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Dicembre 2002 - Mitteleuropa.it

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dal 1974<br />

Periodico trimestrale informativo dell’ASSOCIAZIONE CULTURALE MITTELEUROPA - ANNO 23° - N. 3/DICEMBRE<br />

<strong>2002</strong> - Autorizzazione del Tribunale di Udine n. 456 del 12/9/1979 - Redazione: via San Francesco, 34 - 33100 Udine -<br />

Spedizione in abbonamento postale - Spedizione in A. P. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Poste Italiane EPE - Filiale di Udine<br />

Auguri di Buon Natale<br />

e buon anno!<br />

Vesel Bo˘zic˘<br />

in srec˘no novo leto!<br />

Sretan Bo˘zić<br />

i Nova Godina!<br />

Bon Nadâl e bon an<br />

e che Diu us dei dal ben!<br />

Veselé Vánoce<br />

a s˘t’astn´y nov´y rok!<br />

Veselé Vianoce<br />

a s˘t’astn´y nov´y rok!<br />

Frohe Weihnachten<br />

und ein gutes neues Jahr!<br />

Kellemes karácsonyi ünnepeket<br />

és boldog Új Évet!<br />

Wesolych S´wia˛t Boz . ego Narodzenia<br />

i szcze˛´sliwego Nowego Roku!<br />

n. 3 dicembre <strong>2002</strong>


Periodico trimestrale<br />

dell’Associazione Culturale<br />

<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong><br />

Direttore responsabile: Paolo Petiziol<br />

Responsabile di Redazione:<br />

Federico Orso<br />

Com<strong>it</strong>ato di Redazione: Nicola Cossar,<br />

Federico Orso, Stefano Perini<br />

Segretaria di Redazione: Eva Suskova<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Nicola Cossar, Federico Orso, Stefano<br />

Perini, Paolo Petiziol, Dino Pezzetta,<br />

Ignazio Sotiriadis, Sergio V<strong>it</strong>tori, Petr<br />

Zivny.<br />

Fotografie: Pierluigi Bumbaca<br />

Sede: via San Francesco, 34 - 33100<br />

UDINE - Tel. e fax: 0432.204269<br />

E-mail: segret.m<strong>it</strong>teleuropa@libero.<strong>it</strong><br />

Ed<strong>it</strong>ore: Ass. Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>,<br />

via Santa Chiara, 18 - 34170 GORIZIA<br />

Stampa: Cartostampa Chiandetti -<br />

Reana del Rojale (Ud)<br />

Autorizzazione del Tribunale di Udine<br />

n. 456 del 12/9/1979<br />

“<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>” viene pubblicato<br />

con il sostegno finanziario della<br />

Regione Friuli Venezia Giulia.<br />

Abbonamento:<br />

Per ricevere “<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>” associati<br />

all’Associazione Culturale<br />

<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>, versando € 20,00<br />

(venti euro) sul conto corrente<br />

postale n. 10475499.<br />

Per informazioni, puoi scrivere a<br />

Redazione di “<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>”,<br />

via San Francesco, 34<br />

33100 Udine;<br />

telefonare allo 0432.204269;<br />

inviare e-mail a<br />

segret.m<strong>it</strong>teleuropa@libero.<strong>it</strong><br />

Per i soci:<br />

• se non avete ancora provveduto<br />

a versare la quota associativa<br />

di € 20,00 per l’anno in<br />

corso, Vi preghiamo di utilizzare<br />

un bollettino intestandolo a<br />

Associazione Culturale<br />

<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong> - conto corrente<br />

postale n. 10475499<br />

Si informa che i simboli dell’Associazione<br />

Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>,<br />

nella loro particolare veste grafica<br />

e nella specifica intestazione della<br />

testata giornalistica, sono stati regolarmente<br />

depos<strong>it</strong>ati e registrati.<br />

Secondo le norme delle leggi vigenti,<br />

pertanto, sono vietati qualsiasi<br />

loro uso improprio rispetto<br />

alle final<strong>it</strong>à statutarie dell’Associazione<br />

Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong> e<br />

qualsiasi loro fruizione priva delle<br />

necessarie autorizzazioni da parte<br />

del rappresentante legale della<br />

stessa.<br />

In copertina: foto della Sedon Salvadie, protagonista<br />

del concerto di Natale del 20<br />

dicembre <strong>2002</strong><br />

2<br />

AVVISO AI SOCI,<br />

AGLI AMICI<br />

ED A TUTTI I NOSTRI LETTORI<br />

Da mesi siamo sollec<strong>it</strong>ati da continue e pressanti segnalazioni<br />

di soci e di amici ad un chiarimento in relazione ad<br />

alcuni volantini che vengono distribu<strong>it</strong>i nelle piazze e nei<br />

locali pubblici della nostra Regione e che – a prima vista –<br />

potrebbero indurre il lettore a pensare alla nostra<br />

Associazione. Premesso che la nostra Associazione nulla<br />

ha a che fare con tali volantini e con i loro diffusori, evidenziato<br />

che – ad una attenta analisi – i simboli e la grafica<br />

riprodotti su tali stampati non corrispondono a quelli<br />

della nostra Associazione, vogliamo proporre ai nostri<br />

lettori quanto deliberato, su suggerimento del<br />

Consiglio dei Probiviri, dalla Giunta Esecutiva in data 25<br />

luglio <strong>2002</strong>:<br />

La Giunta Esecutiva dell’Associazione Culturale<br />

<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>, riun<strong>it</strong>a in Cervignano del Friuli il giorno<br />

25 luglio <strong>2002</strong>, in segu<strong>it</strong>o ad una mozione presentata<br />

dalla Delegazione di Cormòns in cui specificamente si<br />

richiedono misure sanzonatorie contro i soci che facciano<br />

uso improprio, personale o a fini part<strong>it</strong>ici dei simboli<br />

sociali<br />

DELIBERA<br />

che qualsiasi uso improprio dei simboli sociali, così<br />

come previsto dall’art. 3 dello Statuto associativo, avrà<br />

come conseguenza l’immediata, automatica perd<strong>it</strong>a<br />

della qualifica di socio da parte della persona che pone<br />

in essere fatti e comportamenti di cui sopra.<br />

La presente deliberazione verrà portata a conoscenza di<br />

tutti gli associati tram<strong>it</strong>e pubblicazione sull’organo di<br />

stampa dell’Associazione.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


Come da tradizione, con il<br />

numero di Natale la nostra<br />

Associazione porge ai lettori<br />

di questa rivista gli auguri nelle lingue<br />

della <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>, a significare l’anel<strong>it</strong>o<br />

all’un<strong>it</strong>à nella divers<strong>it</strong>à che caratterizza<br />

da sempre, dal lontano 1974,il<br />

nostro impegno culturale.<br />

E, come da tradizione, con l’approssimarsi<br />

del Natale e della fine dell’anno<br />

anche per la nostra Associazione<br />

giunge il momento di “fare i conti”,<br />

stilando il bilancio del lavoro svolto, e<br />

di “trarre gli auspici”, delineando gli<br />

obiettivi per l’anno che verrà.<br />

Il <strong>2002</strong> è stato un anno di particolare<br />

rilevanza nella storia dell’Associazione<br />

Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>, un anno di<br />

grande lavoro con tante, impegnative,<br />

importanti e significative attiv<strong>it</strong>à, al<br />

punto che parlare di tutte occuperebbe<br />

spazi eccessivi anche per queste pagine.<br />

Per questo vorrei soffermarmi su<br />

quelle che hanno avuto maggior<br />

riscontro a livello ist<strong>it</strong>uzionale e maggior<br />

impatto a livello mediatico, senza<br />

togliere il valore assoluto e il senso<br />

fondamentale delle attiv<strong>it</strong>à che non<br />

c<strong>it</strong>erò e che cost<strong>it</strong>uiscono il cardine<br />

del legame fra l’Associazione e gli<br />

associati e fra questi ed il loro terr<strong>it</strong>orio.Penso,in<br />

particolare,alle iniziative<br />

delle nostre Delegazioni di Cormòns,<br />

di Gorizia, di Trieste e di Udine,<br />

momenti di incontro e di convivial<strong>it</strong>à,<br />

appuntamenti culturali e turistici,<br />

garanzie di radicamento e di continu<strong>it</strong>à<br />

della v<strong>it</strong>a associativa, senza dimenticare<br />

poi l’operato di singoli soci che<br />

contribuiscono a diffondere ed a sostenere<br />

il messaggio dell’Associazione<br />

Un anno di lavoro<br />

di Paolo Petiziol<br />

Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>. Un messaggio,<br />

e credo opportuno ribadirlo, che<br />

proclama la necess<strong>it</strong>à del rispetto<br />

della divers<strong>it</strong>à nella ricerca di comuni<br />

strutture di convivenza europea, l’importanza<br />

della conoscenza e della<br />

valorizzazione delle ident<strong>it</strong>à nella<br />

costruzione di sistemi di effettiva c<strong>it</strong>tadinanza.<br />

E le attiv<strong>it</strong>à più importanti di quest’anno<br />

hanno voluto proprio sottolineare e<br />

corroborare lo spessore di questo messaggio,<br />

tentando strade innovative di<br />

dialogo fra genti diverse, ma di medesima<br />

matrice culturale.<br />

In senso cronologico, mi piace ricordare<br />

l’organizzazione della 13ª Giornata<br />

del Ricordo, celebrata a Roma in collaborazione<br />

con l’Ambasciata della<br />

Repubblica Slovacca, di cui Vi abbiamo<br />

già dato notizia.<br />

Ad agosto, nella tradizionale cornice<br />

della Festa dei Popoli della <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>,la<br />

nostra Festa di Giassico, in<br />

collaborazione con il Comune di<br />

Cormòns abbiamo realizzato un’iniziativa<br />

finanziata dalla Commissione<br />

Europea con un convegno a cui<br />

hanno partecipato numerosi<br />

amministratori ed<br />

operatori culturali europei<br />

e di cui parliamo all’interno<br />

di questo numero.<br />

Ad ottobre, infine, in<br />

coincidenza con l’anniversario<br />

di fondazione<br />

dell’Associazione, abbiamo<br />

organizzato il convegno<br />

Aquileia: da terra di<br />

passaggio a terra di mes-<br />

saggio, che ha visto l’incontro fra le<br />

Chiese cristiane d’Oriente e d’Occidente,<br />

nelle pagine a seguire oggetto<br />

di una approfond<strong>it</strong>a analisi da parte di<br />

alcuni protagonisti, e conclusosi con<br />

un concerto di altissimo livello esegu<strong>it</strong>o<br />

nella Basilica di Aquileia dal Coro<br />

Polifonico di Ruda e dal Coro di<br />

Kasanlåk proveniente dalla Bulgaria.<br />

Ultimo evento importante, la consegna<br />

dell’onorificenza Laudis et Honoris<br />

Signum a tre personal<strong>it</strong>à m<strong>it</strong>teleuropee,<br />

come da dettaglio all’interno.<br />

Un anno denso di impegni, quindi,<br />

che ci hanno consent<strong>it</strong>o di tracciare il<br />

solco per il lavoro dei prossimi anni<br />

dell’Associazione Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>:<br />

l’ulteriore radicamento terr<strong>it</strong>oriale<br />

ed il conseguente ampliamento<br />

della base sociale, con un ruolo fondamentale<br />

affidato alle Delegazioni,<br />

accanto alla progettazione ed alla realizzazione<br />

di percorsi di incontro a<br />

livello internazionale con cui contribuire,<br />

con i nostri modesti mezzi ed il<br />

nostro grande coraggio,alla costruzione<br />

della Casa Comune Europea.<br />

Di cuore, Buon Natale.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 3<br />

Ed<strong>it</strong>oriale<br />

Nella foto: il saluto di<br />

Paolo Petiziol<br />

all’inaugurazione<br />

della mostra “I libri della<br />

Cassa di Risparmio<br />

di Gorizia”, organizzata<br />

a Palazzo Locatelli di<br />

Cormòns. Gli sono<br />

accanto il Sindaco di<br />

Cormòns, Claudio<br />

Cucut, il Presidente della<br />

Cassa di Risparmio di<br />

Gorizia, dott. Antonio<br />

Tripani, il Presidente<br />

della Fondazione della<br />

Carigo, avvocato Franco<br />

Opizzi, il vicepresidente<br />

dell’Associazione<br />

Aureliano Hoffmann<br />

ed infine il “nostro”<br />

Francesco “Tojo”<br />

Pelizzon.


