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D i c e m b r e 2 0 1 2<br />
L’Albero della vita in viaggio - Daniela Loiacono
E se l’albero di Natale ...<br />
fosse stanco di stare lì fermo<br />
e comparire una volta sola<br />
all’anno per ingozzarsi di regali<br />
”sciupasoldi” e invece decidesse<br />
di voler …<br />
Essere,<br />
in Vita,<br />
in Viaggio?<br />
Cosa porterebbe con sé?<br />
Insomma, per prepararsi al<br />
Viaggio che bagaglio avrebbe il<br />
nostro albero?<br />
Di certo nulla di tutti quei regali<br />
che ha custodito in tanti anni<br />
della sua storia a star lì al comodo<br />
nostro!<br />
Innanzitutto si spoglierebbe di<br />
tutte quelle palline e nastrini<br />
ingombranti e poi porterebbe<br />
con sé solo il “ricordo”: il ricordo<br />
di quei piccoli ma preziosi<br />
accorgimenti che insegnano il<br />
come stare e muoversi in questa<br />
vita: le sette note dell’homelife,<br />
il quadrangolare, il crossingover,<br />
l’unità di crisi, il cummunitometro,<br />
la piramide del<br />
sarvas e il graal delle profondità.<br />
Tutto qui? Certo! Perché di<br />
cos’altro c’è bisogno per stare<br />
in viaggio se non di ricordarsi<br />
questi piccoli accorgimenti,<br />
visto che per il resto ci pensa la<br />
provvidente e abbondante Vita,<br />
se solo facciamo il quotidiano<br />
sforzo di ricordare e praticare?<br />
E poi, a ben guardare, il nostro<br />
caro albero non ha proprio nessun<br />
bagaglio con sé!<br />
E sapete perché?<br />
Perché a furia di ricordare e<br />
praticare si diventa quella cosa<br />
che si vuol ricordare e non bisogna<br />
portare nemmeno più il peso del<br />
“ricordo”, semplicemente si è!!<br />
Grazie albero bello che ci ricordi<br />
il senso di questo nostro<br />
Essere,<br />
in Vita,<br />
in Viaggio…<br />
E così insieme, un po’ alla volta,<br />
ri-nascendo “Alberi della vita<br />
in viaggio”, possiamo rendere di<br />
nuovo verde questa nostra Madre<br />
Terra…<br />
E allora?<br />
Dai!!<br />
Un soffice augurio di ri-nascita…<br />
“planando sopra boschi di braccia<br />
tese”<br />
Daniela<br />
In copertina:<br />
L’Albero della vita in<br />
viaggio<br />
Daniela Loiacono<br />
dicembre <strong>2012</strong>
La FavoLa di Limax<br />
Le donne della redazione Limax<br />
(disegni natalizi ad opera di Valentino Pieroni)<br />
C'era una volta un bambino di nome Lucchetto.<br />
Lui in pochi anni era diventato il più alto di tutti;<br />
ogni giorno si guardava allo specchio prima di<br />
andare a scuola e diceva ”SPECCHIO SPECCHIO<br />
DELLE MIE BRAME QUANTI ANNI CAMPERÒ' IN<br />
QUESTO REAME?” e lo specchio rispondeva” SE<br />
CENT'ANNI VORRAI CAMPARE CON LIMAX UN<br />
GIORNO TI DOVRAI CIMENTARE”.<br />
E mentre Lucchetto cresceva... Nella lontana<br />
Daunia viveva un figlio di Troia, il primo<br />
globnauta della storia.<br />
Questo piccolo grande uomo, di nome Mariano,<br />
aveva un dono speciale, sapeva leggere nelle<br />
anime delle persone e in un solo sguardo<br />
raccogliere tutte le loro emozioni.<br />
Un giorno Mariano decise di non volerle tenere solo per se, ma di farle conoscere al mondo intero e così le raccolse in un libro<br />
magico che chiamo Limax.<br />
Tante persone mandavano i propri scritti e la magia stava nel fatto che chi li leggeva si sanava.<br />
Di anno in anno gli scritti e i lettori diventavano sempre più numerosi e allora Mariano decise di chiedere aiuto alla fata Barbara<br />
alla quale bastava un tocco di polvere magica per aiutarlo nel suo lavoro.<br />
Intanto molte persone da terre lontane arrivavano da lui per sanarsi.<br />
Vi ricordate di Lucchetto?<br />
Lui si era innamorato di una Benedetta ragazza dalla quale ebbe due figli benedetti un po' “lucchetti” anche loro..<br />
Passavano gli anni e i due sposi si sentivano tristi e infelici, così la bella Benedetta che aveva sentito parlare della magica<br />
Daunia decise di raggiungerla e di andare a trovare quel figlio di Troia di Mariano.<br />
Lì incontrò una famiglia molteplice e chiese anche a Lucchetto di farne parte.<br />
Più tardi decisero di non affrontare più le difficoltà da soli e di aiutare Mariano a diffondere le storie di vita facendo viaggiare<br />
Limax alla velocità della luce... I due<br />
naufraghi nominarono loro fidate fatine<br />
per questa nuova impresa metastorica, la<br />
bella LUX LUCIS, la salvatrice del popolo<br />
NICOLETTA e … la tuttadunpezzo DANIELA.<br />
Nel novembre 2010 tra le coline marchigiane,<br />
con la benedizione di Mariano e di altri che<br />
accorsero a questo evento nacque Limax<br />
online.<br />
E Lucchetto? Trovò la chiave del suo nome,<br />
ma non solo...<br />
Nei mesi successivi si diffuse voce, per le tante<br />
regioni italiane, che chi attingeva a Limax<br />
online sia come lettore, e ancora di più come<br />
scrittore, sarebbe CAMPATO CENT'ANNI.
Rivista online del “Metodo alla Salute”,<br />
edita dalla Associazione alla Salute Marche, onlus<br />
DIRETTORE EDITORIALE<br />
Mariano Loiacono<br />
Direttore Centro Medicina Sociale - Foggia<br />
Condirettore Lam Studium<br />
Presidente della Fondazione “<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong>”<br />
REDAZIONE<br />
Benedetta Palmieri bpalmieri78@gmail.com<br />
Daniela Marcobelli dani.marcobelli@email.it<br />
Lucia Marinelli lucmarinelli@libero.it<br />
Luca Pieroni lucapiero@tin.it<br />
Nicoletta Pennella nicolettapennella@libero.it<br />
redazione.limax@tiscali.it<br />
IN COPERTINA<br />
Dario Quitadamo<br />
Le mie emozioni vengono fuori colorate<br />
PROGETTO GRAFICO<br />
Luca Pieroni<br />
Settembre <strong>2012</strong>- Anno 3 (+ XV)<br />
Redazione<br />
Via XX Settembre, 33/a 60035 Jesi (An)<br />
0731841896<br />
È autorizzata la riproduzione e l’utilizzo<br />
del materiale pubblicato<br />
citando cortesemente la fonte e gli autori.<br />
qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE MARCHE<br />
Via Cialdini n. 38/a - 60100 Ancona<br />
328-6781536<br />
onlussalute@libero.it<br />
Presidente: Silvio BOLDRINI<br />
Referente Limax: Lucia Marinelli<br />
qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE FOGGIA<br />
Viale Candelaro n. 98/A - 71100 Foggia<br />
347-6601241<br />
associazioneallasalute@interfree.it<br />
Presidente: Michelangelo D’ALTILIA<br />
Referente Limax: Natalizia Guidoni<br />
qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE ABRUZZO<br />
349-4645709<br />
asa.onlus@fastwebnet.it<br />
Presidente: Maria Letizia FANESI<br />
qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE Romagna<br />
Sala riunioni di Assiprov in Piazza del Volontariato,<br />
Via don. L. Sturzo, 162 - Cesena (FC)<br />
329-3411548 329-9521377<br />
alsaromagna@hotmail.it<br />
Presidente: Mariagrazia ZAMAGNI<br />
Referente Limax: Martino Colicchio<br />
qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE VENETO<br />
Via Don Bortoli, 31 - Romano D’Ezzelino (VI)<br />
340-4984050<br />
assaluteveneto@yahoo.it<br />
Presidente: Renato TAPINO<br />
Referente Limax: Ermanna De Polli<br />
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Referente Limax: Simona Caione<br />
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328-2874033<br />
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Presidente: Giovanna BULGARELLI<br />
Referente Limax: Patrizia D. Palermo<br />
qASSOCIAZIONE ALLA SALUTE BARI<br />
Via D. Alighieri ,11 - 70019 Triggiano (BA))<br />
3333163775<br />
Presidente: Cristian CEGLIE<br />
Sommario<br />
Via Salvi (editoriale)<br />
Riuscire a vedere quello che non è visibile (Daniela Marcobelli) ............................................ leggi<br />
Fondo comune<br />
Paura e coraggio(Dr Mariano Loiacono) ................................................................................. leggi<br />
Fenomeno vivo<br />
Il positivo che incatena, non fa crescere per creare cose nuove(Michela Garbati) ..................... leggi<br />
Casi psichiatrici<br />
Centro di medicina sociale di Foggia: una luce nel buio (Elisa Longo) ................................... leggi<br />
Fatti e non parole... Questo è il Metodo alla Salute del dr Mariano Loaicono (Angelo Vita) ... leggi<br />
Per...Corsi<br />
Il progetto Augustus mi ha aperto ...(Martina Guerra) ............................................................. leggi<br />
Un progetto pieno di vita che fa nascere una tribù di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> (Federico Pierlorenzi) ... leggi<br />
Il progetto Augustus ci ha fatto vivere l’adolescenza in tutte le sue sfumature<br />
(Marco Masullo) ....................................................................................................................... leggi<br />
La mia prima intensiva riapre la mia vita alle emozioni congelate (Victoria Loffelholz) ........... leggi<br />
Supervisione su Antonio L. (Sabrina Cela) .............................................................................. leggi<br />
Lettere<br />
A mia madre (Monica Glorio) ................................................................................................. leggi<br />
Ti auguro di sentirti una principessa, ... (Sandra Recchia) ...................................................... leggi<br />
Un cammino lento che si affronta giorno dopo giorno (Davide Fontolan) .............................. leggi<br />
Lettera da un figlio ad un figlio... (Raffaele Cimetti) ............................................................... leggi<br />
Solitudini<br />
La rabbia non espressa di una bambina (Benedetta) ............................................................. leggi<br />
Ansia, paura, coraggio (Federico Pierlorenzi) ......................................................................... leggi<br />
Brillare per se (Naima) ............................................................................................................ leggi<br />
Pensatori<br />
Dal sintomo al naso globale (Martino Colicchio) ..................................................................... leggi<br />
Sento il bisogno che gli altri dipendano da me (Federico Pierlorenzi) .................................... leggi<br />
Associazioni<br />
L’Associazione alla Salute Marche (Teresa Severini) .............................................................. leggi<br />
Mi hanno detto di scrivere un post... Ho risposto: “...Non so scrivere!!!”(Gabriella Lasca) ..... leggi<br />
Breve racconto dei primi tre anni di vita dell’Associazione alla Salute Veneto (Nadia Tres) ... leggi<br />
Da Giacomo a Renato, scendendo a Foggia per salire il monte Grappa (Renato Tapino) ..... leggi<br />
Carissimi Isaia e Nadia... (Renato Tapino) .............................................................................. leggi<br />
Nasce l’associazione Campania... (Domenico Ambrosio) ....................................................... leggi<br />
Calendario ............................................................................................................................... leggi<br />
Fondazione <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> ONLUS<br />
Viale Kennedy 58/D - 71029, Troia (FG)<br />
C.F. 94084660714 - Tel. 0881/379289<br />
fondazione@nuovaspecie.com<br />
www.nuovaspecie.com<br />
www.metodoallasalute.blogspot.com<br />
per donazioni si può versare a:<br />
FONDAZIONE NUOVA SPECIE ONLUS<br />
IBAN IT 59 U 03359 01600 100000062915<br />
Ricordiamo che il 24% delle donazioni effettuate<br />
potrà essere scaricato dal proprio reddito personale<br />
con effetto retroattivo dal 22 giugno <strong>2012</strong>
Via Salvi (editoriale)<br />
Da via Salvi è partito il cammino che sta riportando a luce nuova questo progetto. Via Salvi è il<br />
