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Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

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molto grande affianco alla costruzione per gli attrezzi,<br />

avevamo nuotato e mangiato fichi d’in<strong>di</strong>a e pane<br />

bianco che avevo comprato io dalla mia vicina. Arrivato<br />

al ponte già mi avevano avvisato, la figlia <strong>di</strong><br />

Beppe Spanu mi venne incontro e mi <strong>di</strong>sse: oh Antonio<br />

guarda che ci sono le camice nere per te, ti<br />

stanno aspettando a casa tua, mi’ che tua madre ha<br />

detto a tutti <strong>di</strong> cercarti, che per l’amor del Cielo ti<br />

trovassero e ti riportassero in paese.<br />

Io pensavo fossero venuti a prendermi per un raduno,<br />

una parata, ma un po’ la cosa mi sembrava<br />

strana. Feci ancora un po’ <strong>di</strong> strada e incontrai il vecchio<br />

Francesco Pili, mio zio da lontano, bestemmiatore<br />

e nullatenente, e mi <strong>di</strong>sse: complimenti, l’hai<br />

fatto bello l’imbroglio, e mi <strong>di</strong>ede una pacca sulle<br />

spalle, ma non sembrava un colpo da amico, né occhi<br />

<strong>di</strong> chi ti vuol bene.<br />

Pensai a cosa poteva succedere, a cosa potevo aver<br />

fatto per farli arrabbiare, perché non avevo dubbi che<br />

se qualcosa <strong>di</strong> brutto doveva succedere riguardava<br />

me. Invece, arrivato al palazzo del Comune, incontro<br />

Peppeddu, l’operaio-bidello-becchino, alto e secco<br />

come una scopa, tutto vestito <strong>di</strong> grigio, camicia e<br />

pantaloni e giacca grigi e lisi e bucati, pelle nera da<br />

africano, e anche lui ha qualcosa da <strong>di</strong>rmi: Antonio<br />

Antonio, dovevi darle retta a tua madre, chi non ha<br />

babbo non ha testa, povero te adesso.<br />

E io: Peppeddu, ma sai cosa vogliono queste camice?<br />

E lui, pulito pulito come aveva sempre parlato:<br />

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devi portarli dai figli <strong>di</strong> Bastiano Sanna a dargli l’olio<br />

<strong>di</strong> ricino, forse a bastonarli.<br />

Cagarono per due giorni, così seppi. Il più piccolo<br />

aveva se<strong>di</strong>ci anni ma era già alto quanto gli altri, bella<br />

razza i Sanna, gente <strong>di</strong> origine barbaricina, grande e<br />

bella <strong>di</strong> viso. Il padre si ammalò dal <strong>di</strong>spiacere, mai<br />

aveva creduto si potessero fare cose così in un paese,<br />

tra ragazzi che ancora non hanno testa da uomini. Cagarono<br />

per due giorni, e si chiusero in casa per una<br />

settimana, ma tutto sommato gli andò bene, perché<br />

nessuno fu picchiato, nessuno ebbe ossa spezzate.<br />

Io tornai a casa, quella notte, rosso come un incen<strong>di</strong>o,<br />

non <strong>di</strong>ssi niente a mia madre che mi guardava<br />

piangendo, mentre mangiavamo la minestra.<br />

Non le <strong>di</strong>ssi niente neanche la mattina dopo, quando<br />

partii per Cagliari a cercare lavoro. Lo trovai, come<br />

guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> carcere, le scrissi <strong>di</strong> raggiungermi, venne a<br />

vivere con me a Quartu. Non parlammo più <strong>di</strong> quella<br />

domenica, mai più negli anni che vivemmo assieme,<br />

pochi anni comunque, morì presto, forse anche lei si<br />

era ammalata, come il sindaco.<br />

Io ho avuto figli che mi hanno rispettato, nipoti<br />

che mi vogliono bene.<br />

Solo ogni tanto mi prendono in giro: <strong>di</strong>vento isterico<br />

e urlo contro un colore, scemo che sono.<br />

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