Aquileia<br />

Nelle foto due immagini del<br />

convegno all’Abbazia di<br />

Rosazzo. In primo piano,<br />

da sinistra a destra,<br />

S.E. Monsignor Bommarco,<br />

S.E. Gennadios - metropol<strong>it</strong>a<br />

d’Italia, S.E. Darko<br />

Tanaskovic - Ambasciatore<br />

della Repubblica Federale di<br />

Jugoslavia presso la Santa<br />

Sede, S.E. Amfiloie -<br />

metropol<strong>it</strong>a di Montenegro,<br />

S.E. Petros - metropol<strong>it</strong>a di<br />

Axume (Etiopia)<br />

Come accennato dal Presidente<br />

nell’ed<strong>it</strong>oriale e come<br />

premesso dal numero di<br />

agosto di questa rivista, la nostra<br />

Associazione è riusc<strong>it</strong>a, durante lo<br />

scorso mese di ottobre, nell’intento<br />

di far incontrare ad Aquileia, culla<br />

della diffusione del Cristianesimo<br />

nell’Europa centro-orientale, i rappresentanti<br />

delle Chiese cristiane<br />

d’Oriente e d’Occidente ed i rappresentanti<br />

delle genti del vecchio<br />

continente: una sorta di percorso<br />

“alla roversa” alla ricerca di una<br />

comune ident<strong>it</strong>à, partendo da estreme<br />

divers<strong>it</strong>à e lontane individual<strong>it</strong>à<br />

per trovare una un<strong>it</strong>à culturale<br />

volta alla costruzione di una nuova<br />

Europa.<br />

L’incontro, promosso dalla Regione<br />

Friuli Venezia Giulia ed organizzato<br />

dall’Associazione Culturale<br />

<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>, rientra in un progetto<br />

più complesso e di realizzazione plu-<br />

4<br />

Incontro ad Aquileia:<br />

da terra di passaggio<br />

a terra di messaggio<br />

di Federico Orso<br />

riennale, che la nostra Associazione<br />

ha elaborato proponendolo alle più<br />

importanti ist<strong>it</strong>uzioni pol<strong>it</strong>iche e<br />

religiose della nostra Regione,<br />

quale contributo della nostra terra<br />

e della sua storia alla costruzione del<br />

futuro d’Europa.<br />

In effetti, la collocazione geografica<br />

del terr<strong>it</strong>orio regionale del Friuli<br />

Venezia Giulia ha comportato da<br />

sempre, almeno da quando gli storici<br />

cominciarono a descriverlo, un<br />

ruolo strategico di questa regione:<br />

prima quale punto di passaggio per<br />

le migrazioni e per le modificazioni<br />

demografiche fra nord e sud e fra<br />

est ed ovest, poi quale ponte fra est<br />

ed ovest, quale cerniera di raccordo<br />

per gli scambi culturali e per i traffici<br />

economici fra le popolazioni<br />

dell’Europa centro-settentrionale<br />

ed orientale e quelle dell’Europa<br />

meridionale ed occidentale. Da<br />

terra di passaggio a terra di messag-<br />

gio: il momento storico del cambiamento<br />

del ruolo strategico di questo<br />

terr<strong>it</strong>orio è legato alle vicende<br />

di quella che è stata per secoli la più<br />

grande diocesi cristiana d’Europa, il<br />

Patriarcato di Aquileia. Infatti, le<br />

vicende geo-pol<strong>it</strong>iche di Aquileia<br />

romana e cristiana prima e poi del<br />

suo Patriarcato ne fanno, per almeno<br />

14 secoli, il luogo “deputato”, il<br />

s<strong>it</strong>o naturale ed ideale di confronto<br />

fra due concezioni, sovente ant<strong>it</strong>etiche,<br />

dell’uomo e del fenomeno religioso,<br />

nonché – conseguentemente<br />

– di diversi significati di civiltà: una<br />

sorta di spartiacque culturale fra<br />

Europa orientale ed occidentale, un<br />

“unicum” per la sua original<strong>it</strong>à<br />

nella realtà del vecchio continente.<br />

Il XX° secolo, chiudendosi con un<br />

lento e contradd<strong>it</strong>torio – quanto<br />

costante ed inarrestabile – processo<br />

di rest<strong>it</strong>uzione delle libertà fondamentali<br />

ai popoli dell’Europa cen-<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


tro-orientale, ha ulteriormente valorizzato<br />

tale ruolo strategico, affidando<br />

al Friuli Venezia Giulia la<br />

funzione di garante che l’apertura<br />

e la globalizzazione dei mercati<br />

siano un’opportun<strong>it</strong>à per i popoli<br />

dell’Europa centro-orientale nella<br />

valorizzazione delle loro culture e<br />

delle loro economie e non si trasformino<br />

in uno sterile e desertificante<br />

colonialismo consumistico.<br />

Un comp<strong>it</strong>o impegnativo, quindi,<br />

soprattutto se collegato al processo<br />

di integrazione teso a fare dell’Unione<br />

Europea una vera Casa Comune dei<br />

Popoli e non un semplice, freddo<br />

ed asettico strumento di controllo<br />

Nella foto un’altra immagine del convegno<br />

con in prima fila l’archimandr<strong>it</strong>a<br />

Batopaidinos - delegato del Patriarca di<br />

Costantinopoli, il reverendo Ion Chivu -<br />

delegato del Patriarca di Romania,<br />

il sindaco di Manzano - Daniele Macorig<br />

pol<strong>it</strong>ico-finanziario del Vecchio<br />

Continente.<br />

L’inizio del III° millennio, inoltre,<br />

vede confermato il ruolo di terra di<br />

passaggio del Friuli Venezia Giulia<br />

a causa di un massiccio fenomeno<br />

migratorio da est verso ovest, difficilmente<br />

controllabile nelle sue<br />

cause economico-demografiche: un<br />

fenomeno che delega implic<strong>it</strong>amente<br />

alla Regione Friuli Venezia Giulia<br />

il comp<strong>it</strong>o di sviluppare una cultura<br />

dell’accoglienza, della convivenza e<br />

dell’integrazione che, per non es<strong>it</strong>are<br />

in pericolosi fermenti sociali, deve<br />

fondarsi sui valori della conoscenza e<br />

del rispetto reciproci.<br />

Comp<strong>it</strong>i che, accanto ad un quotidiano<br />

lavoro per rafforzare i legami<br />

di fratellanza e convivenza ed il<br />

progresso materiale e culturale fra<br />

le genti d’Europa, necess<strong>it</strong>ano inev<strong>it</strong>abilmente<br />

di una matrice progettuale<br />

su cui costruire la casa comune<br />

in un percorso di ricerca della<br />

comune ident<strong>it</strong>à europea.<br />

Per l’Associazione Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong><br />

tale matrice è rappresentata<br />

dal Patriarcato di Aquileia quale fattore<br />

determinante nell’intreccio delle<br />

vicende individuali e collettive che<br />

hanno formato la storia dei due ulti-<br />

mi millenni di questa parte d’Europa:<br />

un topos di convivenza fra individui e<br />

collettiv<strong>it</strong>à, fra popoli, all’interno di<br />

precise strutture pol<strong>it</strong>ico-amministrative,<br />

attraverso la conoscenza e la diffusione<br />

del messaggio cristiano.<br />

In sintesi, possiamo dire che con questo<br />

progetto – partendo da Aquileia –<br />

si vuole arrivare in Europa.<br />

Ovvero: partendo dalla storia della<br />

religione (religione intesa quale fattore<br />

essenziale nella costruzione<br />

dei patrimoni culturali e delle ident<strong>it</strong>à<br />

dei vari popoli per la sua capac<strong>it</strong>à<br />

di motivazione e di unificazione),<br />

con questa iniziativa si intende<br />

giungere ad un luogo e ad un<br />

momento di convergenza fra cultura<br />

orientale e cultura occidentale,<br />

evidenziandone le comuni matrici<br />

storiche e valorizzandone le pecu-<br />

liari divers<strong>it</strong>à all’interno del processo<br />

di integrazione europea. Tutto<br />

ciò al fine di ridurre l’impatto di esistenti<br />

divers<strong>it</strong>à e di possibili nuove<br />

differenze e dispar<strong>it</strong>à fra Nazioni<br />

Europee, ev<strong>it</strong>ando così la creazione<br />

di nuove barriere e ulteriori divisioni<br />

nell’Europa che verrà.<br />

L’incontro di quest’anno, caratterizzato<br />

dal Convegno di Studio sul<br />

tema: “Le matrici comuni del primo<br />

Cristianesimo: la funzione geopol<strong>it</strong>ica<br />

aquileiese”, si è svolto in tre<br />

giornate fra l’Abbazia di Rosazzo e<br />

la Basilica di Aquileia, suddiviso in<br />

una prima giornata di approfondimenti<br />

storico-filologici con gli<br />

apprezzati interventi di alcuni studiosi<br />

(interventi di cui parliamo in<br />

altra pagina); in una seconda giornata<br />

dedicata ai contributi di alte<br />

personal<strong>it</strong>à del mondo teologico<br />

cristiano (tre delle quali ci onorano<br />

con un contributo in questa rivista)<br />

finalizzati alla ricerca di un percorso<br />

che renda il Cristianesimo effettivo<br />

fattore dell’un<strong>it</strong>à europea; ed<br />

in una giornata finale dedicata alla<br />

conoscenza di Aquileia e del suo<br />

immenso patrimonio.<br />

Fra Rosazzo ed Aquileia, quindi, si<br />

sono incontrati ed hanno dialogato<br />

fra loro rappresentanti del mondo<br />

cattolico regionale e del mondo<br />

ortodosso dell’Europa orientale.<br />

L’incontro ha visto una partecipazione<br />

che nessuno aveva previsto<br />

così ampia e che apre ad impegni<br />

che occuperanno massicciamente la<br />

nostra Associazione nei prossimi<br />

due anni di riflessione su Aquileia<br />

come momento e luogo di incontro<br />

fra Oriente ed Occidente.<br />

All’inaugurazione di giovedì 24<br />

ottobre ha porto i saluti Alessandra<br />

Guerra, assessore alla Cultura e<br />

vice-presidente della Regione<br />

Friuli-Venezia Giulia. Al pomeriggio<br />

di venerdì 25 ottobre mons.<br />

Giulio Gherbezza, vicario generale<br />

della diocesi di Udine, ha dato il<br />

Benvenuto, a nome dell’Arcivescovo<br />

impossibil<strong>it</strong>ato a partecipare,<br />

a tutti i convegnisti, in primo luogo<br />

ai rappresentanti delle chiese sorelle<br />

d’Oriente ed al rappresentante<br />

della chiesa veterocattolica in Italia.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 5<br />

Aquileia


Aquileia<br />

Nelle foto alcuni momenti dei concerti presso<br />

l’Abbazia di Rosazzo e la Basilica di Aquileia<br />

Il saluto da parte dell’Arcivescovo<br />

di Udine è stato rinnovato, ai<br />

rappresentanti delle chiese, dal<br />

vicario per la pastorale diocesana<br />

mons. Igino Schiff in occasione<br />

del concerto nella Basilica di Aquileia<br />

sabato 26 ottobre. Grande la partecipazione<br />

delle chiese, che nella<br />

persona dei rispettivi delegati si<br />

sono r<strong>it</strong>rovate, dopo tanti secoli<br />

di diffidenze ed estraniazione,<br />

nell’antica abbazia di Rosazzo, convenute<br />

da storiche sedi patriarcali<br />

(Costantinopoli, Alessandria, Serbia,<br />

Romania, Grecia) già in rapporti di<br />

comunione con Aquileia.<br />

Ricordiamo: l’archimandr<strong>it</strong>a Neilos<br />

Batopaidinos, delegato dal Patriarca<br />

Ecumenico di Costantinopoli (ha svolto<br />

anche una relazione), S.E. Petros,<br />

metropol<strong>it</strong>a di Axume (Etiopia), delegato<br />

dal Patriarca di Alessandria e di<br />

tutta l’Africa, S.E. Amfiloije, metropol<strong>it</strong>a<br />

di Montenegro, delegato dal<br />

Patriarca di Serbia (ha tenuto una<br />

relazione), il rev. Ion Chivu, delegato<br />

dal Patriarca di Romania, l’archimandr<strong>it</strong>a<br />

Ignazio Sotiriadis, delegato<br />

dall’arcivescovo di Atene e di<br />

tutta la Grecia. Presenti anche, con<br />

i loro contributi, le univers<strong>it</strong>à di<br />

Trieste, Udine, Venezia, Praga e<br />

Cluj (Romania), oltre che il rappresentante<br />

e relatore della chiesa<br />

veterocattolica <strong>it</strong>aliana Petr Zyvny.<br />

Il rettore dell’Abbazia di Rosazzo,<br />

don Dino Pezzetta, che ha seguìto<br />

tutti i lavori ed accolto gli osp<strong>it</strong>i, ha<br />

tenuto una relazione su “Il Credo di<br />

Aquileia”, dove ha messo in rilievo<br />

l’ident<strong>it</strong>à e le differenze della fede<br />

6<br />

di Aquileia nella “communio ecclesiae”<br />

fino al concilio di Aquileia del<br />

381. – Il presidente dell’Associazione<br />

“<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>”, Paolo Petiziol,<br />

ha assicurato la pubblicazione degli<br />

Atti del Convegno nei primi mesi del<br />

prossimo anno. Due giorni di intensi<br />

lavori a Rosazzo, preceduti da trasmissioni<br />

radio e accompagnati da<br />

articoli sulla stampa locale, infine<br />

coronati da due concerti - “Da<br />

Aquileia a Bisanzio: il canto sacro fra<br />

Oriente e Occidente” - con il Coro<br />

Polifonico di Ruda (Italia) ed il Coro<br />

di Kasanlåk (Bulgaria) nelle sere di<br />

giovedì 24 ottobre nella chiesa<br />

dell’Abbazia di Rosazzo e di sabato<br />

26 ottobre nella Basilica di Aquileia.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


