Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
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scuola da donne e da gente che perde tempo sui libri,<br />
è l’intellettuale perché parla in italiano, quasi sempre,<br />
e non lo fa per darsi arie o credersi cagliaritano, no,<br />
parla l’italiano perché gli è naturale, e anche quando<br />
impreca e bestemmia in <strong>di</strong>aletto sembra più un continentale<br />
che ha imparato il sardo che uno nato e cresciuto<br />
a <strong>Nuraiò</strong>.<br />
Cresciuto non proprio, visto che gli anni delle superiori<br />
li ha passati ospite <strong>di</strong> una zia a Cagliari Sant’Avendrace,<br />
tornando a casa solo la domenica, e nemmeno<br />
sempre, ché preferiva starsene lì, dove poteva vedere<br />
chi voleva e fare i fatti suoi senza che ogni lampione,<br />
ogni macchina, ogni pietra avesse occhi per vedere e riferire<br />
agli anziani genitori, agli amici, a tottu sa bidda<br />
che gente frequentava, cosa faceva Davide Sulis, futuro<br />
maestro elementare a <strong>Nuraiò</strong> e lettore <strong>di</strong> libri.<br />
Marcello ha vinto un’altra mano, Davide sente i<br />
fratelli Manca che gli fanno i complimenti per il<br />
bluff riuscito, per il suo gioco coraggioso che ogni<br />
tanto gli permette <strong>di</strong> coglionare tutti e vincere delle<br />
belle poste, con rilanci e controrilanci che riempiono<br />
il piatto <strong>di</strong> fiches azzurre da centomila. Dal balcone<br />
non può vedere la faccia barbuta <strong>di</strong> Franchino Manca<br />
ma la immagina, adesso, che si scioglie in lo<strong>di</strong> per il<br />
ragazzino ma in testa pensa che è un coglione, che con<br />
tutto il cervello che crede <strong>di</strong> avere non riesce a capire<br />
che non è per lui, che doveva ritirarsi da molto tempo<br />
dal gruppo, Franchino Manca che a malapena sa usare<br />
due congiuntivi e ha gli occhi accesi del lupo pronto<br />
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a sbranarti, col suo accento pesante <strong>di</strong> figlio <strong>di</strong> nuorese,<br />
lui e il fratello gemello due bravi ragazzi che ti<br />
fottono senza accorgertene, due cinghiali analfabeti<br />
che ci hanno fottuti per bene, noi tre, e soprattutto<br />
Marcello, il mio Marcello troppo giovane e insicuro<br />
per decidere, in questi mesi, per darmi retta e smettere,<br />
magari scappare lontano, chissenefrega, e cosa<br />
abbiamo da perdere? Gli ha chiesto mille volte Davide<br />
sdraiato con lui nel monolocale <strong>di</strong> Castello che<br />
il maestro ha comprato, <strong>di</strong> nascosto da tutti, con i risparmi<br />
suoi e dei genitori, cosa abbiamo da perdere?<br />
Tu non hai un lavoro e io non me ne curo, <strong>di</strong> queste<br />
cose, qualcosa da fare la trovo dovunque, ripetizioni,<br />
traduzioni, scappiamo a Parigi, o almeno in NordItalia<br />
a fare gli operai, perché no? Ma lui no, lui i debiti<br />
li paga, dovesse metterci cento anni, ormai ci sono<br />
entrato e devo uscirne, gli pagherò tutto a questi<br />
cazzo <strong>di</strong> Manca, tutto…<br />
Davide ha le gambe magre come fusti <strong>di</strong> canna,<br />
guarda le <strong>di</strong>ta della mano destra che tremano tenendo<br />
la Camel, respira l’aria calda che arriva dal fiume, aria<br />
umida e afosa che non dà ristoro. Pensa a come tremeranno<br />
dopodomani, le sue mani, quando stringerà il<br />
nodo della cravatta e si darà l’ultima sistemata ai capelli,<br />
eppoi guidare verso la chiesa, nel primo banco<br />
assieme ai vecchi genitori <strong>di</strong> Marcello che piangeranno<br />
felici, ché <strong>di</strong> meglio non si poteva sperare, per il figlio<br />
<strong>di</strong>soccupato ma tanto buono, così pronto a capire ed<br />
imparare, che <strong>di</strong> certo adesso un lavoro lo trova, visto<br />
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