<br />

15


16<br />

Fontanile "Tori 1", uno de<strong>gli</strong> ambienti campionati - Foto di J.G.Cecere


3. ECOLOGIA ED ADATTAMENTI<br />

DEGLI INVERTEBRATI ACQUATICI<br />

Pozzanghere, stagni, fossi per la raccolta di acqua di drenaggio, zone umide<br />

in generale, appaiono nell’immaginario collettivo come habitat di scarsa<br />

importanza. Vengono spesso considerati ricettacolo di animali fastidiosi per<br />

l’uomo, primi fra tutti le zanzare; sono associati allo sviluppo di odori poco<br />

gradevoli; limitano la fruizione delle aree in cui si trovano; se ne auspica spesso<br />

la bonifica.<br />

Dal punto di vista naturalistico <strong>gli</strong> ecosistemi di acqua <strong>dolce</strong> rivestono invece<br />

una grande importanza a livello ambientale. Al loro interno si sviluppano biocenosi<br />

complesse: alghe e piante idrofile assimilano nutrienti e arricchiscono<br />

acqua e sedimenti di ossigeno; consumatori di diverso ordine, vertebrati ed<br />

<strong>invertebrati</strong> con forme larvali e/o adulte acquatiche, vi trovano cibo e luoghi di<br />

riproduzione. Inoltre le zone umide assolvono a circa la metà del processo di<br />

denitrificazione, che chiude il ciclo dell’azoto, rilasciandolo nell’atmosfera.<br />

In questo capitolo ci soffermeremo a descrivere la comunità de<strong>gli</strong> <strong>invertebrati</strong><br />

e le peculiarità de<strong>gli</strong> organismi che la compongono, con particolare riferimento<br />

a<strong>gli</strong> adattamenti morfologici, comportamentali e fisiologici senza i<br />

quali non riuscirebbero a sopravvivere in questi ambienti.<br />

Neuston, plancton e benthos<br />

Immaginiamo di osservare una sezione verticale di un lago o di una pozza:<br />

troveremo organismi a partire dalla pellicola d’acqua superficiale, fino al<br />

sedimento del fondo. Si parlerà di neuston, plancton, benthos.<br />

Data la generale assenza di moto ondoso, molti animali, soprattutto Insetti,<br />

sono in grado di sfruttare la tensione superficiale dell’acqua e di muoversi su<br />

di essa. Tali organismi costituiscono il neuston. All’interno di tale gruppo si<br />

può distinguere ulteriormente tra sovraneuston e infraneuston. Il primo è<br />

costituito principalmente da: Girinidi, Coleotteri che presentano occhi bipartiti<br />

e differenziati per la visione nel mezzo acquoso e nell’aria; Gerridi,<br />

Veliidi, Hydrometridi, Eterotteri caratterizzati da zampe lunghe e sottili che<br />

permettono loro di “pattinare” sull’acqua. L’infraneuston popola invece la<br />

superficie inferiore della pellicola superficiale ed è rappresentato da Planarie,<br />

Cladoceri, larve e ninfe di Insetti, spesso fornite di sifoni respiratori per la<br />

respirazione aerea.<br />

17


18<br />

All’interno del volume di acqua, in sospensione, troveremo la comunità<br />

planctonica che comprende: Protozoi, Rotiferi, Crostacei e tra questi ultimi,<br />

soprattutto Cladoceri e Copepodi. Tali organismi presentano adattamenti<br />

morfologici che ne facilitano il galleggiamento: scheletri o gusci ridotti per<br />

diminuire il peso corporeo, forma del corpo e appendici che aumentano il rapporto<br />

superficie-volume, inclusione di gas o grassi nel corpo per diminuire il<br />

peso specifico.<br />

Nei laghi la comunità planctonica presenta una complessità maggiore rispetto<br />

a quella delle raccolte d’acqua minori e dei corsi d’acqua, nei quali la presenza<br />

della corrente unidirezionale non permette l’instaurarsi di una comunità<br />

stabile.<br />

In quest’ultime tipologie dominano, invece, le biocenosi bentoniche, il cui<br />

sviluppo è legato alla vegetazione acquatica e al substrato del fondo. Alcuni<br />

vivono aderendo strettamente a substrati duri o alla superficie di piante sommerse,<br />

come i Gasteropodi ed alcuni Ditteri, altri sono organismi fossori che<br />

riescono a scavare e vivere nei fondi molli, come ad esempio i Bivalvi o i<br />

Tubificidi. Adattamenti particolari si riscontrano ne<strong>gli</strong> organismi tipici di<br />

acque correnti, che devono aderire al substrato per fronteggiare il flusso dell’acqua.<br />

Tipico è ad esempio l’appiattimento dorso-ventrale di molti<br />

Efemerotteri; spesso invece si ha la presenza di uncini, ventose o pseudopodi<br />

di ancoraggio o, come nel caso di molti Ditteri, la produzione di reti o sostanze<br />

adesive.<br />

La comunità bentonica è rappresentata da Protozoi, Cnidari (tra cui le Hydre),<br />

Platelminti, Rotiferi, Anellidi (Oligocheti ed Irudine), Insetti (larve di Ditteri,<br />

Coleotteri, Eterotteri, Efemerotteri, Odonati), Crostacei (Gammaridi e<br />

Asellidi) e Molluschi (Bivalvi e Gasteropodi).<br />

La struttura delle comunità dei macro<strong>invertebrati</strong> che popolano i corpi idrici,<br />

siano essi lotici o lentici, può essere analizzata per valutare la qualità dell’ecosistema<br />

stesso. All’interno dei diversi gruppi, infatti, si possono riscontrare<br />

fami<strong>gli</strong>e o generi caratterizzate da differenti gradi di tolleranza all’alterazione<br />

della qualità delle condizioni ambientali. Su tale principio si sono sviluppati<br />

diversi indici, detti biotici, che valutano la qualità ambientale sulla base<br />

di organismi di riferimento.<br />

Respirazione<br />

Comune a tutti <strong>gli</strong> animali acquatici è la necessità di respirare ossigeno per le<br />

attività metaboliche, problema al quale ciascun gruppo animale ha fornito una


soluzione diversa.<br />

Ne<strong>gli</strong> organismi di piccole dimensioni, e con elevato rapporto superficie/volume<br />

(Planarie, Irudinei, alcuni Ditteri, Crostacei di piccole dimensioni), l’assorbimento<br />

dell’ossigeno avviene principalmente attraverso la superficie del<br />

corpo. Tra questi, alcune specie sono adattate a sopravvivere in condizioni di<br />

quasi totale anossia: ad esempio alcuni Ditteri Chironomidi (Chironomus gr.<br />

plumosus e C. gr. thummi) e Anellidi Tubificidi (Tubifex sp.) che vivono nei<br />

sedimenti e ottimizzano l’assorbimento dell’ossigeno grazie alla presenza nei<br />

loro fluidi corporei di un pigmento simile all’emoglobina, ad elevata affinità<br />

per l’ossigeno e che conferisce loro una colorazione rosso accesa.<br />

Nei Molluschi e nei Crostacei di maggior dimensioni <strong>gli</strong> scambi gassosi<br />

avvengono attraverso organi specializzati, le branchie, ovvero formazioni<br />

cuticolo-epidermiche altamente vascolarizzate. Nei Crostacei queste si trovano<br />

in stretta associazione con le appendici, il cui movimento garantisce il<br />

ricambio di acqua e un più efficiente assorbimento di ossigeno.<br />

Gli insetti si sono adattati alla vita acquatica partendo da forme, più antiche,<br />

terrestri ed hanno potuto seguire due diverse vie: continuare a respirare ossigeno<br />

aereo o assorbirlo dall’acqua.<br />

Nel primo caso <strong>gli</strong> organismi sono obbligati a mantenere uno stretto rapporto<br />

con la superficie, dovendo emergere per l’acquisizione di aria. Si assiste quindi<br />

allo sviluppo di sifoni respiratori, come nelle larve di molti Ditteri (es.<br />

Culicidi), in Coleotteri e in alcuni Eterotteri (es. Nepa). In altri casi l’aria<br />

viene incamerata sotto le elitre (Ditiscidi) o sul lato ventrale dell’addome<br />

(Notonecta); la bolla d’aria è generalmente intrappolata da peli idrofughi che<br />

assumono la funzione di branchie, l’ossigeno passa dall’acqua alla bolla d’aria<br />

ed è quindi assorbito dall’organismo. La bolla d’aria funziona inoltre da<br />

galleggiante: quando l’animale smette di nuotare tende ad emergere.<br />

Esperimenti hanno inoltre mostrato che l’animale tende a compensare con<br />

bolle di maggiori dimensioni un aumento di peso sperimentale.<br />

Le larve di Odonati, Efemerotteri, alcuni Ditteri, si sono invece adattate ad<br />

assorbire l’ossigeno disciolto nell’acqua sviluppando tracheobranchie: estroflessioni<br />

del tegumento che contengono numerose diramazioni tracheali.<br />

Alimentazione<br />

I macro<strong>invertebrati</strong> che popolano <strong>gli</strong> ambienti acquatici si inseriscono all’interno<br />

della rete trofica in diverse posizioni, in base al loro regime alimentare:<br />

possono essere detritivori, erbivori o carnivori. Analizzandone la morfologia<br />

del loro apparato boccale, si possono acquisire importanti informazioni<br />

19


20<br />

riguardanti la loro alimentazione e modalità di nutrimento, portando a distinguere<br />

tra filtratori, collettori aspiratori, ta<strong>gli</strong>uzzatori, raschiatori, predatori,<br />

predatori succhiatori, ecc.<br />

I Tubificidi, , ad esempio, sono collettori aspiratori che si nutrono di detrito<br />

vegetale o animale deposto nel sedimento, essi vivono all’interno di tubi di<br />

fango dai quali anno sporgere la porte posteriore de corpo che vorticando crea<br />

un continuo richiamo di acqua i Bivalvi, invece, filtrano attraverso l’apparato<br />

branchiale il particolato sottile e il phytoplancton in sospensione nel corpo<br />

idrico. Un particolare tipo di filtrazione è quello attuato da alcuni Tricotteri,<br />

Insetti tipici di ecosistemi lotici., che si nutrono del materiale organico che<br />

rimane intrappolato in reti prodotte dall’animale stesso. Gli Efemerotteri,<br />

dotati apparato boccale masticatore-trituratore fornito di mandibole e mascelle,<br />

sono collettori-aspiratori e raschiatori, nutrendosi sia di detrito vegetale,<br />

che di periphyton. Appartengono al gruppo dei raschiatori anche i<br />

Gasteropodi che son dotati di un organo specializzato, la radula, con la quale<br />

grattano le superfici sulle quali aderisce il periphyton.<br />

I ta<strong>gli</strong>uzzatori si nutrono di materiale vegetale grossolano e sono rappresentati<br />

principalmente da Crostacei (Asellidi e Gammaridi) e da alcune fami<strong>gli</strong>e<br />

di Plecotteri, Insetti rinvenibili nei corsi d’acqua limpidi e ben ossigenati.<br />

Il gruppo dei predatori è rappresentato da animali con apparato boccale caratterizzato<br />

da robuste mascelle. Ne sono un esempio <strong>gli</strong> adulti di molti<br />

Coleotteri quali ad esempio Ditiscidi, Girinidi, Igrobidi. Sono predatori attivi<br />

anche le larve di Odonati, in cui l’apparato boccale, masticatore, è modificato<br />

a costituire una “maschera” estroflettibile per catturare la preda.<br />

Sanguisughe (Irudinei) ed Eterotteri sono invece, predatori succhiatori. La<br />

suzione avviene grazie a ventose, nel caso delle sanguisughe, o di robusti<br />

rostri, esemplare quello di Notonecta mostrato in fig. 3.1. che può infliggere<br />

dolorose punture anche all’uomo. Le larve di Coleotteri sono dotate di robuste<br />

mandibole che in alcune fami<strong>gli</strong>e si presentano canalicolate in funzione<br />

della digestione perorale.


