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Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

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iposo e senza gusto, lontano da qui, adesso è tempo <strong>di</strong><br />

odorare il vento salato che viene dal mare, in silenzio<br />

zio Giovanni sa parlare, nel suo paese <strong>di</strong>cono che a<br />

Buenos Aires abbia lavorato in un teatro dove volevano<br />

gente normale che recitasse come gli attori veri,<br />

chissà perché, <strong>di</strong>cono che zio Giovanni si sia presentato<br />

con un panama preso a prestito dal capomafia del<br />

suo quartiere e si sia proposto, con tutto che sbagliava<br />

una parola ogni due anche in italiano, e figurarsi in<br />

spagnolo! eppure <strong>di</strong>cono che lo presero, che per un po’<br />

apparve sul palcoscenico recitando la parte <strong>di</strong> un emigrato<br />

siciliano che usciva pazzo per una donna che<br />

non lo voleva e per questo uccideva un nobile col doppio<br />

cognome castigliano, <strong>di</strong>cono che piacesse, che zio<br />

Giovanni abbia avuto qualche anno <strong>di</strong> successi<br />

ma chissà se è vero, si <strong>di</strong>cono le favole più strane<br />

sugli anni argentini <strong>di</strong> zio Giovanni<br />

alcuni ad esempio <strong>di</strong>cono che andare in Argentina<br />

sia stato uno sbaglio terribile, per i due giovani sposi,<br />

che non si erano informati bene, che si erano fidati<br />

troppo <strong>di</strong> un loro lontano cugino partito molti anni<br />

prima e che non gli aveva trovato il lavoro promesso,<br />

<strong>di</strong> capomandria nella fattoria dove lavorava lui, che<br />

zio Giovanni (altro che attore!) si sia dovuto umiliare<br />

a servire a tavola nella casa <strong>di</strong> un siciliano arricchitosi<br />

enormemente con le vacche e col formaggio<br />

<strong>di</strong>cono che siano fuggiti <strong>di</strong> notte, da quella casa <strong>di</strong><br />

poveri arricchiti presuntuosi e maleducati, che siano<br />

fuggiti inseguiti dai cani, dopo che zio Giovanni aveva<br />

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schiaffeggiato don Luigino, il figlio del padrone, perché<br />

questi gli aveva offerto un mucchio <strong>di</strong> pesos per<br />

una sola notte con Maria e i suoi seni da sogno, si <strong>di</strong>ce<br />

che abbiano corso per tre giorni e tre notti in una<br />

pianura più grande <strong>di</strong> tutto il Campidano, finché non<br />

hanno trovato i binari <strong>di</strong> una ferrovia e li hanno seguiti<br />

fino alla prima stazione, e da lì hanno preso un lungo<br />

treno che portava alla capitale, lontano dalla Pampa<br />

che non gli aveva portato bene<br />

ma può anche darsi che sia stato zio Giovanni, che<br />

in gioventù era bello e con dei gran<strong>di</strong> mustacchi rossi,<br />

a importunare qualche serva della fattoria, o che sua<br />

moglie Maria abbia risposto con un sorriso troppo<br />

gentile ad un or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> don Luigino o <strong>di</strong> qualche altro<br />

signore<br />

<strong>di</strong>cono che una bruscia, una strega con le caviglie<br />

immense e le unghie nere laccate, <strong>di</strong>cono che una bruscia<br />

dagli occhi immoti color del cielo abbia preso per<br />

un braccio zio Giovanni, una domenica pomeriggio<br />

<strong>di</strong> luglio <strong>di</strong> chissà quanti anni fa, poco prima della<br />

sua partenza per oltremare e gli abbia detto in un <strong>di</strong>aletto<br />

barocco: Giovanni Marras quella che per te è<br />

stata dolore e fatica, la guerra che hai fatto contro volontà<br />

uccidendo e rovinando e sentendo dolore e facendone<br />

sentire, la guerra schifosa che ti ha fatto piangere<br />

il cuore e gli occhi per rabbia e dolore, per pena<br />

e spavento, la guerra maledetta che hai combattuto<br />

nell’Isola e tra i deserti infuocati d’Africa, quella guerra<br />

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