luogo dove hanno avuto luogo i primissimi incontri della redazione.<br />
Ora questo luogo non c'è più ma abbiamo voluto conservarlo come simbolo di un “Sarvas”<br />
(dal sanscrito Salute/Salvezza) che possa condurci ed unirci e ...pure ispirare<br />
quello che di buono proviamo a fare<br />
iL PRoGETTo<br />
NUova SPECiE,<br />
oLTRE LE mURa<br />
dEL CENTRo di<br />
mEdiCiNa SoCiaLE di<br />
FoGGia<br />
Luca Pieroni<br />
Non solo un servizio, ma un vero<br />
"Utero a cielo aperto"<br />
Mi sembra così assurdo pensare alla chiusura del<br />
Centro di Medicina Sociale di Foggia, che sono in<br />
difficoltà nello scrivere un editoriale a proposito di<br />
questo.<br />
Mi sembra assurdo per tutta una serie di motivazioni<br />
che credo, abbiano poco a che fare con un cieco<br />
proselitismo o con l'attaccamento psicotico ad<br />
una identità storica come potrebbe essere per chi,<br />
magari, frequenta il CMS da anni o chi, a questo<br />
indubbiamente “magico” posto, lega simbolicamente<br />
la propria salvezza o rinascita.<br />
Io, in effetti, solo da un paio di anni conosco il Metodo<br />
alla Salute e so di non essere un “fervente attivista”<br />
(per quello che potrebbe significare...), inoltre penso<br />
che solo nell'ultimo brevissimo periodo ho iniziato a<br />
portare un po' più in profondità il Metodo alla Salute<br />
nella mia vita.<br />
Parto con queste premesse perché sento il bisogno<br />
di prendere le distanze dal caso per evidenziare gli<br />
aspetti che secondo il mio punto di vista sono tanto<br />
più paradossali quanto tristemente reali.<br />
torna all’indice<br />
3<br />
La difficoltà delle istituzioni a<br />
comprendere la potenzialità di<br />
un progetto che dura da oltre<br />
quarant'anni<br />
Mi domando molto spesso, come mai nessuno, ma<br />
proprio nessuno di quelli che a livello “alto” decidono<br />
(...forse avrei dovuto mettere anche “decidono” fra<br />
virgolette!) ha preso seriamente in considerazione le<br />
potenzialità sociali del Progetto <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong>?<br />
Com'è possibile che, persone mediamente colte, con<br />
situazioni di apparente non emergenza, quindi con<br />
la più ampia libertà di ricercare professionalmente,<br />
non si siano neanche per caso presi la curiosità o la<br />
voglia di ricercare o approfondire un progetto fatto<br />
alla luce del sole che si occupa da anni di creare le<br />
basi per un approccio alla vita un po' più vero, serio,<br />
senza secondi fini e senza ideologie di appartenenza!<br />
Come mai si è preferito identificarsi con le istituzioni<br />
piuttosto che con le persone?<br />
Questa è la prima considerazione che pongo in<br />
forma di domanda per evitare di dilungarmi troppo<br />
e di dare inutili giudizi.<br />
In secondo luogo sarebbe buono capire come mai il<br />
Centro di Medicina Sociale ha raggiunto negli anni<br />
una “funzionalità” tale?<br />
Se non ci fosse stato l'impegno SACRO, PURO e<br />
DEVOTO del dr Mariano Loiacono principalmente,<br />
e poi di tante persone che lo hanno aiutato finché<br />
sono riuscite a rimanere devote al progetto, il Metodo<br />
alla Salute non ci sarebbe proprio stato!<br />
Anche con la disponibilità illimitata di locali e con<br />
schiere di medici per gestire il servizio.<br />
E' stata la devozione che ha dato vita, non solo ad un<br />
servizio, ma ad un vero e proprio UTERO a CIELO<br />
APERTO!<br />
E' stato un impegno sacro e puro che ha mantenuto<br />
coerentemente l'amore per la vita ed il progetto di<br />
<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> attraverso mille burrasche e chissà<br />
quante sirene! Quindi soffermarsi oggi sulla possibile
o quasi certa chiusura del contenitore, della casa che ha<br />
ospitato dalla sua nascita il progetto significherebbe<br />
dare solo risalto che si può usufruire del Metodo alla<br />
Salute solo pagando il ticket sanitario!<br />
Il progetto <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> ha bisogno<br />
di spiriti creatori<br />
E vincere la battaglia contro la chiusura cosa<br />
significherebbe?<br />
Avere un medico?<br />
Non credo che il progetto <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> abbia<br />
bisogno di un medico ma di spiriti, spiriti creatori!<br />
Certo, sarebbe bello continuare ad avere negli anni<br />
un centro “uterino” come è stato il CMS, ma se<br />
mancasse lo spirito devoto di chi lo gestisce allora...a<br />
che servirebbe?<br />
Io credo che oggi sia importante sfruttare la chiusura<br />
del CMS come una spinta che la vita ci sta dando per<br />
entrare in una nuova fase in cui il Metodo alla Salute<br />
e il Progetto <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> trovino casa ANCHE<br />
nelle nostre case e nelle nostre vite di tutti i giorni.<br />
Non può esistere una sola casa per un progetto così<br />
grande...diverrebbe una dinamica psicotica, chiusa!<br />
Oggi dopo le penose e sofferte riflessioni che sto<br />
affrontando per scrivere questo breve editoriale,<br />
mi trovo a pensare all'Unità Didattica il CUM-<br />
MUNITOMETRO ed a come ogni identità, quando<br />
tende a psicotizzarsi deve morire...per poi reimmergersi<br />
in una nuova gravidanza.<br />
E' cosi.<br />
E questo, da un lato mi fa amare ancora di più<br />
la vita...e la morte e come esse debbano danzare<br />
insieme in un ballo senza interruzioni.<br />
Ogni cosa…ha il suo valore!<br />
Penso a quando ho letto la lettera che Mariano per<br />
primo, a Settembre, scrisse a Vendola...cazzo che<br />
indignazione...penso alle lettere, ai fax, a me che<br />
salto il lavoro per andare all'incontro con Vendola<br />
alle Muse di Ancona...mi aspettavo una lotta...<br />
Penso al gioco di parole e di disimpegno che ogni<br />
politico ha sapientemente esibito, e a come io e tanti<br />
come me, hanno creduto di avercela fatta ...ma a fare<br />
cosa?<br />
Penso a quando Mariano, con due parole al corso di<br />
Quadrimensionalismo, ha smontato in tutti il sogno<br />
di essere entrati nel cuori dei “politici” con le nostre<br />
dimostrazioni educate perché facessero qualcosa per<br />
salvare il CMS.<br />
Via Salvi (editoriale)<br />
torna all’indice<br />
4<br />
Mi sento facilmente pervaso dal senso di essere<br />
stato ancora una volta un bambinone, di non essere<br />
stato sveglio e di non aver capito che il mondo gira<br />
diversamente, e poi...<br />
Poi penso a quanto è stato bello sentirsi il gruppo<br />
unito della Marcagna quel giorno davanti alle Muse:<br />
faceva freddo ma, basta guardare le foto per cogliere<br />
che c'era gioia vera negli occhi di ognuno!<br />
Poi penso a quanto distacco e motivazione ho messo<br />
nello scrivere la mia personale lettera a Vendola e<br />
poi...<br />
Poi, come nella parte più profonda di un sogno, mi<br />
sembra di vedere quel “piccolo Yoda di Troia” che,<br />
terminato di scrivere la sua lettera a Vendola dà<br />
inizio alla fine del CMS spinto da alito metastorico e<br />
mi viene da dire: Che bello!!<br />
Che continuino a parlare i politici, a sorridere e a<br />
girare come trottole alla ricerca di consensi e di<br />
potere!!<br />
In alto: ad Ancona la Marcagna c’è<br />
In basso: una “visita” di cortesia durante<br />
l’ultimo corso di Quadrimensionalismo
Fondo Comune<br />
Vedere, osservare, contemplare: la meraviglia di avere una lente attraverso cui poter delineare<br />
una strada che collega ogni livello dei nostri rapporti.<br />
Vedere, osservare, contemplare attraverso la lente della teoria globale.<br />
Le dinamiche acquistano una nuova luce, le tenebre si diradano e ci fanno intravedere come<br />
la metastoria opera nelle nostre vite.<br />
Un punto di partenza dal quale emergere per re - immetterci nel viaggio della vita<br />
con rinnovato vigore.<br />
Uno stimolo per lo spirito creatore, che talvolta giace sopito in noi, a rimettersi in azione.<br />
PaURa E CoRaGGio<br />
Dr Mariano Loiacono<br />
E’ la paura che fa il coraggio, perché<br />
in quel momento, col presentarsi al<br />
massimo della paura, li si vede se<br />
quello che io sento che voglio fare<br />
veramente è più forte<br />
“Paura e coraggio” li dobbiamo vedere in riferimento<br />
alla vita. “Coraggio e paura” sono due motori della<br />
vita, perché la vita, ci piaccia o no, deve andare avanti,<br />
però si può fermare o tornare indietro. I motori sono<br />
due: la retromarcia è la paura, il coraggio è andare<br />
avanti. Andare avanti nella vita, svegliarsi e dire: “io<br />
oggi mi voglio alzare”, quello è già il primo atto di<br />
coraggio. Procedere nella vita è il coraggio, fermarsi<br />
o sostare - che non è una cosa negativa - è la paura. Io<br />
non giudico il coraggio positivo e la paura negativa,<br />
perché sono due aspetti di questa locomotiva nostra.<br />
Vediamo di capire meglio qual è la sostanza di<br />
queste cose che noi chiamiamo “coraggio” e “paura”.<br />
Immaginate questa vita che sta viaggiando: c’è la<br />
marcia per andare avanti e la marcia per andare<br />
indietro; tutte sono marce, non penso che la marcia<br />
indietro a voi non serva! Vediamo allora “coraggio”<br />
cosa può significare secondo questa metafora della<br />
vita, raccogliendo le cose che avete detto voi.<br />
Quando non c’è ne paura ne<br />
coraggio c’è la morte, chiudersi per<br />
distruggersi<br />
“Coraggio” significa che io decido che sto nella vita,<br />
il coraggio implica che io ci sto nella vita, ho già delle<br />
cose buone nella vita, ma le cose buone che ho non<br />
torna all’indice<br />
5<br />
sono sufficienti, devo procedere. Il coraggio è una<br />
parte del viaggio, come la paura. In una macchina<br />
se voi togliete la retromarcia, di sicuro dopo non la<br />
potete più riutilizzare, basta un parcheggio o una<br />
strada sbagliata, non siete più in grado di utilizzare<br />
la macchina. La paura non è una cosa negativa, è la<br />
parte del viaggio che deve tornare indietro o fermarsi.<br />
Il coraggio è la voglia di procedere, quello che ci dà<br />
il piacere, la spinta a procedere. Il coraggio va alla<br />
ricerca di legami, di intrecci. La paura va alla ricerca<br />
di cose da rottamare che non sono buone. Ambedue<br />
sono parti della vita, sono cose buone. Quando non<br />
c’è né paura né coraggio, c’è la morte.<br />
Io non vedrei gli atti di coraggio come quelli da eroe.<br />
Mi sembra una definizione un po’ parziale.<br />
Ci sono delle situazioni in cui la paura è da vigliacchi<br />
e il coraggio da eroi, ma molto spesso avere paura<br />
può essere un atto eroico. Non chiudiamo troppo<br />
questi motori in cose prefabbricate! Sono modalità<br />
che la vita ha di viaggiare. Se io ho fatto la strada<br />
sbagliata e voglio cambiare, devo fare arresto,<br />
retromarcia e inizio. A questo punto la paura non è<br />
una cosa sacrosanta, non è un atto eroico?<br />
Poi vedremo questi temi nelle storie, quindi non<br />
voliamo in astratto. In astratto tutto è vero, ma non<br />
ci serve.<br />
Il coraggio di quali condizioni ha bisogno? Che io<br />
stia nella vita, che nella vita in cui già sto ho delle<br />
cose buone, ma non sono sufficienti.<br />
Un altro aspetto è che io non so dove andare, perché<br />
se so già dove andare, quello non è coraggio. Non so<br />
dove andare, né so se nella direzione in cui andrò<br />
perdo o guadagno. C’è un inedito verso cui vado,<br />
un inedito che forse mi fa perdere anche delle cose<br />
buone che ho, però è un inedito che può diventare<br />
una cosa magica, che mi può regalare delle cose che<br />
fino ad ora non avevo avuto, trovare cose che non<br />
avevo mai trovato.