La prima giornata<br />

dei lavori: Aquileia<br />

e l’Oriente cristiano<br />

di Stefano Perini<br />

Il Cristianesimo delle origini ad<br />

Aquileia e i rapporti che esso ha<br />

avuto con l’Oriente sono temi da<br />

tempo oggetto di studi: basti pensare<br />

alle figure di eminenti studiosi quali il<br />

Paschini, il Biasutti, il Menis, solo per<br />

c<strong>it</strong>arne alcuni tra i più conosciuti, per<br />

sottolineare il livello scientifico degli<br />

approfondimenti che essi hanno prodotto.<br />

Indubbiamente, però, il dibatt<strong>it</strong>o<br />

si è mantenuto sempre vivace e<br />

nuovo nel tempo sia per il fatto che le<br />

tematiche da toccare sono molte sia<br />

per il fatto che alcune di esse sono di<br />

tipo indiziario (vedi l’origine marciana<br />

della chiesa aquileiese o l’influsso<br />

gnostico su di essa)e quindi aperte a<br />

nuove interpretazioni e suggestioni.<br />

Un’occasione per fare il punto su di<br />

esso, sulla storia della chiesa aquileiese<br />

e sul suo ruolo nei rapporti tra Est<br />

ed Ovest nei primi secoli del Cristianesimo<br />

è stato il convegno organizzato<br />

dalla Regione Friuli-Venezia Giulia<br />

e dalla Associazione Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong><br />

dal t<strong>it</strong>olo: Gli elementi comuni<br />

agli inizi del Cristianesimo: la funzione<br />

geopol<strong>it</strong>ica di Aquileia. Nella prima<br />

giornata, infatti, si sono confrontati<br />

vari studiosi, tra i più qualificati sull’argomento,<br />

che è stato approfond<strong>it</strong>o<br />

da vari punti di vista, e non necessariamente<br />

in consonanza tra di loro,<br />

come del resto il dibatt<strong>it</strong>o richiedeva.<br />

Un dibatt<strong>it</strong>o che qui, naturalmente,<br />

può essere ricordato solo nei suoi elementi<br />

generalissimi.<br />

Ha aperto, anzi introdotto, i lavori il<br />

prof. Giorgio Cadorini, che ha tenuto<br />

la sua relazione in friulano, lingua che<br />

ha oggi riavuto uno “status” ufficiale<br />

e che certo non è stata fuori luogo, in<br />

quanto essa è una delle lingue veicolari<br />

della fede aquilesiese e tanto più<br />

di casa in un incontro di apertura<br />

Giuseppe Cusc<strong>it</strong>o<br />

come questo, nel quale, poi. il pluringuismo<br />

(dall’<strong>it</strong>aliano al greco al bulgaro<br />

e via dicendo) era la norma.<br />

Cadorini, passando in rassegna vari<br />

momenti della storia di Aquileia, ha<br />

dipanato i fili che la collegano al vicino<br />

Oriente, all’Europa dell’Est e centrale.<br />

Il punto d’arrivo è che, con certezza,<br />

si può affermare che questa è<br />

stata da sempre una terra di scambio<br />

e di comunicazione tra culture, sia<br />

quelle arrivate prima sulla scena della<br />

storia sia quelle emerse in tempi<br />

posteriori. E oltre ad esserlo stata<br />

continua ad esserlo.<br />

Il prof. Roberto Tirelli ha parlato su<br />

“Un<strong>it</strong>à e divers<strong>it</strong>à:Aquileia nei primi<br />

concilii della Chiesa universale”. Nel<br />

suo intervento egli ha sottolineato la<br />

sostanziale un<strong>it</strong>à di vedute della chiesa<br />

aquileiese con quelle d’Oriente,<br />

che emerge nei primi cinque secoli<br />

dell’era cristiana e che può essere<br />

percorsa e vista nei concilli ecumenici<br />

succedutisi in quel torno di tempo.<br />

Poi dal 553 (scisma dei Tre Cap<strong>it</strong>oli)<br />

inizia per Aquileia una sua via particolare,<br />

una strada originale che la<br />

differenzia sia da Roma che da<br />

Costantinopoli e che un certo periodo<br />

la pone fuori dell’ortodossia. Essa<br />

si svincola dalla Chiesa madre di<br />

Alessandria, rifiuta il cesaropapismo<br />

di Bisanzio, compie una sua scelta<br />

culturale, che la porta a differenziarsi<br />

Giorgio Cadorini<br />

anche da Roma, con un suo “Credo”<br />

ed una sua l<strong>it</strong>urgia che resisterà fino<br />

al XVI secolo, porta avanti una attiv<strong>it</strong>à<br />

missionaria verso Est concorrenziale<br />

con altre realtà. Tutti elementi<br />

apparentemente scomparsi, ma che<br />

hanno lasciato le loro tracce nell'ident<strong>it</strong>à<br />

friulana e non solo in quella.<br />

Il professor Giuseppe Cusc<strong>it</strong>o, dell’Univers<strong>it</strong>à<br />

di Trieste, ha reso omaggio<br />

alle geniali intuizioni di mons.<br />

Guglielmo Biasutti, che, in polemica<br />

con il Paschini, aveva posto l’accento<br />

sulle origini marciane, in collegamento<br />

con Alessandria d’Eg<strong>it</strong>to, della<br />

Chiesa di Aquileia. Cusc<strong>it</strong>o ha sottolineato<br />

inoltre la forte presenza di<br />

una componente giudaico-cristiana,<br />

che ha svolto un ruolo non secondario<br />

nella nasc<strong>it</strong>a della chiesa locale.<br />

Renato Jacumin<br />

Basti ricordare che ancora nell’VIII<br />

secolo nelle campagne aquileiesi si<br />

festeggiava il sabato come giorno del<br />

riposo. In ogni caso, anche in questa<br />

sede, sono stati ribad<strong>it</strong>i ancora una<br />

volta i legami con l’Oriente,che si uniscono<br />

ad alcuni caratteri di original<strong>it</strong>à<br />

nella tradizione cristiana aquileiese.<br />

All’iconografia dei mosaici aquileiesi<br />

si è rivolta invece l’attenzione del prof.<br />

Renato Jacumin che ha qui riproposto<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 7<br />

Aquileia


Aquileia<br />

la sua suggestiva tesi dell’influsso<br />

gnostico sulla prim<strong>it</strong>iva Chiesa aquileiese,<br />

quale si evidenzierebbe dall’<br />

analisi dei mosaici della prima basilica<br />

locale, che rivelano legami diretti con<br />

le simbologie proposte dal testo gnostico<br />

“Pistis Sophia”. Una tesi originale,<br />

ma sostenuta con dovizia di argomentazioni,<br />

che certo la corroborano<br />

in modo convincente. Pure in questo<br />

caso, comunque, la presenza gnostica<br />

sarebbe testimonianza dei profondi<br />

legami che univano la cultura dell’area<br />

orientale del Med<strong>it</strong>erraneo ad<br />

Aquileia, porto di primaria importanza,<br />

approdo di suggestioni ed idee<br />

provenienti da altre terre.<br />

Suggestioni che raggiunsero anche<br />

l’arch<strong>it</strong>ettura sacra aquileiese, riverberandosi<br />

poi da questa come modello<br />

recep<strong>it</strong>o da diverse Chiese di qua e di<br />

là delle Alpi. Di ciò ha parlato il prof.<br />

Sandro Piussi nel suo intervento dedicato<br />

ad “Aquileia: i tempi ed i luoghi<br />

della preghiera”. Un ulteriore contributo<br />

straordinariamente denso, in cui<br />

si rivela come l’aspetto catechetico<br />

illumini l’arch<strong>it</strong>ettura delle prime basiliche<br />

cristiane, quella cosiddetta teodoriana<br />

e quella fortunaziana, in cui il<br />

pagano, o comunque il battezzando,<br />

era avviato alla nuova v<strong>it</strong>a in Cristo<br />

attraverso un percorso didattico nel<br />

quale le figure dei mosaici avevano<br />

larga parte ed anche quelli degli affreschi<br />

parietali di cui ci rimangono, però,<br />

poche pallide vestigia. Una tesi, quindi,non<br />

in consonanza con quella gnostica<br />

su ricordata. Originale poi l’ipotesi<br />

d’interpretare l’antica basilica come<br />

frutto dell’aggregazione di due basiliche<br />

parallele, un<strong>it</strong>e tra loro da un raccordo.<br />

Anche da questo intervento,<br />

comunque, esce il quadro di una chiesa<br />

aquileiese che più che dal modello<br />

romano viene plasmata da quello alessandrino<br />

o più genericamente asiano.<br />

Si è parlato dei secoli nei quali, pur<br />

con diversi distinguo e un dibatt<strong>it</strong>o<br />

fervido, non si era ancora rotta l’un<strong>it</strong>à<br />

dei cristiani tra Oriente ed Occidente.<br />

Un periodo che vide Aquileia recepire<br />

il messaggio cristiano da Oriente,<br />

elaborando poi forme sue proprie culturali<br />

ed artistiche, facendosi ponte di<br />

un ulteriore slancio missionario e civile<br />

in una nuova e più vasta area<br />

dell’Europa.<br />

8<br />

Rosazzo - Aquileia<br />

Da linea di confine<br />

a luogo di dialogo<br />

della cristian<strong>it</strong>à<br />

divisa<br />

di don Dino Pezzetta<br />

’<br />

LAbbazia di Rosazzo esisteva<br />

già nel 1054, quando cristian<strong>it</strong>à<br />

ortodossa d’Oriente e cristian<strong>it</strong>à<br />

cattolica d’Occidente si scomunicavano<br />

a vicenda. E sicuramente<br />

nella chiesa abbaziale. Eretta ancor<br />

prima del 1000 dagli agostiniani lombardi,<br />

prima di quello scandalo salivano<br />

le lodi a Dio da cristiani non<br />

ancora divisi in “ortodossi” e “cattolici”,<br />

e nemmeno in “protestanti”, con<br />

la frattura che cinquecento anni più<br />

tardi si consumerà nella cristian<strong>it</strong>à<br />

europea occidentale tra gli evangelici<br />

del Nord ed i cattolici romani del Sud.<br />

Forse tra un paio d’anni, nella stessa<br />

chiesa abbaziale, potremo r<strong>it</strong>rovarci<br />

insieme – ortodossi, cattolici, protestanti<br />

– per elevare di nuovo insieme<br />

le nostri lodi a Dio e invocare da Lui<br />

la benedizione per un’Europa di<br />

popoli che non conoscono più barriere:<br />

né doganali né religiose.<br />

Nel 2004 ricorre infatti il 950.mo<br />

anniversario di quelle reciproche scomuniche<br />

che hanno mostrato, nell’arco<br />

di un millennio, lo scandalo della<br />

divisione ed hanno reso controtestimonianza<br />

del Vangelo di Cristo.<br />

Per quell’anno è previsto il terzo<br />

incontro tra chiese che, lo scorso ottobre,<br />

hanno rotto il silenzio e si sono<br />

riscoperte sorelle nella due-giorni in<br />

Abbazia conclusasi il terzo giorno ad<br />

Aquileia, chiesa madre.<br />

Per riflettere insieme ai cattolici sulla<br />

comune fede sanc<strong>it</strong>a in due concili<br />

quasi contemporanei (Aquileia e<br />

Costantinopoli, nel 381), sono convenuti<br />

a Rosazzo cinque patriarcati or-<br />

Don Dino Pezzetta<br />

todossi: Costantinopoli, Alessandria<br />

d’Eg<strong>it</strong>to, Atene, Serbia e Montenegro,<br />

Romania. A questa rosa dialogante<br />

s’aggiungano anche il Patriarcato di<br />

Mosca, nella figura di padre Mikhail<br />

Ryazantsev (reggente vicario della Cattedrale<br />

di Cristo Salvatore di Mosca<br />

e diretto collaboratore del Patriarca<br />

Alessio) che ha trascorso una settimana<br />

nostro osp<strong>it</strong>e a Rosazzo nel novembre<br />

dell’anno passato. Ma pure il<br />

Patriarcato di Bulgaria, nella persona<br />

di Galaktion Lübenov Tabakov,<br />

metropol<strong>it</strong>a di Stara Zagora, amico<br />

fraterno e ormai di casa all’Abbazia.<br />

Esistono dunque le premesse per<br />

continuare il dialogo con le chiese<br />

sorelle orientali. Nel <strong>2002</strong> abbiamo<br />

ripensato alle comuni radici nel quarto<br />

secolo. Nel 2003 ci siamo proposti<br />

di affrontare insieme il problema<br />

della reale natura di una scissione che<br />

dura ormai da quasi un millennio. Nel<br />

2004 vorremmo concludere questo<br />

triennio di dialogo, a 950 dalle reciproche<br />

scomuniche, con un solenne<br />

incontro che esprima non più lo scandalo<br />

della divisione in nome di<br />

Cristo, ma la volontà comune di superare,<br />

proprio in suo nome e per<br />

amore dell’uomo, ogni ostacolo che ci<br />

siamo posti sul cammino.<br />

In nome del Vangelo, ma anche<br />

dell’Europa nuova.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à<br />

e cultura<br />

di padre Petr Zivny ´ ´<br />

rappresentante della Chiesa Vetero-cattolica in Italia<br />

’<br />

Lincontro dei rappresentanti<br />

delle varie confessioni cristiane<br />

può essere paragonato<br />

ad un raduno di famiglie dopo il<br />

loro divorzio. Nascono spontaneamente<br />

le seguenti dinamiche: disagio,<br />

risentimento, incredul<strong>it</strong>à, trauma<br />

della separazione, rabbia, etc.<br />

Nonostante tutti i problemi, la maggioranza<br />

dei cristiani di oggi, sente<br />

che non si può più andare avanti da<br />

“separati”. Forse, anche in questo<br />

contesto si potrebbe dire “Quello<br />

che Dio una volta ha un<strong>it</strong>o con il<br />

battesimo, l’uomo non separi…”.<br />

Infatti, sentiamo di essere formati,<br />

nonostante tutte le differenze, della<br />

stessa “pasta”. Dunque non possiamo<br />

più ignorare le parole di Gesù:<br />

“Ut unum sint”...<br />

A differenza degli altri incontri ecumenici,<br />

ad Aquileia l’organizzatore<br />

del convegno non era una singola<br />

Chiesa, bensì la stimatissima<br />

Associazione “<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>”, che<br />

