Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
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Cerca <strong>di</strong> concentrarsi ma tornano quelle immagini <strong>di</strong><br />
loro cinque a Dubrovnik, a Zagabria davanti a monumenti,<br />
ristoranti, caffè, bionde formose strette a Franchino,<br />
Sabino che paga da bere a tutto il locale e si allontana<br />
in bagno con una rumena che gli dà venti centimetri,<br />
i portafogli che fanno a gara per svuotarsi, lui<br />
che parla con uno studente ventenne dagli occhi accesi<br />
ed orgogliosi, uno studente intelligente che guarda<br />
Davide e non sorride mai, si esprime in un francese<br />
perfetto e non sputa un solo luogo comune sull’Italia<br />
o l’Italianità, ma non riesce a nascondere il fasti<strong>di</strong>o,<br />
forse l’o<strong>di</strong>o, per i connazionali <strong>di</strong> Davide chiassosi e<br />
stupi<strong>di</strong>, per gli stessi amici del maestro <strong>di</strong> <strong>Nuraiò</strong> arrivati<br />
lassù a comprarsi serate <strong>di</strong> sesso slavo e birra tedesca<br />
con pochi marchi schifosi.<br />
Una mano la vince anche Marcello, il suo giovane<br />
viso magro e tirato non sorride, troppe <strong>di</strong>ecimila sono<br />
già volate stasera per pareggiare con una sola mano, e<br />
se anche fosse un pareggio, o un guadagno magari<br />
grosso, cambierebbe qualcosa?<br />
Marcello fuma l’erba buona e batte con le <strong>di</strong>ta il<br />
ritmo delle ballate che gli arrivano alle orecchie dal<br />
walkman che si è portato, una cantante nera canta<br />
questioni <strong>di</strong> cuore con voce forte da maschio, Marcello<br />
Murtas fumando spinello tiene il ritmo della<br />
canzone tamburellando le <strong>di</strong>ta sul bicchiere <strong>di</strong> Porto:<br />
non sarà questa sera a far pareggiare il conto, se anche<br />
vincesse lui tutte le mani e si dovesse giocare fino all’alba,<br />
fino a domani, fino alla festa dell’Assunta non<br />
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basterebbe, troppi i milioni persi nei mesi, troppo<br />
grande il debito per chiuderlo come è stato aperto,<br />
con le carte maledette che non gli fanno più passare<br />
una notte tranquilla, perché chi è figlio <strong>di</strong> onesti impiegati<br />
dallo stipen<strong>di</strong>o sicuro, non è fatto per il rischio,<br />
forse per dei conta<strong>di</strong>ni come i Manca è cosa <strong>di</strong>versa,<br />
abituati a fare i sol<strong>di</strong> o passare la fame a seconda<br />
<strong>di</strong> come gli girano i coglioni alla pioggia e al sole,<br />
forse loro dormirebbero bene anche con quel debito<br />
sul cuore, ma lui no, non è cosa per lui.<br />
Davide si tocca gli occhialini <strong>di</strong> continuo, li mette<br />
e rimette su, accende una Camel dopo l’altra, sente il<br />
caldo soffocante <strong>di</strong> luglio che non dà tregua neppure<br />
a quell’ora <strong>di</strong> notte, che fa aggrumare i pensieri cattivi<br />
facendoti impazzire. Dal balcone sente le urla <strong>di</strong><br />
incazzo <strong>di</strong> Sabino, <strong>di</strong> là nel salone, e le risate e le<br />
prese per culo <strong>di</strong> Giuseppe Manca che <strong>di</strong>ce all’amico<br />
sfigato <strong>di</strong> calmarsi, che se gli prende la sangia a quel<br />
modo andrà sempre più male, non vincerà una mano<br />
nemmeno se ne scende il cielo.<br />
Davide ha smesso <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> leggere e <strong>di</strong> pensare<br />
alla guerra, Porco Dio porco Dio, pensa, adesso entro<br />
lì e faccio un casino, porca troia, la scenata, il casino,<br />
la tempesta, urlare tutto, e ve<strong>di</strong>amo se quel coglione<br />
continua a cannarsi in silenzio mentre tutti gli fanno<br />
la festa, stronzo senza palle che è.<br />
Davide ha il viso piccolino e tondo e l’aria da stu<strong>di</strong>oso,<br />
per unanime decisione del paese è, anzi, l’Intellettuale,<br />
e non solo perché ha fatto le Magistrali,<br />
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