Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
faccio fuori in un paio d’ore, alla sera quando accendo la candela non ne rimangono quasi mai. Le ragazze, bionde rosse o brune o come volete, sono lontane da qui come Hitler dal paradiso. Mi chiamo Vincenzo Mallus, ho ventiquattro anni, tra sei mesi uscirò da Buoncammino, se Dio vuole e se il ciccione del letto qui sotto non prende a fare stronzate così grosse da costringermi a riempirlo di colpi. Non c’è molto da spiegare, credo succeda lo stesso dappertutto, in queste cose. Si inizia così, ché si è alti e grossi e gli altri si aspettano che siccome sembri fatto di marmo e usi frasi da Rambo e dici più bestemmie che parole sensate, beh allora prima o poi da Rambo ti comporterai davvero per un motivo o per l’altro, e tu vedi i loro occhi cretini e sai che è una cazzata, che sono cose da idioti, scoprire chi è più duro chi ha fegato chi non ha mai paura, lo sai che sono cose da idioti ma ti fa piacere che quelli ti adorino, e poi magari le ragazze in paese ti corrono dietro, non solo per i pettorali e la camminata da scimmione, non solo, ma a te sembra che sia proprio per questo e poi le cose vanno da sole hanno preso la direzione e non le fermi più, va così dappertutto credo, da Orgosolo a Los Angeles a Tijuana a Crotone, credo. Io ad esempio a sedici anni ogni due giorni mi portavo una tipa diversa dietro la chiesa, anche più grandi 52 di me di due o tre anni, tutte belle tettone come mi piacevano in quel momento, perso nell’oscurità mi permettevo frasi che loro non riuscivano a crederci, paroline romantiche, poetiche voglio dire. Ché grazie a Dio su quest’argomento ho sempre capito come andavano le cose, che il duro lo fai con i ragazzi, e loro, le ragazze, ti vedono che sei bello massiccio davanti agli altri e sentono brividini piacevoli lungo la schiena a pensare a quanto male possono fare i tuoi pugni, e dare sicurezza a una ragazzina che poggia la sua spalla sulla tua, a sedici anni in un paese come il mio è proprio questo: essere belli massicci guardare torvo quasi tutti, saper dire sempre l’ultima parola quando si è in gruppo bere un mucchio di birre senza vomitare, essere rispettati, come dice qualcuno. Queste cose le sapevo, e per rispettare mi facevo rispettare, da tutti da tutte, ma poi dietro la chiesa dopo che avevamo liberato ogni istinto, in quel momento capivo che potevo prendere i loro visini tra le mie mani e inventare parole che potessero sembrar loro poetiche, per quel poco che capivano di poesia. A volte tolgo la candela dalla sua base di legno e la tengo stretta tra due dita, la inclino un poco lascio cadere le gocce bollenti sull’incavo dell’altra mano. È un caldo che sento piacevole, quasi eccitante. Non è che in questa camera ci sia granché da eccitarsi, in genere. Il bestione del letto di sotto ascolta il televisore 53
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faccio fuori in un paio d’ore, alla sera quando accendo<br />
la candela non ne rimangono quasi mai.<br />
Le ragazze, bionde rosse o brune o come volete, sono<br />
lontane da qui come Hitler dal para<strong>di</strong>so.<br />
Mi chiamo Vincenzo Mallus, ho ventiquattro anni,<br />
tra sei mesi uscirò da Buoncammino, se Dio vuole e se<br />
il ciccione del letto qui sotto non prende a fare stronzate<br />
così grosse da costringermi a riempirlo <strong>di</strong> colpi.<br />
Non c’è molto da spiegare, credo succeda lo stesso<br />
dappertutto, in queste cose. Si inizia così, ché si è alti<br />
e grossi e gli altri si aspettano che siccome sembri fatto<br />
<strong>di</strong> marmo e usi frasi da Rambo e <strong>di</strong>ci più bestemmie<br />
che parole sensate, beh allora prima o poi da Rambo<br />
ti comporterai davvero per un motivo o per l’altro,<br />
e tu ve<strong>di</strong> i loro occhi cretini e sai che è una cazzata, che<br />
sono cose da i<strong>di</strong>oti, scoprire chi è più duro chi ha fegato<br />
chi non ha mai paura, lo sai che sono cose da<br />
i<strong>di</strong>oti ma ti fa piacere che quelli ti adorino, e poi magari<br />
le ragazze in paese ti corrono <strong>di</strong>etro, non solo per<br />
i pettorali e la camminata da scimmione, non solo, ma<br />
a te sembra che sia proprio per questo e poi le cose<br />
vanno da sole hanno preso la <strong>di</strong>rezione e non le fermi<br />
più, va così dappertutto credo, da Orgosolo a Los Angeles<br />
a Tijuana a Crotone, credo.<br />
Io ad esempio a se<strong>di</strong>ci anni ogni due giorni mi portavo<br />
una tipa <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>etro la chiesa, anche più gran<strong>di</strong><br />
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<strong>di</strong> me <strong>di</strong> due o tre anni, tutte belle tettone come mi<br />
piacevano in quel momento, perso nell’oscurità mi<br />
permettevo frasi che loro non riuscivano a crederci, paroline<br />
romantiche, poetiche voglio <strong>di</strong>re.<br />
Ché grazie a Dio su quest’argomento ho sempre capito<br />
come andavano le cose, che il duro lo fai con i ragazzi,<br />
e loro, le ragazze, ti vedono che sei bello massiccio<br />
davanti agli altri e sentono brivi<strong>di</strong>ni piacevoli<br />
lungo la schiena a pensare a quanto male possono fare<br />
i tuoi pugni, e dare sicurezza a una ragazzina che poggia<br />
la sua spalla sulla tua, a se<strong>di</strong>ci anni in un paese<br />
come il mio è proprio questo: essere belli massicci guardare<br />
torvo quasi tutti, saper <strong>di</strong>re sempre l’ultima parola<br />
quando si è in gruppo bere un mucchio <strong>di</strong> birre<br />
senza vomitare, essere rispettati, come <strong>di</strong>ce qualcuno.<br />
Queste cose le sapevo, e per rispettare mi facevo rispettare,<br />
da tutti da tutte, ma poi <strong>di</strong>etro la chiesa dopo<br />
che avevamo liberato ogni istinto, in quel momento<br />
capivo che potevo prendere i loro visini tra le mie<br />
mani e inventare parole che potessero sembrar loro<br />
poetiche, per quel poco che capivano <strong>di</strong> poesia.<br />
A volte tolgo la candela dalla sua base <strong>di</strong> legno e la<br />
tengo stretta tra due <strong>di</strong>ta, la inclino un poco lascio cadere<br />
le gocce bollenti sull’incavo dell’altra mano. È<br />
un caldo che sento piacevole, quasi eccitante. Non è<br />
che in questa camera ci sia granché da eccitarsi, in genere.<br />
Il bestione del letto <strong>di</strong> sotto ascolta il televisore<br />
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