nell’ambiente dell’antica Abbazia<br />

di Rosazzo, testimone di una Chiesa<br />

ancora non divisa, ha creato delle<br />

stupende condizioni per poter vivere<br />

insieme un’esperienza di fratern<strong>it</strong>à<br />

e di affetto. Veramente in breve<br />

tempo, malgrado le distanze geografiche,<br />

ci siamo sent<strong>it</strong>i molto vicini.<br />

Se c’è buona volontà e reciproco<br />

rispetto, si r<strong>it</strong>orna veramente alle<br />

radici del Cristianesimo e si comprende<br />

l’importanza dell’amore sulla<br />

dottrina. Un’altra importante esperienza<br />

è stata fatta: tutto nella nostra<br />

v<strong>it</strong>a dipende dalle singole persone.<br />

Bisogna solo superare le paure che<br />

ci dividono.<br />

L’Associazione “<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>” nel<br />

suo statuto dice: “Promuovere…e<br />

favorire i rapporti fra i Popoli come<br />

fra le rispettive Ist<strong>it</strong>uzioni…”. È bello<br />

che proprio dai non ecclesiastici<br />

esca un appello ai rappresentanti<br />

delle Chiese Cristiane: “Vogliamo<br />

vedervi nel dialogo, nel cammino di<br />

una futura un<strong>it</strong>à”. Bisogna rispondere<br />

con serietà a questo inv<strong>it</strong>o.<br />

A nome della Chiesa Vetero-Cattolica<br />

in Italia ringrazio i membri<br />

dell’Associazione “<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>”, in<br />

modo particolare il suo presidente<br />

Paolo Petiziol e il Dott. Federico<br />

Orso, per le loro straordinarie capac<strong>it</strong>à<br />

organizzative e per l’accoglienza<br />

di tutti gli osp<strong>it</strong>i. Abbiamo potuto<br />

vivere momenti di un intenso<br />

scambio di informazioni e di esperienze<br />

che ci hanno arricch<strong>it</strong>o tantissimo.<br />

Grazie al clima che si è creato<br />

fra noi sono nate tante nuove amicizie.<br />

Non c’era formalismo ma l’autentic<strong>it</strong>à<br />

di tutti.<br />

Naturalmente non possiamo fermarci.<br />

Dobbiamo continuare il<br />

nostro cammino. Vedo due reali<br />

possibil<strong>it</strong>à di procedere: spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à<br />

e cultura. Questi due amb<strong>it</strong>i sono<br />

senza frontiere e divisioni. Su questi<br />

pilastri potremo costruire.<br />

Ci aspetta un futuro meraviglioso…<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 9<br />

Aquileia


Aquileia<br />

Un messaggio<br />

di pace<br />

del reverendissimo archimandr<strong>it</strong>a Ignazio Sotridis,<br />

segretario del Santo Sinodo per le relazioni<br />

intercristiane della Chiesa di Grecia<br />

Sua Beat<strong>it</strong>udine l’Arcivescovo<br />

di Atene e di tutta la<br />

Grecia CHRISTODOULOS,<br />

nella qual<strong>it</strong>à di Presidente del<br />

Santo Sinodo della Chiesa di<br />

Grecia, desidera, attraverso la mia<br />

presenza qui nella terra gloriosa di<br />

Aquileia, santificata dal martirio<br />

dei santi Ermagora e Fortunato,<br />

inviare a questo importantissimo<br />

incontro il suo saluto ben augurante,<br />

affinché dalle sue conclusioni<br />

scaturisca un messaggio di pace, di<br />

fratern<strong>it</strong>à ma soprattutto di collaborazione<br />

verso tutte le Chiese<br />

Cristiane e tutti i popoli della<br />

nostra Casa comune, l’ Europa!<br />

10<br />

Conservando le proprie tradizioni,<br />

lingue e culture, diamo una testimonianza<br />

al mondo che la varietà<br />

abbellisce l’ un<strong>it</strong>à e che tutte le tessere<br />

delle nostre comuni radici<br />

europee possono continuare a formare<br />

il mosaico più bello: quello di<br />

una Europa un<strong>it</strong>a, fiera, consapevole<br />

delle sue origini, origini che si<br />

fondano in età apostolica, sul sangue<br />

e sulla testimonianza e opera<br />

dei martiri, degli apostoli, dei santi<br />

di Cristo Signore.<br />

Tutti insieme, mano nella mano,<br />

possiamo vincere la tentazione<br />

della tecnologia, dell’ economia e<br />

della pol<strong>it</strong>ica non cristiana e ridi-<br />

ventare un’ unico popolo di Dio che<br />

nella storia ha saputo creare civiltà,<br />

ha saputo far credere alla gloria di<br />

un mondo che verrà, illuminato dal<br />

Sole di Giustizia, Gesú Cristo.<br />

La Chiesa di Grecia, sempre sensibile<br />

agli Affari Europei, sempre disponibile<br />

e aperta alla collaborazione,<br />

congratula i promotori instancabili<br />

di questa grande iniziativa e<br />

augura un es<strong>it</strong>o pos<strong>it</strong>ivo e fruttuoso<br />

ai suoi procedimenti. Verso tutti<br />

voi vale sempre un inv<strong>it</strong>o caloroso a<br />

vis<strong>it</strong>are la terra osp<strong>it</strong>ale e apostolica<br />

di Grecia sulle tracce di San<br />

Paolo, nostro padre nella fede cristiana<br />

in Europa! GRAZIE<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


Un grande goriziano:<br />

Graziadio Isaia Ascoli<br />

di Sergio V<strong>it</strong>tori<br />

Graziadio Isaia Ascoli<br />

Parlare di Graziadio Isaia Ascoli non è facile: il mio<br />

intendimento, in questo scr<strong>it</strong>to, è semplicemente<br />

quello di ricordarlo per mezzo di una sua breve<br />

biografia e attraverso le sue principali opere con lo scopo<br />

di far conoscere questo personaggio nei suoi tratti più<br />

caratteristici di uomo, di c<strong>it</strong>tadino e di scienziato.<br />

Graziadio Isaia Ascoli nacque a Gorizia il 16 luglio<br />

1829 da Leon Flaminio e da Elena Norza in una famiglia<br />

molto agiata: il padre, oltre a possedere un grande<br />

patrimonio, era proprietario anche della fabbrica di<br />

carta a Straccis.<br />

Graziadio Isaia non aveva nemmeno compiuto un anno<br />

quando perdette il padre e fu probabilmente per questo<br />

ben presto avviato al commercio ed all’industria per<br />

continuare l’esercizio industriale ered<strong>it</strong>ato. In conseguenza<br />

a ciò, i suoi studi non furono regolari.<br />

Nella sua prima giovinezza frequentò la scuola annessa<br />

alla Sinagoga, dimostrando di possedere un grande spir<strong>it</strong>o<br />

di osservazione, molto ingegno e particolare facil<strong>it</strong>à<br />

nell’apprendere le lingue. È riconosciuto da tutti che<br />

il più famoso glottologo <strong>it</strong>aliano sia stato, nella sua specifica<br />

disciplina, un autodidatta: in effetti, al tempo della<br />

Il busto di Graziadio Isaia Ascoli posto nel giardino pubblico<br />

di corso Verdi a Gorizia<br />

(Opera dello scultore Alfonso Canciani)<br />

sua giovinezza questa scienza era appena nata e non si<br />

insegnava nelle scuole.<br />

Studiando la sua biografia, mi pare di vedere il giovane<br />

Ascoli incerto, tormentato da dubbi, sospeso fra speranze<br />

e sconcerti, da una parte attratto dalla prospettiva<br />

di facili guadagni e di una v<strong>it</strong>a signorile, se avesse<br />

dedicato tutto se stesso alla sua fabbrica; e d’altra parte<br />

immerso appassionatamente nei suoi studi, desideroso<br />

più che di gloria, di scienza, anelante a quel richiamo<br />

che gli indicava un vastissimo campo di azione.<br />

A soli 17 anni egli pubblicò il suo primo lavoretto: un<br />

saggio su “La grande affin<strong>it</strong>à fra l’idioma friulano e il<br />

valacco”.<br />

Franjo Miklosich (Radomerscak 1813 - Vienna 1891), il<br />

più grande slavista dell’Ottocento e tra i primi a studiare<br />

la lingua romena, notò sub<strong>it</strong>o i pregi dell’operetta e<br />

lodò il giovane glottologo goriziano. Il lavoro fu successivamente<br />

molto apprezzato anche da Hugo Schuchardt<br />

(Gotha 1842 - Graz 1927), grande linguista tedesco.<br />

Questo piccolo successo fu forse decisivo per il futuro<br />

di Graziadio Isaia Ascoli. Egli decise oramai di abbandonare<br />

il banco, per darsi tutto allo studio che perseguì<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> I<br />

Storia<br />

I DOCUMENTI DI MITTELEUROPA


Storia<br />

I DOCUMENTI DI MITTELEUROPA<br />

accan<strong>it</strong>amente per 10 anni e<br />

più. In segu<strong>it</strong>o, appena gli fu<br />

possibile, alienò la sua fabbrica<br />

deciso a vivere soltanto<br />

per la scienza.<br />

Nel 1851 vide la luce un altro<br />

suo saggio sulla “Pas<strong>it</strong>elegrafia”,<br />

linguaggio universale da<br />

lui ideato e congegnato, che<br />

doveva servire alle trasmissioni<br />

internazionali a mezzo del<br />

telegrafo elettrico: un elaborato<br />

contenente la proposta di<br />

adottare un linguaggio internazionale<br />

per le trasmissioni<br />

telegrafiche, il cui uso si andava<br />

diffondendo dopo la scoperta<br />

del Morse (1837).<br />

Il 4 gennaio 1852, Graziadio<br />

Isaia Ascoli sposò a Gorizia Francesca (Fanny) Beatrice<br />

Cohen, nata a Trieste nel 1829 e da lei ebbe quattro figli<br />

tutti nati a Gorizia: Bersabea, Leone Flaminio, Elena e<br />

Mosè.<br />

La famiglia Ascoli ab<strong>it</strong>ava a Gorizia nella casa paterna<br />

a qualche passo dalla Sinagoga.<br />

Dal 1854 al 1861, Graziadio Isaia pubblicò in tre parti<br />

gli “Studi Orientali e linguistici” ed<strong>it</strong>i a Milano ma<br />

stampati a Gorizia. Si può ben dire che in questa raccolta<br />

sono contenuti in germe i suoi lavori futuri, tutta<br />

la sua opera di indianista e sem<strong>it</strong>ologo, comparatista e<br />

dialettologo.<br />

Rilevo in particolare, da questi<br />

studi:<br />

a) la traduzione e illustrazione<br />

dei primi 10 canti di Nala,<br />

episodio del Mahabharata;<br />

b) uno studio sem<strong>it</strong>ista su “La<br />

cattedra alessandrina di San<br />

Marco”;<br />

c) i “Saggi di dialettologia <strong>it</strong>aliana”,<br />

opera condotta rigorosamente<br />

col nuovo cr<strong>it</strong>erio<br />

storico-comparativo.<br />

Al tempo della sua giovinezza<br />

egli si incontrò a Gorizia<br />

con il rabbino della c<strong>it</strong>tà isontina<br />

Isacco Samuel Reggio<br />

(Gorizia 1784 - 1855), grande<br />

educatore e uno dei più<br />

cospicui rappresentanti dell’illuminismo<br />

ebraico (molte<br />

sono le sue opere; di esse<br />

ricordiamo:“ha-Torah we-hafilosofiyya”<br />

– “La legge e la<br />

filosofia”) e con Samuel<br />

David Luzzatto (Trieste, 1800<br />

- Padova, 1865), noto come<br />

Shaddà, insegnante nel colle-<br />

II<br />

In primo piano la casa di<br />

Graziadio Isaia Ascoli<br />

La Sinagoga di Gorizia<br />

gio rabbinico di Padova e uno dei maggiori studiosi<br />

moderni di ebraismo: profondo conosc<strong>it</strong>ore del Vecchio<br />

Testamento, curò la pubblicazione di antichi testi giudaici<br />

e la loro volgarizzazione; scrisse dei versi ed una<br />

grammatica della lingua ebraica.<br />

Nella Biblioteca goriziana l’Ascoli si incontrava inoltre<br />

con il religioso goriziano abate Cociancig, slavista e<br />

orientalista, della cui portentosa erudizione linguistica<br />

si tramandò vivo il ricordo di generazione in generazione.<br />

E può essere che proprio l’abate Cociancig lo abbia<br />

iniziato allo studio delle lingue indogermaniche e di<br />

quelle del ceppo slavo in particolare.<br />

Altro personaggio importante<br />

nella v<strong>it</strong>a di Graziadio<br />

Isaia Ascoli fu certamente<br />

anche l’udinese Jacopo Pirona,<br />

autore del primo vocabolario<br />

friulano e a cui l’Ascoli diciassettenne<br />

dedicò il suo primo<br />

saggio con argomentazioni<br />

linguistiche.<br />

Sinteticamente si può affermare<br />

che l’Ascoli ebbe quali<br />

suoi predecessori in Italia<br />

solo due dotti: Bernardino<br />

Biondelli di cui ricordo il notevole<br />

“Saggio sui dialetti gallo<strong>it</strong>alici”<br />

(1853) e gli “Studi<br />

linguistici” (1856); e Paolo<br />

Marzollo, genio portentoso,<br />

autore di un tentativo di glottologia<br />

universale riassunto<br />

nell’opera “Monumenti istorici<br />

rilevati dall’analisi della<br />

parola” (1859).<br />

L’attiv<strong>it</strong>à scientifica dell’Ascoli<br />

non poteva ancora dirsi vasta:<br />

di certo era approfond<strong>it</strong>a e<br />

seria. Il suo nome era già cono-<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


