Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
davanti al mare, lontano dalle carte tentatrici e dalle lingue avvelenate come la sua, lontano, almeno la domenica. E anche il professor Pili lo vide passare dalla sua finestra e si toccò la fronte calda e sudata e nel giorno del Signore guardò il cielo e si maledisse un’altra volta e maledisse la notte che non gli dava più riposo ma solo incubi umidi e voglie e ricordi untuosi e sentì le gambe deboli e si dovette sedere facendo di nuovo i conti di quanto mancava alla fine del mese, e del digiuno, e pregò forte che la prossima volta potesse essere uno così, con la stessa pelle, né chiara né scura, dorata e liscia, a scherzarlo per un’ora: amore bello mio grassone; che la prossima volta nei vicoli scuri di Marina pregni di odore di pesce fritto e di merda di cane, il suo sposo di una notte potesse avere quelle labbra, potesse assomigliare almeno un po’ all’angelo che aveva appena visto, perché altrimenti a cosa serviva quella vita dannata che non voleva finire, che continuava a stringerlo tra rimorsi e desiderio e a non dargli tregua neppure la domenica? e si guardò nello specchio e rivide la faccia tonda e un po’ gonfia e le borse sotto gli occhi e i cinquant’anni che si affacciavano ed ebbe voglia di scendere in strada e rincorrerlo e catturarlo tra le sue braccia e chiedergli di farlo, per pietà, di fargli l’amore una volta sola, e poi se poteva di ammazzarlo, ché se ti ammazza un angelo magari lassù possono pure com- 148 muoversi, e risparmiarti le fiamme e il demonio codino ma corse in camera, il vecchio professore, e si toccò con furia per cinque volte, e cinque volte si sentì un verme e si augurò di morire, ma ugualmente non riuscì a fermarsi fino a che non gli sembrò di vedere del sangue in mezzo al suo sperma, e allora smise e si addormentò sul suo letto sudato, sognando angeli biondi e facce di mori che lo uccidevano nelle calate di Marina che erano state il loro regno, ed erano oggi la sua prigione. E prete Mulas solo in sacrestia scosta la tendina e respira forte. Chi diavolo sei? chiede al vetro da cui vede la piazza, e sudano più del solito i suoi novanta chili di campagnolo panciuto, sudano per il timore confuso di qualcosa di torbido che torni a galla, anche se non è che abbia grossi pesi sulla coscienza Carletto Mulas figlio ultimo di famiglia povera di pescatori di stagno giusto qualche amore in seminario, tanti anni prima, quando moriva di noia bisticciando serate intere col latino e i filosofi, qualche amore che poi non era amore, sesso senza colpa perché è il diavolo, si sa, che con i giovani preti si impegna più che con gli altri a cacciarli dalla strada buona, tentandoli con tanta forza che non tutti ce la possono fare, a resistere, e i più deboli anzi è quasi certo che ci cadono e prete Mulas un debole si sente, senza vergogna, 149
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davanti al mare, lontano dalle carte tentatrici e dalle<br />
lingue avvelenate come la sua, lontano, almeno la domenica.<br />
E anche il professor Pili lo vide passare dalla sua finestra<br />
e si toccò la fronte calda e sudata e nel giorno<br />
del Signore guardò il cielo e si male<strong>di</strong>sse un’altra volta<br />
e male<strong>di</strong>sse la notte che non gli dava più riposo ma<br />
solo incubi umi<strong>di</strong> e voglie e ricor<strong>di</strong> untuosi e sentì le<br />
gambe deboli e si dovette sedere facendo <strong>di</strong> nuovo i<br />
conti <strong>di</strong> quanto mancava alla fine del mese, e del <strong>di</strong>giuno,<br />
e pregò forte che la prossima volta potesse essere<br />
uno così, con la stessa pelle, né chiara né scura,<br />
dorata e liscia, a scherzarlo per un’ora: amore bello<br />
mio grassone; che la prossima volta nei vicoli scuri <strong>di</strong><br />
Marina pregni <strong>di</strong> odore <strong>di</strong> pesce fritto e <strong>di</strong> merda <strong>di</strong><br />
cane, il suo sposo <strong>di</strong> una notte potesse avere quelle<br />
labbra, potesse assomigliare almeno un po’ all’angelo<br />
che aveva appena visto, perché altrimenti a cosa serviva<br />
quella vita dannata che non voleva finire, che<br />
continuava a stringerlo tra rimorsi e desiderio e a non<br />
dargli tregua neppure la domenica?<br />
e si guardò nello specchio e rivide la faccia tonda e<br />
un po’ gonfia e le borse sotto gli occhi e i cinquant’anni<br />
che si affacciavano ed ebbe voglia <strong>di</strong> scendere in<br />
strada e rincorrerlo e catturarlo tra le sue braccia e<br />
chiedergli <strong>di</strong> farlo, per pietà, <strong>di</strong> fargli l’amore una<br />
volta sola, e poi se poteva <strong>di</strong> ammazzarlo, ché se ti<br />
ammazza un angelo magari lassù possono pure com-<br />
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muoversi, e risparmiarti le fiamme e il demonio co<strong>di</strong>no<br />
ma corse in camera, il vecchio professore, e si toccò<br />
con furia per cinque volte, e cinque volte si sentì un<br />
verme e si augurò <strong>di</strong> morire, ma ugualmente non riuscì<br />
a fermarsi fino a che non gli sembrò <strong>di</strong> vedere del<br />
sangue in mezzo al suo sperma, e allora smise e si addormentò<br />
sul suo letto sudato, sognando angeli bion<strong>di</strong><br />
e facce <strong>di</strong> mori che lo uccidevano nelle calate <strong>di</strong> Marina<br />
che erano state il loro regno, ed erano oggi la sua<br />
prigione.<br />
E prete Mulas solo in sacrestia scosta la ten<strong>di</strong>na e<br />
respira forte. Chi <strong>di</strong>avolo sei? chiede al vetro da cui<br />
vede la piazza, e sudano più del solito i suoi novanta<br />
chili <strong>di</strong> campagnolo panciuto, sudano per il timore<br />
confuso <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> torbido che torni a galla, anche<br />
se non è che abbia grossi pesi sulla coscienza Carletto<br />
Mulas figlio ultimo <strong>di</strong> famiglia povera <strong>di</strong> pescatori<br />
<strong>di</strong> stagno<br />
giusto qualche amore in seminario, tanti anni prima,<br />
quando moriva <strong>di</strong> noia bisticciando serate intere col latino<br />
e i filosofi, qualche amore che poi non era amore,<br />
sesso senza colpa perché è il <strong>di</strong>avolo, si sa, che con i giovani<br />
preti si impegna più che con gli altri a cacciarli<br />
dalla strada buona, tentandoli con tanta forza che non<br />
tutti ce la possono fare, a resistere, e i più deboli anzi è<br />
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