Capo di Notonecta - Foto di M.E. Beltrami<br />

Se l’acqua finisce?<br />

Le raccolte d’acqua minori sono soggette a forti variazioni di volume, essendo<br />

il loro regime dipendente soprattutto dalle acque meteoriche, è questo il<br />

caso delle pozze astatiche. Questo ambienti, nonostante si presentino per lunghi<br />

periodi asciutte, sono comunque in grado di ospitare comunità planctoniche<br />

e macrobentoniche complesse ed altamente specializzate.<br />

A dominare sono le specie euriece, o eurivalenti, capaci cioè di tollerare<br />

ampie variazioni di parametri fisico-chimici dell’ambiente, quali acidità, temperatura,<br />

quantità di ossigeno disciolto, legati alla quantità di acqua presente.<br />

Inoltre rivestono particolare importanza ne<strong>gli</strong> ambienti astatici <strong>gli</strong> adattamenti<br />

riproduttivi che permettono a<strong>gli</strong> organismi di resistere alla stagione secca, o<br />

di poter ricolonizzare l’ambiente appena sia presente una quantità d’acqua<br />

sufficiente.<br />

In genere si assiste a cicli biologici brevi, caratterizzati da un rapido sviluppo<br />

e maturazione delle larve acquatiche, con raggiungimento della fase adulta<br />

prima della stagione secca. Le forme adulte potranno essere acquatiche alate<br />

o parzialmente o totalmente terrestri (Coleotteri, es. Dytiscidae, Gyrinidae),<br />

comunque in grado di allontanarsi in cerca di altri ambienti da colonizzare.<br />

21


22<br />

Gli organismi più specializzati sono sicuramente quelli legati totalmente alla<br />

presenza dell’acqua, incapaci di volare, come ad esempio i Crostacei.<br />

Prenderemo come esempio il ciclo vitale della pulce d’acqua (Daphnia sp.)<br />

un Crostaceo appartenente al gruppo dei Cladoceri.<br />

La riproduzione di questo organismo avviene attraverso la modalità della partenogenesi<br />

ciclica: quando le condizioni ambientali sono ottimali la popolazione<br />

è costituita da sole femmine partenogenetiche esse sono in grado di produrre<br />

uova subitanee senza l’intervento dei maschi, queste uova sono caratterizzate<br />

da guscio sottile e da rapido sviluppo (2-3 giorni), che si completa<br />

all’interno di una camera incubatrice dorsale (partenogenesi telitoca). Quando<br />

le condizioni ambientali diventano critiche nella popolazione si assiste alla<br />

comparsa dei maschi (partenogenesi arrenotoca)., che provvederanno alla<br />

fecondazione delle uova. In questo caso si parla di uova durature, in grado di<br />

resistere a condizioni estreme di siccità e racchiuse in uno spesso astuccio<br />

protettivo: l’efippio.<br />

Tale modalità di riproduzione, con alcune varianti, è comune anche ad altri<br />

gruppi di Crostacei (Anostraci, Notostraci,) ed assume un importante significato<br />

ecologico: la partenogenesi garantisce un rapido sviluppo della popolazione<br />

che può così sfruttare le condizioni ambientali ottimali in genere garantite<br />

solo per breve tempo.<br />

In condizioni critiche la riproduzione anfigonica (con fecondazione della cellula<br />

uovo femminile da parte di uno spermatozoo maschile) permette invece un<br />

aumento della variabilità genetica ovvero un aumento delle probabilità di sviluppo<br />

di organismi idonei a sopravvivere a nuove condizioni ambientali, una<br />

volta superate le condizioni più sfavorevoli sotto forma di uova resistenti.<br />

Interessanti adattamenti del ciclo di sviluppo si evidenziano anche in alcuni<br />

Odonati tipici di ambienti acquatici temporanei (es. Sympetrum): lo sviluppo<br />

embrionale, oltre ad essere rapido, può mostrare diapausa, periodo di stasi che<br />

evita che le uova si schiudano quando le condizioni ambientali non consentirebbero<br />

la sopravvivenza delle larve.


PARTE II: MATERIALE E METODI


24<br />

4. IL CAMPIONAMENTO<br />

La raccolta del macrobenthos è stata effettuata tramite un retino immanicato<br />

con rete a 21 ma<strong>gli</strong>e/cm (fig. 4.1 ). Il retino è costituito da una intelaiatura<br />

d’acciaio, di forma rettangolare e dimensioni 25 cm x 22 cm. Ad essa è attaccata<br />

la rete per la cattura de<strong>gli</strong> organismi. Sull’intelaiatura si inserisce anche<br />

il manico, sempre metallico, lungo circa 1 m.<br />

Durante il campionamento si è prestata attenzione ad indagare, ove possibile,<br />

i diversi microhabitat presenti: zone interessate da vegetazione e zone prive,<br />

diverse tipologie di substrati, le sponde delle pozze, le pareti dei fontanili,<br />

zone con diversa profondità. Se lo scopo dell’indagine è infatti quello di valutare<br />

la composizione della comunità nella sua interezza, un’analisi parziale,<br />

ristretta a particolari microhabitat, potrebbe portare alla raccolta solamente di<br />

que<strong>gli</strong> organismi specializzati a vivere in un determinato ambiente.<br />

Fig. 4.1 - Retino immanicato per la raccolta del macrobenthos


Gli organismi raccolti sul fondo del retino sono stati trasferiti in una vaschetta<br />

bianca per renderne più semplice l’osservazione e l’analisi. Un primo<br />

esame del campione in vivo risulta spesso indispensabile per l’identificazione,<br />

che può avvalersi dell’analisi di caratteri (quali appendici, colori, movimenti<br />

dell’animale) che andranno persi una volta che <strong>gli</strong> individui saranno fissati.<br />

Gli animali, dopo essere stati osservati e contati, sono stati conservati in etanolo<br />

95%.<br />

Per la raccolta de<strong>gli</strong> organismi planctonici è stato utilizzato un retino da<br />

plancton (larghezza ma<strong>gli</strong>e < 150 mm) dotato di serbatoio (fig. 4.2).<br />

Trascinando il retino in posizione orizzontale nel volume d’acqua, <strong>gli</strong> organismi<br />

filtrati si raccolgono all’interno del serbatoio. Alla fine del campionamento<br />

il volume di acqua contenente <strong>gli</strong> organismo planctonici viene conservato<br />

in appositi contenitori dopo aver aggiunto formalina fino ad una soluzione del<br />

10 %.<br />

Fig. 4.2 - Retino da plancton<br />

Tutti <strong>gli</strong> organismi raccolti, sia bentonici che planctonici, sono stati identificati<br />

in laboratorio con l’uso di chiavi dicotomiche (Campatoli et al., 1994;<br />

Sansoni, 1988), microscopi e stereomicroscopi, in molti casi mandati per la<br />

diagnosi a specialisti di diverse università italiane.<br />

I campionamenti sono stati effettuati dal Febbraio 2004 al Dicembre 2004 con<br />

cadenza mensile, al fine di poter valutare la presenza dei diversi gruppi in funzione<br />

della stagionalità dei loro cicli vitali.<br />

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26<br />

L’indagine ha interessato 4 fontanili, 1 stagno perenne, 3 pozze astatiche ed 1<br />

prato allagato:<br />

1. fontanile Puccette;<br />

2. fontanile Tori1;<br />

3. fontanile Tori2;<br />

4. fontanile Cava;<br />

5. stagno Tori;<br />

6. pozza Borlenghi;<br />

7. pozza Carlo1;<br />

8. pozza Carlo2;<br />

9. prato allagato “prati Madonna”<br />

Per quanto riguarda <strong>gli</strong> ambienti astatici (pozza Borlenghi, Carlo1, Carlo2 e<br />

prati Madonna) il campionamento è stato limitato dalla presenza di acqua e<br />

generalmente ristretto ai mesi invernali e primaverili.<br />

Prato allagato "Prati Madonna" uno de<strong>gli</strong> ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere


Fontanile "Tori 1", uno de<strong>gli</strong> ambienti campionati - Foto di A. Campanaro<br />

Stagno perenne "Tori" , uno de<strong>gli</strong> ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere<br />

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Pozza temporanea "Borlenghi", uno de<strong>gli</strong> ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere


Ambiente in cui è inserita la pozza temporanea "Borlenghi" (freccia) - Foto di J.G. Cecere<br />

Pozza temporanea "Carlo 1", uno de<strong>gli</strong> ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere<br />

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30<br />

Pozza temporanea "Carlo 2", uno de<strong>gli</strong> ambienti campionati - Foto di J.G. Cecere


PARTE III: RISULTATI<br />

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32<br />

5. LA FAUNA AD INVERTEBRATI ACQUATICI<br />

Il campionamento ne<strong>gli</strong> ambienti acquatici di Castel di Guido ha permesso di<br />

individuare 71 unità sistematiche appartenenti a 5 phyla del Regno Animale.<br />

Sono stati esclusi dal campionamento i rappresentanti del Regno dei Protisti.<br />

L’identificazione dei campioni rinvenuti è stata condotta sino al livello di specie<br />

quando è stato possibile contare su competenze specialistiche de<strong>gli</strong> autori<br />

o sull’aiuto di specialisti di università ed enti di ricerca <strong>It</strong>aliani. In alternativa<br />

si è arrivati al livello di genere, di fami<strong>gli</strong>a e, in un solo caso, di classe.<br />

Nella tabella seguente è riportata la Check-list de<strong>gli</strong> <strong>invertebrati</strong> di Castel di<br />

Guido, per ogni unità sistematica è indicato l’ambiente di rinvenimento. La<br />

classificazione adottata è quella della Check-list della fauna italiana consultabile<br />

on-line (F. Stoch, 2003: http://www.faunaitalia.it/checklist/, version 2.0).<br />

Particolarmente importante è il rinvenimento di Corixa panzeri, una specie<br />

appartenente all’ordine de<strong>gli</strong> Eterotteri che per la prima volta, e grazie al presente<br />

lavoro, risulta essere presente nel Lazio.<br />

F = fontanile; P = pozza astatica; Pr = prato allagato; S = stagno perenne


Phylum PLATELMINTI<br />

Classe Turbellaria<br />

• Indet. P<br />

Phylum ROTIFERA<br />

Ordine Monogononta<br />

Fam. Flosculariidae<br />

• Sinantherina socialis (Linnaeus, 1758) P<br />

Phylum ANELLIDI<br />

Classe Oligochaeta<br />

Fam. Tubificidae<br />

• Tubifex tubifex (O.F. Müller, 1774) S<br />

Classe Hirudinea<br />

Fam. Erpobdellidae<br />

• Dina lineata (O.F. Müller, 1774) F<br />

Phylum ARTROPODI<br />

SubPhylum CROSTACEI<br />

Classe Branchiopoda<br />

Ord. Anostraca<br />

Fam. Chirocephalidae<br />

• Chirocefalus diaphanus (Prévost, 1803) P<br />

Ord. Cladocera<br />

Fam. Daphniidae<br />

• Daphnia obtusa (Kurz, 1874) S, P<br />

• Daphnia chevreuxi (Richard, 1896) S, P<br />

• Ceriodaphnia quadrangola (O.F. Müller, 1785) P<br />

• Ceriodaphnia dubia (Richard, 1894) P<br />

Classe Ostracoda<br />

Fam. Cyprididae<br />

• Eucypris virens (Jurine, 1820) P, Pr<br />

• Potamocypris arcuata (Sars, 1903) S<br />

Classe Copepoda<br />

Ord. Calanoida<br />

Fam. Diaptomidae<br />

• Eudiaptomus padanus etruscus (Losito, 1901) P<br />

• Mixodiaptomus kupelwieseri (Brehm, 1907) P<br />

Ord. Cyclopoida<br />

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34<br />

Fam. Cyclopidae<br />

• Indet. P<br />

SubPhylum Tracheata<br />

Classe Hexapoda<br />

Ord. Ephemeroptera<br />

Fam. Baetidae<br />

• Cleoen dipterum (Linné, 1761) F, S<br />

Fam. Caenidae<br />

• Caenis luctuosa (Burmeister, 1839) F<br />

Ord. Odonata<br />

Fam. Coenagrionidae<br />

• Ischnura elegans (Van der Linden, 1820) S<br />

• Coenagrion sp. S<br />

• Coenagrion scitulum (Rambur, 1842) S<br />

Fam. Libellulidae<br />

• Orthetrum brunneum (Fonscolombe, 1837) F<br />

• Orthetrum cancellatum (Linnaeus, 1758) F<br />

• Chrocothemis erythraea (Brullé, 1832) F<br />

• Sympetrum meridionale (Sélys, 1841) F<br />

• Sympetrum sanguineum (Müller, 1764) F<br />

• Sympetrum striolatum (Charpentier, 1840) F<br />

• Sympetrum fonscolombei (Sélys, 1840) F<br />

Ord. Heteroptera<br />

Fam. Corixidae<br />

• Corixa affinis (Leach, 1817) F<br />

• Corixa panzeri (Fieber, 1848) P<br />

• Corixa punctata (Illiger, 1807) F<br />

• Sigara nigrolineata (Fieber, 1848) F, Pr<br />

• Sigara lateralis (Leach, 1817) F, P<br />

Fam. Gerridae<br />

• Gerris thoracicus (Schummel, 1832) F<br />

Fam. Notonectidae<br />

• Anisops sardeus (Herrich-Schäffer, 1849) F, S<br />

• Notonecta maculata (Fabricius, 1794) F<br />

• Notonecta viridis (Delcourt, 1909) F<br />

Fam. Pleidae<br />

• Plea minutissima (Leach, 1817) F, S<br />

Ord. Coleoptera<br />

Fam. Hygrobiidae


• Hygrobia tarda (Herbst, 1779) F<br />

Fam. Gyrinidae<br />

• Gyrinus sp. P<br />

Fam. Dytiscidae<br />

• Agabus sp. S<br />

• Hygrotus sp. S<br />

• Eretes sp. F<br />

• Ilybius sp. S, P, Pr<br />

• Cybister lateralimarginalis F, S, P<br />

• Hyphydrus sp. F<br />

• Colymbetes sp. F<br />

• Bidessus sp. F, S<br />

• Rhantus sp. F, S<br />

• Dytiscus sp. F, S<br />

• Laccophilus sp. F, S, P, Pr<br />

Fam. Helophoridae<br />

• Helophorus sp. F, S, Pr<br />

Fam. Hydrophilidae<br />

• Heloclares sp. F, S<br />

• Berosus sp. F, P<br />

Fam. Scirtidae<br />

• Cyphon sp. P<br />

Fam. Dryopidae<br />

• Dryops sp. F<br />

Ord. Diptera<br />

Fam. Ceratopogonidae<br />

• Indet. F, S<br />

Fam. Chironomidae<br />

• Chironomus sp. Pr<br />

• Chironomus gr. anthracinus S, P, Pr<br />

• Chironomus gr. plumosus F<br />

• Polypedilum gr. laetum F<br />

• Polypedilum gr. nubecolosum F, P<br />

• Polypedilum gr. bicrenatum F<br />

• Psectrocladius sp. F, Pr<br />

• Psectrocladius gr. dilatatus F<br />

• Tanypus kraatzi (Kieffer, 1912) F<br />

• Procladius sp. F, S, Pr<br />

• Tanytarsus sp. F, Pr<br />

35


36<br />

• Microspectra sp. Pr<br />

Fam. Culicidae<br />

• Aedes rusticus (Rossi, 1790) P, Pr<br />

Fam. Stratiomyidae<br />

• Stratiomys sp. F, S<br />

Phylum MOLLUSCHI<br />

Classe Gastropoda<br />

Ord. Basammatophora<br />

Fam. Physidae<br />

• Physa sp. F, S<br />

Classe Bivalvia<br />

Ord. Veneroida<br />

Fam. Sphaeriidae<br />

• Pisidium sp. F, S


PARTE IV: APPROFONDIMENTI<br />

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38<br />

Gli <strong>invertebrati</strong> che vivono ne<strong>gli</strong> ambienti acquatici vengono suddivisi, per<br />

ragioni pratiche, in due gruppi privi di significato tassonomico: micro- e<br />

macro-<strong>invertebrati</strong>.<br />

I primi non superano il millimetro di lunghezza e ad essi appartengono prevalentemente<br />