sciuto anche all’estero ed egli era chiamato a far parte<br />

quale membro corrispondente della Società Orientale<br />

Germanica di Halle, uno degli ist<strong>it</strong>uti scientifici di<br />

primo piano in Europa. Alla fine del 1860 Graziadio<br />

venne chiamato ad insegnare linguistica presso<br />

l’Univers<strong>it</strong>à di Bologna. Non se ne conosce il motivo,<br />

ma l’Ascoli rifiutò.<br />

Poco dopo, con decreto reale datato 3 gennaio 1861,<br />

venne nominato ordinario alla cattedra di grammatica<br />

comparata e di sanscr<strong>it</strong>o nella Regia Accademia scientifico-letteraria<br />

di Milano.<br />

Il giorno 25 novembre di tale anno<br />

egli iniziò il suo insegnamento<br />

all’Univers<strong>it</strong>à di Milano, mentre la<br />

moglie, i figli e la madre lasciarono<br />

defin<strong>it</strong>ivamente Gorizia l’anno successivo<br />

(1862) allo scopo di riunire<br />

la famiglia. Dal giorno del suo insediamento<br />

all’Univers<strong>it</strong>à milanese è<br />

lec<strong>it</strong>o datare la nasc<strong>it</strong>a della vera e<br />

grande linguistica <strong>it</strong>aliana, sorta e<br />

portata ai più alti fastigi per mer<strong>it</strong>o<br />

dell’Ascoli, che ne fu il primo e il<br />

più valido maestro. E qui mi sia permesso<br />

di accennare brevemente<br />

allo stato degli studi glottologici in<br />

Italia e all’estero nel momento che<br />

l’Ascoli ascese a quella cattedra.<br />

Per far questo non posso fare a<br />

meno di ricorrere anz<strong>it</strong>utto alle<br />

brevi ma significative parole con le<br />

quali egli stesso si presentava alla<br />

Regia Accademia scientifico-lette-<br />

raria di Milano:<br />

“Nato e cresciuto in quell’estremo<br />

lembo del Bel Paese, dove Italia e<br />

Slavia si confondono, e un governo<br />

pseudo-tedesco viene ad inceppare le natie favelle e la<br />

civiltà con esse; rimasto privo sempre, quasi affatto, d’ogni<br />

consorzio letterario, e noto unicamente per iscarsi<br />

lavori, nei quali, se v’è la prova di qualche studio diligente,<br />

la forma rivela per cento i primi e non felici tentativi<br />

d’un sol<strong>it</strong>ario; nuovo di tutto alla Scuola, la cui<br />

soglia non ho varcato mai, né per insegnare, né per<br />

apprendere; conscio finalmente (che più di tutto pesa)<br />

della scars<strong>it</strong>à della dottrina mia; e non è, miei Signori,<br />

non è per vezzo retorico ch’io accuso grandissima trepidanza<br />

in presentarmi a trattare pubblicamente di<br />

studi difficili nella dotta cap<strong>it</strong>ale lombarda”.<br />

Queste modestissime parole dell’Ascoli trapelano<br />

un’accorata nostalgia del luogo nativo che qualcuno ha<br />

creduto, non conoscendo la cultura e la storia di<br />

Gorizia, essere così scarse e avare di aiuto intellettuale.<br />

L’accenno alle native parlate e al governo pseudo-tedesco<br />

ci indicano anzi le condizioni peculiari di Gorizia, o<br />

meglio del Goriziano, atte a dare origine, agevolare e<br />

sviluppare il genio linguistico del grande studioso di<br />

glottologia. Grande fu la facil<strong>it</strong>à con cui il giovane<br />

La targa commemorativa fatta collocare dal<br />

Consiglio Comunale di Gorizia sulla casa di<br />

Graziadio Isaia Ascoli<br />

scienziato potè apprendere nei luoghi della sua infanzia,<br />

oltre alle due lingue familiari, <strong>it</strong>aliano e friulano (e<br />

per l’Ascoli si aggiunge anche l’ebraico, lingua del suo<br />

popolo e dei suoi avi), anche il tedesco e lo sloveno. Il<br />

tedesco, dopo Schiller e Goethe, era divenuto una delle<br />

più perfette lingue moderne, la lingua comune dei dotti<br />

e in particolare dei glottologi. Lo sloveno era - tra gli<br />

idiomi slavi – quello più vicino al paleoslavo, quasi un<br />

varco per cui facilmente giungere alla conoscenza approfond<strong>it</strong>a<br />

di tutte le altre lingue slave. Questa felice particolar<strong>it</strong>à<br />

del luogo doveva destare il massimo interesse<br />

nell’animo di Graziadio Isaia Ascoli,<br />

chiamato alla glottologia per naturale<br />

amore della parola parlata nei<br />

luoghi della sua infanzia.<br />

E pertanto l’Ascoli in quel discorso<br />

introduttivo rivendicava all’Italia giustamente<br />

il comp<strong>it</strong>o di perfezionare<br />

sempre di più il metodo storico-comparativo<br />

nello studio delle lingue.<br />

La conoscenza del sanscr<strong>it</strong>o (lingua<br />

letteraria dell’India antica) diede<br />

l’avvio alle indagini e agli studi linguistici.<br />

Essa risale già a tempi lontani:<br />

ne parlava infatti nelle sue<br />

Lettere Filippo Sassetti [Firenze<br />

1540 - India ?] e poi ancora uno<br />

sconosciuto studioso inglese, vissuto<br />

alla metà del secolo XVIII, che<br />

portò questi studi in Europa. Gli<br />

studiosi poterono così fissare un<br />

gruppo di lingue chiamate indogermaniche,<br />

risalenti ad un protoa-<br />

riano ancora più antico del sanscr<strong>it</strong>o.<br />

Si distinsero in questi studi<br />

Adalbert Kuhn (Königsberg 1812 -<br />

Berlino 1881), Theodor Benfey<br />

(Norten 1809 - Gottiga 1881), Franz Bopp (Magonza<br />

1791 - Berlino 1867) e August Friedrich Pott (Hannover<br />

1802 - Halle 1887). Intanto altri dotti studiavano il gruppo<br />

sem<strong>it</strong>ico; altri ancora le lingue più oscure d’Europa,<br />

il celtico e il basco e la lingua degli zingari. Sorgevano<br />

poi le filologie delle lingue moderne, e cioè la filologia<br />

romanza, la germanistica e la slavistica. Uomini di alto<br />

intelletto cercavano oramai di risalire alle origini del<br />

linguaggio e di stabilirne le leggi universalmente valevoli.<br />

Riviste di linguistica vedevano alla luce in Germania, in<br />

Francia, in Inghilterra ed in Svizzera.<br />

Quindi, quando a Milano l’Ascoli iniziò la sua attiv<strong>it</strong>à di<br />

insegnante, dovunque nel mondo la glottologia fioriva e<br />

si perfezionava. Da vero maestro, fu prima cura<br />

dell’Ascoli quella di approvare i vari Corsi di glottologia<br />

che facevano da supporto alle sue lezioni. Dal 1861<br />

al 1870 egli vi impiegò tutto il suo sapere. Intanto continuò<br />

il suo lavoro più strettamente scientifico con<br />

numerosi contributi in varie riviste <strong>it</strong>aliane ed estere e<br />

con la pubblicazione di un secondo volume di studi cr<strong>it</strong>ici,<br />

in continuazione agli “Studi Orientali linguistici”.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> III<br />

Storia<br />

I DOCUMENTI DI MITTELEUROPA


Storia<br />

I DOCUMENTI DI MITTELEUROPA<br />

Notevoli soprattutto in questo secondo volume gli studi<br />

indiani.<br />

L’esempio dell’Ascoli fu segu<strong>it</strong>o ben presto dai suoi<br />

primi discepoli, che fecero il loro ingresso con successo<br />

nel campo della scienza. E così il Maestro nel 1873 poté<br />

finalmente donare all’Italia una Rivista che comprendeva<br />

tutto ciò che di meglio i dotti <strong>it</strong>aliani producevano<br />

in materia linguistica. Questa rivista portava il t<strong>it</strong>olo di<br />

“Archivio glottologico <strong>it</strong>aliano” e in breve superò qualsiasi<br />

altra per rigore di metodo e profond<strong>it</strong>à di studi. Il<br />

primo volume trattò degli insuperati “Saggi ladini” che<br />

valsero all’Ascoli il premio della Fondazione Bopp di<br />

Berlino e quello della Società per lo studio delle lingue<br />

romanze di Montpellier. Pregio di questi saggi è la scoperta<br />

di un terr<strong>it</strong>orio ladino, si può dire compatto, dal<br />

Reno all’Adriatico. L’Ascoli ne studiò tutti i dialetti e ne<br />

ricostruì scientificamente la storia, dimostrando l’un<strong>it</strong>à<br />

della lingua. A studi simili è dedicato il terzo volume, che<br />

contiene gli “Schizzi franco-provenzali” (dialetti francoprovenzali<br />

della Francia, della Savoia e della Svizzera).<br />

L’Ascoli studiò ed illustrò questi dialetti così vicini al ladino,<br />

e specialmente al friulano, e che col ladino si estendono<br />

come su un arco immaginario che partendo dall’Adriatico<br />

porta in Svizzera per arrivare fino ai Pirenei.<br />

Altro lavoro magistrale dell’Ascoli fu la pubblicazione e<br />

l’illustrazione nei volumi V e VI dell’Archivio del prezioso<br />

Codice Irlandese dell’Ambrosiana. Questo è il monumento<br />

più importante, testimonianza dell’antico linguaggio<br />

dei Celti d’Irlanda e quindi il più copioso ed importante<br />

della antich<strong>it</strong>à idiomatica dei Celti in generale.<br />

Il codice era stato già studiato da Costantino Nigra, che ne<br />

aveva fatto argomento delle sue Reliquie Celtiche (Torino<br />

1872). L’Ascoli fu spinto a studiare quell’idioma “dal desiderio<br />

di conseguire un’idea più viva possibile della favella<br />

con cui il latino venne ad incrociarsi nelle Gallie.<br />

Abbiamo detto che brevi sono i testi aventi per argomento<br />

il celtico. Degli antichi idiomi infatti, sia dei<br />

Galli, che dei Celti in generale, si sono conservati soltanto<br />

un gran numero di spiegazioni, in lingua celtica<br />

d’Irlanda, apposte ad alcuni codici dell’età carolingia, e<br />

specialmente a tre di essi: l’uno custod<strong>it</strong>o nella<br />

Biblioteca Ambrosiana (Milano), l’altro nella<br />

Biblioteca Cap<strong>it</strong>olare di San Gallo (Svizzera) ed il<br />

terzo nell’Univers<strong>it</strong>à di Würzburg (Germania). Questi<br />

codici offrono una grammatica e un lessico.<br />

Invece le iscrizioni ancora esistenti sono molto più antiche<br />

dei codici, ma sono poca cosa. Questa illustrazione del<br />

Codice Irlandese dell’Ambrosiana comprende due poderosi<br />

volumi, l’uno di quasi 700 pagine, l’altro di quasi 600.<br />

Purtroppo l’opera non fu portata a compimento ed è<br />

proprio sul secondo volume che sopraggiunse la malattia<br />

del Maestro. L’opera è fatalmente incompiuta, ma<br />

colossale: l’Ascoli vi lavorò per 40 anni.<br />

Se a noi interessano maggiormente le indagini nel<br />

campo delle lingue romanze, certo è che la somma del<br />

sapere del nostro Maestro si è profusa con una ricchezza<br />

stupefacente in questa opera che ha portato in luce<br />

una lingua avvolta dal mistero.<br />

IV<br />

Mi sono soffermato alle opere principali. Non mi è possibile<br />

accennare neppure brevemente alle centinaia di<br />

monografie, di note e di appunti vari pubblicati nel<br />

corso del tempo da Graziadio Isaia Ascoli fino alla vigilia<br />

del suo trapasso.<br />

Già nel 1896, essendogli stato concesso come supplente<br />

il professor Claudio Giacomino, Graziadio Isaia Ascoli<br />

poté continuare la sua opera di studioso, dedicandosi in<br />

modo particolare alle sue pubblicazioni.<br />

La cartiera di Straccis già della famiglia Ascoli distrutta durante la<br />

prima guerra mondiale<br />

Nel 1899 fu nominato senatore a v<strong>it</strong>a. Era socio di infin<strong>it</strong>e<br />

