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VInCeRe Un nOBeL<br />
eCCo peRChé seRvono<br />
le eneRgie giovani<br />
Che le energie giovani facciano bene a<br />
un paese, se debitamente valorizzate,<br />
lo dimostra anche uno studio condotto<br />
dall’americano Benjamin Jones, che<br />
ha analizzato le caratteristiche biografiche<br />
dei vincitori del premio nobel<br />
nel corso del XX secolo, soffermandosi<br />
in particolare sull’età al momento<br />
della scoperta che è valsa il premio. ai<br />
547 premiati sono stati aggiunti altri<br />
286 autori di scoperte particolarmente<br />
rilevanti. Ebbene quel che viene<br />
fuori è che il picco delle scoperte cresce<br />
rapidamente dai 20 anni in poi e<br />
raggiunge il massimo verso i 35 anni.<br />
La curva poi scende rapidamente e dai<br />
55 anni in poi si stabilizza su valori<br />
molto bassi. ovvero i giovani, se ne<br />
hanno la possibilità, sono i protagonisti<br />
dell’innovazione.<br />
riflessioni e dati che però sono piuttosto<br />
lontani dalla realtà italiana. Siamo<br />
infatti uno degli ultimi paesi in Europa<br />
per numero di laureati (tra i 25 e i 34<br />
anni sono solo 19 su 100, contro una<br />
media ue di 30, ma con paesi come<br />
Francia, Spagna e regno unito che sono<br />
a 40). Le condizioni economiche delle<br />
famiglie di provenienza pesano ancora<br />
in modo decisivo: in famiglie a basso livello<br />
di formazione il numero di laureati<br />
scende al 9%, e sale al 60% in famiglie<br />
dove i genitori sono già laureati.<br />
va fondamentale. Una ricerca condotta<br />
dalla Luiss è arrivata a stimare<br />
che, in Italia, il non-merito<br />
costa il 7,5% del Pil, in termine di<br />
inefficienze e minori performance<br />
complessive.<br />
Poi, certo, ci sono tanti altri aspetti,<br />
dalla trasparenza nell’accesso alle<br />
professioni e alle carriere (basta<br />
pensare all’università), alle politiche<br />
di sostegno alle famiglie, al favorire<br />
l’internazionalizzazione e ad interventi<br />
sulle tipologie contrattuali.<br />
Poi forse è indispensabile che i giovani<br />
abbiano voglia di dare una spallata<br />
a chi occupa il potere e non vuole andarsene.<br />
Dopo un po’ di conflitto e di<br />
battaglia forse c’è anche più gusto a<br />
conquistarsi lo spazio. e così si dimostra<br />
anche di essere più bravi di chi<br />
c’era prima… l<br />
11<br />
novembre 2009<br />
alfabeto alimentare<br />
di eugenio del toma<br />
presidente onorario dell’Associazione<br />
italiana di dietetica e nutrizione clinica<br />
Il diabete<br />
Consigli per una corretta alimentazione<br />
Molte iniziative di carattere sanitario si succedono, in un calendario<br />
sempre più congestionato, a ricordarci la prevenzione,<br />
la cura o il finanziamento della ricerca scientifica<br />
per malattie orfane di attenzioni ma anche per patologie di<br />
dimensioni epidemiche. Ormai, si sta realizzando un vero e proprio<br />
calendario pagano che affianca meritoriamente, con le sue dediche<br />
scientifiche, la ricorrenza dei nostri onomastici.<br />
Il 14 Novembre è la giornata dedicata, a livello mondiale, al tema del<br />
Diabete; non importa se diabete di tipo 1, insulino-dipendente (nel<br />
passato detto “diabete giovanile”) oppure diabete di tipo 2, non insulino-dipendente,<br />
associato spesso al sovrappeso (da qui il neologismo<br />
“diabesità”) e alla senilità ma oggi diagnosticato già alle soglie della<br />
maturità o in età ancora giovanile. Non è possibile riassumere in poche<br />
righe un argomento così vasto e tormentato come la dieta del diabete,<br />
però si possono sintetizzarne alcuni concetti base.<br />
Il diabete tipo 1 non insorge per errori alimentari e con l’impiego<br />
obbligatorio dell’insulina richiede solo delle nozioni su quantità e<br />
interscambio fra gli alimenti ricchi di carboidrati e sul loro indice<br />
glicemico (cioè porzioni analoghe per contenuto di carboidrati hanno<br />
un diverso rimbalzo sulla glicemia a seconda di altre caratteristiche<br />
dei cibi; è noto che i legumi hanno un indice glicemico migliore delle<br />
patate, così la pasta rispetto al riso o il pane integrale nei confronti<br />
di quello bianco). In sintesi, diciamo che un ragazzo diabetico potrebbe<br />
mangiare come un coetaneo sano che conosce e applica le 10<br />
linee guida raccomandate a tutti gli italiani, però con maggiore attenzione<br />
all’orario dei pasti a causa dei tempi di azione dell’insulina.<br />
Tra i professionisti dello sport esistono molti diabetici insulino-dipendenti<br />
(uno per tutti: il canottiere australiano Redgrave è salito sul<br />
podio in 4 olimpiadi); è certo che l’attività fisica giornaliera e l’educazione<br />
alimentare riducono i sacrifici gastronomici e il pericolo delle<br />
complicanze diabetiche un tempo inevitabili.<br />
Più complesso, paradossalmente, è il problema alimentare dei diabetici<br />
di tipo 2. Per prima cosa avrebbero dovuto evitare la sedentarietà,<br />
in modo da non cadere nella trappola “comportamentale”<br />
dell’obesità. Ma se questo ravvedimento accade in ritardo, purtroppo<br />
la diagnosi di diabete di tipo 2 è sempre tardiva, bisogna avere<br />
il coraggio di cambiare stile di vita in modo da recuperare se non il<br />
peso ideale almeno un’accettabile composizione corporea nel rapporto<br />
fra massa magra e massa grassa. Per questi traguardi non<br />
basta la riduzione dei carboidrati (talvolta erroneamente eccessiva!),<br />
occorre, invece, riequilibrare il metabolismo con una buona<br />
“dose” di movimento fisico e una normale alimentazione equilibrata,<br />
variata, ma soprattutto frugale nelle porzioni.