Protozoi, Cnidari, Rotiferi, Nematodi, Gastrotrichi, Tardigradi,<br />

Idracaridi.<br />

I macro<strong>invertebrati</strong> sono invece organismi la cui ta<strong>gli</strong>a, alla fine dello sviluppo<br />

larvale o dello stadio immaginale, è generalmente superiore al millimetro.<br />

Sono quindi animali facilmente osservabili ad occhio nudo. Secondo<br />

l’Enviromental Protection Agency (Weber, 1973) si definiscono macro<strong>invertebrati</strong><br />

<strong>gli</strong> organismi che vengono trattenuti da un setaccio U.S. standard n. 30<br />

avente ma<strong>gli</strong>e di 0,595 mm pari a 21 ma<strong>gli</strong>e/cm. Ad essi appartengono<br />

Platelminti, Anellidi, Molluschi ed Artropodi sia Insetti che Crostacei.<br />

Un valore indicativo del numero di specie animali che popolano le acque dolci<br />

italiane, fornito dal censimento della Limnofauna Europea (II ed., 1971), è<br />

stimato essere di circa 4.900 specie. Tra queste la porzione più cospicua è<br />

costituita da<strong>gli</strong> Insetti (2.460 specie) e dai Crostacei (450 specie), che complessivamente<br />

rappresentano il 60% della fauna dulciacquicola italiana.<br />

In questo Quaderno approfondiremo la descrizione dei caratteri, sia morfologici<br />

che ecologici, di alcuni gruppi d <strong>invertebrati</strong> significativi e di cui si è<br />

riscontrata la presenza ne<strong>gli</strong> ambienti acquatici dell’Oasi.


6. PHYLUM: PLATELMINTI<br />

Comunemente chiamati vermi piatti, per la forma del corpo, questi <strong>invertebrati</strong><br />

presentano un ampia gamma di adattamenti vivendo in mare, sul terreno<br />

umido, in acqua <strong>dolce</strong> o come parassiti di numerosi organismi. Sono conosciute<br />

circa 25000 specie.<br />

In acqua <strong>dolce</strong>, sui sassi, nel fango o fra le vegetazione, è possibile osservare<br />

le planarie mentre si spostano in cerca di cibo, soprattutto detrito organico. Il<br />

movimento è garantito da uno strato di cilia disposte ventralmente e da ondulazioni<br />

del corpo garantite da un sistema muscolare ancora primitivo. La lunghezza<br />

del corpo difficilmente supera i 2 cm. Sul capo sono presenti due macchie<br />

oculari che permettono all’animale di percepire variazioni di luminosità.<br />

In posizione ventrale e centralmente è posizionato un faringe estroflettibile.<br />

Le planarie, insieme a tutti i platelminti a vita libera, fanno parte della classe<br />

dei Turbellari. Sono organismi ermafroditi, ma che possono riprodursi anche<br />

asessualmente per divisione traversa. Correlata con questa capacità e la possibilità<br />

di rigenerare parti del corpo amputate.<br />

L’85% del phylum è però costituito da organismi parassiti appartenenti alle<br />

Classi dei Monogenei, Digenei e Cestodi.<br />

I Monogenei sono ectoparassiti di pesci, anfibi, rettili o molluschi; i Digeni<br />

sono endoparassiti ed hanno un ciclo vitale complesso che coinvolge più di 1<br />

ospite. Molti Monogenesi possono causare malattie anche gravi nell’uomo e<br />

ne<strong>gli</strong> animali domestici. I Cestodi sono probabilmente il gruppo più specializzato<br />

fra i Platelminti, comunemente chiamati tenie, o vermi solitari, sono<br />

endoparassiti intestinali di molti vertebrati, fra cui l’uomo, per gran parte del<br />

loro ciclo.<br />

Planaria, Platelminte a vita libera appartenente alla Classe dei Turbellari - Foto di U. Pessolano<br />

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40<br />

7. PHYLUM: ROTIFERI<br />

I rotiferi sono organismi pluricellulari di dimensioni microscopiche (le specie<br />

più grandi non superano i 2 mm), vivono in mare, in acqua <strong>dolce</strong> o in ambienti<br />

semiterrestri come il muschio bagnato o il terriccio umido. Sono sessili<br />

(ordine Bdelloidei), planctonici (ordine Bdelloidei e Monogononti) o ectoparassiti<br />

di crostacei marini (ordine Seisonidei). Circa 2000 le specie descritte.<br />

Nonostante le loro piccole dimensioni presentano una complessa struttura<br />

anatomica. Il corpo è contrattile, ricoperto da una cuticola e dotato, nelle specie<br />

sessili, di un piede adesivo. Il loro nome deriva dalla presenza di una corona<br />

di cilia che garantisce un continuo flusso di acqua e nutrienti verso l’apparato<br />

digerente che nella sua prima parte è costituito da un organo detto<br />

mastax. La forma, e di conseguenza la funzione, del mastax varia a seconda<br />

della dieta specifica: nelle specie filtratici il mastax ha la forma di un pettine,<br />

nei predatori assume una forma a tena<strong>gli</strong>a e può essere estroflesso per la cattura<br />

di altri <strong>invertebrati</strong>, nelle specie ad alimentazione generaliste è un organo<br />

di triturazione.<br />

Nelle pozze e ne<strong>gli</strong> stagni i rotiferi sono una importante componente del<br />

plancton e possono raggiungere densità di 5000 individui per litro di acqua<br />

costituendo un importante anello della catena alimentare. Possono formare<br />

colonie come nel caso di Sinantherina socialis rinvenuta in alcune pozze temporanee<br />

dell’Oasi di Castel di Guido.<br />

La partenogenesi è la modalità di riproduzione più comune (l’unica modalità<br />

di riproduzione per l’ordine dei Bdelloidei), i maschi sono piccoli, caratterizzati<br />

da un ciclo vitale molto breve e rari (numerose le specie in cui non sono<br />

mai stati descritti individui di sesso maschile). I rotiferi Bdelloidi che colonizzano<br />

<strong>gli</strong> ambienti temporanei sono in grado di superare i periodi di secca sotto<br />

forma di cisti quiescenti.


8. PHYLUM: ANELLIDI<br />

Gli Anellidi sono rappresentati da circa 9.000 specie, distribuite in tutte le<br />

aree del globo, in mare, nelle acque dolci, sulla terraferma.<br />

Nonostante assumano molteplici forme, sono caratterizzati da un aspetto vermiforme,<br />

di dimensioni piuttosto variabili, passando da organismi invisibili<br />

ad occhio nudo, ad altri lunghi quasi 3 metri.<br />

Sono animali protostomi metamerici, caratterizzati dalla presenza di una<br />

cavità celomatica.<br />

La respirazione avviene principalmente per via cutanea, o attraverso appendici<br />

branchiali e l’assunzione di ossigeno è massimizzata grazie alla presenza di<br />

una proteina respiratoria simile all’emoglobina.<br />

L’epidermide è rivestita da una cuticola, secreta dalle stesse cellule epidermiche.<br />

Ogni metamero presenta (fatta eccezione per la sottoclasse de<strong>gli</strong><br />

Irudinei) delle setole di chitina usate essenzialmente per la motilità.<br />

La sistematica del phylum è ancora controversa.<br />

Alcuni autori individuano al suo interno quattro classi: Policheti, Mizo stomidi,<br />

Oligocheti e de<strong>gli</strong> Irudinei. Altri autori ritengono più opportuno considerare<br />

Oligocheti ed Irudinei come sottoclassi della classe Clitellata, caratterizzata<br />

dalla presenza del clitello. Tale struttura interessa vari metameri della<br />

zona anteriore dell’animale, che si presentano ispessiti e di colorazione chiara.<br />

Il clitello è costituito da cellule ghiandolari e svolge un ruolo fondamentale<br />

durante la riproduzione. Contribuisce, infatti, alla secrezione di sostanze<br />

mucose che permettono lo scambio di gameti tra partner e alla formazione di<br />

un bozzolo protettivo all’interno del quale si sviluppano le uova.<br />

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42<br />

8.1. Classe OLIGOCHETI<br />

Rappresentati da circa 5.000 specie, raggruppate in tre ordini, <strong>gli</strong> Oligocheti<br />

comprendono organismi adattati alla vita terrestre (il lombrico ne è il classico<br />

rappresentante) ed eventualmente tornati secondariamente a quella acquatica.<br />

Ciascun metamero, fatta eccezione per il primo, detto peristomio e nel quale<br />

si apre la bocca, porta 4 ciuffi di setole, due dorso-laterali e due ventrali. Tali<br />

strutture assolvono alla locomozione dell’animale: in genere le specie nuotatrici<br />

hanno setole più lunghe, quelle che vivono infossate nei sedimenti le<br />

hanno molto ridotte. Anche la tipologia delle setole è molto variabile e possono<br />

essere con estremità singola o bifida, di aspetto capillare, a venta<strong>gli</strong>o, sigmoidi<br />

o a bastoncino.<br />

Ordini e fami<strong>gli</strong>e sono identificate in base alla posizione del clitello, alla<br />

forma de<strong>gli</strong> organi riproduttivi. Quando <strong>gli</strong> organismi non sono sessualmente<br />

maturi si può far riferimento ad altre caratteristiche, prima fra tutte la morfologia<br />

delle setole, il colore, le dimensioni.


FAM. TUBIFICIDAE<br />

Tubifex tubifex<br />

Caratteri identificativi: oltre 2 cm di lunghezza, il clitello è nei segmenti X-<br />

XII, i pori maschili nel segmento XI, le spermateche nel X.La colorazione<br />

rossa tipica è dovuta dalla presenza dell’emoglobina.<br />

Ecologia: predilige acque ricche di materia organica, dove vive infossato nei<br />

sedimenti molli, con l’estremità caudale libera. In questa posizione i movimenti<br />

del corpo creano correnti d’acqua che facilitano l’assunzione di ossigeno<br />

e l’eliminazione dei prodotti di rifiuto. Questo Anellide sopravvive in condizioni<br />

di anossia dei sedimenti, proibitive per molti altri organismi, grazie<br />

all’emoglobina. Questo pigmento permette di estrarre ossigeno dall’acqua<br />

anche quando presente in scarsa concentrazione. Solitamente più individui si<br />

agglomerano a formare “tappeti” rossi sul sedimento.<br />

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8.2. Classe IRUDINEI<br />

Comunemente conosciuti con il nome di sanguisughe, <strong>gli</strong> irudinei comprendono<br />

oltre 400 specie dulciacquicole, alcune anche marine, altre adattatesi a<br />

vivere anche nel terreno umido.<br />

Hanno un corpo generalmente appiattito dorso-ventralmente, privo di appendici<br />

e setole, costituito da 33 segmenti, spesso ulteriormente divisi da pieghe<br />

epidermiche superficiali.<br />

L'estremità anteriore e posteriore del corpo è modificata a costituire due ventose,<br />

formate dalla fusione di alcuni metameri. La bocca si apre all'interno<br />

della ventosa orale, l'ano dorsalmente alla ventosa posteriore, più grande e<br />

dilatata della prima. Si muovono su substrati duri ai quali aderiscono grazie<br />

alle ventose e si spostano con movimenti “a compasso”, portando avanti<br />

prima la ventosa anteriore, poi la posteriore. Alcune sono anche abili nuotatrici<br />

(Dina, Erpobdella).<br />

Il clitello occupa i segmenti X-XIII, ventralmente ai quali si aprono i gonopori.<br />

Le sanguisughe sono ermafrodite e in alcune specie i bozzoli contenenti le<br />

uova, o <strong>gli</strong> individui appena nati, rimangono aderenti al corpo del genitore.<br />

Generalmente si nutrono succhiando il sangue di vertebrati ed <strong>invertebrati</strong>, ma<br />

alcune specie sono anche predatrici attive di Oligocheti, larve di insetti, gasteropodi.<br />

La classificazione della sottoclasse prevede tre ordini, distinguibili analizzando<br />

le strutture boccali: i Rincobdellidi sono muniti di proboscide estroflettibile;<br />

<strong>gli</strong> Gnatobdellidi hanno tre mascelle dentate; i Faringobdellidi presentano<br />

un potente faringe muscoloso.


