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Note del corso di Fisica Matematica A

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54 3 Generalità sui sistemi e grandezze meccaniche<br />

F = φ(ρ)ˆr, ˆr = 1<br />

(P −O).<br />

ρ<br />

Il prodotto scalare F·dP si può esprimere come prodotto <strong>del</strong>le componenti F e <strong>di</strong> dP secondo la<br />

stessa <strong>di</strong>rezione P −O:<br />

F·dP = φ(ρ)ˆr·d(ρˆr) = φ(ρ)ˆr·[dρˆr+ρdˆr] = φ(ρ)dρ<br />

poiché ˆr ⊥ dˆr. Quin<strong>di</strong> F·dP = φ(ρ)dρ è un <strong>di</strong>fferenziale esatto e integrando si ottiene:<br />

U(ρ) =<br />

ρ<br />

ρ0<br />

φ(τ)dτ +U0.<br />

Le superfici equipotenziali U(ρ) = Cost. sono le sfere concentriche in O: ρ = Cost..<br />

iv.Diamo un esempio <strong>di</strong> potenziale non univalente (=polidroma, cioé a più valori) in due <strong>di</strong>mensioni.<br />

Immaginiamo introdotte le coor<strong>di</strong>nate polari e sia la forza (P,F) <strong>del</strong> campo, in un generico<br />

punto <strong>del</strong> piano P, <strong>di</strong>stinto dall’origine O, così definita: F ha <strong>di</strong>rezione normale al raggio vettore<br />

P −O, verso <strong>del</strong>le anomalie crescenti, intensità k/ρ con k costante. Abbiamo escluso l’origine. Il<br />

prodotto scalare F·dP = kdθ, e quin<strong>di</strong> kθ si può considerare come potenziale <strong>del</strong> campo. Si noti<br />

che U non è funzione univalente <strong>del</strong> posto; infatti, partendo da un punto P e girando attorno<br />

all’origine con continuità si torna a P con U incrementato (o decrementato) <strong>di</strong> 2πk. Osserviamo<br />

che, in componenti cartesiane, si ha<br />

y<br />

Fx = k<br />

x2 +y2 x<br />

e Fy = −k<br />

x2 +y2 e che la con<strong>di</strong>zione (3.5) viene verificata; osserviamo però che ciò vale sul dominio R 2 −{(0,0)}<br />

che non è semplicemente connesso.<br />

3.1.7 Lavoro<br />

Sia (P,F) una forza variabile qualsiasi, cioé, per considerare il caso più generale, <strong>di</strong>pendente dal<br />

tempo, dalla posizione <strong>del</strong> suo punto <strong>di</strong> applicazione P, e <strong>del</strong>la rispettiva velocità ˙ P. Sia definito<br />

per il punto P un moto qualsiasi<br />

P = P(t) ossia x = x(t), y = y(t), z = z(t). (3.7)<br />

Pertanto, durante tale moto <strong>del</strong> punto <strong>di</strong> applicazione, il vettore<br />

F = F[ ˙<br />

P(t),P(t),t]<br />

risulta definita come funzione esclusivamente <strong>del</strong> tempo.<br />

Definizione 3.6. Diremo lavoro compiuto dalla forza (P,F) corrispondente al moto (3.7) <strong>del</strong> punto<br />

<strong>di</strong> applicazione fradue istanti genericit1 e t2, o dalla posizione P(t1) alla posizione P(t2), la grandezza<br />

scalare:<br />

L =<br />

t2<br />

t1<br />

F·vdt =<br />

dove, a secondo membro, compare un integrale definito or<strong>di</strong>nario.<br />

t2<br />

t1<br />

(Fx˙x+Fy˙y +Fz˙z)dt, (3.8)<br />

Da ciò segue che, nel caso più generale, il lavoro <strong>di</strong>pende dalla traiettoria e dalla legge<br />

oraria con cui la traiettoria viene percorsa dal punto, inoltre il lavoro <strong>di</strong>pende anche dal<br />

tempo t.

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