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Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

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schifosa che hai o<strong>di</strong>ato con tutto te stesso sarà dopo<br />

molti anni una bene<strong>di</strong>zione, ti darà casa e lavoro, tranquillità<br />

e nuova voglia <strong>di</strong> vivere, quando avrai ormai<br />

creduto <strong>di</strong> non poterne più avere<br />

questo <strong>di</strong>cono abbia mormorato la bruscia, la strega,<br />

ma non c’è da crederci troppo perché non si capisce<br />

come potesse saperle, certe cose; ad esempio che<br />

zio Giovanni a un certo punto della guerra chiese <strong>di</strong><br />

andare in Africa a combattere per le terre d’oltremare<br />

e che arrivato in mezzo alla sabbia sia stato messo ad<br />

aiutare e più che altro servire come attendente un ufficiale<br />

del regio esercito avvocato e proprietario <strong>di</strong> fabbriche,<br />

uomo ricco e gentile che non si sarebbe più<br />

<strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> quel giovane militare isolano dai mo<strong>di</strong><br />

incre<strong>di</strong>bilmente educati e dagli occhi sinceri e orgogliosi,<br />

un proprietario <strong>di</strong> fabbriche tra i più ricchi<br />

e potenti d’Italia, in quel momento semplice colonnello<br />

del regio esercito, un tipo dalla erre arrotata che<br />

si permetteva frasi sul Duce che finivano in un sorrisetto<br />

furbo, frasi che zio Giovanni nemmeno si provava<br />

a decifrare, per la paura che gli mettevano, anche<br />

così, un poco oscure; un giovane ufficiale del regio<br />

esercito che aveva portato con sé in mezzo al deserto<br />

un grammofono scintillante, un ufficiale del regio<br />

esercito che ascoltava il Parsifal tra le dune del<br />

deserto, e che a guerra finita cercò quel ragazzo per<br />

chiedergli in che modo potesse dargli una mano, come<br />

gli aveva promesso là in Africa<br />

e una mano gliela poteva dare davvero, ché le sue<br />

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fabbriche stavano dando lavoro a mezzo SudItalia, e<br />

figuriamoci se non c’era un posto per zio Giovanni e<br />

magari per tutta la sua famiglia o per tutta <strong>Nuraiò</strong>,<br />

persino<br />

ma zio Giovanni era in Argentina, e l’ex ufficiale proprietario<br />

<strong>di</strong> industrie per molti anni non riuscì a rintracciarlo<br />

eppure la bruscia aveva ragione, perché rientrato dall’Argentina<br />

per il dolore <strong>di</strong> averci perso la bella moglie,<br />

Giovanni Marras ricevette una telefonata da Torino,<br />

una voce educata <strong>di</strong> segretaria lo informò delle<br />

ricerche andate a vuoto, in tutti quegli anni, e gli riferì<br />

che il Dottore era a sua <strong>di</strong>sposizione per qualunque<br />

cosa, prima fra tutte, non c’era nemmeno da <strong>di</strong>rlo<br />

eppure lo <strong>di</strong>sse, prima cosa fra tutte un lavoro e una<br />

casa su al nord, nel caso zio Giovanni o un suo parente,<br />

magari un fratello, ne avessero necessità<br />

e anche se si era nel ’71 e zio Giovanni aveva ormai<br />

quarantacinque anni e stava abituandosi all’idea abbastanza<br />

dolce <strong>di</strong> passare il resto della sua vita a <strong>Nuraiò</strong><br />

a raccogliere funghi e fasci <strong>di</strong> legna, asparagi e<br />

spinaci, e la carità delle cugine e gli inviti a pranzo<br />

<strong>di</strong> qualche vecchissima zia, anche se il sole <strong>di</strong> <strong>Nuraiò</strong><br />

toglieva la voglia <strong>di</strong> salire sulla nave per quella buia<br />

città lontana, anche se zio Giovanni era stanco <strong>di</strong> navi<br />

e <strong>di</strong> viaggi e <strong>di</strong> gente che parla strano e non ti capisce,<br />

stanco <strong>di</strong> ripetere una frase mille volte e <strong>di</strong> giurare<br />

che ce l’ha, la terza me<strong>di</strong>a, stanco <strong>di</strong> cercare conterranei<br />

che uniscano la loro nostalgia alla sua,<br />

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