Questo non basta, perché per ambedue le cose, ma<br />
specie per il coraggio, non basta proporsi il coraggio,<br />
perché passare a realizzare il coraggio è molto<br />
difficile. Il coraggio è un percorso; mentre la paura<br />
è molto facile, il coraggio va conquistato millimetro<br />
per millimetro, va scelto. Quindi c’è continuamente il<br />
volersi fermare e il coraggio implica sempre il dover<br />
valutare, implica anche che ci sono dei momenti in<br />
cui la paura si fa presente in quella strada, ci sembra<br />
di nuovo una strada chiusa, e lì si vede chi ha il<br />
coraggio.<br />
“Coraggio” significa, a questo punto: sono cieco,<br />
non vedo niente, ma non voglio cambiare direzione.<br />
Credo in quella cosa, mi sembra che c’è una strada. A<br />
noi piace Colombo perché proprio nel momento in<br />
cui si era disperato, si era ammutinato, ha mantenuto<br />
e poi ha scoperto gli indiani. Il coraggio vero c’è<br />
quando il viaggio che devo fare si confronta in quel<br />
momento con la paura più reale. Io posso anche aver<br />
intrapreso la strada nuova, ma il coraggio si manifesta<br />
non quando ho iniziato, perché quando ho iniziato<br />
posso essere anche stato preso dalla curiosità, dalla<br />
voglia, dalla facilità.<br />
È quando, mentre sto per strada, si presentano le<br />
situazioni che io temevo si rendessero presenti. È la<br />
paura che fa il coraggio, perché in quel momento, col<br />
presentarsi al massimo della paura, lì si vede se quello<br />
che io sento che voglio fare veramente è più forte. Il<br />
coraggio ha bisogno della paura. Il coraggio è una<br />
spinta verso l’avanti, però tenendo conto del passato,<br />
della strada percorsa. Non c’è nessun coraggio che<br />
fila liscio.<br />
Avere coraggio significa dire:” io ho<br />
già delle cose buone, ma la vita è<br />
infinita e ricca “<br />
Se voi vedete anche nella vita dei santi, dei grandi<br />
eroi, c’è un momento in cui non hanno avuto più<br />
niente e hanno avuto paura di quello che gli capitava.<br />
Sapete perché S. Francesco ha avuto le stigmate?<br />
Secondo me perché se l’è fatta sotto, si è cagato sotto,<br />
perché a un certo momento, dopo che aveva fondato<br />
l’Ordine, è nato il disordine, una parte dei suoi adepti<br />
ha cominciato a ribellarsi al suo stile di vita, voleva<br />
un convento e lo ha contestato apertamente. Lui è<br />
stato malissimo perché gli hanno contestato proprio<br />
le pietre miliari del suo pensiero, della sua vita. In<br />
quel momento è stato male e secondo me ha avuto<br />
una malattia auto-immunitaria, non le stigmate! È<br />
stato molto profondo quello star male.<br />
Fondo Comune<br />
torna all’indice<br />
6<br />
Nella vita di ogni grande personaggio c’è il momento<br />
più coraggioso ed è il momento in cui ci sono il<br />
massimo delle paure.<br />
Il coraggio non è un fatto in positivo, il massimo<br />
del coraggio è quando ci si deve confrontare con il<br />
massimo delle paure reali. È facile dire: “io adesso<br />
scelgo un rapporto alternativo, un metodo alternativo<br />
con gli psicotici”, ecc. So io il dramma che ho vissuto<br />
dentro di me nel momento in cui per esempio M.,<br />
un ragazzo ritenuto schizofrenico, nel quale solo io<br />
credevo, mi ha dato un pugno!<br />
Tutti quanti si sono fatti sotto e ognuno, compresa<br />
mia moglie, al viaggio di ritorno mi ha detto: “queste<br />
persone non si possono mai guarire!”. Mi ha di nuovo<br />
fatto ripiombare nel pieno delle mie paure, per cui<br />
coraggio significa: “mi confronto con le paure da<br />
solo”.<br />
Il vero coraggio non è avere la forza di fare le cose<br />
nuove; il coraggio è quando io mi vivo, mi faccio<br />
attraversare dalle paure da solo, ma non ho paura.<br />
Il vero coraggio è quando io mi faccio attraversare<br />
dalle paure, ma io sono un po’ più delle paure. Se le<br />
paure sono più di me o coincidono con me, io me la<br />
squaglio, affondo.<br />
La paura indica sempre che io sto nella vita, ma<br />
implica che le cose in cui sto, anche se non sono<br />
buone, per me sono certe. La paura è il coraggio di chi<br />
ha trovato secondo lui la soluzione, anche se negativa.<br />
C. sapete perché non cambia? Perché vive di paure,<br />
vive delle certezze che ha già raggiunto: ha 27 anni<br />
e non deve più studiare, non si deve più fidanzare,<br />
non deve fare più niente, deve fare l’ammalata. Vi<br />
sembra poco il vantaggio che ne ricava? È ovvio che<br />
lei non vuole avere coraggio, perché la paura è una<br />
soluzione. Quindi la paura vedetela ora in termini<br />
positivi.<br />
Paura significa: “io ho paura del<br />
coraggio”<br />
La paura è dire: “io devo rischiare? No. Mi hanno<br />
offerto dieci milioni, mi prendo dieci milioni<br />
piuttosto che rischiare e perdere tutto”. È chi vuole<br />
conservare le cose che ha, non ha molta fiducia in sé<br />
e di intraprendere cose nuove e si accontenta di quel<br />
poco che ha.<br />
Piuttosto che dire: “io non voglio viaggiare, mi<br />
accontento di quello che ho”, dice: “lì ci sono i<br />
mostri, se vado lì mi rompo le ossa”. Però, dentro, la<br />
paura implica delle certezze, implica le certezze di<br />
ciò che noi già abbiamo. Anche la certezza di uno,
come ha detto M. G., che mi ha preso bambina e che<br />
mi tiene come un oggetto. Io penso che lei prima<br />
della depressione ha vissuto la paura, molta paura.<br />
La depressione è il danaro che ti dà la paura. La<br />
paura poi realmente ti fa stare da sola, realmente ti<br />
fa chiudere in un letto, realmente c’è tutto il quadro<br />
clinico, cioè le ovvie conseguenze di una persona che<br />
si è fermata.<br />
Il pauroso difende già un bottino di vita, è uno che<br />
si accontenta, ha paura di avere coraggio. Avere<br />
coraggio significa dire: “io ho già delle cose buone,<br />
ma la vita è infinita, è ricca”. Lui pensa che la vita sia<br />
mediocre, sia piccola. È una persona molto razionale,<br />
non ha cuore, non sa la pulsazione della vita come è<br />
infinita, si ferma alle cose che vede, ai calcolini che<br />
fa, alle sue proiezioni, alle sue interpretazioni della<br />
realtà.<br />
Le persone razionali hanno molta paura; davanti<br />
a situazioni come quelle del mondo di oggi, le<br />
persone razionali<br />
se ne scappano,<br />
gli universitari se<br />
ne vanno. “Paura”<br />
significa: io ho<br />
paura del coraggio.<br />
La paura, secondo<br />
me, non è un fatto in<br />
positivo, è l’assenza<br />
di coraggio.<br />
La paura è assenza<br />
di coraggio, non ha<br />
una sua identità in<br />
positivo, difende lo<br />
status quo.<br />
È la paura di<br />
avere coraggio,<br />
perché il coraggio<br />
implicherebbe<br />
mettere in<br />
discussione tutte<br />
le cose che si hanno e dire: “ma guarda quante cose<br />
ci sono ancora che io non ho! ma guarda quant’è<br />
bello!”. Invece le persone che hanno paura subito<br />
intervengono per bloccare, perché loro non hanno<br />
coraggio. Per esempio, P. è una che dice: “ma, mi<br />
basta già il bottino che ho avuto, ho trovato un<br />
mezzo marito e un mezzo papà, più di questo non<br />
posso avere”. Sta difendendo il bottino che ha. Sì,<br />
però guardate che qualsiasi conto in banca, se io ho<br />
paura di investirlo, prima o dopo il conto in banca va<br />
in rosso lo stesso. Il pauroso è destinato a chiudersi<br />
Fondo Comune<br />
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7<br />
e a morire, non arriva da nessuna parte. Dice: “Sì,<br />
ma adesso è meglio che non investo perché ho i geni<br />
della malattia”- Sono motivazioni razionali perché<br />
non vuoi avere coraggio.<br />
In questo momento in cui io ho paura del coraggio,<br />
qual è il valore della paura? Significa che ci sono delle<br />
parti che ancora non ho, ho delle competenze però<br />
ancora non sono riuscito, vorrei crescere. La paura<br />
dovrebbe essere: “aspetta un po’, ci posso riprovare?”.<br />
Quando il maschio, negli animali, il leone maschio<br />
va lì e per paura se ne scappa, non è perché non ha<br />
avuto coraggio. Ha avuto coraggio, ma ha visto che<br />
non è attrezzato per vincere il maschio dominante.<br />
Ma poi cosa fa? Fa la retromarcia, però aspetta ancora<br />
qualche mese e, appena i suoi ormoni sono cresciuti,<br />
ci ritorna e sfida di nuovo. La paura in questo senso<br />
è saggezza per dire: “ancora non sono pronto, c’ho<br />
provato ma ho visto che mi manca questo”. La paura<br />
è un chek-up che facciamo a noi, cioè dire: “cosa mi<br />
manca ancora? che cosa devo maturare?”. È una fase<br />
di sosta per trovare il coraggio di sapere aspettare,<br />
perché anche lì ci vuole coraggio.<br />
Invece paura e coraggio devono<br />
giocare insieme<br />
È ovvio che non ci vuole coraggio nel dire: “vado<br />
a fare sesso”, che ci vuole? Ma quando devo<br />
conquistare una donna o il potere con un maschio<br />
dominante, lì ci vuole il gioco tra paura e coraggio.
