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Fotomodelle<br />
per 1 giorno<br />
“In un tardo pomeriggio, dai ventri rigonfi delle bigie sue<br />
madri, una pioggia filante e canuta scendeva, come a<br />
sancire l'inizio della triste agonia di un'estate ancora tiepida.<br />
Fu proprio in un tardo pomeriggio come quello che<br />
per la prima volta capitai alla cantina. Assuefatto forse<br />
dall'aria satolla di mosto, in principio non mi accorsi<br />
delle prodigiose strutture atte in antico alla vinificazione<br />
e che tutt’ora, anche se dismesse, con l'imponenza delle<br />
cattedrali gotiche, si ergono guardinghe attorno alla<br />
cantina e con presenza minacciosa restano nei lustri<br />
lucida architettonica testimonianza di epoche forse<br />
ancor più minacciose e tristi, non tanto per la scarsa produzione<br />
di vino, dovuta ad annate poco buone, quanto<br />
per l'esubero di quella dell'olio che in quei miseri anni<br />
invece scorreva a fiumi. Il fascio littore al numero civico<br />
effettivamente mi rese un pò titubante ma la gigantesca<br />
immagine di una fanciulla degli anni venti, avvolta in<br />
Location: CANTINA DELLA GEA<br />
(Villa Verucchio - RN.)<br />
the end - ore 17,45 pm<br />
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inviatele a: lamaison@agenziaten.com<br />
una preziosa tunica dai panneggi ridondanti, mi si confacque<br />
e decisi di oltrpassare l'immaginaria linea di confine<br />
formata dall'ombra di un pioppo che lambì in quell'ora<br />
dell'imbrunire uno stanco cipresso, dirigendomi<br />
oltre queste, probabili solo nella mia fantasia, colonne<br />
d'ercole. Prima timide poi opulente lacrime di cielo scivolarono<br />
sulla mia giacca di pelle, veloci come sulla foglia<br />
del cavolo. Affrettai il mio passo e sciacquettando tra le<br />
pozzanghere giunsi veloce in faccia ad un portone di ferro<br />
pesante. Per curiosità o diffidenza verso l'ignoto oltrepassai<br />
con gli occhi i vetri, già nebulosi di condensa, imprigionati<br />
tra le sbarre del portone guerriero.<br />
Rotolai qualche sguardo in giro per il locale ma mi rimbalzarono<br />
contro soltanto immagini bruciate di luce, resa<br />
ancor più vivida dal tronfio grigiume temporalesco che<br />
aveva ormai rubato i colori al giorno”.<br />
Cristian Frisoni<br />
LA MAISON LS<br />
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