Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura
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C’era: Chatwork Henry, Summer Sun Buolevard, 1140.<br />
Magari era morto. Magari aveva lasciato la moglie<br />
e viveva con un uomo, con un ragazzino che si faceva<br />
mantenere, perché no? Magari svaligiava banche, o<br />
picchiava la moglie <strong>di</strong> cui un giorno mi aveva regalato<br />
la foto.<br />
Nella mia memoria, Henry era ancora un placido<br />
adulto <strong>di</strong> un’età qualunque con due occhi slavati senza<br />
ombre, e mi guardava pensando qualcosa in una<br />
lingua che io non potevo capire. Era sereno, l’americano<br />
che mi portavo appresso nel ricordo in bianco e<br />
nero, e mi voleva bene, come a un figlio possibile e<br />
desiderato, era ricco e non poteva morire.<br />
Quel numero <strong>di</strong> telefono, davanti a me, poteva <strong>di</strong>rmi<br />
se il ricordo era tra<strong>di</strong>tore, e chi era oggi Henry, se<br />
ancora viveva.<br />
Ma era quello che volevo? Un giorno, avrei voluto<br />
incontrare anche Kate?<br />
Le foto, dovevo almeno bruciare le foto, tornato a<br />
Cagliari.<br />
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Dieci<br />
Adesso, mentre corro a centoquaranta e la lunga linea<br />
continua che <strong>di</strong>vide la corsia è solo la coda sbia<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> un animale rabbioso, e i miei occhi appena<br />
riescono a vedere i confini <strong>di</strong> questa strada infinita,<br />
adesso che ho deciso che ne ho masticato abbastanza<br />
<strong>di</strong> vetro appuntito, adesso che sono le quattro del<br />
mattino ma non ho orologio e il tempo è trasparente,<br />
ormai, adesso che in fin dei conti è arrivato il momento,<br />
che faccio le curve senza scalare <strong>di</strong> marcia, che<br />
sento il cuore del motore battere un ritmo impossibile,<br />
adesso,<br />
che cazzo volete da me?<br />
non sto per morire, sono morto da un secolo e sono<br />
fatti miei, questo è chiaro, non c’eravate voi quando<br />
le gocce <strong>di</strong>speranti <strong>di</strong> merda mi arrivavano in bocca<br />
soffocandomi, quando i dottori mi davano del tu<br />
guardandomi come un bambino capriccioso, quando<br />
mi nascondevano i risultati, quando mi prendevano<br />
allegramente per culo come se la terza me<strong>di</strong>a fosse un<br />
patentino inconfutabile <strong>di</strong> cretineria, non c’eravate<br />
voi ogni volta che guardavo Chiara e vedevo lacrime<br />
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