Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

sardegnacultura.it
from sardegnacultura.it More from this publisher
08.06.2013 Views

per gioco, perché era un vecchio pancione e non voleva morire, e io chiedevo la mia parte di orticello per sposarmi con Lauredda e stare bene e figliare, come tutti e diri-diri-diri-diri, chi muore felice bene è voluto, e tutta bianca questa stanza mi fa girare la testa, Mariuccia cugina cara non dire cazzate che non si migliora con la pancia bucata, mia figlia è una bruscia con gli occhi infuocati e ne ha visti più lei di molte puttane, precisi alla zia quegli occhi brucianti, guai a tui se glieli guardi, ché quella ti strega e rapisce, e morirai senza scampo tra le sue cosce odorose o appeso al cappio di parole colorate che inventa, ma forse non più, forse mi confondo e anche lei è una vecchia malata e mi seguirà presto, dovunque si vada diri-lì diri-la-leri-la-rè, che arrivi presto il riposo per me, che di morire non ho paura ma sporcare il lenzuolo e rantolare come un scrofa scuoiata prima di serrai is ógusu questo sì, sono sempre Bastiano Lilliu politico e puttaniere, e i meglio signori di Cagliari sono venuti per anni a comprare i miei voti, e Dio sempresanto che mi accechi, poca gente a Nuraiò è stata maledetta e lecchinata come me, e se tutto qui lascio che almeno sia chiaro che verrò a morsicarvi il culo ogni notte tra poco, a voi che il demonio mi avete augurato, pecore ingrate e diri diri-li-lero, se devo dirla tutta, che a un certo punto due conti dobbiamo pur farli, a Don Mulas molte volte ho baciato la sottana, e fatto la questua 92 più grassa del paese sperando che in un giorno come questo mi sarei sentito tranquillo ma mancu po nudda, ho paura come l’ultimo dei poveri diavoli adesso, mi sto fottendo dalla paura in questa stanzetta candida, zeppa di gente che mi vuole far visita a tutti i costi, perché l’onorevole Lilliu ancora oggi ti sistema un figlio, se vuole, ché la Regione è la Regione, pag’ ’e fai, tutti gli artefici del girotondo attorno al letto d’un moribondo, mi viene in mente, per quello che funziona in questi momenti la mia mente, e non vedo l’ora di andar tra i dannati per rivelarveli tutti sbagliati e diri-lì diri-lò, crovu’ séisi e dinai non di lassu, figlio mio si è messo avvocato ma non ha fatto mai un giorno di lavoro, che il benessere in famiglia non mancava e dannarsi l’anima quando ce n’è è da cretini, e tutte le sere tornava all’alba, e le migliori cravatte e le estati a Londra, e nell’orto non c’è manco mai passato per sbaglio, manine delicate, ma l’ha voluto invece l’appartamento in città da quando ne aveva diciotto, e le camice firmate, i concerti, i libri, il tennis club, gli amici a cena da lui sei giorni su sette, e io già ti capisco, che di lavoro meno ne fai e meglio stai, ti capisco fillu miu, ma adesso mancai mi cástisi e ti póngasa a prangi, soldi per voi non ce ne sono, giusto giusto quello che sono costretto, tutto il resto ai frati di Sant’Ignazio, e diri-di-dèru diri-di-dè, filla mia neanche per te ce n’è, stesso come prima, che tanto qualcuno lo trovi 93

per gioco, perché era un vecchio pancione e non voleva<br />

morire, e io chiedevo la mia parte <strong>di</strong> orticello per<br />

sposarmi con Lauredda e stare bene e figliare, come<br />

tutti<br />

e <strong>di</strong>ri-<strong>di</strong>ri-<strong>di</strong>ri-<strong>di</strong>ri, chi muore felice bene è voluto,<br />