Se io ho paura della mia paura o ho paura del mio<br />
coraggio, io non mi metto a fare queste cose, ma<br />
mi metto a fare cose semplici, automatiche che non<br />
implicano la mia presenza. Sono cose in cui non ci<br />
debbo stare. Conquistare una donna implica sempre<br />
avere coraggio, sbagliare e tornare indietro. Avete<br />
visto come stamattina A. non ha avuto né coraggio<br />
e né paura, è rimasto bloccato. Invece paura e<br />
coraggio devono giocare insieme per crescere: ci<br />
provo, ho avuto coraggio, le ho prese, ho avuto paura<br />
e sono scappato, mi preparo, cresco per fare un<br />
nuovo tentativo. Se nella vita non facciamo così, ci<br />
giustifichiamo, ma non c’è altra strada se non quella<br />
di provare, immettersi, provare, fare l’esperienza,<br />
modificare il tiro, trovare un’altra strategia. Questo<br />
ce lo insegnano gli animali che sono molto più saggi<br />
di noi.<br />
Quando le paure non sono collegate al coraggio,<br />
allora sono solo un nostro modo per nascondere<br />
il fatto che non vogliamo più vivere, ci vogliamo<br />
suicidare. Significa che noi siamo già morti dentro<br />
e, piuttosto che dire che siamo morti dentro,<br />
continuiamo. Abbiamo bisogno di dire: “non faccio<br />
quella parte di vita perché ho paura”. Quella è una<br />
paura funzionale alla morte. Noi parliamo oggi di<br />
paura e coraggio come viaggio della vita, ma la paura<br />
può essere funzionale alla distruzione.<br />
Vi faccio un esempio. Proprio nella cosiddetta<br />
“sindrome maniaco-depressiva” o “bipolare”, in cui<br />
si alternano la depressione e la maniacalità, vedete<br />
come paura e coraggio sono due cose perfettamente<br />
inutili, perché non sono legate alla vita, ma sono<br />
un modo per distruggere e per distruggersi. La<br />
depressione implica una paura, vivere di paura e<br />
quindi chiudersi per distruggersi e indirettamente<br />
per distruggere. Sai come stai distruggendo tua<br />
madre, tuo padre e anche noi (rivolto a C.)? Distruggi<br />
anche gli altri, però apparentemente stai facendo<br />
male solo a te. Il maniacale vive di coraggio, ma è<br />
un coraggio che invade, distrugge sé, ma distrugge<br />
anche gli altri. Non è paura-coraggio funzionale alla<br />
vita, ma è funzionale a una strategia di distruzione,<br />
perché la persona ormai è morta, non ci crede più.<br />
Quindi fratelli e sorelle, coraggio, io<br />
sono, voi siete, non abbiate paura<br />
Voglio chiudere con questa frase dal vangelo di<br />
Matteo che è molto bella e a me piace moltissimo,<br />
che mi dà la chiave di lettura del come si fa a mettere<br />
Fondo Comune<br />
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8<br />
insieme paura e coraggio. Quando i discepoli stanno<br />
nelle acque, c’è il vento e si sono cagati sotto, Gesù,<br />
che cammina sulle acque, gli dice da lontano:<br />
“Coraggio, sono io. Non abbiate paura.” Vediamo di<br />
commentare queste parole e troviamo la soluzione.<br />
Il coraggio sapete quando l’abbiamo? Quando io so<br />
chi sono. Se io non so chi sono, sono pieno di paure.<br />
Ma ammesso che io lo sono, “non abbiate paura”<br />
significa: “non aver paura delle tue paure!”. Se io non<br />
ho paura delle mie paure, io sono e se io sono ho<br />
coraggio.<br />
Non è che non bisogna avere paura, la paura la senti,<br />
ma in quel momento hai fede che tu sei qualcosa in<br />
più rispetto alla paura. È quello che ti dà il coraggio<br />
di andare avanti. Noi le paure è giusto che ce le<br />
abbiamo, i desideri, le delusioni, è importante che io<br />
sono anche le paure, ma non sono tutto le paure. Le<br />
mie paure me le prendo perché sono io, ma io sono<br />
qualcosa in più rispetto alle paure ed è quello che<br />
mi dà coraggio. Jahvè significa “io sono quello che<br />
sono”. Se io parto da quello che già sono, di cui fanno<br />
parte importante le paure, lì acquisisco coraggio.<br />
Quindi, fratelli o sorelle, coraggio, io sono, voi siete,<br />
non abbiate paura!<br />
Pillole<br />
Qui non è che riusciamo sempre con<br />
tutti, perché poi c'è la variabile dei<br />
familiari che è fondamentale: se i<br />
familiari non si vogliono mettere in crisi<br />
e non partecipano, purtroppo non si può<br />
fare molto, perché dentro la persona ci<br />
sono molte cose dell'anello simbolico<br />
che è legato alla vita che ha vissuto<br />
in famiglia, oltre che nel suo contesto;<br />
noi non possiamo rappresentare un<br />
surrogato, pur essendo fatto per le<br />
dinamiche metastoriche, però più ci sono<br />
i protagonisti e meglio è, perché anche<br />
loro apprendono come fare…<br />
Pillole
Fenomeno Vivo<br />
La vita che pulsa. L'inevitabile agire del corpo a prescindere dai mille impedimenti esterni.<br />
Vivi sono i fenomeni che ci fanno vivere e qui li vogliamo raccogliere e valorizzare.<br />
iL PoSiTivo<br />
CHE iNCaTENa,<br />
NoN Fa CRESCERE<br />
PER CREaRE<br />
CoSE NUovE<br />
Michela Garbati<br />
Ho raccontato con il piacere di<br />
raccontare, ho sentito dentro la<br />
dolcezza e la serenità<br />
Ieri mattina io, Sandra e Raffaele, siamo andati in<br />
direzione di via Benedetto Croce, via dove c'è la<br />
scuola elementare Alessandro Maggini e dove io ho<br />
passato gran parte della mia infanzia. Siamo arrivati<br />
ed io prima di iniziare ho fatto una premessa riguardo<br />
al mio raccontarmi il giorno prima rispetto alla casa<br />
paterna, poiché ero molto appesantita, ma sia Sandra<br />
che Raffaele mi hanno fatto vedere il mio coraggio<br />
nel farlo e quanto sia difficile farlo con persone<br />
molto coinvolte nella nostra vita. Raffaele inoltre mi<br />
ha regalato un pensiero di Mandela con un pensiero<br />
scritto da lui che mi ha fatto molto piacere perché<br />
l' ho sentito come un augurio di cambiamento.<br />
Poi ho iniziato a raccontare, un racconto pieno di<br />
particolari, di momenti, di ricordi. Ho sentito dentro<br />
me il piacere di raccontare, la dolcezza e la serenità.<br />
Abbiamo passato lo stradello interno alla scuola<br />
che io e mia nonna attraversavamo spesso, anche se<br />
un'insegnate appena ci ha visto ci ha pregato di uscire.<br />
Ho raccontato e raccontato, avrei raccontato anche<br />
molto di più. Ho raccontato di questa famiglia di<br />
donne, concentrate in quella casetta, dalla bis nonna<br />
Stella, piccola vecchietta burbera, silenziosa, che<br />
spesso mandava maledizioni, ma allo stesso tempo<br />
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9<br />
passava giornate in un angolo della sala della casa<br />
seduta a dire il rosario, di mia nonna Maria, donna<br />
piena di cose da fare per gli altri, troppo generosa,<br />
sempre pronta a risolvere problemi, le mie zie. La<br />
mia zia Barbara di cui sono stata strainnamorata,<br />
che ho sentito una mamma innamorata di me<br />
e della mia vita, dolce che mi riempiva di baci, di<br />
mia zia Mina, detta Mina ma che il suo vero nome è<br />
Romilde, ragazza giocherellona, sempre pronta a far<br />
ridere, ma anche molto vanitosa e delle apparizioni<br />
di mia madre che avvenivano ad ora di pranzo prima<br />
di andare a lavorare o quando doveva scappare da<br />
mio padre.<br />
Questa famiglia di donne<br />
concentrate in quella casetta, che<br />
mi proteggevano e cercavano di non<br />
far trapelare il dolore<br />
Questa è stata per quasi tutto il tempo della mia<br />
infanzia la mia famiglia, donne che mi proteggevano,<br />
che cercavano di non far trapelare il dolore; mia<br />
nonna maestra in questo diceva sempre che si<br />
doveva, per vivere bene, saper buttare tutto dietro<br />
alle spalle e andare avanti. Ho raccontato dei<br />
miei giochi pieni di fantasia dentro quella scuola<br />
elementare, dove io potevo scorazzare con bici,<br />
pattini, correre ovunque perché intanto quel grande<br />
cancello di ferro che divideva la scuola, la mia casa,<br />
dall'esterno, di domenica e durante le festività veniva<br />
chiuso. Mentre raccontavo, immersa nei ricordi<br />
comprendevo anche molte cose di me, delle mie<br />
difficoltà, del mio essere come sono. Tutto accadeva<br />
a catena. Il passato si faceva vivo e le risposte<br />
emergevano chiare. La mattinata stava per finire,<br />
su richiesta di Raffaele siamo andati a trovare mia<br />
nonna Maria, che come al solito continua ad essere<br />
indaffarata. Stava preparando il pranzo per lei e<br />
mio zio, subito ci ha accolto con un sorriso, le ho<br />
detto che eravamo stati nella vecchia casa, Raffaele<br />
le ha fatto presente quanto lei sia stata importante<br />
per la mia vita, ma lei sembrava che tutto le passava
con leggerezza apparente sulle spalle, poco ha fatto<br />
trapelare delle tante difficoltà del passato e del<br />
dolore avuto, cercava sempre di riportare le cose nel<br />
presente; infatti in quel poco tempo che siamo stati<br />
lì con lei per ben due volte ha detto che era stata al<br />
cimitero a portare i fiori a mio nonno e ad altri suoi<br />
cari, che stava aspettando mio zio per pranzo e così<br />
via... Una cosa mi ha fatto riflettere e ripensare a ciò<br />
che Mariano due settimane fa mi ha fatto presente, la<br />
cosa è stata che lei ha detto che la sua casa è un porto<br />
di famiglia e che lei è il tronco di un albero dove<br />
figli e nipoti vanno a rifugiarsi e a chiedere aiuto,<br />
lo diceva con orgoglio ed io lì a riflettere, tutto mi<br />
portava sempre più chiaro...Mariano mi aveva detto<br />
come mia nonna sia stata un positivo che incatena,<br />
non fa crescere, non porta ad uscire fuori per creare<br />
cose nuove, famiglie nuove...<br />
Terminata la visita siamo andati in un posto di<br />
Ancona dove c'è un bellissimo panorama, lì si vede il<br />
porto, e molte zone della città, è un posto dove si vede<br />
nascere e morire il sole sempre sul mare e lì ci siamo<br />
confrontati e fatto una piccola teoria, ascoltando le<br />
nostre sensazioni. Ci siamo poi salutati ed io meno<br />
confusa ho continuato la mia giornata.<br />
Malick Kebè<br />
Fenomeno Vivo<br />
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10<br />
Pillole<br />
MARINA: " Una volta attraversato<br />
il tunnel, arrivati allo Spettacolo/<br />
Eden, si può tornare indietro?<br />
MARIANO: " Significa che non ci<br />
sei arrivato allora! Non si torna<br />
indietro. Quando arrivi allo<br />
Spettacolo della vita, significa che,<br />
grazie al percorso che hai fatto,<br />
hai rimesso insieme le tue parti,<br />
sei più intero e non ci torni più,<br />
perché questo ti produce un nuovo<br />
Progetto-Opera, qui c'è tutto,<br />
anche un po' di obbligo-dovere.<br />
Qui (casella dell'Obbligo-Dovere)<br />
stiamo parlando di quando siamo<br />
solo Obbligo-dovere, ma uno<br />
Spettacolo, quando è prevalente<br />
ti fa avere un Progetto-opera, un<br />
Dono-regalo, un Impegno, etc…<br />
Funzioni-ruolo… ma è come negli<br />
elettroni: fanno un salto quantico.<br />
Nella vita, queste regole, sono<br />
regole presenti da sempre, anche<br />
gli elettroni hanno problemi di<br />
questo tipo: gli elettroni sono la<br />
parte disagiata dell'atomo che va<br />
alla ricerca del completamento,<br />
si vanno a cercare gli altri, si<br />
uniscono. Se voi vedete, le metafore<br />
sono simili, dagli elettroni agli<br />
uomini non cambia niente, anche<br />
se noi ci illudiamo che abbiamo<br />
chissà che di particolare.<br />
Pillole
Casi Psichiatrici<br />
“Cammineremo con le catene ai piedi per tutta la vita, fino a che il nostro vicino non le avrà più grosse<br />
e rumorose.<br />
Allora,intrecciandoci, cadremo e le pietose condizioni saranno palesi.<br />
Il sogno di una esistenza serena che si infrange contro il muro della vita.<br />
Disperati, delusi, diseredati, sconfitti...questo è il vostro spazio!<br />
Le istituzioni moderne non sono organizzate per poter accogliere il disagio in ogni sua forma e sono<br />
costrette a delegare alla psichiatria tutto ciò che non è “socialmente integrabile”<br />
affinché venga...”disintegrato”<br />
E’ un problema di ruoli...bisogna averne uno solo...o forse no!?!<br />
CENTRo di mEdiCiNa<br />
SoCiaLE di FoGGia:<br />
UNa LUCE NEL BUio<br />
Elisa Longo<br />
Nel mio cuore sapevo che la verità<br />
non era quella di chiudere mio figlio<br />
al manicomio giudiziario, ma di<br />
aprire la sua vita<br />
La storia di mio figlio Luigi è iniziata al nido quando<br />
già al secondo giorno di nascita un’infermiera mi<br />
ha detto che il bambino era nervoso.<br />
In seguito all’asilo è stato diagnosticato iperattivo,<br />
con problemi comportamentali, con necessità di<br />
insegnante di sostegno e con lieve deficit intellettivo.<br />
In prima elementare la sua insegnante disse che il<br />
bambino era molto intelligente, ma con problemi<br />
relazionali.<br />
Sono seguiti accertamenti in neuropsichiatria<br />
infantile, dai quali non è risultato niente di fisico,<br />
logopedia, ippoterapia, sport e poi …. Il secondo<br />
ricovero a circa 9 anni per un fortissimo mal<br />
di testa di origine nervosa e le prime gocce di<br />
psicofarmaco, sospese dopo tre mesi, poi a 14 anni<br />
la seconda crisi e da lì gli psicofarmaci, per un po’<br />
sostituiti con rimedi omeopatici ( che non hanno<br />
dato risultati), e poi i ricoveri al CIM e poi i TSO<br />
e poi … e poi… il dolore, la paura sua e nostra , noi<br />
di lui e lui di noi, e poi l’arroganza di alcuni medici<br />
e la richiesta a me madre di rassegnarmi e di non<br />
torna all’indice<br />
11<br />
aspettarmi nessun miglioramento da un ragazzo di<br />
appena 20 anni che per loro doveva rimanere con<br />
i farmaci a vita e siccome lui non li voleva e si<br />
opponeva con la possibilità di farlo ricoverare al<br />
manicomio giudiziario. Ma nel profondo del mio<br />
cuore sapevo che non era quella la verità, ci doveva<br />
essere un’altra strada e dopo aver maledetto il cielo<br />
un giorno gli ho detto che doveva farmi questo<br />
miracolo : farmi stare bene Luigi senza medicine.<br />
Tutti i medici dicevano che non era possibile e …<br />
invece .. ho trovato il Centro di medicina sociale<br />
del Dottor Mariano Loiacono. Ora sono 15 mesi<br />
che Luigi non prende farmaci e migliora ogni<br />
giorno di più. Il disagio di Luigi è stato considerato<br />
non una malattia ma il sintomo di un disagio che<br />
esisteva all’interno della famiglia e pertanto, mi<br />
sono messa in gioco per prima io, poi mia figlia, il<br />
padre non ancora. In trattamento stanno in primis<br />
i parenti dei portatori di disagio e solo quando i<br />
parenti migliorano il ragazzo migliora. Ora non<br />
ho più paura di mio figlio che mi abbraccia di<br />
nuovo e mi cerca.<br />
E’ un metodo semplice basato su una verità<br />
assoluta: ogni uomo nasce sano, intero, se poi ha<br />
un disagio questo è dovuto a cause esterne che<br />
vanno ricercate e spiegate. Spesso vengono fuori<br />
verità inconfessabili! Il dolore, la rabbia attraverso<br />
questo metodo vengono buttati fuori per poi essere<br />
eliminati e non messi a tacere con le medicine.<br />
Auspico pertanto che l’intelligenza delle persone<br />
di buona volontà che possono determinare la<br />
continuazione di questo centro di eccellenza , in<br />
primis umana, si adoperino per esso, per noi e per<br />
quanti in futuro dovessero trovarsi in difficoltà e<br />
voler risolvere definitivamente i propri disagi.
