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Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

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In questa stanza ci sono da un anno e sette mesi.<br />

Forse tra qualche settimana mi mettono in una più<br />

larga. In questo posto ci si muove molto, i compagni<br />

vanno e vengono, <strong>di</strong> qualcuno ti ricor<strong>di</strong>, altri non ve<strong>di</strong><br />

l’ora <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticarli.<br />

Prima del grassone <strong>di</strong> Cabras nel letto sotto il mio<br />

c’era Aldo Caboi <strong>di</strong> Giba.<br />

Mingherlino, occhi spenti, non si lavava molto bestemmiava<br />

<strong>di</strong> continuo. Aveva la mia età, faceva dentro<br />

e fuori da buchi come questo da quand’era un ragazzino.<br />

Parlava continuamente <strong>di</strong> suo fratello più<br />

grande: è in gamba, <strong>di</strong>ceva, fa il pilota in aviazione,<br />

a Pratica <strong>di</strong> Mare, è davvero in gamba. Sa giocare a<br />

tennis, aggiungeva, con l’aria <strong>di</strong> farti una rivelazione,<br />

come avesse detto che tramutava le pietre in oro.<br />

Questo fratello gli mandava continuamente lunghe<br />

lettere in un italiano tutto suo, gli raccontava storie incre<strong>di</strong>bili<br />

<strong>di</strong> sconfinamenti aerei suoi e dei colleghi piloti<br />

in cieli stranieri, <strong>di</strong> tempestivi avvistamenti <strong>di</strong> portaerei<br />

libiche, <strong>di</strong> testate ra<strong>di</strong>oattive incusto<strong>di</strong>te scovate<br />

da loro in depositi abbandonati, puttanate così.<br />

Lunghe lettere scritte con una macchina dall’inchiostro<br />

scolorito, intere righe in grassetto rosso, una<br />

quantità <strong>di</strong> doppi e tripli punti esclamativi.<br />

Mentre me le leggeva faceva continuamente <strong>di</strong> sì<br />

con la testa, ogni tanto si interrompeva per urlare un<br />

“cazzo!” <strong>di</strong> meraviglia e ammirazione, non dubitava<br />

<strong>di</strong> una sola parola, continuava a ripetermi che era in<br />

gamba, il fratello, davvero in gamba.<br />

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Ognuno si ammazza come può, secondo me Aldo<br />

Caboi si ammazzava con quelle lettere, aveva preso a<br />

credere alla natura semi<strong>di</strong>vina del fratello e ogni volta<br />

che usciva dal carcere si sentiva più coglione e incapace<br />

della volta prima, e si dava da fare con quello<br />

che poteva. Ricettava pezzi <strong>di</strong> automobili, li comprava<br />

dai tossici della sua zona, li sistemava e ripuliva,<br />

li montava sulla macchina <strong>di</strong> chi glieli or<strong>di</strong>nava.<br />

Era un buon meccanico, secondo me, solo che nessuno<br />

lo voleva in un’officina vera, un po’ perché non<br />

faceva che parlarti del fratello e delle sue avventure,<br />

un po’ perché spendeva troppo in pasticche e forse<br />

ogni tanto si bucava, anche se questo non me l’ha mai<br />

detto.<br />

Sei un coglione, gli <strong>di</strong>cevo io, fatti mandare un po’<br />

<strong>di</strong> sol<strong>di</strong> da tuo fratello, che <strong>di</strong>ci sempre che lui guadagna<br />

più <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>ce, fatti mandare un po’ <strong>di</strong> sol<strong>di</strong><br />

e apriti una carrozzeria tua.<br />

Hai ragione, mi rispondeva, dovrei fare così, poi<br />

però si <strong>di</strong>menticava dell’idea e il giorno dopo tornava<br />

a chiedermi se conoscevo qualcuno a <strong>Nuraiò</strong> che avesse<br />

bisogno <strong>di</strong> un carburatore <strong>di</strong> Alfa33, ché ne aveva giusto<br />

uno pronto a casa e tra qualche settimana sarebbe<br />

uscito e poteva darlo per un buon prezzo.<br />

Sei un coglione, gli ripetevo senza rispondergli<br />

quando attaccava con queste storie <strong>di</strong> sportelli ra<strong>di</strong>atori<br />

e cilindri, lui non si offendeva, tornava a letto<br />

iniziava a criticare i costumi sessuali della Madonna<br />

<strong>di</strong> Cristo in croce e <strong>di</strong> tutti i santi, ma a voce bassa,<br />

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