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Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

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fino alle due le tre del mattino: programmi <strong>di</strong> chiacchiere<br />

rumorose, pubblicità dei telefoni erotici. Antonio<br />

Soro, si chiama, viene da Cabras e fino a tre anni<br />

fa pescava <strong>di</strong> frodo allo stagno, ti sa <strong>di</strong>re che vento tira<br />

fuori in qualunque momento, scirocco maestrale libeccio,<br />

in un secondo anche se qui dentro ristagna sempre<br />

la stessa aria acidula immota.<br />

Impazzisce a stare chiuso, il grassone, molto più <strong>di</strong><br />

me, lui che prima <strong>di</strong> finire qui non aveva mai passato<br />

più <strong>di</strong> un’ora davanti alla TV, che non segue nessuno<br />

sport, che non legge niente che ama cani e gatti più<br />

dei cristiani. Se lo lasciano ingabbiato troppo tempo<br />

sarà irrecuperabile, uno zombie incattivito e scemo,<br />

questo <strong>di</strong>venterà. Di solito comunque non mi crea problemi,<br />

non fa rumori non tenta quasi mai <strong>di</strong> attaccare<br />

bottone, non si può <strong>di</strong>re che sia gentile ma non è<br />

dote richiesta, qui, la gentilezza. Credo abbia una trentina<br />

d’anni e una ragazza innamorata <strong>di</strong> lui che qualche<br />

volta gli manda delle torte.<br />

L’autunno scorso, un pomeriggio in cui la luce che<br />

filtrava da fuori era più opaca e triste del solito, mi<br />

ha confidato <strong>di</strong> avere un sogno per la sua vecchiaia:<br />

<strong>di</strong> aprire una trattoria in Continente, servire aragosta<br />

alla catalana e linguine alla bottarga fatte come si<br />

deve, olio <strong>di</strong> olive vere e pesce appena pescato, ché<br />

certi posti <strong>di</strong> Alghero o della Costa Smeralda per turisti<br />

imbottiti <strong>di</strong> sol<strong>di</strong> se li sognano, dei piatti così.<br />

Sai cucinare? Mi ha chiesto alla fine <strong>di</strong> quella confidenza,<br />

ho visto i suoi occhi accendersi, per una volta,<br />

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<strong>di</strong> qualche tipo <strong>di</strong> lucentezza, non ho avuto il coraggio<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> no.<br />

È questo, adesso, il nostro unico argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione:<br />

quanto peperoncino va aggiunto ai broccoli<br />

per le orecchiette, se le foglie del mirto rovinano<br />

o no il maialetto, che tipo <strong>di</strong> formaggio fresco va meglio<br />

per il ripieno delle sebadas. Di solito ne parliamo<br />

all’ora <strong>di</strong> pranzo, mentre fissiamo il nostro pasto<br />

insapore con occhi <strong>di</strong> lutto e rimpianto, prima <strong>di</strong><br />

bruciarci le labbra con il caffè denso che preparo nel<br />

fornelletto da campo che tengo nascosto nello stanzino<br />

che ci serve da bagno.<br />

Guarda che vengo a pranzo da te appena apri il ristorante,<br />

gli <strong>di</strong>co ogni volta alla fine della <strong>di</strong>scussione,<br />

lui non mi risponde ma sorride, poi si corica si<br />

mette a pensare a qualche nuova ricetta, aspetta che<br />

arrivi il sonno che lo trascini fino a sera.<br />

Io a scuola andavo con mio padre, la mattina, ma<br />

poi al ritorno dovevo prendere il treno perché il vecchio<br />

si fermava in città per lo straor<strong>di</strong>nario, i recuperi,<br />

per sue commissioni che non mi spiegava.<br />

In treno, ogni sera, tra noi ragazzi <strong>di</strong> tutti i paesi era<br />

come la festa del patrono: urla spinte insulti colpi, fughe<br />

inseguimenti per le carrozze, vecchiette scandalizzate<br />

controllori impazziti, le ragazzine che si scambiavano<br />

segreti lettere sorrisi da gran<strong>di</strong>, i più duri <strong>di</strong><br />

tutti nell’ultimo vagone a spararle grosse e sfogliare e<br />

passarsi <strong>di</strong> mano fumetti porno rubati alla stazione.<br />

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