FaTTi<br />
E NoN PaRoLE…<br />
QUESTo E’<br />
iL mETodo aLLa<br />
SaLUTE<br />
dEL dR maRiaNo<br />
LoiaCoNo<br />
Angelo Vita<br />
Mio figlio prima di iniziare il<br />
percorso a foggia era lo spauracchio<br />
di tutti<br />
Siamo al bilancio che ritengo fondamentale dopo un<br />
periodo decisamente intenso. L’esperienza iniziata<br />
a Giugno e continuata a Luglio, metà Settembre<br />
ed Ottobre merita un minimo di considerazione e<br />
riflessione.<br />
Per far ciò è utile partire dall’anteprima. Mio<br />
figlio prima di iniziare il percorso a Foggia era lo<br />
spauracchio di tutti; persino l’ospedale psichiatrico<br />
di Sciacca ad un certo punto ha chiuso ‘porte e<br />
finestre’ per non confrontarsi con le problematiche<br />
vissute ed agite dal ragazzo.<br />
È come se un solo ‘paziente’ avesse messo in crisi<br />
un’istituzione collaudata. Lui era ‘domabile’ solo<br />
con dosi massicce di antipsicotici e col passare del<br />
tempo noi, come famiglia, abbiamo preso atto che<br />
l’istituzione ospedaliera non era all’altezza di dare<br />
risposte efficaci ad una domanda precisa.<br />
Gli psichiatri che abbiamo avuto modo di conoscere<br />
erano ‘psicotizzati’ sulla diagnosi.<br />
Per loro era importante stabilire il tipo di<br />
schizofrenia da definire per adattare gli psicofarmaci<br />
di pertinenza. Come dire.<br />
Il loro intervento era solamente ‘ricettario’, dovevano<br />
stabilire semplicemente il farmaco da dare poiché<br />
non intravedevano e non contemplavano alcuna<br />
forma di riabilitazione né dalla ‘malattia mentale’<br />
e né dal farmaco che doveva essere assunto vita<br />
Casi Psichiatrici<br />
natural durante.<br />
La loro opera non prevedeva pertanto altra funzione<br />
che quella della prescrizione chimica ad una<br />
condizione che pur non avendo nulla di psichiatrico<br />
era da psichiatrizzare, perché questo è l’insegnamento<br />
che le nostra Università impartiscono.<br />
torna all’indice<br />
12<br />
‘Ammuccia, ammuccia ‘ca tuttu<br />
pari’<br />
Quando un familiare del ‘paziente’ chiede spiegazioni<br />
sugli effetti benefici della terapia farmacologica loro<br />
riescono solo a dire che i neurolettici sono dei farmaci<br />
sintomatici che se tolti fanno riemergere il sintomo<br />
che rimane come una cicatrice sull’anima di chi ne<br />
soffre e che pertanto può essere cambiato ma non<br />
tolto. Poco importa se il sintomo non è congenito e<br />
che una via alternativa sarebbe auspicabile, possibile<br />
e di fatto sperimentata da quasi 40 anni.<br />
Per loro quando si parla di schizofrenia siamo alle<br />
soglie, se non oltre, della follia per cui gli ‘effetti<br />
collaterali’ sono la psichiatrizzazione, l’internamento<br />
nelle comunità – inutilmente – pagate dalle ASL e<br />
la possibilità per i mal capitati di una pensioncina<br />
utile a rimarcare ed etichettare l’appartenenza del<br />
‘malato mentale’ alla grande famiglia delle industrie<br />
farmaceutiche che attraverso i dipartimenti<br />
psichiatrici, i s.e.r.t., le Comunità a ‘doppia diagnosi’<br />
aumentano e sostengono la loro inutile, deleteria<br />
e miope attività promossa da un Sistema Sanitario<br />
Nazionale ed Internazionale superficiale, inadeguato<br />
e sottomesso.<br />
Ma ‘ammuccia, ammuccia ‘ca tuttu pari’. Traduco:<br />
Nascondi pure quel che vuoi, prima o poi tutto verrà<br />
ugualmente alla luce. Seppure sull’esperienza del<br />
Metodo alla Salute del Dr Mariano Loiacono s’è stesa<br />
una coltre di polvere dalla Sanità Ufficiale i bisognosi<br />
sono riusciti a dare quella visibilità che nessuna ‘coltre’<br />
può impedire. Quotidianamente a Foggia si svolgono<br />
attività finalizzate a detronizzare e decapitare la<br />
‘Malattia mentale’ che viene definita semplicemente<br />
disagio diffuso di conseguenza è la gente normale<br />
che, attraverso la conoscenza del Metodo alla Salute<br />
e l’esperienza maturata sulla propria pelle, riesce ad<br />
entrare nei nodi profondi di chi disorientato da un<br />
processo di cambiamento rapido e complesso si vede<br />
marginalizzato, ghettizzato e medicalizzato solo<br />
perché più indifeso e più fragile rispetto al proprio<br />
nucleo familiare d’appartenenza.
Casi Psichiatrici<br />
È una carta vincente quella del cms<br />
di Foggia<br />
La ‘carta vincente’ del CMS<br />
di Foggia è l’accompagnamento,<br />
ovvero il cosiddetto sintomatico<br />
(diagnosticato ‘malato’) viene<br />
accompagnato – obbligatoriamente – da un<br />
familiare definito asintomatico (‘normale’)<br />
che nel giro di qualche incontro nei ‘gruppi<br />
alla salute’ comprende come il ‘problema’ non<br />
è di esclusiva pertinenza del sintomatico ma anche<br />
propria in quanto all’interno del nucleo familiare, da<br />
tempo, diverse relazioni e rapporti erano disagiati,<br />
inesistenti, bloccati ed inadeguati; di converso chi ne<br />
ha risentito maggiormente e non esclusivamente è<br />
colui che li ha portati prima dallo psichiatra e dopo<br />
– fortunatamente – a Foggia.<br />
È una ‘carta vincente’, quella del CMS di Foggia,<br />
poiché l’asintomatico – tramite la frequenza e<br />
partecipazione quotidiana ai ‘gruppi alla salute’,<br />
acquisisce gli strumenti per potersi rapportare col<br />
proprio familiare ed aiutarlo a riabilitarsi sia dalla<br />
‘malattia’ trasformata in disagio diffuso sia dai<br />
farmaci che col tempo non solo verranno o potranno<br />
essere dismessi ma si riveleranno semplicemente<br />
inutili e dannosi.<br />
A giugno quando siamo arrivati a Foggia il<br />
ragazzo assumeva 1000 mg di Depakin e 20<br />
mg di ziprexa per un peso ponderale di 90<br />
Kg. Con un passato da paura: più di 8 anni<br />
di inutili terapie e psicoterapie. Da allora<br />
ed in maniera graduata non prende più il<br />
Depakin e ha dimezzato di 10 mg lo ziprexa,<br />
di conseguenza pesa 78 Kg, sta decisamente<br />
meglio ed ha aumentato l’autostima. Questi<br />
sono i fatti. E su questi cercheremo di andare<br />
avanti cercando di adoperarci perché l’esperienza<br />
foggiana abbia un prosieguo anche in Sicilia dove<br />
è forte la domanda di speranza tra i tanti che in<br />
silenzio affollano le strutture sanitarie senza che<br />
ricevano conforto alcuno.<br />
torna all’indice<br />
13<br />
Rachele Amadori
Povero zio mio,<br />
anche tu sei morto. Io qui<br />
soffro umanamente. Vorrei<br />
tanto chiudere gli occhi e non<br />
veder niente più, senza soffrire<br />
più. Prima ero felice, quando<br />
ero libera e potevo uscire<br />
quando mi piaceva. Avevo<br />
tante amicizie, ora sono sola e<br />
penso a tutte le azioni cattive<br />
che ho fatto, quando ero libera<br />
Giovanna ………<br />
Casi Psichiatrici<br />
LETTERE di GiovaNNa<br />
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14<br />
Caro papà,<br />
quante cose vorrei dirti se tu fossi<br />
ancora vivo.<br />
Te ne sei andato così, senza<br />
salutarmi e mi hai lasciato tanto<br />
triste. Io sto qui e penso sempre<br />
a te.<br />
Ai bei giorni di quando ero<br />
bambina e tu mi comperavi<br />
sempre giocattoli.<br />
Poi, è successo che ho fatto<br />
qualcosa di male, io lo so quello<br />
che ho fatto ma non voglio<br />
dirtelo.<br />
Me ne sono andata di casa e sono<br />
stata molto maltrattata in quei<br />
posti in cui andavo.<br />
Caro papà, tu mi hai sempre<br />
voluto bene, e io di te terrò<br />
sempre un caro ricordo.<br />
Giovanna ……
Casi Psichiatrici<br />
torna all’indice<br />
15<br />
Caro papà,<br />
mi ricordo quando ero al<br />
mare a S. Menaio.<br />
Ero felice, avevo dimenticato<br />
tutto e volevo vivere.<br />
Improvvisamente è piovuta<br />
la disgrazia e non ho potuto<br />
vivere più.<br />
Papà, mi ricordo sempre di<br />
te, di tutto il bene che hai<br />
voluto alla nostra famiglia,<br />
di tutto quello che hai fatto<br />
per noi.<br />
Di tutte quelle buste piene di<br />
dolci che ci portavi da Foggia.<br />
Papà, io sono cattiva<br />
d'anima, perciò non ho<br />
potuto vivere più. Papa, io<br />
voglio vivere sulla terra e<br />
voglio soldi e ricchezze, perciò<br />
non sono degna di venire con<br />
te all'altro mondo.<br />
Il demonio mi ha fatto<br />
divenire nera, nera e sto qui<br />
sulla terra.<br />
Giovanna ….<br />
Antonio
Per...corsi<br />
Andando per corsi, cercando di raccogliere quanto di buono ci può essere per la vita e<br />
gli spunti presi dai bilanci. I viandanti talvolta si fermano per cogliere, raccogliere ed accogliere<br />
il frutto dei corsi di formazione.<br />
iL PRoGETTo<br />
aUGUSTUS<br />
mi Ha aPERTo E<br />
PERmESSo di vivERE<br />
La mia<br />
adoLESCENza<br />
FiNo ad oRa<br />
“NEGaTa”<br />
Martina Guerra<br />
Il progetto durato 15 giorni presso<br />
villa terronia mi ha permesso di<br />
vivere con 25 persone stupende, che<br />
mi hanno permesso di scambiare con<br />
loro.<br />
Mi sono presa delle parti della mia infanzia con<br />