società letterarie <strong>it</strong>aliane ed estere, portava le più<br />

alte decorazioni.<br />

Nel 1902 lasciò defin<strong>it</strong>ivamente l’insegnamento per la<br />

pensione. Ma la sua attiv<strong>it</strong>à scientifica continuò senza<br />

tregua, finché nel luglio 1906, uscendo dall’ultima seduta<br />

estiva dell’Ist<strong>it</strong>uto Lombardo, fu colto da malore.<br />

Non si riebbe più.<br />

Nel gennaio successivo si ammalò d’influenza e, già<br />

indebol<strong>it</strong>o nel fisico, alle ore 1.20 antimeridiane del<br />

giorno 21 gennaio 1907, Graziadio Isaia Ascoli, assist<strong>it</strong>o<br />

dai familiari, esalò l’ultimo respiro.<br />

Uomo di signorile aspetto, dallo sguardo profondo e pensoso,<br />

si dice che con la sua sever<strong>it</strong>à, a chi lo avvicinava per<br />

la prima volta, ispirasse molta soggezione. Nel modo di<br />

comportarsi, per indole, era riservato e serio, lento e misurato<br />

nel parlare, Nella matur<strong>it</strong>à visse sempre circondato<br />

dalla più alta stima e venerazione tanto da parte dei connazionali<br />

quanto da parte degli stranieri che coltivavano<br />

il medesimo genere di studi. Le sue lezioni duravano<br />

anche delle ore: la sua erudizione era così vasta e completa<br />

da far sbalordire anche i suoi colleghi. A Milano<br />

aveva trovato la seconda patria. Discorreva in meneghino<br />

alla perfezione. Spesso passeggiava, da solo, per il Corso,<br />

riconosciuto da tutti, osservato e add<strong>it</strong>ato come una gloria<br />

della c<strong>it</strong>tà lombarda.<br />

È giusto per noi conoscere la figura e l’importanza<br />

dell’Ascoli per poter ricordare con orgoglio ed affetto.<br />

questo figlio illustre della c<strong>it</strong>tà di Gorizia, modello per<br />

tutti noi ed in particolare per la gioventù.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


Nelle foto alcuni momenti<br />

della cerimonia nella<br />

Basilica di Aquileia<br />

Il 26 ottobre scorso la nostra<br />

Associazione ha celebrato il<br />

28° anniversario di fondazione:<br />

una data importante, testimone di<br />

una attiv<strong>it</strong>à costante ed oramai<br />

riconosciuta anche dai più scettici<br />

osservatori europei.<br />

Nell’occasione dell’anniversario, all’interno<br />

della stupenda cornice della<br />

Basilica di Aquileia (per la cui concessione<br />

ringraziamo l’Arcivescovo di<br />

Gorizia, Sua Eccellenza Monsignor<br />

Dino De Antoni), si è svolta la seconda<br />

edizione della consegna dell’onorificenza<br />

“LAUDIS ET HONORIS<br />

SIGNUM”, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da una preziosa<br />

decorazione in argento ed oro, accompagnata<br />

da una pergamena con l’iscrizione<br />

in latino che riproponiamo qui<br />

accanto.<br />

Come nelle nostre intenzioni, questa<br />

onorificenza è il massimo riconoscimento,<br />

a valenza internazionale, che<br />

la nostra associazione annualmente<br />

conferisce ad illustre personal<strong>it</strong>à che,<br />

in specifici campi di competenza,<br />

abbiano acquis<strong>it</strong>o alti e particolari<br />

mer<strong>it</strong>i in favore dell’ideale sopranazionale<br />

m<strong>it</strong>teleuropeo, operando –<br />

secondo i principi ispiratori del<br />

Laudis et Honoris<br />

Signum<br />

a cura della redazione<br />

La croce in argento ed oro<br />

nostro Statuto – per favorire una<br />

forte cooperazione e coesione fra i<br />

Popoli della <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>.<br />

Dopo l’edizione dello scorso anno,<br />

in cui si è voluto riconoscere i mer<strong>it</strong>i<br />

della diplomazia m<strong>it</strong>teleuropea,<br />

quest’anno l’attenzione si è fermata su<br />

tre personal<strong>it</strong>à: uno scr<strong>it</strong>tore – Enzo<br />

Bettiza, un giornalista Leonhard<br />

Paulmichl, un sacerdote – padre<br />

Imre Kozma, a rappresentare tre<br />

momenti fondamentali della cultura<br />

umana, quali la capac<strong>it</strong>à di comunicare<br />

ai sentimenti, quella di informare<br />

le menti e quella di prendersi<br />

cura delle anime.<br />

Laudis et Honoris Signum<br />

La pergamena con l’iscrizione in latino<br />

MITTELEUROPA<br />

PRO CULTURA SOCIéTAS<br />

CRUCEM<br />

LAUDIS ET HONORIS SIGNUM<br />

DOMINO___________________<br />

MAGNIS SUIS OPERIBUS<br />

Nelle pagine seguenti vi proponiamo<br />

tre brevi schede di presentazione<br />

dei premiati.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 11<br />

PRO<br />

EUROPEIS POPULIS<br />

PERGRATA PRAEBET<br />

PRAESES<br />

PAOLO PETIZIOL<br />

(L’Associazione Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong> si onora<br />

di conferire la croce LAUDIS ET HONORIS<br />

SIGNUM al signor __________________ per<br />

essersi distinto con grandi opere in favore dei<br />

Popoli della <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>).


Laudis et Honoris Signum<br />

Enzo Bettiza<br />

Enzo Bettiza, nato a Spalato<br />

nel 1927, ha dedicato gran<br />

parte della sua attiv<strong>it</strong>à di<br />

giornalista e di scr<strong>it</strong>tore ai Paesi<br />

dell’Est: dal 1957 al 1964 è stato<br />

corrispondente prima da Vienna e<br />

poi da Mosca per “La Stampa”, con<br />

cui ha collaborato come commentatore<br />

pol<strong>it</strong>ico e culturale di grande<br />

rilievo.<br />

Per dieci anni è stato inviato del<br />

“Corriere della Sera”.<br />

Nel 1974, insieme con Indro<br />

Montanelli, fonda “Il Giornale”, di<br />

cui sarà condirettore vicario fino al<br />

1983.<br />

Senatore ed europarlamentare dal<br />

1976, ha svolto nel corso delle varie<br />

legislature funzioni di presidente<br />

delle delegazioni parlamentari europee<br />

per i rapporti con la Jugoslavia,<br />

con la Cina e con l’Unione Sovietica.<br />

Tra giornalisti scr<strong>it</strong>tori, Enzo Bettiza<br />

è quello che più ha indagato su se<br />

stesso e sulle proprie radici, riassumendo<br />

in sé le caratteristiche dell’intellettuale<br />

m<strong>it</strong>teleuropeo.<br />

Nasce a Spalato, nella Dalmazia<br />

allora <strong>it</strong>aliana: e <strong>it</strong>aliana era la fami-<br />

12<br />

Enzo Bettiza<br />

glia paterna, slava quella materna,<br />

serba ed ortodossa la balia.<br />

Con un retroterra generazionale,<br />

in cui un aurorale e mai compiuto<br />

irredentismo, più letterario che<br />

pol<strong>it</strong>ico, si fondeva con la fedeltà<br />

al plurinazionale e pluriculturale<br />

impero asburgico, quasi un’anticipazione<br />

dell’Europa federata.<br />

Fra le sue opere più importanti<br />

M<strong>it</strong>o e realtà di Trieste, Il mistero di<br />

Lenin, Saggi, viaggi, personaggi,<br />

Non una v<strong>it</strong>a, Esilio vinc<strong>it</strong>ore del<br />

Super Campiello nel 1996, L’ombra<br />

rossa, Via Solforino, Mostri sacri,<br />

La cavalcata del secolo.<br />

Queste opere sono saggi pol<strong>it</strong>ici,<br />

romanzi storici, saghe famigliari,<br />

sofferte autobiografie: in particolare<br />

vogliamo c<strong>it</strong>are Esilio, al cui centro<br />

c’è la piccola patria dalmata:<br />

“una lingua di terra carsica e frastagliata,<br />

all’incirca lunga 600 chilometri…ex<br />

jugoslava, ex austriaca, napoleonica,<br />

veneziana, ungherese,<br />

bizantina, romana e il lirica. Oggi<br />

croata”. E davanti all’insensata tragedia<br />

postjugoslava, Bettiza trova il<br />

bisogno di dar sfogo e senso alla<br />

massa di ricordi, delle vicende personali,<br />

famigliari, comun<strong>it</strong>arie. A<br />

partire dalla figura di “baba Mare”,<br />

la balia Mara Vujnic, prima nutrice,<br />

poi ist<strong>it</strong>utrice e tutrice, “instancabile<br />

e immaginosa narratrice orale di<br />

saghe e di leggende balcaniche”.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


Nelle foto<br />

Leonhard Paulmichl<br />

durante la premiazione<br />

Nato a Stilfs (Prato allo<br />

Stelvio) in Sud-Tirol nel<br />

1938, è l’ultimo di dieci figli.<br />

Il padre, già direttore didattico,<br />

viene inviato al confino in Toscana<br />

in quanto obbligato dalle leggi dell’epoca<br />

a lasciare la sua terra. Così<br />

l’economia della famiglia si basa su<br />

due mucche e le galline allevate<br />

dalla madre.<br />

Leonhard dimostra sin dalle elementari<br />

vivac<strong>it</strong>à ed acutezza intellettuale,<br />

tanto che il parroco locale<br />

lo incoraggia e lo aiuta a proseguire<br />

gli studi presso il seminario minore<br />

di Bressanone. Dopo la matur<strong>it</strong>à,<br />

studia alle Univers<strong>it</strong>à di Bonn,<br />

Monaco di Baviera ed Innsbruck.<br />

Rientra in Italia per assolvere agli<br />

obblighi di leva nel corpo degli alpini.<br />

Lavora al Governo tirolese in anni<br />

particolarmente difficili e delicati,<br />

mettendosi in evidenza per la sua<br />

personal<strong>it</strong>à equilibrata e per le sue<br />

capac<strong>it</strong>à di relazione.<br />

Così, quando nei primi settanta la<br />

radiotelevisione austriaca decide di<br />

aprire uno studio a Bolzano, chiama<br />

il dottor Paulmichl a dirigerlo.<br />

La sensibil<strong>it</strong>à e la cultura di uomo<br />

di confine lo spingono ben presto in<br />

Friuli (1974), ove prende i primi<br />

contatti con i promotori della neo-<br />

Leonhard Paulmichl<br />

nata associazione <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong> e<br />

