Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
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dei lampioni che gioca coi riflessi sull’erba del prato,<br />
qualcuno <strong>di</strong>ce che può giurare, che c’era un uomo<br />
senza una mano uscito da un film in costume, un conta<strong>di</strong>no<br />
guerriero <strong>di</strong> trecento anni fa, chissà, anche una<br />
donna, si <strong>di</strong>ce, una ragazza <strong>di</strong> Lusitania che vede dentro<br />
i corpi e cerca nuvole chiuse che sono volontà, che<br />
strana donna chissà se è una strega, chissà se c’è davvero<br />
o l’ha inventata Franco il matto che legge tanti<br />
libri e <strong>di</strong>ce solo fesserie, Blimunda <strong>di</strong>cono si chiami e,<br />
se vuole, può vedere dentro la testa dei quattro ragazzi<br />
sul palco e dei mille signori d’intorno che ballano<br />
e parlano e criticano e bestemmiano, svelarci i<br />
segreti <strong>di</strong> Franchino della sua testa <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> giallo,<br />
chissà se è vero che è pazzo come <strong>di</strong>cono, chissà se ha<br />
smesso <strong>di</strong> sperare e volere e aspetta come i vecchi che<br />
qualcosa <strong>di</strong> brutto lo porti via, bella Blimunda se tu<br />
sei qui questa sera col tuo soldato monco e gli occhi<br />
cangianti che vedono l’uomo come fosse nudo della<br />
pelle, se i tuoi occhi sono qui potresti <strong>di</strong>re a Clarina<br />
Piras se è cosa brutta quella che sente al seno, ché per<br />
sé non si preoccupa ma ha anche lei un soldato in famiglia,<br />
un figlio <strong>di</strong> nome Fabio granatiere in Kossovo<br />
che tornerà a casa per Natale, e sarebbe bello riabbracciarlo<br />
felice senza pensieri pesanti, senza paure<br />
angosce terrore.<br />
Ballo <strong>di</strong> note tristi, malinconia argentina, passi <strong>di</strong><br />
passione e ricor<strong>di</strong>, qualcuna ha messo i tacchi, Rossana<br />
Mei per esempio e quel suo rossetto forte che fa<br />
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girare anche i morti, ché belle così non ce ne sono,<br />
tutti la vogliono lei non guarda nessuno, aspetta il<br />
suo Fabio partito alla guerra, ché sembra la strofa <strong>di</strong><br />
una vecchia poesia ma è proprio così, partito alla<br />
guerra per cambiarsi la macchina appena ritorna, paracadute<br />
mostrine fucile, che Dio lo protegga e le<br />
preghiere <strong>di</strong> Rossana, ché <strong>di</strong> questi slavi si sa solo che<br />
sparano e poco gli importa <strong>di</strong> chi ci passa, chi ha ucciso<br />
centomila nulla si cura d’un Fabio qualunque.<br />
Suonano i suonatori ballano i ballerini fumano i fumatori,<br />
c’è gioia e lavoro per tutti, <strong>di</strong>etro la quercia più<br />
grande Ulisse Contu prepara il grammo allunga l’erba<br />
sguardo <strong>di</strong> sasso denti marroni mani gialle, nella testa<br />
conti e brillantina, capelli unti pensieri svelti <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>tore<br />
d’oblio, quanto costa stasera scordarsi <strong>di</strong> tutto,<br />
Ulissixeddu? fuggire la noia bruciare il fasti<strong>di</strong>o <strong>di</strong> non<br />
saper far niente, avessi almeno le mani dei quattro ragazzi<br />
sul palco, avessi almeno l’ombra <strong>di</strong> un sogno, uno<br />
qualsiasi va bene anche il tuo, puoi vendermi quello invece<br />
dell’erba? <strong>di</strong> fare sol<strong>di</strong> abbastanza per volare in<br />
Olanda, <strong>di</strong> smettere tutto nella città dei canali, che<br />
strano sogno eh? arrivare ad Amsterdam e non farsi<br />
mai più, neppure una volta, bel sogno questo d’Ulisse<br />
che una volta è stato anche a Parigi con due tipi <strong>di</strong> Serramanna,<br />
ha pianto e cantato sulla tomba <strong>di</strong> Morrison,<br />
recitato le sue canzoni al pomeriggio che stava in silenzio,<br />
ché dove c’è un poeta ci vuole rispetto, lo capisce<br />
Ulisse, per questo stasera ha portato roba leggera,<br />
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