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media si è allungata sensibilmente,<br />

ma l’analisi di Livi Bacci porta<br />

alla conclusione che non solo i<br />

giovani sono meno come quantità,<br />

ma anche che contano meno<br />

nella società.<br />

e questo per tre motivi: sposarsi<br />

sempre più tardi allontana e riduce<br />

l’assunzione di responsabilità,<br />

aver meno giovani che lavorano in<br />

questa fascia di età (quelli sotto<br />

ai 30 erano un terzo di chi lavorava<br />

nel 1911, sono un ottavo oggi)<br />

riduce la loro autonomia e il loro<br />

peso economico; terza considerazione,<br />

le gerarchie sociali e professionali<br />

sono bloccate e le quote di<br />

under 30 presenti nei gruppi dirigenti<br />

(ma su questo torneremo<br />

dopo) sono ridotte al lumicino.<br />

Dunque in un mondo che si riempie<br />

la bocca di innovazione, di ricerca,<br />

della necessità di guardare<br />

avanti, si scopre che qui in Italia<br />

siamo fermi, siamo un paese senza<br />

ricambio generazionale. Cosa<br />

8<br />

novembre 2009<br />

in primo piano<br />

LeGACOOP, L’esPeRIenzA DI “GeneRAzIOnI”<br />

“o si CaMbia o RisChiaMo un paese senza futuRo”<br />

“a livello nazionale chiediamo un’attenzione maggiore<br />

per il futuro. perché l’italia è, paradossalmente, un paese<br />

che rischia di non avere un futuro, schiacciato tra<br />

precarietà del lavoro e iniquità previdenziale. Certo noi<br />

giovani dobbiamo avere il coraggio ed assumerci la responsabilità<br />

per giocare una partita che nessun altro<br />

può giocare al nostro posto”. sono parole di federica<br />

protti, 35 anni, responsabile delle cooperative sociali di<br />

legacoop Rimini, ma soprattutto portavoce di generazioni,<br />

un network che riunisce gli under 42 di legacoop<br />

in emilia Romagna.<br />

partiamo dallo spiegare cosa è e cosa fa generazioni?<br />

tra noi ci sono soci, cooperatori, collaboratori, giovani<br />

dirigenti e quadri. generazioni nasce nel novembre<br />

2007 e si sviluppa su temi, che non sono solo quelli che<br />

l’ultimo Congresso di legacoop aveva evidenziato – ricambio<br />

generazionale, formazione dei futuri gruppi dirigenti<br />

– ma anche di quei problemi che, in quanto giovani<br />

cooperatori, riteniamo strategici per il nostro<br />

futuro e per il futuro della cooperazione: l’ambiente, il<br />

welfare, la sostenibilità, il mercato e le sue regole.<br />

l’obiettivo di generazioni è contribuire al lavoro di legacoop<br />

e delle imprese del sistema cooperativo portando<br />

la visione giovane e contribuendo a creare le condizioni<br />

per la diffusione di strumenti per lo sviluppo di<br />

una nuova leva di dirigenti, attraverso la formazione,<br />

lo studio e l’approfondimento. la situazione all’interno<br />

del movimento cooperativo è molto diversificata, ci<br />

che coincide anche col fatto che<br />

siamo il paese, assieme al Giappone,<br />

con la più alta percentuale di<br />

ultra 65enni.<br />

M e n o r i s o r s e p i ù p r e c a r i e t à<br />

Come hanno dimostrato le ricerche<br />

dell’economista tito boeri,<br />

docente all’Università Bocconi, il<br />

reddito procapite di un ventenne<br />

nel 1951 è decisamente superiore<br />

a quello di un ventenne di inizio<br />

secolo, con l’aggravante che, mentre<br />

il ventenne del 1951 aveva sulle<br />

spalle una quota di debito pubblico<br />

procapite di appena 3.373 euro,<br />

il ventenne del 2006 ha 80 mila<br />

euro di debito sul groppone.<br />

Ma le cifre che fanno riflettere<br />

sono molte altre: dal 1985 al<br />

2004 è diminuita (dal 5% al 4,6%<br />

del Pil) la spesa per l’istruzione,<br />

mentre per ogni euro che si spende<br />

per chi ha meno di 30 anni, se<br />

ne spendono 3,5 per gli over 65.<br />

siamo dunque un paese e una so-<br />

sono esperienze diffuse soprattutto in alcune grandi cooperative.<br />

uno degli obiettivi che ci poniamo è la contaminazione,<br />

lo scambio di esperienze, per far sì che a tutti<br />

i livelli, dalla piccola cooperativa sociale alla grande<br />

cooperativa di produzione lavoro si arrivi ad un sistema<br />

che si rigenera naturalmente e non perché costretta da<br />

un’età anagrafica ormai “troppo” avanzata”.<br />

Ma, a proposito di ricambio generazionale, in generale<br />

come sta il movimento cooperativo?<br />

ad oggi la situazione del movimento cooperativo così<br />

come quella del sistema italia, evidenziata dai molti<br />

commentatori (boeri, abravanel, ecc.), è ancora troppo<br />

immobile e legata ad una sola generazione, quella dei<br />

“nostri” genitori. Ma qualcosa si sta muovendo. generazioni<br />

non è l’unico esempio di network cooperativo, prima<br />

di noi, si sono mossi i giovani cooperatori del lazio.<br />

la nostra esperienza è poi servita da apri pista per altri<br />

territori. già l’anno scorso abbiamo avviato rapporti con<br />

altri gruppi di giovani cooperatori. hanno risposto dalla<br />

sicilia, dal piemonte, dal lazio, dalla toscana. lo stesso<br />

abbiamo fatto con i rappresentanti dei giovani di Confindustria,<br />

Cna, Confcommercio, Confcooperative. anche<br />

con loro abbiamo cominciato a rapportarci su quelli<br />

che sono i temi di tutti: il modo di stare sul mercato, il<br />

lavoro, la coesione sociale, la precarietà, le pensioni.<br />

sono questi i temi forti, forse i più “generazionali”, per<br />

chi come noi vede le cose con un po’ meno fiducia rispetto<br />

a chi è stato giovane prima.<br />

cietà che sta investendo poco sui<br />

giovani e sulla loro formazione (il<br />

che non vuol dire che per gli anziani<br />

e le altre categorie tutto vada<br />

bene). Anzi, per i giovani oltre<br />

alla prospettiva di una pensione<br />

decisamente incerta, si aggiunge<br />

la probabilità che se un lavoro si<br />

trova, sia precario.<br />

Citiamo sempre i dati di Boeri e di<br />

Pietro garibaldi, secondo i quali,<br />

tra dipendenti a termine, para<br />

subordinati, apprendisti e altre<br />

forme, i precari in Italia sono circa<br />

4 milioni e mezzo (il 20% sul<br />

totale degli occupati). Una cifra<br />

che forse andrebbe rivista al ribasso<br />

alla luce degli effetti peggiorativi<br />

della crisi di questi mesi<br />

(unita al fatto che i precari hanno<br />

anche meno ammortizzatori sociali<br />

su cui fare affidamento).<br />

Resta il fatto che, già prima della<br />

crisi, solo 1 giovane su tre riusciva<br />

a trovare un impiego a tempo indeterminato<br />

e che la probabilità di

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