con la cultura ladino-friulana. È il<br />

classico colpo di fulmine: l’amore<br />

per questa terra e per le sue genti è<br />

immediato.<br />

Alcune problematiche locali, così<br />

simili a quelle sud-tirolesi, lo colpiscono<br />

e se ne fa carico portandole<br />

all’attenzione dei media internazionali<br />

con svariati documentari e<br />

films, che fanno testo nel panorama<br />

culturale europeo.<br />

Il terremoto del 1976 lo vede immediatamente<br />

presente ed attivo con<br />

reportages che portano le tristi<br />

immagini del Friuli devastato in<br />

Laudis et Honoris Signum<br />

tutte le case austriache. Il risultato è<br />

sorprendente: la generos<strong>it</strong>à del<br />

popolo austriaco è ormai storia e<br />

Paulmichl ne fu sicuramente attore.<br />

Il Friuli e Trieste, grazie al costante<br />

e disinteressato impegno di questo<br />

grande amico, trovano finalmente<br />

una eco oltre i confini nazionali.<br />

L’immagine di genti con una innata<br />

vocazione europea, per cultura, storia,<br />

tradizioni e mescolanza di lingue,<br />

favorisce una crescente curios<strong>it</strong>à<br />

ed un sempre più vasto consenso<br />

non solo in Austria ma in tutta<br />

Europa.<br />

Il dottor Paulmichl manterrà anche<br />

in segu<strong>it</strong>o questo impegno, quando<br />

sarà chiamato a dirigere lo studio<br />

radiotelevisivo di Bregenz (una<br />

delle nove sedi federali austriache)<br />

come pure da consigliere-collaboratore<br />

del Direttore Generale della<br />

ORF, l’ente televisivo austriaco.<br />

Regista, giornalista, saggista, è componente<br />

e fondatore del Pen-Club<br />

Rezia.<br />

Il suo messaggio culturale ha avuto<br />

ampi consensi europei con svariati<br />

premi e riconoscimenti internazionali:<br />

va ricordato, in particolare,<br />

uno a Madrid proprio per un lungometraggio<br />

realizzato nella nostra<br />

Regione, che inizia nella Basilica<br />

Patriarcale di Aquileia.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 13


Laudis et Honoris Signum<br />

Nelle immagini alcuni<br />

momenti della cerimonia<br />

con padre Imre Kozma<br />

che riceve l’onorificenza.<br />

14<br />

Imre Kozma<br />

Protonotario apostolico per<br />

volontà del Papa, questo<br />

sacerdote ungherese si è<br />

distinto per un aiuto incessante ai<br />

profughi degli ultimi quindici anni<br />

della travagliata storia europea:<br />

tedeschi, bosniaci, croati, serbi, qualunque<br />

fosse il loro credo.<br />

Nato nel 1940, rimasto orfano di<br />

padre a un anno e mezzo, cresciuto<br />

in un villaggio di contadini 130 chilometri<br />

a ovest della cap<strong>it</strong>ale, padre<br />

Imre Kozma ricorda quando<br />

accompagnava la nonna a portare<br />

qualcosa da mangiare agli ebrei<br />

nascosti per sfuggire alla deportazione.<br />

Suo nonno, un contadino che<br />

leggeva ogni giorno il quotidiano e<br />

la Bibbia, gli insegnò il senso della<br />

religios<strong>it</strong>à: “Non devi andare in chiesa<br />

per spir<strong>it</strong>o d’obbedienza o per<br />

obbligo, ma per cercare la volontà di<br />

Dio”.<br />

Compiuti gli studi superiori con la<br />

matur<strong>it</strong>à classica, mentre sembrava<br />

destinato ad una brillante carriera<br />

calcistica, Imre scelse la strada del<br />

sacerdozio e del servizio a Dio ed<br />

all’uomo.<br />

Ordinato sacerdote nel 1963, il suo<br />

apostolato è stato caratterizzato da<br />

un grande lavoro, soprattutto a<br />

favore dei giovani, sia sul piano culturale<br />

sia sul piano materiale.<br />

Così divenne famoso negli ambienti<br />

ecclesiastici e nel Paese, tanto<br />

che quando in Germania un gruppo<br />

di persone creò il Servizio<br />

Car<strong>it</strong>ativo dell’Ordine di Malta,<br />

chiese a padre Imre di diventarne<br />

il presidente.<br />

E fu per questo suo ruolo che il 13<br />

agosto 1989 un funzionario dell’ambasciata<br />

dell’allora Germania Ovest<br />

si rivolse a lui per chiedergli di<br />

“fornire assistenza ai profughi che<br />

arrivavano in massa dalla Germania<br />

Orientale”.”Sì, certo” rispose Imre<br />

ed in breve si trovò a dare osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à<br />

a quasi 50.000 tedeschi dell’Est.<br />

Da allora, come nel miracolo dei<br />

pani e dei pesci, le risorse di padre<br />

Imre riescono in qualche modo a<br />

moltiplicarsi per far fronte alle<br />

esigenze di un’Europa frantumata<br />

e di un’Ungheria alle prese con i<br />

problemi di una giovane democrazia.<br />

In occasione di un suo viaggio a<br />

Budapest, il ministro degli Esteri<br />

tedesco ha consegnato a padre Imre<br />

la Gran Croce al mer<strong>it</strong>o della<br />

Repubblica Federale, la più alta onorificenza<br />

che uno straniero possa<br />

ricevere dal governo tedesco: “è<br />

stato Lei a svellere il primo mattone<br />

dal Muro di Berlino” gli ha detto il<br />

ministro.<br />

Nonostante la sua Presidenza del<br />

Servizio car<strong>it</strong>ativo dell’Ordine di<br />

Malta, con un eserc<strong>it</strong>o di 40.000<br />

volontari e 89 dipendenti, padre Imre<br />

rimane ancora un semplice prete di<br />

quartiere che ogni giorno celebra la<br />

messa e tiene lezioni di catechismo.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


Al centro della foto<br />

padre Imre Kozma<br />

Incontriamo padre Kosma dopo<br />

la messa mattutina nella linda e<br />

piccola chiesa di Monastero, a<br />

due passi dal museo paleocristiano<br />

di Aquileia. Accanto a lui, l’inseparabile<br />

Gherard Bolvary (devoto<br />

segretario e impeccabile interprete).<br />

Cominciamo la nostra chiacchierata<br />

con il religioso partendo<br />

dal r<strong>it</strong>orno alle radici del cristianesimo<br />

di cui si è parlato tra Rosazzo<br />

e la c<strong>it</strong>tà dei patriarchi.<br />

– Padre Imre, i rappresentanti delle<br />

Chiese intervenuti al convegno di<br />

<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong> sulle matrici comuni<br />

del cristianesimo alla luce dell’esempio<br />

di Aquileia, la Chiesa del dialogo<br />

e dell’accoglienza, hanno detto:<br />

abbiamo una grande responsabil<strong>it</strong>à<br />

nella costruzione dell’Europa, perché<br />

non ci può essere Europa senza<br />

radici cristiane. Secondo lei, è veramente<br />

necessario tornare alle radici<br />

L’uomo che ha tolto<br />

il primo mattone<br />

del muro di Berlino<br />

di Nicola Cossar<br />

e alla semplic<strong>it</strong>à del messaggio<br />

evangelico per capire dove andiamo<br />

e che cosa possiamo dare<br />

all’Europa di domani?<br />

«Io penso che il problema non sia<br />

soltanto l’Europa, che pur sta<br />

vivendo grandi difficoltà. Tutto il<br />

mondo civile si è purtroppo allontanato<br />

dal Padre Eterno, come se<br />

volesse scappare dal palmo di Dio<br />

decidendo di camminare da solo. Il<br />

Vangelo dice che abbiamo un deb<strong>it</strong>o<br />

verso Dio e questo deb<strong>it</strong>o personale<br />

dobbiamo scalarlo vivendo<br />

bene fra di noi, semplicemente realizzando<br />

la fratellanza. In tale ottica,<br />

Aquileia è veramente importante:<br />

in questo luogo Oriente e<br />

Occidente combaciano e mi fa un<br />

immensamente piacere questo bel<br />

convegno di <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>. Il fatto<br />

che siano venuti rappresentanti<br />

delle Chiese dell’Est e dell’Ovest<br />

Laudis et Honoris Signum<br />

significa che tutti vogliono questa<br />

un<strong>it</strong>à».<br />

– Quell’un<strong>it</strong>à dei primi secoli testimoniata<br />

da Aquileia?<br />

«Certo. Ma non dimentichiamo un<br />

fatto: i primi cristiani sono stati<br />

pochi, però hanno portato la luce.<br />

Penso che questo convegno, nato<br />

per volontà di pochi, porti con sé<br />

proprio un messaggio che vale per<br />

tutti: il messaggio della luce».<br />

– Dunque, non servono tanti operai,<br />

quanto testimoni veri...<br />

«Negli ultimi anni anche il Santo<br />

Padre ne ha parlato spesso. Nel<br />

mondo moderno non abbiamo<br />

tanto bisogno di insegnanti quanto<br />

di testimoni, di esempi, di modelli<br />

da seguire.Ad Aquileia ci sono stati<br />

testimoni-martiri: è un luogo speciale<br />

perché racchiude in sé la forza<br />

di quella fedeltà. Io sono ungherese<br />

e qui sono arrivati i nostri antenati.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 15


Laudis et Honoris Signum<br />

Ho visto in basilica, addir<strong>it</strong>tura negli<br />

affreschi, il segno della presenza<br />

della mia gente: Santa Elisabetta<br />

d’Ungheria vi è raffigurata incoronata<br />

e con altre due corone in<br />

mano. Mi piace considerarmi parte<br />

di questa fila di ungheresi, anche se<br />

non riesco a essere all’altezza nemmeno<br />

della buona volontà di Santa<br />

Elisabetta. Ad ogni modo, come<br />

ungherese, devo parlare del comp<strong>it</strong>o<br />

che la storia ha voluto assegnarci<br />

e che Dio ci ha permesso di portare<br />

a termine: negli anni recenti abbiamo<br />

aiutato i tedeschi dell’Est che<br />

cercavano libertà a Occidente,<br />

abbiamo aiutato la Romania dopo<br />

la rivoluzione, gli jugoslavi, tutti gli<br />

jugoslavi, durante la recente guerra<br />

fratricida e gli ebrei espulsi<br />

dall’Unione Sovietica. Questa nostra<br />

testimonianza, allora, potrebbe<br />

diventare davvero un messaggio<br />

per il mondo intero.<br />

Vede, tutti quanti cerchiamo e vorremmo<br />

essere felici, però ricordiamoci<br />

sempre che felici si diventa<br />

soltanto rendendo felici gli altri».<br />

– Nel suo apostolato, lei non ha aiutato<br />

nazioni e confessioni religiose,<br />

ma persone che avevano bisogno...<br />

«Il Padre Eterno ha creato uomini e<br />

ogni individuo è uguale davanti a<br />

lui. Se io mi permetto di rispondere<br />

a Dio, devo fare la sua volontà: questo<br />

è il cristianesimo. Dappertutto<br />

vediamo part<strong>it</strong>i e pol<strong>it</strong>iche che si<br />

combattono; le nazioni fanno lo<br />

stesso, generando una pericolosa<br />

tensione. L’obiettivo è sempre uno<br />

solo: ottenere qualcosa soltanto per<br />

sé. È questo che dobbiamo e sconfiggere:<br />

l’egoismo che rende sordi e<br />

ciechi».<br />

– In questa chiamata all’altruismo, a<br />

una maggiore sensibil<strong>it</strong>à verso i<br />

bisogni dell’altro, come ci si deve<br />

muovere? Cosa le dice la sua esperienza?<br />

«Pensate al genius loci. Aquileia è<br />

determinante: la gente che cammina<br />

su quella strada ha una grande<br />

responsabil<strong>it</strong>à. Qui è nato qualcosa<br />

di straordinario, una scintilla irripetibile:<br />

Gesù vuole che questo fuoco<br />

si espanda in tutto il mondo».<br />

– Dunque quella luce non si è mai<br />

spenta?<br />

16<br />

«Sicuramente no, perché adesso io<br />

ungherese e lei friulano siamo qui,<br />

in una chiesa di Aquileia, a parlarne<br />

con passione. Certamente non basta,<br />

ma il bel convegno dell’associazione<br />

culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong> ci dice<br />

che dobbiamo convincere i nostri<br />

fratelli d’Oriente di una cosa soltanto:<br />

siamo fratelli veri, perché<br />

abbiamo solo un Dio e lui ha una<br />

sola famiglia, tutta l’uman<strong>it</strong>à».<br />

– Il grande problema di oggi nella<br />

cultura occidentale è riuscire a parlare<br />

della spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à e del trascendente<br />

ai giovani, riuscire a trasmettere<br />

e a seminare valori. Come ci si<br />

deve comportare con loro?<br />

«I giovani hanno un vero bisogno<br />

della nostra esperienza.<br />

Generalmente non danno retta agli<br />

adulti, come forse facevamo anche<br />

noi; pensano che saranno capaci di<br />

fare tutto meglio di noi. E noi dobbiamo<br />

convincerli che conosciamo<br />

la vera strada. Come? Con la credibil<strong>it</strong>à<br />

e l’esempio. Ho un bel rapporto<br />

con i giovani, vengono spesso<br />

da me: sono aperti, pronti ad ascoltare<br />

e a seguire chi dimostra di essere<br />

credibile. E gli anziani perciò<br />

devono essere davvero quello che<br />

predicano, anche nei piccoli gesti<br />

quotidiani».<br />

– Dunque, è necessario riscoprire<br />

quei valori semplici ed essenziali<br />

che il mondo pare aver dimenticato?<br />

«I nodi, i problemi epocali in questo<br />

nostro mondo oggi sono due: i beni<br />

materiali e la potenza, il potere.<br />

L’uomo, come anche in altre epoche,<br />

pensa di poter fare meno di<br />

Dio e di rubargli il mondo, la creazione,<br />

di sost<strong>it</strong>uirsi a lui: da inquilino<br />

vuol essere padrone e lo fa per<br />

raggiungere suoi scopi personali,<br />

diventando così indifferente, insensibile<br />

di fronte ai problemi di chi è<br />

meno fortunato. C’è poi il discorso<br />

del potere, che significa attribuire<br />

valore discriminante, v<strong>it</strong>ale persino,<br />

alla carriera, al comando. È un valore<br />

per chi non ha Dio con sé e in sé.<br />

Noi cristiani siamo invece chiamati<br />

ad un’altra grande responsabil<strong>it</strong>à:<br />

dividere con i fratelli i beni materiali<br />

e usare la potenza-potere solo<br />

e unicamente per servire».<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


Nelle foto alcuni momenti<br />

del convegno di Cormòns<br />

sulla musica di tradizione<br />

orale<br />

Ad agosto, nella tradizionale<br />

cornice della Festa dei<br />

Popoli della <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>, la<br />

nostra Festa di Giassico, in collaborazione<br />

con il Comune di Cormòns la<br />

nostra Associazione ha organizzato<br />

un convegno internazionale sulla<br />

musica di tradizione orale con la partecipazione<br />

di una ventina fra i più<br />

importanti musicisti popolari dell’Europa<br />

centrale ed un incontro fra<br />

Comuni gemellati della <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>,<br />

con la partecipazione di delegazioni<br />

dei Comuni di Aquileia, Brda<br />

(Slovenia), Cerhenice (Repubblica<br />

Ceca), Codroipo, Friesach (Austria),<br />

Maria Wörth (Austria), Pirano<br />

(Slovenia), Sgonico, Simbach am Inn<br />

(Germania), Tokaj (Ungheria) e<br />

Tolmezzo, oltre naturalmente la<br />

delegazione del Comune osp<strong>it</strong>ante,<br />

Cormòns.<br />

Sono state due occasioni molto importanti<br />

e molto costruttive nell’ottica del<br />

dialogo e dell’integrazione europea.<br />

L’incontro fra i Comuni ed il convegno<br />

sulla musica sono stati realizzati<br />

Un convegno<br />

internazionale<br />

e tanta musica<br />

per Giassico <strong>2002</strong><br />

ˆ<br />

con il contributo della Commissione<br />

Europea, che ha finanziato questa<br />

nostra iniziativa riconoscendone lo<br />

spessore e la valenza degni della propria<br />

partecipazione.<br />

La dimensione europea di questo<br />

evento è stata colta dai media, che<br />

hanno garant<strong>it</strong>o alla festa spazi e<br />

visibil<strong>it</strong>à molto importanti su stampa,<br />

radio e televisioni.<br />

Nelle immagini alcuni momenti<br />

della manifestazione: in particolare,<br />

l’esecuzione dell’Inno d’Europa suo-<br />

nato dai musicisti presenti al convegno<br />

con strumenti di tradizione<br />

popolare di fronte a migliaia di persone<br />

in festa, inno che è stata la<br />

colonna sonora di Giassico <strong>2002</strong>.<br />

Da notare che, durante il convegno e<br />

nei momenti conviviali della festa, è<br />

ripreso il dialogo ed il rapporto fra<br />

Cormòns e Tokaj, e più in generale fra<br />

le economie e le culture di due terr<strong>it</strong>ori<br />

in cui il vino, e tutto il mondo che gli<br />

ruota attorno, svolge un ruolo determinante.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 17<br />

