08.06.2013 Views

Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

una festa all’altra, da un locale all’altro, birrette solitarie<br />

col culo a prendere umido nella spiaggetta deserta<br />

<strong>di</strong> Calamosca, e poi <strong>di</strong> corsa, così, scamiciati e<br />

sdruciti, a casa del signor console inglese per un party<br />

in terrazza, e pizze bruciacchiate da addentare alle<br />

tre <strong>di</strong> mattina, affamati e stanchi, da Titina la stecca,<br />

in via Ospedale, un minuto prima che tirasse giù la<br />

saracinesca.<br />

Erano ore da film francese nel suo rifugio, a leggere<br />

a voce alta i dolori <strong>di</strong> Neruda, le visioni <strong>di</strong> Ginsberg,<br />

le paranoie <strong>di</strong> cento poeti che non sapevamo se amare<br />

o deridere, ore <strong>di</strong> whisky con ghiaccio e lezioni <strong>di</strong> inglese,<br />

ore <strong>di</strong> stor<strong>di</strong>mento da mancanza <strong>di</strong> sonno, con<br />

le finestre aperte a fare entrare l’umido salato del mare,<br />

e cazzo se ero innamorato, se mi sembrava <strong>di</strong> aver<br />

sprecato tempo fino a quel momento, cazzo se mi<br />

sembravano nottate perfette. Kate, le <strong>di</strong>cevo, cosa ci<br />

trovi in me? E quelle erano già domande che rovinavano<br />

tutto, anche se lei rideva, se mi prendeva il<br />

mento tra l’in<strong>di</strong>ce e il pollice e avvicinava la sua bocca<br />

alle mie labbra <strong>di</strong>cendomi: stupido, anche se rispondeva<br />

salendomi <strong>di</strong> nuovo sopra, facendomi <strong>di</strong> nuovo<br />

entrare in lei. La fissavo troppo, le parlavo troppo <strong>di</strong><br />

quello che sentivo sbagliato dentro <strong>di</strong> me, <strong>di</strong> certe<br />

ombre, lei si girava verso la finestra e sussurrava una<br />

strofa qualunque, Billie Holiday soprattutto, e mi<br />

raccontava <strong>di</strong> quale infanzia infelice avesse passato<br />

quella nera cantante incantatrice, e mi chiedeva <strong>di</strong><br />

non aver mai paura che qualcosa finisca, mi <strong>di</strong>ceva che<br />

108<br />

in questa città abbiamo tutti paura <strong>di</strong> perdere qualcosa<br />

anche se tutto va perfettamente bene. Perché volete<br />

sempre rovinare tutto? Mi chiedeva con gli occhi velati<br />

da qualche ansia, e non capivo bene se parlasse <strong>di</strong><br />

me, <strong>di</strong> Cagliari, <strong>di</strong> tutta l’isola o <strong>di</strong> tutti gli uomini<br />

del mondo.<br />

Mio zio, mia nonna, qualche cugino: in paese c’era<br />

ancora chi si preoccupava <strong>di</strong> me, e si aspettava <strong>di</strong> vedermi<br />

arrivare, ogni tanto.<br />

Una domenica superai il pottabi a braccetto con<br />

Kate, <strong>di</strong>magrito, vestito <strong>di</strong> jeans sdrucito, silenzioso e<br />

con occhi luci<strong>di</strong>. L’opinione fu unanime: sarebbe stato<br />

un <strong>di</strong>sastro, la strega d’oltremare aveva banchettato<br />

col mio senno e io presto avrei perso tutto appresso al<br />

suo culo oggettivamente fantastico: chi cambia pelle<br />

per una donna prima o poi perde l’anima e, neanche a<br />

<strong>di</strong>rlo, i sol<strong>di</strong>.<br />

Io ascoltavo, capivo, credevo <strong>di</strong> essere più forte <strong>di</strong><br />

tutto, come sempre capita. Progettavo <strong>di</strong> vendere il<br />

mio appartamento troppo grande e spazioso per una<br />

qualche tana fascinosa; leggevo, scrivevo brutti versi<br />

cacofonici, scattavo foto che trovavo stupende, imparavo<br />

la dolcezza dell’haschisch. Non ho mai avuto <strong>di</strong>ciassette<br />

anni, dopotutto, mi <strong>di</strong>cevo.<br />

Gli occhi. Quelli non li puoi cambiare. Arrivano i<br />

sol<strong>di</strong>, cambi tessuto dei pantaloni, vesti buona lana<br />

<strong>di</strong> sartoria, vai dal parrucchiere più abile della città e<br />

109

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!