Note del corso di Fisica Matematica A
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26 2 Cinematica<br />
varia da punto a punto proporzionalmente alla <strong>di</strong>stanza <strong>del</strong>l’asse) e il moto rigido si <strong>di</strong>ce rotatorio<br />
uniforme. La(2.31)siottieneanchepersemplicederivazione<strong>del</strong>la(2.29)ricordandocheω e(P−Q)<br />
sono ortogonali e che<br />
ω ×[ω ×(P −O)] = −ω 2 (P −Q).<br />
Le equazioni <strong>del</strong> moto si possono infine scrivere come:<br />
x = x ′ cosθ −y ′ sinθ, y = x ′ sinθ +y ′ cosθ, z = z ′<br />
dove si è scelto come O = O ′ un punto qualsiasi <strong>del</strong>l’asse in<strong>di</strong>viduato da ω; z = z ′ =asse <strong>di</strong> rotazione<br />
(quin<strong>di</strong> ˆ k = ˆ k ′<br />
e ω = ˙ θˆ k). Inoltre gli assi x e x ′ sono scelti come due semi-rette ortogonali a z = z ′ ,<br />
che giacciono rispettivamente nei due semi-piani p e π che definiscono l’anomalia θ.<br />
2.2.4 Moti rototraslatori<br />
Definizione 2.14. Si <strong>di</strong>ce rototraslatorio ogni moto rigido composto da un moto traslatorio e <strong>di</strong><br />
un moto rotatorio.<br />
Se il moto traslatorio è identificato da un vettore v◦ e se il moto traslatorio è identificato da<br />
un vettore velocità angolare ω e se O è un punto <strong>del</strong> suo asse <strong>di</strong> rotazione, allora la velocità <strong>di</strong> un<br />
generico punto P appartenente al sistema S è data da<br />
v(P) = v◦ +ω ×(P −O). (2.32)<br />
Osserviamo che il nuovo moto è ancora rigido, infatti dati due punti generici P1 e P2 <strong>di</strong> velocità<br />
v(P1) = v◦ +ω ×(P1 −O), v(P2) = v◦ +ω ×(P2 −O)<br />
da cui segue che v(P2)−v(P1) = ω ×(P2 −P1) e infine [v(P2)−v(P1)]·(P2 −P1) = 0.<br />
Nel caso <strong>di</strong> ω e v◦ costanti allora il moto si <strong>di</strong>rà rototraslatorio uniforme.<br />
La (2.32) può essere espressa nella forma<br />
dove<br />
v(P) = v(O ′ )+ω ×(P −O ′ ) (2.33)<br />
v(O ′ ) = v◦ +ω ×(O ′ −O),<br />
O ′ è un punto solidale con il sistema rigido anche se non appartiene all’asse definito da ω. Quin<strong>di</strong>,<br />
in base alla (2.33), il dato moto rototraslatorio risulta decomposto in un moto traslatorio <strong>di</strong> velocità<br />
v(O ′ ) e in un moto rotatorio <strong>di</strong> velocità angolare ω intorno ad un asse trasportato (parallelamente<br />
a se stesso) da questo moto traslatorio <strong>di</strong> velocità v(O ′ ).<br />
Per ogni moto rototraslatorio uniforme esiste una decomposizione propria, cioé <strong>del</strong> tipo<br />
(2.32) con O sull’asse, in cui la velocità angolare <strong>del</strong> componente rotatorio risulta parallela alla<br />
velocità <strong>del</strong> componente traslatorio:<br />
ω ×v◦<br />
v(P) = v◦ +ω ×(P −Ω); dove Ω = O+<br />
ω2 ; (2.34)<br />
v◦ = componente <strong>di</strong> v◦ parallela ad ω. Il moto definito dalla (2.34) viene chiamato elicoidale<br />
e (ω,Ω) viene chiamato asse <strong>del</strong> moto (con ovvio significato <strong>del</strong>la notazione). In particolare:<br />
componendo con un moto rotatorio uniforme un moto traslatorio uniforme <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione ortogonale<br />
all’asse <strong>di</strong> quello (cioé v◦ = 0), si ottiene un moto rotatorio uniforme avente la stessa velocità<br />
angolare, intorno ad un asse parallelo al primitivo.