FAM. ERPOBDELLIDAE<br />

Dina lineata<br />

Caratteri identificativi: specie lunga fino a 80 mm, abile nuotatrice, presenta<br />

4 paia di occhi, ha il dorso bruno con 2 o 4 linee longitudinali scure.<br />

L’anulazione superficiale è caratterizzata dall’alternanza di 4 segmenti sottili<br />

e uno più largo. I gonopori maschile e femminile sono separati da 2-3 segmenti.<br />

E’ dotata di un faringe muscoloso che si dilata durante l’assunzione del<br />

cibo.<br />

Ecologia: generalmente macrofaga, ma anche ematofaga, si nutre di<br />

Oligocheti, Molluschi e larve di Ditteri. Comune e diffusa in tutta <strong>It</strong>alia, è una<br />

specie euriecia, frequente ne<strong>gli</strong> ambienti acquatici a lento decorso.<br />

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9. PHYLUM: ARTROPODI<br />

Il phylum de<strong>gli</strong> Artropodi è quello più ampiamente rappresentato nel mondo<br />

animale: si stima che esso comprenda circa ? de<strong>gli</strong> organismi descritti. È rappresentato<br />

da Crostacei, Aracnidi, Miriapodi, Insetti: animali caratterizzati<br />

dall’avere il corpo rivestito da una spessa cuticola, costituita principalmente<br />

di chitina, e costituito da una serie di segmenti, metameri, che portano appendici<br />

articolate. I metameri si organizzano spesso in regioni morfologicamente<br />

e funzionalmente distinte, dette tagmi.<br />

Nonostante una comune organizzazione di base, i diversi gruppi presentano<br />

un’elevata variabilità di forme e strutture. Ci sembra pertanto opportuno non<br />

soffermarci a descrivere i caratteri distintivi del Phylum, oltre quelli già menzionati,<br />

ma piuttosto quelli dei gruppi rappresentati nelle acque dell’Oasi<br />

Castel di Guido: Crostacei ed Insetti.


9.1. Subphylum CROSTACEI<br />

Circa 40.000 sono le specie di Crostacei attualmente descritte, esse popolano<br />

tutte la acque, marine e dolci, del nostro pianeta. Alcuni gruppi vengono rinvenuti<br />

anche in ambienti semiterrestri o terrestri persino a carattere desertico<br />

(Crostacei Isopodi).<br />

La loro ecologia è altamente diversificata, sono il gruppo animale dominante<br />

del plancton e uno fra i gruppi dominanti del benthos e dell’ambiente interstiziale.<br />

Innumerevoli le forme di locomozione: possono camminare, nuotare, strisciare,<br />

scavare, vivere cementati sulla roccia. Altamente diversificata è la loro alimentazione:<br />

vegetariani, carnivori, parassiti, spazzini o filtratori. Anche le<br />

dimensione corporee sono disparate: da qualche centesimo di millimetro di un<br />

copepode planctonico, a qualche metro di un granchio abissale.<br />

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9.1.1. Classe BRANCHIOPODI<br />

Crostacei caratteristici del benthos e del plancton di corsi d’acqua a carattere<br />

lentico sia perenni che temporanei. Scarse le specie marine.<br />

L’alimentazione avviene per filtrazione, ma non mancano all’interno del<br />

gruppo predatori o spazzini.<br />

Il nome Branchio-podi a indicare una doppia funzione dell’arto: per la locomozione<br />

e per la respirazione grazie alle branchie annesse.<br />

Ordine ANOSTRACI<br />

Facilmente riconoscibili per il loro nuoto “a dorso”, il corpo allungato e grandi<br />

occhi peduncolati. Sono Branchiopodi privi di carapace e tipici di pozze<br />

temporanee; in questi ambienti <strong>gli</strong> Anostraci si alimentano di plancton e di<br />

minuscole particelle di detrito. L’alimentazione e la respirazione sono strettamente<br />

collegate e garantite dal movimento delle numerose appendici toraciche.<br />

La specie più conosciuta fra <strong>gli</strong> Anostraci è Artemia salina per la capacità di<br />

resistenza a condizioni ambientali estreme come sono quelle riscontrate nelle<br />

saline ove l’elevatissima concentrazione salina permette la vita a ben poche<br />

specie animali.<br />

La vita in acque astatiche influenza profondamente il ciclo vitale e riproduttivo<br />

di questi organismi. Poco prima del periodi di essiccamento della pozza<br />

vengono prodotte uova caratterizzate da un guscio resistente al cui interno<br />

l’embrione è “bloccato” nei primi stadi di sviluppo. Queste uova, dette cisti,<br />

sopravvivono all’essiccamento della pozza permanendo nel terreno, lo sviluppo<br />

riprenderà esclusivamente al successivo allagamento. Questo meccanismo<br />

biologico di “resistenza” garantisce la sopravvivenza della specie per generazioni<br />

successive.


FAM. CHIROCEPHALIDAE<br />

Chirocefalus diaphanus<br />

Caratteri identificativi: questa specie può essere lunga fino a 35 mm, l’articolo<br />

prossimale del secondo paio di antenne del maschio è più corto del distale<br />

e provvisto di apofisi clavata, il sacco ovigero di modeste dimensioni e a<br />

forma sub-conica.<br />

Ecologia: colonizza raccolte d’acqua con caratteristiche chimico-fisiche<br />

anche piuttosto diverse (da 1°C a 26°C), la temperatura ottimale di schiusa<br />

delle uova è intorno ai 15 °C. In seguito all’allagamento delle pozze le cisti<br />

schiudono in 5-6 giorni.<br />

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Ordine CLADOCERI<br />

Chiamati più comunemente “pulci d’acqua” questi Crostacei, appena percepibili<br />

ad occhio nudo, sono organismi filtratori fitofagi o detritivori, raramente<br />

predatori, che abitano acque dolci e salmastre. Il corpo è caratterizzato da<br />

un carapace bivalve che racchiude al suo interno le appendici toraciche, la<br />

locomozione è assicurata dal movimento delle antenne. Il capo presenta un<br />

occhio composto dotato di muscoli che ne permettono il movimento.<br />

I Cladoceri sono di fondamentale importanza nella rete alimentare lacustre<br />

rappresentando la fonte di cibo principale per numerose specie di pesci.<br />

Il ciclo vitale di questi organismi è adattato alla vita in ambienti sottoposti a<br />

ciclicità. In assenza di stress ambientali o in ambienti perenni (laghi) la riproduzione<br />

avviene per partenogenesi: la popolazione è costituita esclusivamente<br />

da femmine che generano altre femmine, i primi stadi dello sviluppo avvengono<br />

all’interno di uova che vengono incubate in una tasca dorsale.<br />

In ambienti sottoposti a ciclicità, prima della fase secca si formeranno uova<br />

partenogenetiche che daranno vita a maschi i quali andranno a fecondare altre<br />

uova prodotte dalle femmine. Dopo la fecondazione tali uova vengono avvolte<br />

da un efippio che verrà ancorato al substrato e rappresenta l’organo di resistenza<br />

alle condizioni avverse.


Daphnia chevreuxi - Foto di A. Campanaro<br />

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FAM. DAPHNIIDAE<br />

Daphnia obtusa<br />

Caratteri identificativi: la femmina è lunga 0,7-2,2 mm, corpo ovale, tozzo,<br />

colorazione rossiccia, l’efippio contiene 2 uova ed è posto trasversalmente. Il<br />

margine ventrale del carapace porta una fila di spine e lunghe setole.<br />

L’antennula del maschio porta un lungo flagello.<br />

Ecologia: comune in piccole raccolte d’acqua a carattere temporaneo ove<br />

possono essere osservati maschi e femmine con efippio tra Marzo e Aprile.<br />

Queste specie è generalmente monociclica ed in grado di adattarsi condizioni<br />

ambientali anche molto differenti.


9.1.2. Classe COPEPODI<br />

Da un punto di vista quantitativo i Copepodi sono al primo posto fra i<br />

Crostacei con oltre 14.000 specie conosciute. Rappresentano un elemento<br />

caratterizzante del plancton marino ponendosi quindi alla basa della più<br />

imponente fra le reti alimentari del nostro pianeta. I Copepodi sono anche<br />

bentonici, interstiziali, parassiti e di acque dolci. Il corpo è allungato le<br />

dimensioni vanno dai 0,5 ai 10 mm, la locomozione avviene grazie al movimento<br />

di lunghe antenne.<br />

Il dimorfismo sessuale è molto accentuato e la riproduzione avviene per anfigonia.<br />

Le femmine trasportano le uova all’interno di tipiche sacche ovigere<br />

singole (Ciclopoidi) o doppie (Calanoidi) trattenute nella parte addominale<br />

del corpo.<br />

In acqua <strong>dolce</strong> vengono principalmente rinvenute le fami<strong>gli</strong>e dei Ciclopidi e<br />

dei Diaptomidi. I primi possono essere sia planctonici che bentonici e si<br />

nutrono grazie alla presa diretta del cibo con movimenti raptatori delle proprie<br />

appendici, le specie di piccole dimensioni hanno regime alimentare misto<br />

(fitoplancton, zooplancton), le specie di maggiori dimensioni sono predatrici.<br />

Le forme di resistenza sono rappresentate da copepoditi (fase larvale molto<br />

simile all’adulto) quiescenti.<br />

I Diaptomoidi, appartenenti all’Ordine dei Calanoidi, trascorrono tutto il loro<br />

ciclo vitale nel plancton di laghi, pozze temporanee e acque salmastre. La loro<br />

alimentazione avviene per filtrazione, sono tipicamente fitofagi. Le forme di<br />

resistenza sono rappresentate da uova durature.<br />

Mixodiaptomus kupelwieseri - Foto di A. Campanaro<br />

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9.1.3. Classe OSTRACODI<br />

Questi Crostacei possono vivere pressoché in ogni ambiente acquatico, sono<br />

per lo più bentonici o interstiziali, il corpo è completamente racchiuso all’interno<br />

di un carapace bivalve, il numero di appendici è limitato. Le antenne<br />

hanno funzione sensoriale, ambulacrale, alimentare.<br />

Le valve di questi organismi si sono conservate nei sedimenti a partire dal<br />

Cambiano inferiore e per questo costituiscono importanti fossili guida.<br />

Le specie italiane di acqua <strong>dolce</strong> misurano da 0,4 a 2,5 mm<br />

Gli Ostracodi sono predatori, detritivori-filtratori, erbivori-filtratori, spazzini.


FAM. CYPRIDIDAE<br />

Eucypris virens<br />

Caratteri identificativi: dimensioni di 1,5-2,4 mm. Carapace ellittico in<br />

visione laterale. Margine ventrale delle valve con espansione arrotondata<br />

all’altezza della bocca. Superficie delle valve punteggiata anteriormente, altrimenti<br />

liscia.<br />

Ecologia: specie tipica di pozze temporanee. Le larve appaiono dalla fine di<br />

Febbraio a<strong>gli</strong> inizi di Marzo, la maturità viene raggiunta ad Aprile/Maggio,<br />

subito dopo la deposizione delle uova <strong>gli</strong> animali muoiono. Sia le larve che<br />

<strong>gli</strong> adulti sono resistenti al disseccamento rifugiandosi nel fango. Per il completo<br />

sviluppo delle uova è necessario il disseccamento.<br />

Potamocypris arcuata<br />

Caratteri identificativi: piccole dimensioni (0,5-0,8 mm), valve traslucide,<br />

di colore giallo chiaro spesso con un macchia verde scuro in posizione dorsale;<br />

di forma subovata o subtriangolare. Valve con punteggiature scavate di<br />

forma circolare (la superficie ricorda quella di un “ditale”).<br />

Ecologia: scarse le conoscenze su questa specie. Diffusa in stagni, fossi e<br />

acque temporanee, raramente rinvenuta nei laghi. Specie tipicamente estiva e<br />

di acque pulite. Riproduzione per partenogenesi, quasi sconosciuti i maschi.<br />

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9.2 Subphylum TRACHEATI<br />

Classe INSETTI<br />

Gli insetti vengono anche definiti Esapodi, per la loro caratteristica identificativa<br />

di avere 3 paia di zampe articolate. Sono fra i più antichi abitatori delle<br />

terre emerse, sicuramente la classe più numerosa di tutto il regno animale (2/3<br />

de<strong>gli</strong> organismi viventi) riuscendo a colonizzare qualsiasi ambiente della terraferma<br />

compresi i meno ospitali.<br />

Il corpo è suddiviso in tre regioni: capo, torace, addome.<br />

Capo: in esso si trovano i principali organi di senso: 2 occhi composti, 3 ocelli<br />

e un paio di antenne poste di fronte a<strong>gli</strong> occhi. L’apertura boccale è costituita<br />

da 5 pezzi articolati: il labbro superiore, un paio di mandibole, un paio<br />

di mascelle ed il labbro inferiore. Tale organizzazione di base si è poi modificata<br />

e specializzata in funzione del tipo di alimentazione: per esempio apparati<br />

perforanti-succhiatori nei Culicidi e Tabanidi, apparati lambenti-succhiatori<br />

nei Muscidi, ecc..<br />

Torace: comprende 3 segmenti, pro-, meso- e meta- torace, ciascuno dei quali<br />

porta un paio di zampe, morfologicamente differenziate nei diversi gruppi in<br />

base alla funzione svolta. Si distinguono, così, zampe saltatorie, raptatorie,<br />

fossorie e natatorie. Ne<strong>gli</strong> Insetti pterigoti meso e metatorace sono caratterizzati<br />

dalla presenza di un paio di ali membranose, che si originano da espansioni<br />

del tergo e delle pleure dei metameri. Le ali anteriori possono presentarsi<br />

parzialmente sclerificate (le tegmine de<strong>gli</strong> Ortotteri) o fortemente sclerificate<br />

(le elitre dei Coleotteri che coprono e proteggono le ali posteriori membranose<br />

quando l’animale non è in volo).<br />

L’addome è generalmente costituito da 11 metameri (detti uriti) e ventralmente<br />

a<strong>gli</strong> ultimi si trovano le aperture genitali. L’ultimo metamero può essere<br />

dotato di appendici dette cerci.<br />

Data la rigidità del rivestimento chitinico, l’accrescimento non può essere<br />

continuo, ma procede per mute successive, regolate da ormoni della muta. La<br />

vecchia cuticola, viene parzialmente digerita da enzimi litici e abbandonata<br />

(esuvia) ed è sostituita da una nuova. Prima che la nuova cuticola si indurisca<br />

l’animale può aumentare il volume corporeo.


