08.06.2013 Views

Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

Flavio Soriga, Diavoli di Nuraiò - Sardegna Cultura

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

città in quei giorni con le loro schiene massicce e le<br />

braccia lunghe.<br />

Partire, partire, non aveva senso quella parola, per<br />

me che non avevo visto niente e avevo ancora paura<br />

della fame, no, feci con la testa, resto qui e faccio il<br />

mestiere che mi hai insegnato, aggiunsi per consolarlo<br />

e renderlo orgoglioso.<br />

Henry mi rispose in silenzio <strong>di</strong> sì, agitando la testa,<br />

e dalla tasca della giacca tirò fuori un sigarone e un<br />

mazzo <strong>di</strong> banconote arrotolate con del filo rosso. Queste<br />

sono per te, mi <strong>di</strong>sse, e aprendole e lisciandole le<br />

mise, assieme ad una foto della moglie, in una busta<br />

gialla, sul retro della quale scrisse il suo in<strong>di</strong>rizzo e il<br />

suo numero <strong>di</strong> telefono. Chiamami, mi <strong>di</strong>sse, e io feci<br />

un deciso segno <strong>di</strong> assenso, e lo abbracciai, respirando<br />

per l’ultima volta il suo strano odore, <strong>di</strong> tela ammuffita<br />

e colonia al mughetto, forse anche sudore americano.<br />

Non l’ho mai chiamato, neanche per <strong>di</strong>rgli che ero<br />

<strong>di</strong>ventato ricco, molto ricco.<br />

Henry, mio padre, i miei parenti emigrati un po’<br />

dappertutto: ho imparato presto a <strong>di</strong>menticare le persone<br />

che mi stanno lontano. Non credo <strong>di</strong> essere cattivo,<br />

è un modo per non impazzire, per accettare le<br />

strane mosse del caso.<br />

terza foto<br />

tranquillo trentenne in pantaloni <strong>di</strong> fustagno e giacca<br />

104<br />

beige, al collo la sciarpa del Cagliari, abbracciato a<br />

un amico, due visi qualunque, due persone normali,<br />

primi piani sorridenti.<br />

La vita continua, si <strong>di</strong>ce, ed è vero.<br />

La mia per un lungo periodo è continuata tranquillamente:<br />

lavoro, lavoro, lavoro, la domenica le partite<br />

del Cagliari, ogni tanto a pesca con qualche amico,<br />

magari il sabato a cena fuori.<br />

Un giorno, quando ormai avevo trentacinque anni<br />

e accettavo la noia placida della mia vita, la mancanza<br />

<strong>di</strong> ambizioni, l’immancabilità dei fine settimana<br />

dai parenti a <strong>Nuraiò</strong>, delle estati nella villetta<br />

<strong>di</strong> qualche amico, <strong>di</strong> qualche fidanzata incolore ogni<br />

tanto, un giorno in cui tranquillo scivolavo verso la<br />

futura vecchiaia che un tempo mi sarebbe sembrata<br />

invi<strong>di</strong>abile, un giorno, un giorno qualunque, mi sono<br />

fatto trascinare ad un concerto.<br />

Un concerto jazz: due negroni grassi e tozzi che si<br />

agitavano <strong>di</strong>etro una tromba e un contrabbasso, sudando<br />

come cavalli. Per tutto lo spettacolo non ho<br />

fatto altro che male<strong>di</strong>re Giovanni, l’amico che mi ci<br />

aveva portato.<br />

Mentre uscivamo dal teatro lui incontra un’amica, e<br />

me la presenta: Kate, inglese, <strong>di</strong>eci centimetri più alta<br />

<strong>di</strong> me, culo sodo, tratti orientali e pelle scura, ere<strong>di</strong>tà<br />

della madre pakistana. Ti è piaciuto? Mi chiede.<br />

Molto, rispondo, e accetto il suo invito per il prossimo<br />

concerto, la settimana seguente.<br />

Un mese dopo mi ero trasferito a casa sua, un bilo-<br />

105

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!