Europa


Trieste<br />

Trieste - Civico Museo<br />

Rivoltella: “La Dedizione<br />

di Trieste all’Austria”<br />

18<br />

30 settembre 1382:<br />

la dedizione di Trieste<br />

all’Austria<br />

di Giorgio Bulfon<br />

Stava lì, nel giardino grande<br />

della Stazione Centrale, il<br />

bel monumento che rappresentava<br />

Trieste esultante, con il<br />

volto serene e le braccia alzate a<br />

sostenere la bandiera c<strong>it</strong>tadina, in<br />

piedi sul piedistallo di marmo bianco,<br />

potando sul petto lo stemma<br />

absburgico comunale.<br />

Faceva bella mostra di sé anche un bassorilievo<br />

di forma circolare con i simboli<br />

delle “Tredici Casate”, sovrastato<br />

da un obelisco pure di marmo decorato<br />

con una bronzea aquila bicip<strong>it</strong>e.<br />

Attorno al monumento quattro bei<br />

fanali (ferai) completavano la scena.<br />

La dedizione della c<strong>it</strong>tà agli Absburgo<br />

avvenne, come sappiamo, il 30 set-<br />

tembre del 1382, quando – dopo le<br />

numerose guerre ed occupazioni<br />

della Repubblica di Venezia (che<br />

finivano sempre con tributo di sangue,<br />

pesanti sanzioni a carico della<br />

c<strong>it</strong>tadinanza e relativa distruzione<br />

delle mura della c<strong>it</strong>tà) alcuni ambasciatori<br />

del Comune si presentarono<br />

al Duca Leopoldo d’Austria nel<br />

suo castello di Graz.<br />

Dall’Archivio comunale di Trieste<br />

proviene il documento di accettazione<br />

della donazione di Trieste da<br />

parte del Duca:<br />

“Nel nome del Signore, Amen.<br />

Noi Leopoldo per grazia di Dio<br />

Duca d’Austria, Stiria, Carintia e<br />

Carniola, Signore della Marca e di<br />

Pordenone, Conte d’Absburgo e del<br />

Tirolo, ecc. ecc.,<br />

essendosi presentati a noi Adelmo<br />

de Petachi, Antonio de Dominico e<br />

Nicolò de Pica, Procuratori, sindici<br />

ed ambasciatori della c<strong>it</strong>tà e distretto<br />

di Trieste mun<strong>it</strong>i legalmente di pieni<br />

poteri per proclamare, riconoscere e<br />

ricevere noi quali naturali e veri<br />

signori loro e della c<strong>it</strong>tà, delle castella<br />

e di tutti i distrettuali, e quali, coll’aiuto,<br />

principali e validi difensori,<br />

come si ricava in modo più esteso<br />

nel pubblico istrumento del Comune<br />

e della c<strong>it</strong>tà di Trieste corroborato<br />

dal relativo sigillo ed a noi consegnato<br />

e rimesso dai sopradetti procuratori<br />

e sindici. Noi, per ricono-<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong>


scere con grazioso beneficio la pacifica<br />

sottomissione del loro animo,<br />

abbiamo accettato assunto ed ammesso<br />

gli infrascr<strong>it</strong>ti articoli e disposizioni<br />

assieme a tutti i c<strong>it</strong>tadini e<br />

distrettuali come più sotto viene<br />

detto…”<br />

Una foto d’epoca con il monumento alla<br />

dedizione di Trieste all’Austria (costru<strong>it</strong>o<br />

nel 1882, demol<strong>it</strong>o nel 1919)<br />

Questo importante documento viene<br />

interpretato da vari storici, in epoche<br />

diverse, a seconda delle convenienze.<br />

Per Ireneo della Croce, per Domenico<br />

Rossetti e per Pietro Kandler non<br />

c’è alcun dubbio sulla dedizione di<br />

Trieste.<br />

Domenico Rossetti de Scanner,<br />

nobile austriaco, c<strong>it</strong>a l’avvenimento<br />

in due sue opere letterarie e ne<br />

parla con entusiasmo. Il Kandler dà<br />

per scontata la veridic<strong>it</strong>à dell’avvenimento.<br />

Altri, per part<strong>it</strong>o preso<br />

(come il Tamaro), si permettono<br />

addir<strong>it</strong>tura di negarlo, ma – si sa- il<br />

periodo era quello del ventennio<br />

fascista quando certe ver<strong>it</strong>à dovevano<br />

essere taciute. Ver<strong>it</strong>à che per<br />

molti anni ancora furono nascoste<br />

fino in epoca recente,<br />

finché la gente stessa<br />

ed alcuni governanti<br />

più aperti non vollero<br />

ricercare le proprie<br />

radici: “se i napoletani<br />

custodivano memoria<br />

dei regnanti Borbonici,<br />

se i fiorentini ricordavano<br />

Lorenzo il Magnifico<br />

ed i Medici,<br />

se Modena Parma e<br />

Piacenza celebravano<br />

i loro gloriosi ducati, i<br />

veneziani i loro Dogi,<br />

perché mai – si chiesero<br />

alcuni triestini –<br />

non dovremmo pure<br />

noi risalire alle nostre<br />

origini?”<br />

Purtroppo, questo è<br />

un ques<strong>it</strong>o ancora aperto<br />

nella tormentata<br />

Trieste.<br />

Ma r<strong>it</strong>orniamo alla storia<br />

del nostro monumento…<br />

Era stato eretto, come<br />

c<strong>it</strong>a lo scr<strong>it</strong>tore e sto-<br />

rico Glauco Arnesi in<br />

una sua breve ma intensa<br />

Storia di Trieste, da<br />

un Com<strong>it</strong>ato c<strong>it</strong>tadino per ricordare<br />

il cinquecentesimo anniversario<br />

(1882) della Dedizione di Trieste<br />

all’Austria ed il Consiglio Comunale<br />

– presieduto dal podestà Riccardo<br />

Buzzoni – aveva deciso di collocarlo<br />

nella piazza della Stazione (oggi<br />

piazza Libertà).<br />

Nel 1919 esso fu completamente<br />

distrutto nottetempo.Altri monumenti<br />

(quello all’imperatrice Elisabetta e<br />

quello a Massimiliano d’Absburgo)<br />

furono in segu<strong>it</strong>o tolti in ossequio ai<br />

“tempi nuovi”, ma furono semplicemente<br />

riposti intatti ed integri nei<br />

magazzini comunali: Invece, sul<br />

monumento alla De-dizione ci fu<br />

un particolare accanimento distruttivo<br />

e demol<strong>it</strong>ore: il ricordo, per<br />

ordini superiori, doveva essere<br />

completamente cancellato. E così<br />

esso fu fatto a pezzi in una notte.<br />

Di questa grande statua rappresentante<br />

Trieste rimane soltanto la<br />

testa di bronzo, recuperata e conservata<br />

da quel grande e mer<strong>it</strong>orio<br />

Bassorilievo con i simboli delle “13 Casade”, le 40 famiglie<br />

nobili che fra il 1200 ed il 1300 governarono Trieste.<br />

collezionista, forse un poco eccentrico,<br />

che fu il professor Diego de<br />

Enriquez. La ruota a bassorilievo<br />

con i simboli delle “13 Casade” si<br />

trova murata nel cortile del Castello<br />

di San Giusto, mentre i quattro fanali<br />

fanno bella mostra di sé ai lati del<br />

Ponte Rosso sul Canal Grande dinnanzi<br />

la Chiesa di Sant’Antonio<br />

nuovo. Il resto è andato irrimediabilmente<br />

distrutto.<br />

Per fortuna, altri simboli della<br />

Trieste absburgica si sono salvati<br />

grazie al rispetto dei c<strong>it</strong>tadini e ad<br />

alcune illuminate autor<strong>it</strong>à comunali.<br />

n. 3 - dicembre <strong>2002</strong> 19<br />

Trieste


CONVOCAZIONE<br />

dell’Assemblea Ordinaria<br />

dell’Associazione Culturale<br />

<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong><br />

La S.V. è inv<strong>it</strong>ata, in qual<strong>it</strong>à di socio,<br />

all’Assemblea Ordinaria<br />

dell’Associazione Culturale <strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong><br />

che si svolgerà<br />

sabato 25 gennaio 2003<br />

alle ore 17.00<br />

presso la Sala dei Musei Provinciali<br />

in borgo Castello a Gorizia<br />

Verrà discusso il seguente<br />

Ordine del Giorno:<br />

· Relazione attiv<strong>it</strong>à dell’anno<br />

sociale <strong>2002</strong><br />

· Approvazione Bilancio<br />

Consuntivo <strong>2002</strong><br />

· Programma attiv<strong>it</strong>à dell’anno<br />

sociale 2003<br />

· Approvazione Bilancio<br />

Preventivo 2003<br />

· Rinnovo cariche sociali:<br />

– Giunta esecutiva<br />

– Collegio dei Probiviri<br />

– Collegio dei Revisori dei conti<br />

Varie ed eventuali<br />

il Presidente<br />

Paolo Petiziol<br />

MOZIONI DELL’ASSEMBLEA<br />

DEI SOCI DELL’ASSOCIAZIONE<br />

CULTURALE MITTELEUROPA<br />

DEL 19 GENNAIO <strong>2002</strong><br />

(approvata all’unanim<strong>it</strong>à)<br />

Qualche tempo fa la stampa locale dava informazione<br />

di una nuova iniziativa part<strong>it</strong>ica che, per<br />

nome e simbolo, induce a non grad<strong>it</strong>e confusioni.<br />

Ci sentiamo pertanto in dovere di precisare che<br />

la nostra associazione nulla ha a che fare con la<br />

richiamata iniziativa part<strong>it</strong>ica, in quanto final<strong>it</strong>à<br />

e scopi di “<strong>M<strong>it</strong>teleuropa</strong>” sono sempre stati altamente<br />

sociali e culturali e mai – nel corso di<br />

quasi trent’anni di v<strong>it</strong>a – si sono confusi con formazioni<br />

part<strong>it</strong>iche vecchie e nuove.<br />

Ciò non significa rinnegare ingenuamente il<br />

ruolo e la funzione della “pol<strong>it</strong>ica”: anzi, della<br />

stessa consideriamo l’imprescindibile funzione e<br />

l’insost<strong>it</strong>uibile ruolo proprio di ogni forma di<br />

convivenza e di governo, che trovano nelle ist<strong>it</strong>uzioni<br />

democratiche la propria concreta espressione.<br />

Il nostro impegno, particolarmente negli anni<br />

che hanno segu<strong>it</strong>o la caduta della “cortina di<br />

ferro”, è sempre stato solo ist<strong>it</strong>uzionale. Ciò ha<br />

reso unanimamente credibile il nostro lavoro ed<br />

alte la stima e la considerazione che ci vengono<br />

attestate anche sul piano internazionale.<br />

Non sempre è stato facile resistere alle lusinghe<br />

di personali protagonismi, ma è sicuramente<br />

anche per questa coerenza di comportamento<br />

che oggi godiamo di una immagine piuttosto<br />

rara nel panorama europeo, come pure di una<br />

grande fiducia, quando non anche dell’effetto, di<br />

chi ci conosce.<br />

R<strong>it</strong>eniamo pertanto, forti del consenso assembleare,<br />

che questa nostra mer<strong>it</strong>oria iniziativa<br />

sia e debba rimanere patrimonio di tutti coloro<br />

che in essa si r<strong>it</strong>rovano e credono (a prescindere<br />

dalle singole e leg<strong>it</strong>time appartenenze<br />

pol<strong>it</strong>iche), mantenendo orgogliosamente<br />

intatti e propri quei valori che la videro nascere<br />

e che restano le fondamenta del nostro<br />

lavoro e del nostro successo.<br />

Sala Tripcovich a Trieste un importante evento di cui Vi sarà data<br />

ampia informazione nel supplemento di gennaio a questo numero.<br />

Ultima Ora Il 22 febbraio 2003 la nostra Associazione organizza presso la

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