Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
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nella casetta che stavo facendo costruire per quando<br />
sarei tornato definitivamente nell’isola mia, su a Oliena<br />
dove avevo comprato due belle tanche da piantare<br />
a viti, appena possibile, a Oliena dove i visi delle ragazze<br />
sono più gentili che in paese e mani incantate<br />
preparano i dolci più buoni della <strong>Sardegna</strong> intera,<br />
dove prima o poi dovevo pur tornare, a fine carriera<br />
magari, magari con qualche bambino biondo mio e<br />
<strong>di</strong> Vannina, o <strong>di</strong> qualche tedesca alta e tettona, perché<br />
no? Me lo ha detto tante volte mia nonna, sposati<br />
con una tedesca che quelle sono alte e grosse, così<br />
arratzáisi, fate razza, migliorate il DNA della stirpe,<br />
proprio così <strong>di</strong>ceva mia nonna <strong>di</strong>giuna <strong>di</strong> ingegneria<br />
genetica e altre imposture simili, arratzáisi, come per<br />
i cavalli e le piante<br />
insomma tornato per pochi giorni mi ha preso una<br />
maledetta voglia <strong>di</strong> restare ancora un po’, <strong>di</strong> stare con<br />
la mia mamma e le mie cugine brave ragazze e continuare<br />
a svegliarmi a mezzogiorno senza nessun pensiero<br />
senza nessun impegno, <strong>di</strong> continuare i giri per<br />
i bar e le gare non <strong>di</strong>chiarate a chi regge più vino, più<br />
birra, a chi mischia più alcool e fumo senza star male,<br />
mi ha preso la solita maledetta voglia <strong>di</strong> restare ancora<br />
qualche giorno, ancora una settimana o due tra<br />
le strade che conosco a memoria, tra i visi che vedo<br />
da sempre, tra gente che parla con la mia stessa cadenza<br />
e con cui non devo ripetere tre volte le frasi<br />
perché capiscano, con ragazzi che <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> stimarmi<br />
perché mi sono fatto una carriera e un futuro, e poco<br />
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importa se so benissimo che come mi volto vomitano<br />
veleno contro <strong>di</strong> me e invi<strong>di</strong>a per i miei due sol<strong>di</strong>,<br />
per il mio poter viaggiare, per le <strong>di</strong>eci parole d’inglese<br />
che ho imparato, e <strong>di</strong>cono che questi continentali<br />
non capiscono niente <strong>di</strong> cavalli se trovano che io<br />
sia un campione, che se non avessero dovuto portare<br />
le pecore sin da bambini sarebbero <strong>di</strong>ventati davvero<br />
bravi, loro, che <strong>di</strong> talento ne avevano il doppio <strong>di</strong> me<br />
mi aveva preso la voglia <strong>di</strong> ritardare ancora un poco<br />
il rientro in continente, e <strong>di</strong> ritardo in ritardo il carnevale<br />
si è fatto vicino, e allora ho deciso: parto dopo<br />
giovedì grasso, e ho fatto il biglietto<br />
la notte quel cavallo senza fantino continuava a correre<br />
affianco a me, e a cadere a pochi metri dall’arrivo<br />
spezzandosi una gamba e regalandomi la gloria, l’ultima<br />
gloria <strong>di</strong> Vinazzo fantino e <strong>di</strong> Cubeddu bravo giovane<br />
mia cugina grande Marietta felice come tutti i parenti<br />
che prolungassi le mie vacanze in paese viene a<br />
casa qualche giorno prima che inizino le feste in giro<br />
per i paesi e mi regala questo bel vestito da moschettiere<br />
e mi <strong>di</strong>ce sorridente Beppe guarda che con questo<br />
ne fai innamorare più del solito, eh! mettiti la<br />
maschera in viso se no i fratelli ti sparano alla schiena<br />
come ti giri, e mica basta la sciabola a <strong>di</strong>fenderti!<br />
e io ho riso e anche mia cugina piccola Nina e anche<br />
il mio amico Francesco che era lì con noi e beveva<br />
un bicchierino <strong>di</strong> mirto, ma mia madre no che non<br />
ha riso, e anzi ha fatto la faccia più seria che le avessi<br />
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