Il passaggio dalle forme giovanili a quelle adulte, dette immagini, prende il<br />

nome di metamorfosi e può essere più o meno graduale. Si parla di ametabolia<br />

per que<strong>gli</strong> insetti atteri in cui i giovani differiscono da<strong>gli</strong> adulti solo per le<br />

dimensioni; eterometabolia quando si sviluppano neanidi, prive di ali, il cui<br />

passaggio allo stadio di immagine è preceduto da una fase di ninfa, con comparsa<br />

di abbozzi alari. Unica eccezione allo schema neanidi-ninfa-immagine<br />

è rappresentato da<strong>gli</strong> Efemerotteri, che presentano due stadi alati: il primo è<br />

detto subimmagine e successivamente ad una muta ulteriore si trasforma in<br />

immagine (prometabolia).<br />

Nel caso dalla metamorfosi completa (olometabolia), invece, i giovani, detti<br />

larve, si presentano completamente differenti dalle forme adulte e la metamorfosi<br />

si compie attraverso una fase di pupa o crisalide, durante la quale<br />

avviene il cambiamento morfologico.<br />

Gli insetti sono generalmente a sessi separati, e la riproduzione avviene<br />

durante l’accoppiamento, preceduto da segnali ormonali, acustici, comportamentali<br />

e chimici specie-specifici.<br />

Non mancano casi di partenogenesi (Afidi, Fasmidi, Imenotteri), con sviluppo<br />

di progenie maschile aploide (partenogenesi arrenotoca), o femminile<br />

diploide (partenogenesi telitoca) senza intervento della fecondazione.<br />

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58<br />

9.2.1 Ordine EFEMEROTTERI<br />

Gli Efemerotteri sono Insetti a metamorfosi incompleta con larva acquatica.<br />

Il loro nome deriva dalla breve, effimera, vita de<strong>gli</strong> adulti che presentano un<br />

apparato boccale ridotto e inadatto alla nutrizione, per cui l’animale può vivere<br />

anche solo pochi giorni o ore, il tempo strettamente sufficiente per la riproduzione.<br />

Gli adulti sono dotati di due paia di ali membranose, le anteriori molto più<br />

grandi di quelle posteriori, che possono essere anche assenti.<br />

L’addome, de<strong>gli</strong> adulti e delle larve, è costituito da dieci segmenti, l’ultimo<br />

dei quali termina con tre appendici filiformi: due cerci laterali ed un paracerco<br />

centrale.<br />

Nelle larve l’addome è dotato di tracheobranchie usate per la respirazione.<br />

L’apparato boccale è di tipo masticatore-trituratore e le principali fonti di alimentazione<br />

sono detrito vegetale e alghe. Le larve colonizzano tutte le tipologie<br />

di acque dolci e la distribuzione dei diversi taxa è principalmente<br />

influenzata dalla natura del substrato: le forme denominate “piatte” si trovano<br />

in habitat caratterizzati da substrati ciottolosi; le “scavatrici”, con corpi<br />

affusolati e zampe robuste, preferiscono i substrati più sottili e molli nei quali<br />

vivono scavando gallerie; le specie “nuotatrici” hanno corpi agili; le “marciatrici”<br />

vivono strisciando sul fondo o sulla vegetazione acquatica.<br />

La riproduzione è anfigonica con accoppiamento fuori dall’acqua, spesso in<br />

volo. Le uova vengono deposte alla superficie dell’acqua e aderiscono a substrati<br />

sommersi. Lo sviluppo embrionale si compie in poche settimane, mentre<br />

lo sviluppo larvale richiede un numero elevato di mute (oltre 20 per<br />

Cloëon dipterum). Lo farfallamento può avvenire sulla superficie dell’acqua,<br />

subito al di sotto di essa o su substrati emergenti.<br />

Le larve de<strong>gli</strong> Efemerotteri mostrano particolari esigenze ecologiche rispetto<br />

alla qualità dell’acqua, alcuni generi risultando più esigenti di altri, caratteristica<br />

che li rende buoni indicatori biologici.


FAM. CAENIDAE<br />

Caenis luctuosa<br />

Caratteri identificativi: larve lunghe 4-9 mm, facilmente riconoscibili per la<br />

presenza di due grandi lamelle tracheali dorsali che ricoprono le altre, più sottili,<br />

e per la presenza di corti peli simili a spine nei cerci.<br />

Ecologia: predilige substrati ghiaioso-sabbiosi o limosi. È diffusa in tutta<br />

<strong>It</strong>alia e colonizza tutti <strong>gli</strong> ambienti d’acqua <strong>dolce</strong>.<br />

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9.2.2 Ordine ODONATI<br />

Gli Odonati, o Libellule, sono insetti con larve acquatiche (emimetaboli).<br />

Gli adulti sono ottimi volatori, predatori, presentano spesso colori vivaci. Il<br />

capo è ben sviluppato, con grandi occhi composti, apparato boccale masticatore<br />

e corte antenne. Il torace è fortemente sviluppato per alloggiare i muscoli<br />

del volo, le ali sono membranose. L’addome è sottile e allungato.<br />

La riproduzione è anfigonica e l’accoppiamento è preceduto da un volo nuziale<br />

durante il quale i partner entrano in contatto: il maschio produce delle spermateche<br />

all’altezza del II segmento addominale e blocca la testa della femmina<br />

con apposite appendici specie-specifiche posizionate nell’ultimo segmento<br />

addominale. La coppia assume una particolare forma a cuore e la fecondazione<br />

avviene attraverso l’inserimento delle spermateche nel IX segmento<br />

addominale della femmina. I cicli vitali possono presentare una generazione<br />

all’anno (univoltini), una generazione ogni due o più anni (semivoltini) o due<br />

generazioni all’anno (bivoltini).<br />

La deposizione avviene in ambiente acquatico e lo sviluppo può essere bloccato<br />

da periodi di diapausa se le condizioni ambientali diventano sfavorevoli.<br />

Lo sfarfallamento ad adulto richiede numerose mute (9-16), l’ultima delle<br />

quali può durare anche diversi giorni. La larva si porta fuori dall’acqua, la<br />

cuticola larvale si rompe in corrispondenza del torace e ne fuoriesce l’adulto,<br />

che rimane sull’esuvia finché non si sono induriti i nuovi tessuti.<br />

Le larve, come già accennato, sono acquatiche e, come <strong>gli</strong> adulti, abili predatori.<br />

L’apparato boccale è altamente specializzato e modificato a formare una<br />

struttura estroflettibile detta “maschera. Forma e numero di setole presenti sui<br />

diversi articoli che compongono la maschera sono importanti elementi di<br />

identificazione tassonomica.<br />

La forma dell’addome porta alla distinzione de<strong>gli</strong> Odonati in due sottordini:<br />

Zigotteri ed Anisotteri.<br />

Gli Zigotteri hanno uriti a sezione circolare, addome sottile e allungato, terminante<br />

con tre appendici: una dorsale mediana (epiprocto) e due ventrali<br />

(paraprocti), ciascuna delle quali porta una lamella respiratoria.


Ne<strong>gli</strong> Anisotteri l’addome assume una forma ovoidale, <strong>gli</strong> uriti sono appiattiti<br />

dorso-ventralmente e, in particolare quelli posteriori, possono presentare<br />

spine dorsali o laterali, protuberanze rigide ed appuntite. Epiprocto e paraprocti<br />

sono ridotti a robuste spine triangolari e ad essi si aggiungono due cerci<br />

spiniformi. Nel complesso tali appendici vanno a formare la piramide caudale,<br />

dotata di setole piliformi per la respirazione, ed usata anche per effettuare<br />

rapidi spostamenti espellendo acqua.<br />

Larva di Odonato anisottero - Foto di A. Campanaro<br />

Le larve si trovano principalmente in ambienti lentici, ma non mancano le<br />

specie esclusive di acque correnti. Lungo i corsi d’acqua, poi, <strong>gli</strong> Odonati possono<br />

colonizzare le zone con minor corrente.<br />

Ne<strong>gli</strong> ambienti acquatici dell’Oasi Castel di Guido è stata riscontrata la presenza<br />

di due fami<strong>gli</strong>e: Libellulidae (sottordine Anisotteri) e Coenagrionidae<br />

(sottordine Zigotteri).<br />

La prima rappresenta, tra <strong>gli</strong> Anisotteri, la fami<strong>gli</strong>a con maggior numero di<br />

specie in <strong>It</strong>alia. Carattere identificativo della fami<strong>gli</strong>a è la maschera concava<br />

con premento e palpi dotati di setole nelle larve. Colonizzano principalmente<br />

ambienti lentici, anche temporanei, grazie a rapidi tempi di sviluppo.<br />

All’intero dei Libellulidae le larve si possono distinguere morfologicamente<br />

in due tipi:<br />

1. larve con testa grande, occhi piccoli spostati in avanti, zampe corte e robu-<br />

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62<br />

ste; il corpo è ricoperto di sottili setole che raccolgono particelle di detrito,<br />

permettendo all’animale di mimetizzarsi nel sedimento del fondo nel<br />

quale si nascondono (es. Libellula e Orthetrum).<br />

2. larve di piccole dimensioni, con grandi occhi, zampe lunghe e sottili, che<br />

vivono tra la vegetazione o comunque non infossate nei sedimenti (es.<br />

Crocothemis, Tarnetrum, Sympetrum).<br />

I Coenagrionidae sono una grande fami<strong>gli</strong>a, presente in <strong>It</strong>alia con 8 generi. Le<br />

larve si identificano osservando le antenne con il primo articolo corto, il pronoto<br />

senza tubercoli ed il primo articolo dei palpi con una fila di setole. Le<br />

larve presentano uno sviluppo larvale lento, che però può essere interrotto da<br />

diapausa.


FAM. COENAGRIONIDAE<br />

Ischnura elegans<br />

Caratteri identificativi: le larve, lunghe circa 2 cm, hanno spine sul margine<br />

inferiore de<strong>gli</strong> occhi, tempie tondeggianti e lamelle branchiali lunghe più<br />

di 5 volte il X urite. Le lamelle branchiali sono sottili e appuntite, le venature<br />

sono pezzate chiare e scure. Gli adulti misurano 31-33 mm, addome nero<br />

bronzeo con VIII segmento azzurro nel maschio e grigio verdastro nella femmina,<br />

torace della femmina di colorazione variabile dal rosa al violetto al<br />

rosso arancio.<br />

Ecologia: le larve vivono in acque stagnanti, anche temporanee; non hanno<br />

uno sviluppo sincronizzato, perciò è possibile trovarle durante tutto l’anno, in<br />

diverse fasi di sviluppo. E’ una delle libellule più comuni, il periodo di volo<br />

dell’adulto è da inizio maggio a fine settembre e frequenta la vegetazione circostante<br />

<strong>gli</strong> ambienti acquatici, canneti e prati acquitrinosi. Le femmine<br />

depongono le loro uova da sole nel tardo pomeriggio, sostando su piante<br />

natanti.<br />

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64<br />

FAM. COENAGRIONIDAE<br />

Coenagrion scitulum<br />

Caratteri identificativi: adulto di piccole dimensioni (22-25 mm), faccia<br />

chiara con macchie nere, torace dorsalmente nero con due strisce e lati chiari.<br />

Addome del maschio azzurro con disegni neri, addome della femmina<br />

azzurro con bande dorsali nere alla base dei segmenti dal III al IX.<br />

Ecologia: larve acquatiche presenti in acque correnti e stagnanti ricche in<br />

vegetazione (soprattutto Myriophyllum), <strong>gli</strong> adulti generalmente volano dalla<br />

fine di Maggio sino a Settembre. Specie relativamente poco comune ed identificata<br />

come “vulnerabile”.


FAM. LIBELLULIDAE<br />

Orthetrum brunneum<br />

Caratteri identificativi: larve lunghe 1,5-3 cm, hanno occhi piccoli e tempie<br />

voluminose. L’VIII urite non presenta mai spina dorsale. Il corpo è ricoperto<br />

da sottili setole spesso ricoperte di detrito. Adulto lungo 41-45 mm,<br />

struttura del corpo massiccia di colore marrone olivastro. Nei maschi sessualmente<br />

maturi la colorazione diventa di un azzurro intenso.<br />

Ecologia: le larve si sviluppano in ruscelli a corrente lenta, fossi, canali, stagni<br />

e paludi in ogni caso in ambienti permanenti, dove vivono infossate nel<br />

limo per 2-3 anni. Gli adulti volano da Giugno a metà Settembre è facile<br />

osservarli in riposo su sponde nude e rocciose esposte al sole.<br />

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FAM. LIBELLULIDAE<br />

Crocothemis erythraea<br />

Caratteri identificativi: larve lunghe circa 2 cm, presentano occhi molto<br />

grandi e uriti privi di spine dorsali. Osservando la larva ventralmente, al centro<br />

del metasterno sono visibili delle setole. Gli adulti non sessualmente maturi<br />

hanno colorazione bruno giallastra che vira al rosso intenso nel maschio<br />

maturo. Le ali hanno venature nere e un’evidente macchia gialla nelle posteriori.<br />

La lunghezza del corpo è di 33-44 mm.<br />

Ecologia: unica specie italiana, le larve si sviluppano in acque stagnanti e tollerano<br />

anche discreti livelli di eutrofia. E’ possibile osservare <strong>gli</strong> adulti da<br />

Aprile a metà Novembre.


