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Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

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addosso, ha pensato, questo qui è ragazzo che si caga<br />

addosso, ha pensato prima <strong>di</strong> fissare dritto negli occhi<br />

Davide Sulis, con gli occhi piccolini fred<strong>di</strong> e duri<br />

come la quercia che si ritrova, Franchino, occhietti<br />

duri sopra il naso schiacciato e largo da cinghiale peloso,<br />

gli ha puntato gli occhi negli occhi e gli ha detto,<br />

piano piano:<br />

– Non fare il minchione e sie<strong>di</strong>ti, che ti fai male.<br />

Non è cosa per te, <strong>di</strong> fare l’eroe. È cosa che sbrunchi,<br />

che ti rompi le labbra.<br />

– Dopodomani non si sposa, parte con me, an<strong>di</strong>amo<br />

via dal paese e dalla <strong>Sardegna</strong>, e non ci torniamo più.<br />

Sabino si è girato e sta per <strong>di</strong>re qualcosa, sta per interrompere<br />

Davide che non ha finito, anche se qualche<br />

lacrima gli sta incominciando a scendere, tra<strong>di</strong>trice<br />

puttana, Sabino sta per interrompere Davide ma<br />

Franchino gli fa segno <strong>di</strong> no:<br />

– Aspetta, fallo finire. Sentiamo quante cazzate riesce<br />

a <strong>di</strong>re in una volta sola.<br />

– Partiamo assieme e non ci ve<strong>di</strong>amo mai più, e senza<br />

<strong>di</strong>re niente a nessuno, neppure alla sposa. E voi zitti, se<br />

no scrivo un paio <strong>di</strong> lettere anche ai vostri genitori, o a<br />

qualche amico, e racconto <strong>di</strong> certe serate che sappiamo<br />

noi, <strong>di</strong> quel brasiliano che ci siamo affittati a Dubrovnik,<br />

e <strong>di</strong>visi come fratelli, <strong>di</strong> quella quin<strong>di</strong>cenne che vi<br />

siete presi in Polonia, e <strong>di</strong> qualche altra cosa ancora.<br />

Adesso le lacrime sono molte, e parlare è <strong>di</strong>fficile,<br />

le mani strette a pugno e la schiena scossa da sussulti<br />

nervosi, gli occhi fatti minuscoli dalla rabbia, adesso<br />

130<br />

Franchino ha detto che basta così, che abbiamo capito,<br />

<strong>di</strong> stare zitto lui adesso.<br />

– Sie<strong>di</strong>ti e cerca <strong>di</strong> calmarti.<br />

Marcello non ha detto una parola, non ha ancora alzato<br />

gli occhi<br />

– La gelosia è una bestia cattiva e ti fa il cervello ad<br />

acqua, dovresti saperlo tu che hai stu<strong>di</strong>ato e <strong>di</strong> cose<br />

ne sai più <strong>di</strong> tutti noi messi assieme.<br />

Marcello forse sta piangendo, ma nessuna lacrima è<br />

ancora scesa.<br />

– Ti ha morsicato questa bestia e non hai capito più<br />

nulla, e io ti capisco anche se mi cre<strong>di</strong> ignorante e ottuso,<br />

solo perché mi spezzo la schiena tutto il giorno<br />

sui pomodori e ci ho le mani nere <strong>di</strong> terra e del grasso<br />

del trattore, ma non è così, non si è minchioni solo<br />

perché si è conta<strong>di</strong>ni, Davide Sulis.<br />

– Lui non si sposa dopodomani, o ti sputtano davanti<br />

a tutto il paese, te e tuo fratello.<br />

– Eh, ma non vuoi neanche ragionare, proprio tu che<br />

cavi i sol<strong>di</strong> dalle parole che <strong>di</strong>ci. Non avrai paura <strong>di</strong> ragionare<br />

con un ignorante che s’imbroglia con tutti i<br />

verbi, dì? Se il Signore ha detto a Marcellino che la<br />

donna giusta per lui è quella ragazza, non c’è gelosia<br />

che si può mettere <strong>di</strong> mezzo. Le bene<strong>di</strong>zioni non scendono<br />

ogni giorno, e quella ragazza è una bene<strong>di</strong>zione.<br />

E non <strong>di</strong>re più che ci sputtani o cose del genere, signor<br />

maestro, sennò capita che te ne devi andare davvero<br />

dal paese, ma da solo, e magari con qualche ossa a pezzettini,<br />

capito?<br />

131

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