Maria Luce, Noemi e Francesco, mi sono divertita<br />
anche tanto con Maria Antonietta e con Luciano<br />
che mi hanno fatto tanta tenerezza con le loro storie<br />
sofferenti e poi con tutti gli altri adolescenti e in<br />
particolar modo con Marco con il quale ho passato<br />
dei momenti indimenticabili.<br />
Ringrazio tanto i miei genitori che mi hanno fatto<br />
vivere delle emozioni forti, che li ho sentiti per la<br />
prima volta famiglia e anche Giovanni, mio fratello,<br />
che ora lo sento che ci possiamo accogliere in modo<br />
diverso, non più come mamma e figlio ma Giovy e<br />
Marty, finalmente fratello e sorella.<br />
Il progetto mi ha dato tanto perché mi ha fatto aprire<br />
con il corpo ed ho potuto vedere con le relazioni con<br />
Betta, che da questa nostra simile chiusura siamo<br />
arrivate ad una apertura totale, infatti io provavo<br />
anche rabbia verso di lei quando mi guardava<br />
con quegli occhi pieni di rabbia e molte volte ci<br />
torna all’indice<br />
16<br />
siamo picchiate, però dopo ci cercavamo, perché<br />
ci dovevamo chiarire, anche solo con un abbraccio<br />
come sempre.<br />
Infine posso solo dire che sono esperienze da rifare<br />
perché ti danno tanto e ti fanno entrare in relazione<br />
con ragazzi etichettati, quando invece spero che loro<br />
si aiutano per poi aiutare noi, come è successo nel<br />
progetto Augustus.<br />
Ringrazio tutti.<br />
Sara Manenti
UN PRoGETTo<br />
PiENo di viTa<br />
CHE Fa NaSCERE<br />
UNa TRiBÙ<br />
di NUova SPECiE<br />
Federico Pierlorenzi<br />
Il Progetto Augustus si è inserito in<br />
un momento fecondo della mia vita<br />
e ne è stato alimento energizzante.<br />
Alcuni mesi fa è iniziato il distacco-distinzione<br />
da mia madre. Grazie all’Associazione Alla Salute<br />
Marche ho potuto sperimentarmi in questo. Poi è<br />
arrivato il momento, durante un'intensiva a Foggia,<br />
del taglio, dalla mia parte, del cordone ombelicale<br />
con la famiglia di origine. In ultimo lo sperimentarmi<br />
come aspirante adulto senza l'idea di avere un nido<br />
di origine dove poter tornare in caso di fallimento.<br />
In questo istante della storia si è inserito il Progetto<br />
Augustus.<br />
L'impostazione molto libera e partecipativa, voluta<br />
con tanta determinazione dai coordinatori Annarita<br />
e Francesco, e il clima sorto dall'intreccio di tutti i<br />
partecipanti, hanno creato un progetto al di fuori<br />
dell'ordinario dove si sono potute suonare corde che<br />
raramente si riescono a suonare durante i Gruppi<br />
Alla Salute o ad altri Progetti di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong>.<br />
Inoltre, l'abbondante molteplicità trovata sul<br />
campo ha dato molti spunti di crescita per tutti.<br />
Ovviamente ci sono state per me molte occasioni<br />
per mettere fuori i miei valori più profondi senza,<br />
finalmente, vergognarmene o sminuirli nella mia<br />
solita modalità da pezzente. E questo ha anche<br />
contribuito a disequilibrarmi e a spingermi verso<br />
momenti di profonda condivisione ma anche di sana<br />
depressione.<br />
L'energia adolescenziale ricercata sin dall'inizio<br />
è sorta grazie alla capacità di tutti, ognuno con le<br />
proprie modalità e con i propri tempi, di sentirsi<br />
Tribù.<br />
Una Tribù di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> dove tutti hanno avuto<br />
le occasioni per dimostrare ciò che di più profondo<br />
li contraddistingue e di metterlo a servizio di chi<br />
Per...corsi<br />
torna all’indice<br />
17<br />
in quel momento ne sentiva la necessità, quindi di<br />
tutta la Tribù. L’energia nata e le dinamiche derivanti<br />
hanno fatto quindi saltare tutti i ruoli, gli obblighi,<br />
i doveri, catapultando di volta in volta chiunque<br />
nella posizione naturale (perché stimolata e attivata<br />
dall'esterno ma nata dalle proprie profondità) di<br />
accompagnatore.<br />
Tutti, chi in un ambito chi in un altro,<br />
hanno accompagnato tutti<br />
Senza alcuna distinzione di età, di sesso, o di<br />
competenze specifiche. Fare un elenco sterile di<br />
persone o avvenimenti che mi hanno donato istanti<br />
di infinito mi sembra sminuire l'importanza di<br />
queste relazioni ed esperienze.<br />
Mi sento però di comunicare che per la prima volta<br />
ho sentito un Rito nascere dalle mie profondità ed<br />
ho avuto la possibilità di condurlo assieme agli altri<br />
tre Sciamani della tribù.<br />
Coloro che mi hanno non solo accompagnato nella<br />
conduzione, ma anche ispirato per il Rito stesso.<br />
Consiglio a tutti di richiedere ad Annarita il filmato<br />
e le foto del Rito stesso perché, almeno per noi che<br />
abbiamo partecipato, è stato un momento cruciale<br />
delle due settimane e, forse, anche del resto delle<br />
nostre vite.<br />
Questo anche perché il Rito non è nato dal mio<br />
razionale, cosa strana e chi mi conosce bene lo<br />
sa, ma sento di averlo "letto" e portato alla luce da<br />
ogni elemento della Tribù. Ognuno mi ha ispirato<br />
una parte, una frase, una musica, o un particolare.<br />
Ringraziare tutti, e in particolar modo gli altri tre<br />
Sciamani per questo accompagnamento sarebbe<br />
doveroso in un'ottica di vecchia specie.<br />
Nella nostra Tribù di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> ringraziarli<br />
sarebbe un po' come voler chiudere quell'esperienza<br />
e restituire loro una piccola parte del tanto che ho<br />
ricevuto. E io non voglio ancora chiudere un legame<br />
così profondo con la Tribù a cui appartengo!<br />
Un altro aspetto che sento di dover comunicare è<br />
che a mia totale insaputa, “quoque tu” Francesco, mi<br />
sono trovato a condurre anche il bilancio di chiusura.<br />
E questa esperienza mi ha dato la visuale più ampia<br />
sui miei attuali punti di forza e spazi di crescita.<br />
Spazi di crescita che non vivo più con la pesantezza e<br />
la nostalgia per ciò che non ho mai avuto, ma come<br />
lo stimolo per ciò che ancora non ho.<br />
Di questo bilancio mi piace riportare un aspetto che<br />
mi ha colpito molto.
Dove io non sono riuscito ad arrivare, per limiti<br />
miei ma anche non conoscendo in profondità tutte<br />
le storie dei partecipanti, è subentrato Francesco. E<br />
dove anche Francesco non è riuscito ad arrivare, si<br />
è inserito Mariano. Il tutto con una fluidità e una<br />
continuità che lì per lì mi hanno sconcertato.<br />
Poi, in seguito, ho capito che tutto dipende dalla<br />
differenza tra chi ha ancora qualcosa da dimostrare<br />
a se stesso e agli altri, e chi invece non fa altro che<br />
cavalcare l'onda del fenomeno vivo. Senza aspettative<br />
o timori infantili.<br />
iL PRoGETTo<br />
aUGUSTUS<br />
Ci Ha FaTTo vivERE<br />
L’adoLESCENza<br />
iN TUTTE LE SUE<br />
SFUmaTURE<br />
Marco Masullo<br />
L’adolescenza è il passaggio<br />
fondamentale dall’infanzia all’età<br />
adulta<br />
Il progetto è iniziato il 4 agosto, si è svolto a Villa<br />
Terronia dove ci siamo ritrovati in 25 persone che a<br />
malapena ci conoscevamo.<br />
All’inizio l’impatto è stato strano, ma poi grazie a<br />
Francesco, Annarita e Federico (Cispo) che sono<br />
Per...corsi<br />
torna all’indice<br />
18<br />
Ampio è il mio margine di crescita. Altrettanto<br />
grande è il cuore della Tribù a cui ora ho coscienza<br />
di appartenere.<br />
Una Tribù di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> che se presa in esame<br />
singolo elemento alla volta non può che crollare<br />
rovinosamente per via dei limiti e delle parzialità.<br />
Ma se la pietra scartata è diventata testata d'angolo,<br />
in un cerchio tutti sono testata d'angolo!<br />
E la Tribù proseguirà indipendentemente dai singoli<br />
istanti di vita dei singoli elementi.<br />
Nicoletta Pennella<br />
stati un po’ i trascinatori del progetto siamo diventati<br />
un vero gruppo.<br />
Eravamo molti ragazzi, c’era anche qualche persona<br />
più grande come Luciano, Maria Antonietta e Rosa<br />
Paola che si sono integrati alla perfezione in questo<br />
progetto così giovanile.<br />
Un progetto che mirava a far riscoprire ad ognuno<br />
la nostra adolescenza sia nelle cose positive che in<br />
quelle negative e anche antipatiche che rimangono<br />
nella vita delle persone. Questa età è fondamentale<br />
perché si passa dall’infanzia all’adultità, e le cose<br />
che si vivono rimangono per sempre come segni<br />
indelebili nella vita.<br />
E’ importantissima la figura dell’accompagnatore,<br />
perché ci aiuta a non perderci e a non sbagliare<br />
strada e poi ci da sostegno. In questi quindici giorni<br />
ho stretto amicizia con tutti, soprattutto con Martina<br />
e Franco che sono stati qualcosa di più che due<br />
semplici amici. Avrò sempre uno stupendo ricordo<br />
di questa esperienza che mi ha portato a chiudere<br />
una porta e ad aprire un portone, indirizzandomi nel<br />
cammino per ritrovare la mia stella.
