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14<br />
novembre 2009<br />
in primo piano<br />
hanno dato lavoro a più di cinquemila giovani laureati,<br />
pende infatti la mannaia di nove articoli a firma<br />
Gasparri-Tomassini, capogruppo Pdl al senato il primo<br />
e presidente della commissione sanità in senato<br />
il secondo, che di fatto vorrebbero ridurre i farmaci<br />
da banco vendibili negli appositi corner della Grande<br />
distribuzione e nelle parafarmacie.<br />
Un altro emendamento della maggioranza prevede la<br />
chiusura entro dieci anni delle parafarmacie, un altro<br />
ancora vorrebbe vietare addirittura il non utilizzo<br />
della croce verde da parte delle parafarmacie che è il<br />
simbolo di chi è iscritto all’ordine dei farmacisti.<br />
Ma perché questo attacco ad una liberalizzazione che<br />
ha creato occupazione, danneggiato quasi per niente<br />
le farmacie tradizionali e soprattutto giovato alle finanze<br />
dei consumatori? «È una cosa incomprensibile<br />
dal momento che la liberalizzazione della vendita dei<br />
farmaci da banco è un bene a vantaggio dei consumatori,<br />
esattamente come è già successo e succede in<br />
altri Paesi europei e negli stati Uniti, perché ha consentito<br />
un reale abbassamento dei prezzi – spiega<br />
aldo Soldi, presidente di Ancc-Coop –. La vera soluzione<br />
strutturale per generare economie significative<br />
è la strada che noi abbiamo intrapreso di far produrre<br />
farmaci a marchio, unica esperienza in Italia. In un anno<br />
soltanto con l’acido acetilsalicilico-acido ascorbico<br />
Coop il risparmio è stato pari a 845.000 euro rispetto<br />
all’acquisto in farmacia dell’analogo prodotto di marca.<br />
stimiamo con il paracetamolo, da qui a un anno, di<br />
far risparmiare ai soci e consumatori altri 350.000<br />
euro. Ovvio che tutto ciò sarebbe stato impensabile<br />
se la liberalizzazione non ci fosse stata, fermo restando<br />
che tutte le nostre iniziative sono state possibili<br />
perché abbiamo ricercato una maggiore efficienza,<br />
nel totale rispetto delle regole di mercato».<br />
lotta di Class<br />
Un altro freno alle riforme incombe sulla Class Action,<br />
più volte limata nei contenuti e rinviata nell’applicazione.<br />
Class Action significa Azione Collettiva e fa sì<br />
che un solo giudice, con un solo processo, possa condannare<br />
un’impresa a risarcire tutti coloro ai quali ha<br />
provocato un danno. In Italia invece ogni singolo danneggiato<br />
deve fare la sua causa, sfidando i grandi studi<br />
legali delle grandi aziende. La Class Action era stata<br />
inserita nella finanziaria 2008. ebbene, tra i primi atti<br />
del governo Berlusconi c’è stato quello di posticipare<br />
l’entrata in vigore della Class Action dal primo luglio<br />
2008 al 1° gennaio 2009 poi ancora al luglio 2009. Infine,<br />
il 25 giugno scorso, nel Disegno di legge sullo sviluppo,<br />
ha introdotto non solo un’ulteriore proroga al 1°<br />
gennaio 2010, ma una modifica peggiorativa della<br />
Class Action. È stata tolta la retroattività, quindi chi<br />
ha subito danni dai crack Parmalat e Cirio rimane tagliato<br />
fuori, così come le centinaia di viaggiatori vittime<br />
ogni giorno delle inefficienze dei vari servizi a cominciare<br />
dalle compagnie telefoniche che spesso<br />
attivano “distrattamente” costosi servizi non richiesti<br />
dagli utenti, ma anche chi non ha potuto esercitare<br />
gratuitamente la surroga del mutuo sia pure in presenza<br />
di condanne dell’Antitrust. «sono soprattutto le<br />
società di telecomunicazione e di trasporto, oltre alla<br />
Confindustria, che hanno spinto per peggiorare e ritardare<br />
l’entrata in vigore della legge – aggiunge Cinotti<br />
– fino al punto di prevedere addirittura il danno punitivo<br />
al contrario, e cioè, in pratica, se l’azione collettiva<br />
viene dichiarata non ammissibile, chi l’ha proposta deve<br />
pagare una sorta di multa. Davvero incredibile!».<br />
Ovvio. Il povero consumatore prima di fare causa alla<br />
potente multinazionale dovrà pensarci bene. «ecco<br />
come, con un emendamento che mette in grave crisi<br />
la Class Action si “svuota” una legge nata per tutelare<br />
i consumatori – dice rosario Trefiletti, presidente di<br />
Federconsumatori –. siamo totalmente insoddisfatti<br />
di come è stata modificata questa legge, non ci piace<br />
per niente e soprattutto non siamo d’accordo che il<br />
giudice possa dire che l’accettazione della causa è dipendente<br />
dalla pubblicizzazione che riesci a farne».<br />
L’ultima sorpresa, in ordine di tempo l’ha servita il<br />
ministro Brunetta annunciando la Class action anche<br />
nei confronti delle disfuzioni della Pubblica amministrazione.<br />
Peccato che non sia contemplata la possibilità<br />
del risarcimento del danno!<br />
allo scoperto<br />
Dopo molte battaglie giudiziarie che hanno riconosciuto<br />
l’illegittimità della commissione massimo scoperto<br />
applicata dalle banche sul saldo negativo, il Governo<br />
prima ed il Parlamento poi hanno finalmente messo ficontinua<br />
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