FAM. LIBELLULIDAE<br />

Sympetrum sanguineum<br />

Caratteri identificativi: larve lunghe 1-2 cm, con occhi grandi e lunghe<br />

spine laterali sui segmenti 8 e 9, <strong>gli</strong> adulti sono lunghi 34-36 mm, zampe nere,<br />

addome del maschio rosso, femmina di colore giallo-bruno con macchie nere<br />

sul capo. Le ali trasparenti hanno una piccola macchia gialla alla base.<br />

Ecologia: le larve vivono fra le piante acquatiche di stagni, laghi, paludi, torbiere.<br />

Il rapido sviluppo e la possibilità di avere diapausa embrionale permettono<br />

la colonizzazione anche di ambienti astatici. Gli adulti volano da fine<br />

Giugno ad Ottobre dove è possibile osservarli posati su canne o rami.<br />

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68<br />

9.2.3 Ordine ETEROTTERI<br />

Questi Insetti sono caratterizzati da un apparato boccale succhiatore perforante<br />

assai robusto e dalle ali anteriori trasformate in emielitre (cioè rinforzate<br />

nella parte basale, membranose nella parte distale).<br />

Il regime alimentare de<strong>gli</strong> Eterotteri è molto vario, ma le specie acquatiche<br />

sono soprattutto predatrici (di altri insetti, delle loro uova, di acari, ragni, crostacei).<br />

La locomozione nell’ambiente acquatico è garantita da due differenti adattamenti:<br />

ne<strong>gli</strong> Eterotteri “Gerromorfi”, il V segmento della zampa, il tarso, è<br />

dotato di un rigonfiamento idrofugo che permette loro di “correre” o “pattinare”<br />

sull’acqua; <strong>gli</strong> Eterotteri “Nepomorfi”, invece, vivono dentro l’acqua e<br />

nuotano attivamente grazie a zampe natatorie. Quest’ultimo gruppo presenta<br />

antenne molto brevi che vengono tenute nascoste in una nicchia in prossimità<br />

de<strong>gli</strong> occhi per rendere ancor più idrodinamica la forma del corpo.<br />

Anche le modalità di respirazione sono differenti nei due gruppi. La respirazione<br />

dei Gerromorfi è del tutto simile a quella de<strong>gli</strong> Eterotteri terrestri, essi<br />

infatti assumono direttamente l’ossigeno dall’aria atmosferica per mezzo del<br />

sistema tracheale. I Nepomorfi riescono a captare l’aria atmosferica, attraverso<br />

il capo, l’addome, il pronoto, oppure attraverso un apposito sifone come<br />

nel caso dei Nepidi. L’aria può essere trattenuta in appositi serbatoi rappresentati<br />

da regioni del corpo ricoperte da speciali peli idrofughi.<br />

Gli Eterotteri sono Insetti a metamorfosi incompleta, le femmine incollano le<br />

uova su piante acquatiche, pietre o detrito; in seguito all’incubazione (che può<br />

durare da 12 a 70 giorni) schiude una neanide la cui forma assomi<strong>gli</strong>a a quella<br />

di un adulto attero. L’accoppiamento dei Gerromorfi avviene sulla superficie<br />

dell’acqua, l’accoppiamento dei Nepomorfi dentro l’acqua.<br />

Il regime alimentare de<strong>gli</strong> Eterotteri è molto vario, ma le specie acquatiche<br />

sono soprattutto predatrici (di altri insetti, delle loro uova, di acari, ragni, crostacei).<br />

La locomozione nell’ambiente acquatico è garantita da due differenti adattamenti:<br />

ne<strong>gli</strong> Eterotteri “Gerromorfi”, il quinto segmento della zampa, il tarso,<br />

è dotato di un rigonfiamento idrofugo che permette loro di “correre” o “pattinare”<br />

sull’acqua; <strong>gli</strong> Eterotteri “Nepomorfi”, invece, vivono dentro l’acqua e<br />

nuotano attivamente grazie a zampe natatorie. Quest’ultimo gruppo presenta<br />

antenne molto brevi che vengono tenute nascoste in una nicchia in prossimità<br />

de<strong>gli</strong> occhi per rendere ancor più idrodinamica la forma del corpo.<br />

Anche le modalità di respirazione sono differenti nei due gruppi. La respira-


zione dei Gerromorfi è del tutto simile a quella de<strong>gli</strong> Eterotteri terrestri, essi<br />

infatti assumono direttamente l’ossigeno dall’aria atmosferica per mezzo del<br />

sistema tracheale. I Nepomorfi riescono a captare l’aria atmosferica, attraverso<br />

il capo, l’addome, il pronoto, oppure attraverso un apposito sifone come<br />

nel caso dei Nepidi. L’aria può essere trattenuta in appositi serbatoi rappresentati<br />

da regioni del corpo ricoperte da speciali peli idrofughi.<br />

Gli Eterotteri sono insetti a metamorfosi incompleta, le femmine incollano le<br />

uova su piante acquatiche, pietre o detrito; in seguito all’incubazione (che può<br />

durare da 12 a 70 giorni) schiude una neanide la cui forma assomi<strong>gli</strong>a a quella<br />

di un adulto attero. L’accoppiamento dei Gerromorfi avviene sulla superficie<br />

dell’acqua, l’accoppiamento dei Nepomorfi dentro l’acqua.<br />

Corixa sp. - Foto di A. Campanaro<br />

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FAM. NOTONECTIDAE<br />

Anispos sardeus<br />

Caratteri identificativi: corpo allungato e fusiforme, breve rostro, zampe<br />

anteriori adattate a trattenere la preda, occhi molto grandi. Dimorfismo sessuale:<br />

il capo del maschio è provvisto di un prolungamento della fronte molto<br />

accentuato, il maschio è provvisto di un organo stridulante caratteristico alla<br />

base della tibia anteriore.<br />

Ecologia: vive nelle acque dolci di stagni, laghi e risorgive con vegetazione<br />

acquatica, caccia piccoli crostacei e larve di insetti soprattutto nelle acque<br />

profonde. Esce dall’acqua solo all’imbrunire. Sverna nello stadio adulto.


FAM. NOTONECTIDAE<br />

Notonecta viridis<br />

Caratteri identificativi: corpo fusiforme ed idrodinamico, occhi molto grandi,<br />

primo e secondo paio di zampe utilizzati per trattenere la preda oltre che<br />

per mantenere l’animale ancorato al substrato, zampe posteriori utilizzate<br />

come remi, la “pala” è costituita da mi<strong>gli</strong>aia di peli.<br />

Ecologia: questa specie abita acque limpide ricche di vegetazione, è un abile<br />

predatore di altri artropodi, vola frequentemente nelle ore diurne. Lo svernamento<br />

avviene nello stadio adulto, l’ovideposizione inizia verso la fine di<br />

marzo e si protrae fino all’estate; le uova vengono deposte su steli di piante<br />

acquatiche.<br />

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FAM. GERRIDAE<br />

Gerris thoracicus<br />

Caratteri identificativi: adulto lungo 9-11 mm, corpo affusolato, zampe<br />

medie e posteriori filiformi e molto lunghe, antenne lunghe. Colorazione fuliginea,<br />

lobo posteriore del pronoto di colore giallo.<br />

Ecologia: tipici eterotteri pattinatori, vivono sulla superficie dell’acqua sulla<br />

quale si spostano velocemente con un movimento sincrono delle zampe i cui<br />

tarsi sono pelosi e impregnati di olio. Si nutrono di insetti terrestri che cadono<br />

in acqua e che catturano grazie al primo paio di zampe. Vivono generalmente<br />

in sciami formati da un elevato numero di individui.In primavera avviene<br />

la deposizione delle uova; lo svernamento de<strong>gli</strong> adulti avviene in prossimità<br />

dell’acqua.


9.2.4 Ordine COLEOTTERI<br />

I Coleotteri sono il gruppo animale con il più elevato numero di specie: oltre<br />

35.000. Sono Insetti essenzialmente terrestri, distribuiti su tutto il pianeta dai<br />

deserti alle regioni artiche o antartiche.<br />

L’apparato boccale è di tipo masticatore, la metamorfosi è completa, la<br />

morfologia della larva è estremamente variabile a seconda della specie e della<br />

nicchia ecologica occupata. Le ali anteriori dei Coleotteri hanno perso ogni<br />

funzione relativa al volo trasformandosi in astucci rigidi detti elitre; sono<br />

caratterizzati da un esoscheletro robusto. Forma, colorazione e dimensioni<br />

sono estremamente variabili. Vivono sul suolo, dentro il suolo, su<strong>gli</strong> alberi,<br />

sui fiori, sulle fo<strong>gli</strong>e, dentro il legno, nei funghi, nelle pozze di sco<strong>gli</strong>era.<br />

Sono erbivori, detritivori, predatori, parassiti, saprofagi e coprofagi.<br />

Numerose sono le specie acquatiche di Coleotteri. A Castel Di Guido sono<br />

state rinvenute le seguenti fami<strong>gli</strong>e: Idrofilidi, Ditiscidi, Girinidi, Driopidi,<br />

Scirtidi.<br />

I Ditiscidi comprendono numerose specie, oltre 200 solo in <strong>It</strong>alia, sono comuni<br />

in ogni corso d’acqua, sono abili nuotatori, grazie alla morfologia del terzo<br />

paio di zampe, e predatori di altri organismi acquatici sia da adulti che da<br />

larve. Le larve assumono l’aria atmosferica attraverso uno speciale sifone<br />

addominale; <strong>gli</strong> adulti, invece, respirano l’aria atmosferica accumulata in una<br />

particolare tasca fra le elitre e l’addome. L’aria viene rinnovata facendo sporgere<br />

dall’acqua la parte terminale dell’addome.<br />

I Girinidi hanno piccole dimensioni, sono anch’essi predatori e nuotano sulla<br />

superficie di acque calme compiendo caratteristici “cerchi” ad elevata velocità.<br />

I loro occhi sono divisi in due parti per permettere la visione contemporaneamente<br />

al di sopra e al di sotto della superficie dell’acqua.<br />

Gli Idrofilidi non hanno adattamenti tipici per la vita acquatica, sono numerose<br />

specie e per la maggior parte erbivore. Anche <strong>gli</strong> Idrofilidi adulti respirano<br />

una riserva d’aria che però è trattenuta sia sotto le elitre che ventralmente<br />

sulla superficie del corpo; il “cambio d’aria” avviene facendo sporgere verso<br />

l’atmosfera il capo, in particolare l’estremità delle antenne. Durante la deposizione<br />

delle uova la femmina costruisce nidi di seta, comunicanti con l’esterno<br />

tramite un tubo, e li aggancia su piante acquatiche.<br />

Le larve de<strong>gli</strong> Idrofilidi sono predatrici.<br />

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I Driopidi sono coleotteri dalle dimensioni molto ridotte (meno di 5 mm),<br />

hanno il corpo rivestito di peli idrofughi e antenne molto corte e robuste; si<br />

spostano dentro l’ambiente acquatico non “nuotando” ma “camminando”<br />

sulle macrofite. Le larve si nutrono di legno marcescente e fo<strong>gli</strong>e morte (nel<br />

primo caso scavano gallerie).


FAM. DYTISCIDAE<br />

Hygrotus sp.<br />

Caratteri identificativi: adulto caratterizzato da corpo ovale, glabro, lungo<br />

circa 3 mm. Di colore giallastro, elitre con base, sutura e quattro bande longitudinali<br />

nere. Testa finemente e densamente punteggiata, pronoto ed elitre con<br />

punti grandi e piccoli.<br />

Ecologia: frequenta acque limpide, spesso correnti, di fiumi e canali.<br />

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FAM. DYTISCIDAE<br />

Dytiscus sp.<br />

Caratteri identificativi: larve con capsula cefalica con macule oculari membranose,<br />

corpo dritto, ultimo segmento addominale molto allungato e con lunghe<br />

frange di setole. Adulto di grandi dimensioni (30-40 mm), metatibia più<br />

lunga che larga, sperone esterno sottile.<br />

Ecologia: vive in acque stagnanti e ricche di vegetazione, l’adulto è un ottimo<br />

volatore.


FAM. DYTISCIDAE<br />

Laccophilus sp.<br />

Caratteri identificativi: larve senza corno frontale, antenne con estremità<br />

biramata, lunghe setole temporali. Adulto lungo 3.5-5 mm, corpo glabro, scutello<br />

non visibile, elitre translucide.<br />

Ecologia: colonizza acque correnti o stagnanti, dolci o salmastre, stagni<br />

profondi e canali.<br />

Eretes sp.<br />

Caratteri identificativi: adulto lungo 10-17 mm, corpo ovale, poco convesso.<br />

Dorso giallastro, testa e pronoto con macchie scure, elitre con sutura e<br />

margini chiari e fascia ondulata nerastra.<br />

Ecologia: colonizza acque stagnanti, dolci o salmastre.<br />

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FAM. GYRINIDAE<br />

Gyrinus sp.<br />

Caratteri identificativi: adulto lungo 3-7,5 mm, corpo convesso, nero, occhi<br />

divisi che permettono la visione aerea e subacquea mentre l’animale si muove<br />

sulla superficie dell’acqua. Zampe anteriori raptatorie, le rimanenti modificate<br />

a palette natatorie. Addome di 8 segmenti, <strong>gli</strong> ultimi spesso sporgenti dalle<br />

elitre.<br />

Ecologia: popola pozze, stagni, acque calme dei fiumi. L’adulto vive prevalentemente<br />

sulla superficie dell’acqua, ma può immergersi, è anche un ottimo<br />

volatore.