La mia PRima<br />
SETTimaNa<br />
iNTENSiva RiaPRE<br />
La mia viTa<br />
aLLE EmozioNi<br />
CoNGELaTE<br />
Victoria Loffelholz<br />
Valentina, non solo una sorella, ma il<br />
comandante che mi porta a far luce<br />
sulla mia vita<br />
E allora dai! Scrivo sto’ bilancio, anche se non è<br />
semplice trasferire le emozioni e gli avvenimenti su<br />
carta e dargli un senso, sento che mettere tutto nero<br />
su bianco mi servirà moltissimo.<br />
Prima di tutto ringrazio mia sorella Valentina, che con<br />
tanta pazienza mi ha spinto a fare quest’esperienza e<br />
non ha mollato mai!<br />
Tu Vale hai aspettato 3 anni questo momento e<br />
soltanto ora capisco che eri anche molto preoccupata<br />
per me. Mi pare che quella che va lentina sono io e<br />
non tu… Sicuramente allora non ero pronta e avevo<br />
ancora molte resistenze, perché in qualche modo<br />
campicchiavo. Così nel tempo mi sono aggrappata<br />
un po’ a tutto piuttosto di venire con te a fare la<br />
settimana intensiva.<br />
So che hai sognato questo evento tante volte e nel<br />
tuo sogno mi presentavi a Mariano e Dina dicendo:<br />
ecco mia sorella, avete visto che è venuta con me?<br />
So anche che all’epoca era anche un tuo bisogno<br />
avermi li con te, per non dover fare tutto da sola,<br />
ma sento che questo era il momento giusto, anche<br />
perché mai come in questo periodo ho sofferto<br />
perché sentivo il disagio, sentivo di aver congelato<br />
la mia vita girando il termostato al minimo possibile<br />
per sopravvivere… e non so quanto ancora avrei<br />
resistito… Ora ti abbraccio fortissimo, perché questi<br />
5 gg a Cesenatico mi hanno arricchito in molti sensi<br />
e ora vedo molte cose che prima non volevo vedere.<br />
Ho visto te, Valentina, una donna forte, sincera e<br />
pronta a tutto, con un grande senso di responsabilità<br />
verso la vita tua e degli altri. Sento che vederti così<br />
mi fa stare bene e ora posso serenamente integrarmi<br />
Per...corsi<br />
torna all’indice<br />
19<br />
nella treccia di Berenice con te al comando. Sento<br />
anche che la nostra relazione di sorelle si è rinforzata<br />
ed evoluta, ora possiamo scambiarci su molti livelli e<br />
non solo come sorelle.<br />
Mi porto a casa un bilancio positivo e negativo e<br />
sento che mi farà crescere su molte parti.<br />
In realtà prima di partire non pensavo di stare tanto<br />
male: i primi 3 gg ho sempre pianto, le emozioni mi<br />
hanno travolto, non riuscivo più a dormire e neanche<br />
a mangiare… Tutto questo però non mi ha pesato,<br />
perché mi sono sentita VIVA.<br />
Il metodo sono anche le persone<br />
che ti accompagnano in questo<br />
viaggio inedito, e la loro presenza<br />
è importante per riscoprire tutte le<br />
nostre emozioni più congelate<br />
Il primo giorno ha fatto emergere in me il mio<br />
ruolo di madre, infatti Nicola, irrequieto, cercava di<br />
farmi capire che c’è qualcosa che non va nella nostra<br />
relazione madre-figlio.<br />
“Figli che vogliono essere visti da padri non visti”,<br />
questo è il titolo che Milo ha dato alla mattina<br />
trascorsa e anche io percepisco che questo titolo mi<br />
vuol dire tante cose, ma ancora non riesco a vederci<br />
chiaro. Fondamentale per me è stata Angela, che<br />
abbraccio, perché con chiarezza mi ha fatto vedere<br />
dove stavo in relazione al rapporto con mio figlio.<br />
Grazie Angela come una lanterna nella notte più<br />
buia mi hai fatto vedere, anche se quello che ho visto<br />
non mi è piaciuto affatto.<br />
Ma questo dolore senza un nome, che emerge ancora<br />
soltanto attraverso un pianto libero e inconsolabile,<br />
mi spinge verso un percorso che pian pianino si<br />
dirige verso una consapevolezza delle mie emozioni<br />
che stanno salendo in superficie. La seconda giornata<br />
è un’altra tappa importante e quello che sento è di<br />
poter lasciare libero il mio corpo e abbandonarmi<br />
ad esso, questo corpo che ormai non sentivo più e<br />
che mi portavo appresso come un peso, incapace di<br />
esprimermi nei gesti bloccati dalla paura. Le persone<br />
che ti accompagnano nel viaggio sono importanti…<br />
In questo mi ha aiutato moltissimo Riccardo, che<br />
è stato accogliente e generoso. Tu Riccardo sei una<br />
persona speciale e ti abbraccio fortissimo!<br />
Durante il rito del terzo giorno le emozioni che<br />
provavo erano già più nitide e in modo naturale<br />
sono riuscita a vedere il mio desiderio più grande:<br />
ritrovare me stessa, la mia vita, ma prima di tutto e
soprattutto ritrovare la mia RABBIA, che sotto sotto<br />
c’è, lo so che c’è, ma non riesco ancora a sentirla forte<br />
e chiara, soffocata da tanta tristezza e frustrazione.<br />
L’unità didattica tenuta da Mariano nel pomeriggio<br />
sul “Crossing over” mi ha fatto vedere molti aspetti<br />
della mia vita che non andavano, anche attraverso il<br />
cum-munitometro, dove rivedo alcune fasi della mia<br />
esistenza.<br />
Non è un miracolo, sento che quando<br />
si è connessi nel senso vero del<br />
termine le persone giuste ci sono<br />
sempre<br />
Dopo l’unità didattica per me arriva un momento<br />
di crisi, dovuto a una telefonata fatta a casa al mio<br />
compagno Marco. Il metodo però è fatto di persone<br />
e così proprio quel giorno ho trovato nel momento<br />
giusto… la persona giusta! Cristian in passato ha<br />
vissuto una situazione analoga a quella di Marco<br />
e con poche parole riesce a risollevarmi anche se<br />
comunque sono un po’ preoccupata e ansiosa per<br />
quello che sarà il mio rientro a casa. Grazie Cristian,<br />
un abbraccio anche a te!<br />
Per...corsi<br />
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20<br />
La cosa più importante per me è stato il fatto di<br />
riuscire ad affidarmi completamente alle persone ed<br />
alle situazioni della vita, senza più sentire il bisogno<br />
di avere il controllo su tutto e tutti. Questo è possibile<br />
quando ti trovi in un contesto dove ti senti accolto,<br />
ascoltato e compreso nelle tue difficoltà.<br />
Il momento del bilancio è stato<br />
veramente come “chiudere il<br />
cerchio”, perché dando un nome alle<br />
emozioni e al vissuto di quei giorni<br />
sono riuscita a vedere l’insieme<br />
La paura, l’insicurezza e la rabbia repressa mi stavano<br />
impedendo di vivere una vita con relazioni piene e<br />
avevano bloccato il mio percorso di crescita, ora mi<br />
sento più libera di esprimere le mie emozioni e di<br />
vivere le relazioni con gli altri con meno paura del<br />
giudizio esterno. E allora dai! Avanti tutta, il sacco<br />
che ora porto in spalle si sta riempiendo e passo<br />
dopo passo intraprendo il mio viaggio verso una vita<br />
vissuta veramente.<br />
11-16 Settembre <strong>2012</strong> Cesenatico<br />
Arcobaleno per Ester - Nicola
SUPERviSioNE SU<br />
aNToNio L.<br />
(Classe IV B) (14-<strong>Dicembre</strong>-<strong>2012</strong>)<br />
Sabrina Cela<br />
Giulia: la supervisione è come una verifica che fanno<br />
i maestri per valutare i cambiamenti, però è fatta da<br />
tutti gli alunni in gruppo.<br />
Davide: serve anche a noi stessi per fare un test sul<br />
nostro modo di vedere.<br />
Fatto: Antonio è migliorato molto negli ultimi tempi.<br />
Come era partito?<br />
Antonio L: mi isolavo sempre, stavo sempre solo,<br />
ogni volta mi mettevo in un angolo e giocavo da solo.<br />
Gabriele: non era bravo a scuola, non giocava con noi<br />
durante la ricreazione, spesso sbatteva la testa contro<br />
la porta. Non partecipava alle feste di compleanno e<br />
alle gite.<br />
Davide: non socializzava con noi perché non si<br />
fidava. Si tratteneva a giocare con le penne. Gli altri<br />
non lo giudicavano intelligente.<br />
Michela: parlava poco e stava spesso in silenzio e<br />
aveva la testa fra le nuvole.<br />
Giulia: parlava da solo. Non partecipava alle attività<br />
di gruppo.<br />
Marco: non voleva mai la nostra compagnia, era<br />
svogliato. Non scherzava mai. Dava sempre la colpa<br />
a noi.<br />
Giusy: diceva che ci odiava. Non faceva mai i compiti.<br />
Come è adesso?<br />
Antonio L: adesso lavoro di più, socializzo con gli<br />
altri e partecipo di più ai lavori di gruppo.<br />
Raffaele: a merenda gioca con noi e si fida di più<br />
della maestra Sabrina.<br />
Michela: lui ha un cuore grande e giustifica sempre<br />
tutti anche quando gli fanno del male. Sta uscendo di<br />
più la sua specificità.<br />
Ester: non dice più che ci odia. Non sta più nel suo<br />
angolo a parlare da solo.<br />
Giusy: prende voti alti perché studia di più.<br />
Gabriele: viene più ai compleanni. Io scherzo sempre<br />
con lui.<br />
Giulia: va alle case degli altri a giocare e a studiare.<br />
Per...corsi<br />
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21<br />
Rossana: si è sciolto un po’ di più. Ha meno paura di<br />
farsi toccare.<br />
Marco: è più generoso. Scambia la merenda con noi.<br />
La sua intelligenza è più evidente. Ci ha invitato al<br />
suo compleanno ed era la prima volta che lo festeggia<br />
con noi. Ha capito come è fatta la scuola<br />
Da una situazione difficile di chiusura<br />
come si passa ad aprirsi<br />
Antonio G.: l’ho riconosciuto come amico durante<br />
un Punto di Ascolto.<br />
Giusy: ha partecipato ai Punti di Ascolto prima<br />
con nonna Rosa e poi con i suoi genitori, con la sua<br />
famiglia.<br />
Michela: nella sua famiglia il padre non lo assilla più<br />
sui compiti e su come si comporta a scuola.<br />
Giulia: nella sua famiglia gli danno un po’ più retta.<br />
Antonio L: no, faccio ancora tutto da solo. Vorrei<br />
essere aiutato nelle cose più difficili. Mi è difficile<br />
salire sui gradini del camion.<br />
Giulia: il suo corpo è imbalsamato ancora come<br />
quando non riusciva ad accendere il computer.<br />
Antonio P: è cambiato perché anche noi amichetti<br />
gli diamo più attenzione. Quando è venuto a casa<br />
mia io l’ho aiutato molto anche nei compiti. A casa<br />
mia ci sono tanti animali che a lui piacciono tanto e<br />
ci siamo divertiti perché abbiamo giocato.<br />
Tutti: ha partecipato ai gruppi teatrali che facciamo<br />
nelle case e a scuola.<br />
Michela: nei Punti di Ascolto quando facevamo<br />
teoria su di lui e quando io ho iniziato ad abbracciarlo.<br />
Giulia: lo abbiamo tante volte stimolato con degli<br />
schiaffetti.<br />
Marco e Michela: quando nel Punto di Ascolto lo<br />
abbiamo fatto piangere tanto.<br />
Ester: durante la supervisione di coppia a casa della<br />
maestra Sabrina. A casa della maestra, loro stavano<br />
separati e allora noi abbiamo chiamato Franco e lui<br />
ha detto le cose alla maestra Sabrina. Lui le ha detto<br />
che lo assillava perché mangiava solo le cose fritte<br />
della mamma. Poi, la maestra Sabrina ha detto a<br />
Franco che era come Antonio L. che era chiuso come<br />
lui. Poi Franco ha detto che Antonio L. e lui volevano<br />
dire una cosa. Ha detto che loro si volevano mettere<br />
seduti per terra e che si volevano far abbracciare da<br />
tutti. Noi ci siamo tutti buttati addosso ad Antonio<br />
L. e a Franco. Poi , la maestra Sabrina ha letto una<br />
cosa della maestra Nicoletta di Ancona che aveva<br />
fatto fare i pensieri musicali e la maestra Sabrina le<br />
ha detto ciò che faceva con noi.