e tutta bianca questa stanza mi fa girare la testa, Mariuccia<br />

cugina cara non <strong>di</strong>re cazzate che non si migliora<br />

con la pancia bucata, mia figlia è una bruscia<br />

con gli occhi infuocati e ne ha visti più lei <strong>di</strong> molte<br />

puttane, precisi alla zia quegli occhi brucianti, guai<br />

a tui se glieli guar<strong>di</strong>, ché quella ti strega e rapisce, e<br />

morirai senza scampo tra le sue cosce odorose o appeso<br />

al cappio <strong>di</strong> parole colorate che inventa, ma forse<br />

non più, forse mi confondo e anche lei è una vecchia<br />

malata e mi seguirà presto, dovunque si vada<br />

<strong>di</strong>ri-lì <strong>di</strong>ri-la-leri-la-rè, che arrivi presto il riposo<br />

per me, che <strong>di</strong> morire non ho paura ma sporcare il<br />

lenzuolo e rantolare come un scrofa scuoiata prima <strong>di</strong><br />

serrai is ógusu questo sì, sono sempre Bastiano Lilliu<br />

politico e puttaniere, e i meglio signori <strong>di</strong> Cagliari sono<br />

venuti per anni a comprare i miei voti, e Dio sempresanto<br />

che mi accechi, poca gente a <strong>Nuraiò</strong> è stata<br />

maledetta e lecchinata come me, e se tutto qui lascio<br />

che almeno sia chiaro che verrò a morsicarvi il culo<br />

ogni notte tra poco, a voi che il demonio mi avete<br />

augurato, pecore ingrate<br />

e <strong>di</strong>ri <strong>di</strong>ri-li-lero, se devo <strong>di</strong>rla tutta, che a un certo<br />

punto due conti dobbiamo pur farli, a Don Mulas<br />

molte volte ho baciato la sottana, e fatto la questua<br />

92<br />

più grassa del paese sperando che in un giorno come<br />

questo mi sarei sentito tranquillo ma mancu po nudda,<br />

ho paura come l’ultimo dei poveri <strong>di</strong>avoli adesso,<br />

mi sto fottendo dalla paura in questa stanzetta can<strong>di</strong>da,<br />

zeppa <strong>di</strong> gente che mi vuole far visita a tutti i<br />

costi, perché l’onorevole Lilliu ancora oggi ti sistema<br />

un figlio, se vuole, ché la Regione è la Regione, pag’<br />

’e fai, tutti gli artefici del girotondo attorno al letto<br />

d’un moribondo, mi viene in mente, per quello che<br />

funziona in questi momenti la mia mente, e non vedo<br />

l’ora <strong>di</strong> andar tra i dannati per rivelarveli tutti<br />

sbagliati<br />

e <strong>di</strong>ri-lì <strong>di</strong>ri-lò, crovu’ séisi e <strong>di</strong>nai non <strong>di</strong> lassu, figlio<br />

mio si è messo avvocato ma non ha fatto mai un<br />

giorno <strong>di</strong> lavoro, che il benessere in famiglia non mancava<br />

e dannarsi l’anima quando ce n’è è da cretini, e<br />

tutte le sere tornava all’alba, e le migliori cravatte e<br />

le estati a Londra, e nell’orto non c’è manco mai passato<br />

per sbaglio, manine delicate, ma l’ha voluto invece<br />

l’appartamento in città da quando ne aveva <strong>di</strong>ciotto,<br />

e le camice firmate, i concerti, i libri, il tennis<br />

club, gli amici a cena da lui sei giorni su sette, e<br />

io già ti capisco, che <strong>di</strong> lavoro meno ne fai e meglio<br />

stai, ti capisco fillu miu, ma adesso mancai mi cástisi<br />

e ti póngasa a prangi, sol<strong>di</strong> per voi non ce ne sono,<br />

giusto giusto quello che sono costretto, tutto il resto<br />

ai frati <strong>di</strong> Sant’Ignazio,<br />

e <strong>di</strong>ri-<strong>di</strong>-dèru <strong>di</strong>ri-<strong>di</strong>-dè, filla mia neanche per te ce<br />

n’è, stesso come prima, che tanto qualcuno lo trovi<br />

93

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!