FAM. HELOPHORIDAE<br />

Helophorus sp.<br />

Caratteri identificativi: adulto lungo 2-9 mm, corpo allungato, di colore<br />

giallastro, spesso con riflessi metallici o iridescenti. Pronoto caratteristico,<br />

con 5 solchi verticali. Elitre con 10 serie di punti marcati e regolarmente allineati.<br />

Non sono adattati al nuoto, ma si spostano deambulando.<br />

Ecologia: prediligono acque stagnanti, anche temporanee, o quelle debolmente<br />

correnti, preferibilmente ricche in vegetazione acquatica di cui si<br />

nutrono. Unico genere della Fami<strong>gli</strong>a presente in <strong>It</strong>alia.<br />

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FAM. HYDROPHILIDAE<br />

Helochares sp.<br />

Caratteri identificativi: larve con antenna biramata, zampe lunghe, clipeo<br />

con 6 denti diseguali. Adulto lungo 4-6 mm, corpo allungato, convesso. Dorso<br />

finemente puntato, antenne di 9 articoli, più corte dei palpi mascellari. Elitre<br />

con 2-3 linee a punteggiatura più forte del resto del dorso. Zampe raptatorie<br />

non specializzate per il nuoto.<br />

Ecologia: frequenta acque stagnanti, limpide, ricche di vegetazione, dolci o<br />

salmastre, anche in fossi o nelle anse tranquille dei fiumi. La specie vive preferibilmente<br />

sul fondo camminando tra il fango o arrampicandosi sulle piante.<br />

Berosus sp.<br />

Caratteri identificativi: adulto lungo 4-6 mm, elitre di colore bruno-giallastro,<br />

due macchie sul pronoto, capo e scutello scuri. Antenne di 7 articoli, elitre<br />

con 10 strie. Tibie del secondo e terzo paio di zampe dotate di lunghe setole<br />

natatorie.<br />

Ecologia: predilige acque dolci e salmastre, stagni e pozze ricchi di vegetazione,<br />

ruscelli calmi. La specie è una buona nuotatrice.


9.2.5 Ordine DITTERI<br />

Mosche e zanzare sono fra <strong>gli</strong> Insetti più conosciuti, e forse temuti, dall’uomo;<br />

il nome scientifico dell’ordine che le raggruppa è Ditteri, che vuol dire<br />

insetti con due ali. Questi organismi infatti sono caratterizzati dall’avere solo<br />

due ali chiaramente visibili a occhio nudo, membranose e adatte per il volo,<br />

mentre le altre due sono trasformate in organi di equilibrio detti “bilancieri”.<br />

Sono insetti a metamorfosi completa: dall’uovo schiude una larva vermiforme<br />

le cui abitudini di vita e regime alimentare sono completamente diversi da<br />

quelli dell’insetto adulto. La metamorfosi avviene all’interno di una pupa.<br />

Oltre 100.000 sono le specie conosciute e molto diversi <strong>gli</strong> adattamenti, l’ecologia<br />

e <strong>gli</strong> habitat occupati da gruppo a gruppo.<br />

A Castel di Guido sono stati rinvenute le fasi larvali di specie appartenenti alle<br />

seguenti fami<strong>gli</strong>e: Culicidi, Chironomidi, Ceratopogonidi, Straziomidi.<br />

I Culicidi, o zanzare, sono ditteri esili, dalle lunghe zampe e con apparato<br />

boccale costruito in modo da pungere tessuti di vertebrati e succhiare il loro<br />

sangue che, ricco di proteine, permetterà il corretto sviluppo delle uova nelle<br />

femmine. I maschi si nutrono di nettare e altri fluidi vegetali. Le larve di zanzara<br />

possono popolare stagni, laghi, fonti, sorgenti, paludi, estuari, persino<br />

pozze di sco<strong>gli</strong>era o ascelle di fo<strong>gli</strong>e di piante epifite. Respirano aria atmosferica<br />

attraverso un apposito sifone che viene posizionato in corrispondenza<br />

dall’interfaccia aria-acqua, speciali peli permettono il galleggiamento della<br />

larva a pelo d’acqua. L’adulto sfarfalla direttamente nell’ambiente aereo da<br />

una pupa anch’essa galleggiante.<br />

I Chironomidi, o moscerini, si osservano di consueto raggruppati in grandi<br />

sciami nei pressi di corsi d’acqua. Allo stadio larvale alcune specie possono<br />

essere rinvenute anche in acque anossiche o sulfuree dove riescono a sfruttare<br />

anche piccolissime concentrazioni di ossigeno disciolto grazie ad un tipo di<br />

emoglobina che conferisce loro una colorazione rossa. Per molte specie la vita<br />

allo stadio adulto è brevissima.<br />

I Ceratopogonidi hanno dimensioni molto ridotte (al massimo 5 mm), <strong>gli</strong><br />

adulti hanno abitudini diurne, i maschi si cibano di liquidi zuccherini, le femmine<br />

di sangue procurando punture molto fastidiosa. Unica fami<strong>gli</strong>a di ditteri<br />

a presentare tipi larvali nettamente differenziati; le larve vivono nelle paludi<br />

e nei fossi ricchi di sostanza organica, in alcune specie vivono nel terreno.<br />

Nome comune serapiche.<br />

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Gli Straziomidi sono ditteri vivacemente colorati, di dimensioni piccole o<br />

medie, le cui larve popolano ambienti molto diversi: corsi d’acqua, lettiera,<br />

materia organica in decomposizione, muschi, fango. Gli adulti si nutrono del<br />

nettare e del polline dei fiori.


FAM. CULICIDAE<br />

Aedes rusticus<br />

Caratteri identificativi: la larva presenta un sifone respiratorio sul quale è<br />

presente una fila longitudinale di spine, chiamata pettine. Al di sopra di esso<br />

è presente un ciuffo di setole.<br />

Ecologia: è una specie tipica della macchia mediterranea e presente in boschi<br />

mesofili. In genere compie un’unica generazione all’anno, il ciclo larvale inizia<br />

in pieno inverno, normalmente in pozze temporanee ombreggiate e ricche<br />

di vegetazione. La popolazione imaginale compare in tarda primavera, in<br />

genere entro lu<strong>gli</strong>o. È una specie diurna, generalista, che punge uomo e animali.<br />

L’attività di puntura si compie in aree protette dalla macchia e in prossimità<br />

dei focolai larvali.<br />

La larva è detritivora e si nutre sul fondo.<br />

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84<br />

10. PHYLUM: MOLLUSCA<br />

Nel Regno Animale il phylum dei Molluschi è quello che, preceduto solamente<br />

da<strong>gli</strong> Artropodi, si presenta col maggior numero di specie (circa 100.000,<br />

di cui 35.000 fossili) e con più ampia diffusione. I Molluschi colonizzano tutti<br />

<strong>gli</strong> ambienti acquatici e si sono adattati anche alla vita terrestre. Ad una così<br />

ampia radiazione adattativa corrisponde un’altrettanto diversificata varietà di<br />

forme. Pur mantenendo all’interno del phylum una comune organizzazione<br />

corporea.<br />

Schematicamente si può evidenziare una regione cefalica, spesso organizzata<br />

in un vero capo, con tentacoli, occhi e bocca; una regione ventrale, il piede,<br />

che grazie ad una ben sviluppata muscolatura permette il movimento.<br />

Dorsalmente al piede è la massa dei visceri; il mantello, o pallio, è il tegumento<br />

che riveste la massa dei visceri e che secerne il carbonato di calcio, costituente<br />

principale della conchi<strong>gli</strong>a; la cavità del mantello, o palleale, origina da<br />

pliche postero-laterali del mantello e al suo interno possono essere situate le<br />

branchie, le aperture de<strong>gli</strong> apparati riproduttore, escretore e l’ano; la radula,<br />

organo localizzato nell’apparato boccale è costituita da dentelli cornei che<br />

permettono di raschiare il substrato per racco<strong>gli</strong>ere il cibo; la conchi<strong>gli</strong>a, prodotta<br />

dal mantello è costituita da tre strati.<br />

Sono organismi ermafroditi o a sessi separati; la fecondazione può essere<br />

esterna o interna; lo sviluppo può essere diretto o indiretto, con larva planctonica<br />

che può assumere diverse forme.<br />

Il phylum è organizzato in otto classi: Caudofoveati, Solenogastri, Bivalvi,<br />

Gasteropodi, Monoplacofori, Poliplacofori, Scafopodi, Cefalopodi.


10.1. Classe GASTEROPODI<br />

All’interno del phylum dei Molluschi, la classe dei gasteropodi è quella che<br />

ha subito la più ampia radiazione adattativa, che li ha portati a colonizzare<br />

ambienti marini, d’acqua <strong>dolce</strong> e terrestri. Costituiscono anche la classe più<br />

abbondante di molluschi, con oltre 35.000 specie viventi descritte. Si distinguono<br />

tre sottoclassi: Prosobranchi, Opistobranchi e Polmonati.<br />

L’organizzazione corporea dei gasteropodi ha subito, nel corso della loro storia<br />

evolutiva, profonde modificazioni, tra queste una rotazione di 180° in<br />

senso antiorario del sacco viscerale e la spiralizzazione. Quest’ultimo è un<br />

processo che ha portato all’organizzazione dei visceri e della conchi<strong>gli</strong>a in<br />

spire che si avvolgono attorno ad un asse centrale detto columnella.<br />

L’accrescimento dell’organismo è accompagnato dallo sviluppo di nuove<br />

spire che si allontano dall’apice, che rappresenta la conchi<strong>gli</strong>a larvale (protoconca).<br />

I Polmonati sono <strong>gli</strong> unici rappresentanti dei Gasteropodi che sono riusciti a<br />

colonizzare <strong>gli</strong> ambienti terrestri, ne sono un esempio le lumache; alcuni sono<br />

poi tornati secondariamente alla vita acquatica.<br />

La caratteristica principale dei polmonati è quella di avere una cavità palleale<br />

chiusa e priva di branchie, fortemente vascolarizzata per permettere la<br />

respirazione aerea. Il piede non è fornito di opercolo. La fase larvale planctonica<br />

è soppressa.<br />

Vivono principalmente in acque superficiali e si distinguono due ordini: <strong>gli</strong><br />

Stilommatofori, terrestri, ed i Basommatofori, con forme sia acquatiche che<br />

terrestri.<br />

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FAM. PHYSIDAE<br />

Phisa sp.<br />

Caratteri identificativi: specie lunga 8-17 mm, mostra avvolgimento irregolare,<br />

con 3-5 giri, l’ultimo molto grande. La conchi<strong>gli</strong>a è sinistrorsa, ovoide,<br />

l’ opercolo è assente. L’apertura è alta e occupa circa i 2/3 dell’altezza totale<br />

della conchi<strong>gli</strong>a. Il mantello presenta espansioni digitiformi, ripiegate sulla<br />

conchi<strong>gli</strong>a, utilizzate per la respirazione in sostituzione delle branchie.<br />

Ecologia: colonizza preferibilmente acque ferme o debolmente correnti quali<br />

stagni, fossi; è frequente tra le macrofite acquatiche. Tollerante all’inquinamento.<br />

Specie erbivora, si nutre principalmente di alghe. È ospite intermedio<br />

di alcuni Platelminti Trematodi (Cotylurus flabelliformis e Echinostoma revolutum)<br />

parassiti di uccelli.


10.2. Classe BIVALVI<br />

A questa classe appartengono Molluschi esclusivamente acquatici e principalmente<br />

marini. Poche fami<strong>gli</strong>e hanno colonizzato <strong>gli</strong> ambienti dulciacquicoli.<br />

La conchi<strong>gli</strong>a è composta da due valve, una destra ed una sinistra collegate da<br />

un legamento elastico dorsale che tende a divaricare le due metà. Il tratto di<br />

articolazione tra le due valve è detto cerniera e lateralmente ad essa è visibile<br />

un rilievo detto umbone, che rappresenta le valve giovanili. La cerniera è<br />

costituita da dentelli e lamelle che si incastrano quando la conchi<strong>gli</strong>a si chiude.<br />

Tale movimento è reso possibile dalla contrazione di muscoli adduttori,<br />

che si inseriscono all’interno delle valve stesse.<br />

Le valve racchiudono il sacco dei visceri ed il piede. Il mantello riveste internamente<br />

la conchi<strong>gli</strong>a e si distinguono i lobi e due grandi lamine branchiali,<br />

utilizzate sia per la respirazione che per l’alimentazione. I lobi possono essere<br />

liberi o saldati a formare due sifoni (uno inalante ed uno esalante), utilizzati<br />

per la circolazione dell’acqua. Si crea così una corrente che indirizza l’acqua<br />

alle branchie, le quali filtrano il materiale organico in sospensione,<br />

sospinto poi da ci<strong>gli</strong>a fino alla bocca. Sono dunque filtratori e si nutrono principalmente<br />

di fitoplancton. Tale alimentazione rende superflua la presenza<br />

della radula presente nei Gasteropodi e che qui difatti scompare. I bivalvi<br />

sono generalmente animali fossori, tipici quindi di ambienti caratterizzati da<br />

fondi sabbiosi o fangosi ed il piede non è più utilizzato per la locomozione,<br />

ma diviene un organo scavatore. Alcuni gruppi, tra cui i Mitili che comprendono<br />

anche le più note cozze, si sono invece specializzati per vivere attaccati<br />

ad un substrato duro attraverso la produzione del bisso, sostanza secreta da<br />

una ghiandola posta alla base del piede. Altri (es. Pecten) vivono adagiati sul<br />

fondo e si spostano grazie a rapide chiusura delle valve, attraverso un movimento<br />

a reazione per espulsione dell’acqua dalla cavità palleale.<br />

I bivalvi sono generalmente a sessi separati, ma non mancano i casi di ermafroditismo;<br />

la fecondazione avviene nell’acqua circostante o nella cavità palleale.<br />

In alcuni casi, ad esempio ne<strong>gli</strong> Sphaeridae e ne<strong>gli</strong> Unionidae, le uova<br />

vengono incubate fra le branchie.<br />

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FAM. SPHAERIIDAE<br />

Pisidium sp.<br />

Caratteri identificativi: il genere Pisidium è caratterizzato da specie molto<br />

piccole (2-7 mm), solamente P. amicum raggiunge una lunghezza di 13 mm.<br />

Valve sottili, di colore giallo-biancastro. L’umbone è decentrato e spostato<br />

posteriormente.<br />

Esternamente le valve sono solcate da evidenti strie di accrescimento concentriche.<br />

Internamente la valva destra presenta un dente cardinale, due laterali<br />

anteriori e due laterali posteriori; la sinistra due denti cardinali, uno laterale<br />

anteriore, uno laterale posteriore.<br />

I sifoni risultano fusi insieme.<br />

Ecologia: frequente in corsi d’acqua, fossi, sorgenti, caratterizzati da fondi<br />

molli, nei quali si trovano infossati.<br />

Tolleranti all’inquinamento, si possono rinvenire anche in ambienti caratterizzati<br />

da una elevata trofia.


PARTE V: APPENDICI<br />

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11. GUIDA ALLA LETTURA DELLE SCHEDE<br />

Nella parte IV del volume, dedicata a<strong>gli</strong> approfondimenti, sono descritte le<br />

caratteristiche generale di ciascuno dei phyla presenti nell’Oasi. Inoltre vi<br />

sono 26 schede nelle quali vengono descritte alcune delle specie o generi<br />

campionati.<br />

In ogni scheda è presente un trafiletto riguardante i caratteri identificativi<br />

della specie o del genere ed uno riguardante la sua ecologia. Per ogni scheda<br />

sono evidenziati i loghi che indicano i diversi ambienti in cui la specie od il<br />

genere trattato è stato campionato.<br />

Qui di seguito è riportata la legenda di ciascuno dei 4 loghi riferiti ai 4 diversi<br />

ambienti di campionamento.<br />

FONTANILE PRATO ALLAGATO<br />

STAGNO (pozza perenne) POZZA TEMPORANEA


12. GLOSSARIO<br />

ALVEO: dal punto di vista geo-morfologico è il solco in cui scorrono le<br />

acque di un fiume.<br />

ANFIGONIA: riproduzione sessuale con intervento di due individui di sesso<br />

opposto e fusione dei rispettivi gameti.<br />

ANOSSIA: mancanza di ossigeno. Si dice anossico un ambiente privo di<br />

ossigeno disciolto, ma ricco di ossigeno combinato (NO3-, NO2-, SO4-, ecc.).<br />

ANAEROBI: organismi che non necessitano ossigeno per sopravvivere.<br />

APLOIDE: individuo o cellula con corredo cromosomico in copia singola<br />

(es. gameti).<br />

AUTOTROFI: organismi in grado di sintetizzare le sostanze organiche fondamentali<br />

per la vita a partire da sostanze inorganiche. Sono autotrofe tutte le<br />

Piante, le alghe, sia eucariote sia procariote (alghe azzurre o cianobatteri), e<br />

molti Batteri. La stragrande maggioranza de<strong>gli</strong> organismi autotrofi sfruttano<br />

reazioni di fotosintesi, ossia reazioni che utilizzano la luce del sole e l’anidride<br />

carbonica per produrre sostanze organiche.<br />

BIOCENOSI: componente biotica di un ecosistema. Viene definita come un<br />

insieme di popolazioni di specie diversa che vivono in uno stesso ambiente e fra<br />

le quali si vengono a creare dei rapporti di interrelazione e interdipendenza.<br />

BENTONICO: organismo acquatico che vive sul fondo.<br />

BENTHOS: organismi acquatici, sia d’acqua <strong>dolce</strong> sia marini, che vivono in<br />

stretto contatto con il fondo o fissati ad un substrato solido almeno una parte<br />

del loro ciclo vitale. Oltre a pressoché tutte le alghe pluricellulari, comprende<br />

animali che camminano o strisciano, animali sessili e tubicoli, ossia che<br />

vivono immersi nel fango con un’estremità che sporge.<br />

CARAPACE: scudo dorsale di crostacei, a funzione protettiva e che ricopre<br />

uno più segmenti cefalici e toracici.<br />

CAVITA’ PALLIALE: cavità interna dei molluschi bivalve, delimitata dal<br />

mantello, dalla massa viscerale e dal piede.<br />

CELOMA/CAVITA’ CELOMATICA: cavità ripiena di liquido e delimitata<br />

da pareti proprie posta fra il tubo alimentare e la parete del corpo.<br />

CHITINA: Polisaccaride. Costituisce il componente principale dell’esoscheletro<br />

de<strong>gli</strong> insetti e di altri artropodi. Essa è presente anche nella cuticola epidermica<br />

o in altre strutture superficiali di molti altri <strong>invertebrati</strong>. Dopo la cellulosa,<br />

la chitina è il più abbondante biopolimero presente in natura.<br />

CLITELLO: ispessimento cutaneo, ricco di ghiandole mucipare, presente sul<br />

corpo de<strong>gli</strong> Oligocheti (organismi appartenenti al phylum de<strong>gli</strong> Anellini). Il<br />

clitello permette l’adesione di due individui durante l’accoppiamento.<br />

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92<br />

CUTICOLA: rivestimento rigido del corpo in animali dotati di esoscheletro,<br />

costituita da chitina.<br />

DIPLOIDE: individuo o cellula con corredo cromosomico in doppia copia.<br />

ELITRE: ali anteriori sclerificate di alcuni insetti che coprono la parte posteriore<br />

del corpo e proteggono le ali posteriori. Le elitre non sono usate per<br />

volare, ma devono essere sollevate per scoprire e muovere le ali posteriori;<br />

quando l’insetto si posa, le ali posteriori vengono nuovamente ripiegate sotto<br />

le elitre.<br />

EMATOFAGO: organismo che si nutre del sangue dell’ospite. Esempi di<br />

ematofago sono le sanguisughe, molti acari, alcuni insetti come I pidocchi e<br />

le pulci.<br />

ERMAFRODITE: individuo di una determinata specie, animale o vegetale,<br />

che possiede durante l’arco della sua vita entrambi <strong>gli</strong> organi sessuali e può<br />

quindi produrre, contemporaneamente o successivamente, sia i gameti<br />

maschili (spermi) sia quelli femminili (uova).<br />

ETEROTROFI: organismi che devono nutrirsi di sostanza organica reperendola<br />

nell’ambiente che li circonda. Sono eterotrofi tutti <strong>gli</strong> animali (pluricellulari<br />

eterotrofi), i protozoi, i funghi e quasi tutti i batteri.<br />

EUTROFIZZAZIONE: peggioramento delle condizioni ambientali di un<br />

bacino acquatico in seguito all’eccessivo apporto di sostanze organiche<br />

soprattutto a base di azoto e fosforo (es. scarichi civili, composti ad uso agricolo,<br />

scarichi industriali). Tali sostanze agiscono da “fertilizzanti” inducendo<br />

crescite abnormi di alghe o macrofite acquatiche che a loro volta determinano<br />

la diminuzione dell’ossigeno disciolto, la produzione di composti tossici,<br />

la moria di specie animali sensibili, ecc.<br />

GONOPORI: aperture esterne dei gonodotti (condotti attraverso cui i gameti<br />

giungono all’esterno), solitamente non organizzate in un organo differenziato;<br />

è tipica di molti <strong>invertebrati</strong> ma è presente anche nei Ciclostomi.<br />

IDROFILE: piante di zone umide con corpo vegetativo completamente sommerso<br />

oppure galleggiante sulla superficie dell’acqua. Esse sono considerate<br />

le piante acquatiche in senso stretto.<br />

IMMAGINE: stadio finale dello sviluppo post-embrionale de<strong>gli</strong> insetti,<br />

caratterizzato dalla maturità sessuale.<br />

INTERSTIZIALE: organismo che vive ne<strong>gli</strong> interstizi colmi d’acqua compresi<br />

fra i granelli di sabbia.<br />

LENTICI: bacini idrografici con acque calme (latino lenis = calmo) laghi,<br />

stagni, paludi, acquitrini.<br />

LOTICI: bacini idrografici con acque correnti (latino lotus = lavato) sorgenti,<br />

corsi d’acqua (ruscelli, fiumi tributari), fiumi che sfociano nel mare.


MACROFAGO: cellula o organismoche fagocita e digerisce particelle relativamente<br />

voluminose (es. corpi estranei, scorie cellulari, parassiti unicellulari,<br />

ecc.).<br />

METAMERI: segmenti del corpo che si susseguono lungo l’asse cefalo-caudale<br />

di organismo animali. In ogni metamero si ripetono le stesse strutture<br />

muscolari e <strong>gli</strong> stessi organi escretori, nervosi e riproduttivi.<br />

NEANIDE: primo stadio dello sviluppo post-embrionale di insetti ametaboli<br />

ed eterometaboli, morfologicamente differente dallo stadio immaginale per<br />

l’assenza di ali.<br />

NEUSTON: l’insieme de<strong>gli</strong> organismi che vivono sulla superficie del mare.<br />

NINFA: stadio dello sviluppo post-embrionale di insetti caratterizzato da<br />

profonde modificazioni strutturali che porteranno dallo stadio larvale o di<br />

neanide a quello di insetto adulto.<br />

OPERCOLO: organo mobile simile a un coperchio. Nei gasteropodi esso è<br />

corneo o calcificato e sigilla l’apertura della conchi<strong>gli</strong>a quando l’animale vi<br />

si ritira.<br />

PARTENOGENESI: modalità di riproduzione senza la fecondazione di un<br />

gamete femminile da parte di quello maschile.<br />

PERIPHYTON: matrice costituita da alghe e batteri che ricopre le superfici<br />

di oggetti sommersi (rocce, legni, fo<strong>gli</strong>e), rappresenta un’importante risorsa<br />

alimentare per diverse specie animali.<br />

PHYLUM: gruppo tassonomico gerarchicamente inferiore al regno e superiore<br />

alla classe.<br />

PHYTOPLANCTON: insieme di organismi vegetali, unicellulari o coloniali,<br />

facenti parte del plancton, cioè dell’insieme di organismi, generalmente<br />

aventi dimensioni microscopiche e scarsa capacità di movimento, che vivono<br />

sospesi in acqua, senza aver contatti con il fondo.<br />

PLANCTON: organismi acquatici galleggianti che, non essendo in grado di<br />

dirigere attivamente il loro movimento (almeno in senso orizzontale), vengono<br />

trasportati passivamente dalle correnti e dal moto ondoso. Il plancton comprende<br />

microorganismi (alghe unicellulari, protozoi etc.), larve, piccoli animali<br />

(come i crostacei che formano il krill), ma anche organismi di una certa<br />

mole come meduse e alghe pluricellulari (quali i sargassi).<br />

PLEURA: regione laterale del corpo di Artropodi, che riunisce i tergiti<br />

(regione dorsale) con <strong>gli</strong> scerniti (regione ventrale).<br />

POZZE ASTATICHE: piccoli avvallamenti del terreno che si riempiono<br />

d’acqua in seguito allo scio<strong>gli</strong>mento nivale o nei periodi di più intense precipitazioni.<br />

PUPA: sinonimo di ninfa per <strong>gli</strong> insetti olometaboli.<br />

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94<br />

PROTOCONCA: conchi<strong>gli</strong>a embrionale posta all’apice che costituisce i<br />

primi giri della conchi<strong>gli</strong>a dei Gasteropodi.<br />

PROTOSTOMI: animali celomati la cui apertura boccale corrisponde a quella<br />

embrionale, detta blastoporo.<br />

RADIAZIONE ADATTATIVA: percorrendo la storia evolutiva è la diversificazione<br />

di un taxon in molteplici gruppi, dalle caratteristiche morfologiche<br />

ed ecologiche altrettanto diversificate.<br />

RADULA: lingua rasposa della struttura chitinosa dei molluschi utilizzata<br />

per cibarsi. E’ composta da numerose file di denti o da un nastro de<strong>gli</strong> stessi.<br />

RIPARIO: relativo alle rive di un corso d’acqua.<br />

SCLERIFICATO: indurimento della cuticola de<strong>gli</strong> Artropodi per ispessimento.<br />

SPECIE EURIECIA: specie in grado di sopportare ampie variazioni di<br />

diversi fattori fisici quali temperatura, pH, ossigeno disciolto, salinità, ecc.<br />

SPERMATECA: organo annesso all’apparato genitale femminile e destinato<br />

alla conservazione de<strong>gli</strong> spermatozoi del maschio.<br />

TASSONOMIA/TASSONOMICO: la disciplina che si occupa della ripartizione<br />

de<strong>gli</strong> organismi viventi all’interno di una classificazione; il tassonomo<br />

è colui che può riconoscere e identificare un organismo vivente.


13. BIBLIOGRAFIA<br />

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Sbordoni V., Scalera Liaci L. 1998. Zoologia generale e sistematica. II ed.<br />

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