Gabriele: Franco stava sempre solo nella sua casetta<br />
immaginaria e che era uguale ad Antonio L., ora<br />
deve un po’ uscire da questa casetta e deve stare un<br />
po’ più fuori.<br />
Michela: io ho condotto e abbiamo cercato di<br />
risolvere. È servito quando Franco ha detto che lui<br />
ed Antonio avevano una casetta immaginaria.<br />
Antonio L: quel giorno, a casa tua, mi avete fatto<br />
migliorare molto perché ho capito che bisogna<br />
sempre essere disposti a dire quello che penso.<br />
Michela: ho capito che tu vuoi cacciare le cose fuori<br />
mentre Franco ha bisogno di stare nella sua casetta<br />
e riflettere.<br />
Teoria Globale<br />
Sabrina: Ascoltate, bambini, la supervisione è un<br />
“vedere dall’alto” la propria situazione, aiutati da<br />
altri. Per chi vive la cosa, è difficile poter osservare<br />
ciò che succede nella propria vita, così si chiede agli<br />
amici, alla rete di persone che gli sono vicine, di dire<br />
qualcosa su di lui e sui suoi cambiamenti. È un aiuto<br />
che si dà per fare un po’ il punto della situazione e<br />
per vedere quali sono le prospettive future.<br />
Il mio intervento finale serve solo per sottolineare<br />
una cosa che voi avete già capito: non si giudica il<br />
compagno che è “supervisionato” perché le cose che<br />
ha Antonio le abbiamo anche noi come ci mostra la<br />
storia di Francesco, mio marito, raccontata da Ester.<br />
Anche Maria si isola e fa difficoltà ad inserirsi nella<br />
classe perché si sente una alunna diversa da voi tutti.<br />
Inoltre, cercherò di raccogliere le cose che voi stessi<br />
avete detto. Non ce ne sarebbe neppure bisogno<br />
perché siete stati molto bravi e avete partecipato con<br />
molta serietà a questo momento di crescita.<br />
La situazione di Antonio era una situazione molto<br />
difficile. Io ho sempre detto che era un bambino<br />
molto intelligente, ma nessuno ci credeva. È arrivato<br />
a scuola in prima chiuso molto in se stesso, senza<br />
nessuna voglia di aprirsi all’esterno. Ricordi Antonio,<br />
non mangiavi neppure! E io ti davo le briciole della<br />
merenda proprio come si fa con un uccellino!<br />
Era anche per dirti che io credevo molto nelle tue<br />
capacità e il “cibo” di cui avevi bisogno te lo avrei<br />
dato io. Proprio come faccio con ognuno di voi!<br />
La maestra Sabrina non ha preferenza e, quando<br />
qualche genitore le ha detto questo, è rimasta molto<br />
male! Posso avere delle simpatie o posso elogiare la<br />
capacità teorica di Michela, ma è solo per dire che<br />
tutti possono diventare come Michela!<br />
Avete descritto molto bene come era Antonio, è<br />
Per...corsi<br />
torna all’indice<br />
22<br />
inutile ripetermi però devo dire che anche la sua<br />
famiglia non mi aiutava, dicevano che Antonio era<br />
così perché era piccolo e che, crescendo, avrebbe<br />
risolto i suoi problemi! Anzi, i problemi non li<br />
vedevano neppure addossando la colpa alle maestre<br />
dell’asilo che “non avevano saputo prenderlo” con le<br />
maniera giuste!!<br />
Generalizziamo: quando ci sono queste situazioni,<br />
è inutile darsi la colpa l’un l’altro, è importante<br />
vedere che cosa si può fare! Oggi giorno sbagliamo<br />
tutti: genitori, insegnanti, perché viviamo in un<br />
cambiamento radicale della situazione dell’uomo.<br />
Stiamo vivendo una pagina importante di storia,<br />
ma non ce ne rendiamo conto perché la viviamo e<br />
nessuno ce lo dice! La storia non è solo quella che<br />
studiamo ma è anche quella che “vediamo” e che<br />
viviamo. Ecco perché facciamo “il diario di bordo”,<br />
quella è la nostra storia! La storia siamo noi! Non<br />
esiste in astratto.<br />
Detto questo: non si parla di colpe ma di una<br />
mancanza. Mancanza di cosa? Di un punto di vista<br />
più globale che vi fa andare oltre la storia e più in<br />
profondità per vedere, osservare, la vita. Questa è la<br />
teoria in cui voi siete già abbastanza bravi!<br />
La teoria ti fa dire: non è colpa delle maestre, non<br />
è colpa di nessuno, ma che cosa si può fare? Così,<br />
piano piano con Antonio, ma con ognuno di voi, è<br />
stato fatto il tentativo di farvi crescere in maniera più<br />
intera. Abbiamo preso Antonio come esempio, ma<br />
ciò che è stato fatto per Antonio è servito a tutti noi.<br />
O no?<br />
Prima di tutto ci sono io, formata al Metodo alla<br />
Salute creato da Mariano che mi aiuta ad andare un<br />
po’ oltre la storia. Se non avessi avuto questa strada<br />
non avrei mai potuto aiutare Antonio o ognuno di<br />
voi. Mi sarei fermata a dire: “Quel bambino ha questo<br />
problema, ci vuole il sostegno!” e poi?<br />
Quando la situazione di Antonio si è sbloccata?<br />
Quando Antonio si è ricoverato, i genitori si sono<br />
spaventati e hanno ricorso al Punto di Ascolto che<br />
non è solo per Antonio che ha qualche problema,<br />
ma per tutti quelli che vogliono crescere nella loro<br />
salute. Prima ancora Nonna Rosa ha fatto strada. Ci<br />
ha creduto in me! Per cui, io vi posso aiutare tanto<br />
ma, se si coinvolgesse qualcuno della vostra famiglia,<br />
sarebbe molto meglio perché vi darebbe la spinta per<br />
fare di più e crescere ulteriormente. Purtroppo molti<br />
genitori non ci credono ancora e alcuni vi mandano<br />
soli, ma è già molto buono!! Avete visto Michela?<br />
E Giulia? In una volta che è venuta è maturata<br />
tantissimo!! Sono i miracoli della vita!
Nonostante il lavoro fatto in classe Antonio<br />
migliorava poco perché non c’erano i suoi genitori.<br />
Appena loro sono venuti e mi hanno dato l’ok anche<br />
per dinamiche un po’, diciamo così, dolorose, lui è<br />
migliorato tantissimo e voi ne avete evidenziato gli<br />
aspetti. Dinamica significa "forza vitale” non è una<br />
cosa brutta, ma è bella anche se un bambino poi<br />
piange perché quel dolore ce lo aveva dentro.<br />
Dopo essere stati nella propria casetta, Gabriele,<br />
è importante far uscire il proprio dolore! Poi, puoi<br />
tornare nella tua casetta per riflettere, ma ci vuole<br />
anche un po’ di dolore che deve emergere!<br />
In questo cambiamento sono stata importante io,<br />
nonna Rosa e i suoi genitori ma tantissimo anche<br />
voi! Vi siete immersi molto nella sua vita, iniziando<br />
da Antonio G. che lo ha scelto come amico davanti<br />
a tutti durante l’Unità Didattica della Piramide in<br />
biblioteca. È stato importante Antonio P. che ha<br />
condiviso il suo amore per gli animali invitandolo<br />
addirittura a casa sua per fare i compiti, ma anche<br />
per giocare. È stata importante Michela che ha<br />
iniziato ad abbracciarlo senza pensare che era<br />
un maschietto e gli infondeva coraggio tastando<br />
ogni giorno la morbidezza del suo corpo. È stata<br />
importante Giulia che lo ha visto come un fratellino<br />
piccolo da difendere. Ester con la sua dolcezza gli ha<br />
fatto capire in mille modi quanto gli vuole bene e<br />
ha messo anche la loro foto da piccoli sul “diario di<br />
bordo”. Speriamo anche che Raffaele si renda conto<br />
che tutti vogliono bene anche a lui!<br />
Poi lo hanno aiutato i Punti di Ascolto fatti in classe,<br />
chi non ha tratto beneficio da questo? Solo Giusy<br />
ha detto che non gli sono<br />
serviti, questo può essere!<br />
Non tutto serve a tutti!<br />
Anche aprire la mia casa<br />
a lui, gli è servito tanto.<br />
Non è scontato che una<br />
maestra trascorra anche<br />
il sabato pomeriggio con<br />
i suoi alunni, però per<br />
me è una cosa bella anche<br />
perché io sono sincera e,<br />
voi lo sapete, quando non<br />
ho voglia oppure ho da<br />
fare altre cose, ve lo dico e<br />
nessuno si offende!<br />
Proprio per la mia<br />
apertura Antonio ha<br />
capito che è importante<br />
parlare e lo sta facendo!<br />
Per...corsi<br />
torna all’indice<br />
23<br />
Vedete quanti cambiamenti? E pensate che tutto<br />
questo non sia servito anche a me o a Cristian?<br />
Cristian si sta sbloccando! Ve lo dico io! E ora<br />
dobbiamo concentrare tutto il nostro “potere vitale”<br />
anche su di lui!!<br />
Forse perché mi sento di aver trovato la chiave di<br />
accesso per comprenderlo attraverso le sue doti di<br />
“elettricista” ma, vi assicuro, che se la mamma o il<br />
padre o la sorella venissero ai Punti di Ascolto, i salti<br />
che farebbe Cristian sarebbero da paragonare solo a<br />
quelli di una cavalletta.<br />
Ciò che abbiamo fatto per Antonio, è servito a tutti,<br />
ne siete convinti? Antonio ha tratto nella rete anche<br />
Antonio P. che si è immerso tanto per via del gattino.<br />
Non è un dolore semplice da affrontare e lui ha<br />
trovato una rete di persone che lo ha ascoltato e lo<br />
ha consolato.<br />
Non è facile trovare a scuola un ambiente devoto per<br />
queste esigenze che, agli occhi degli adulti, a volte<br />
sembrano sciocchezze!<br />
Concludo dicendo che non è facile fare dei<br />
cambiamenti in profondità per un bambino come<br />
per un adulto, ma ciò è possibile. Basta volerlo. Vi<br />
ricordate di Giusy disse che non voleva superare la<br />
paura dei cagnolini e io l’ho rispettata!<br />
Vedete ora Antonio sorride anche? E che occhi?<br />
Aperti e felici! A proposito, vedete, Antonio ora sta<br />
anche aiutando il suo cuginetto Vincenzo! Vedete che<br />
catena di cambiamenti? Beati quelli che crederanno<br />
senza vedere! Oggi è difficile vedere, figuriamoci<br />
credere!!
Lettere<br />
A volte sono scritti aperti a tutti, a volte le indirizziamo ad una persona ben precisa ma, di sicuro,<br />
richiedono una profonda riflessione con le nostre profondità che sono sacre, e quindi<br />
meritano ascolto.<br />
a mia madRE<br />
Monica Glorio<br />
Il tuo vuoto mi ha riportato al mio e<br />
alla mia sete di fusionalità materna<br />
Cara mamma,<br />
vorrei dirti e scriverti tante cose ma so che gli<br />
psicofarmaci che prendi formano una barriera<br />
invisibile che fa rimbalzare indietro tutto, quindi le<br />
emozioni, le gioie le tenerezze non sai cosa siano.<br />
Persino le parole di una figlia che ti ha sempre voluto<br />
bene ti sono rimbalzate ovunque, tranne che dentro<br />
di te.<br />
Anche questa lettera potrebbe rimbalzare, magari<br />
nell'immondizia come hai fatto per tante cose mie,<br />
quindi ho deciso di scriverla a te ma di spedirla a<br />
Limax.<br />
Ti vergogni di me, non hai mai provato la vera<br />
gioia di avere una figlia, ma il rifiuto è stato cosi<br />
forte da farti sentire<br />
addirittura vergogna<br />
di me.<br />
Se guardi in alto non<br />
vedi l'azzurro del cielo<br />
ma la nuvola nera, che<br />
sarei io e allora non è<br />
meglio ammettere che<br />
la vergogna ha una tua<br />
antica origine?<br />
Nel mondo contadino<br />
non era uno scandalo<br />
avere un padre che di<br />
forza veniva portato<br />
continuamente al<br />
manicomio?<br />
Quanti anni sono<br />
che aspetti che i<br />
tuoi psicofarmaci ti<br />
"guariscano"?<br />
Mi ricordo che da<br />
bambina aspettavo<br />
torna all’indice<br />
24<br />
che guarissi ma quel giorno non arrivava mai e la<br />
terapia non finiva mai e io vivevo con il terrore della<br />
tua morte.<br />
Qualche giorno fa mi hai abbracciata e sono rimasta<br />
sorpresa perché non l'hai mai fatto con me ma solo<br />
con Elettra; ti ho sentita aggrappata a me...<br />
Tra le mie braccia c'era una persona vuota, senza<br />
niente dentro, tenuta in piedi dagli psicofarmaci.<br />
Questo vuoto mi ha riportato al vuoto che hai<br />
lasciato dentro di me e al sentirmi figlia assetata di<br />
fusionalità materna. Il tuo vuoto mi ha riportato alla<br />
realtà e al mio vuoto.<br />
Cara mamma perdono il tuo vuoto e quello che hai<br />
creato in me, ma quello che non accetto è il tuo voler<br />
essere comoda, ferma e cattiva.<br />
Per questo, come ti ho già detto, mi tiro fuori dalle<br />
tue dinamiche irrisolte della famiglia d'origine e<br />
acquisita, finalmente sto cercando una fusionalità,<br />
ma con me stessa.<br />
Cara mamma, la vera vergogna è fare una vita penosa<br />
come la tua.<br />
Tua figlia Monica<br />
Arcobaleno per Lara - Nicola
Ti aUGURo di<br />
SENTiRTi UNa<br />
PRiNCiPESSa,<br />
UNa doNNa di<br />
vaLoRE<br />
E di aFFidaRTi<br />
PRima di TUTTo<br />
a TE STESSa<br />
Sandra Recchia<br />
Cara Cindy,<br />
sei stata una bambina vitale e spiritosa e credo che<br />
le tue qualità non siano state valorizzate abbastanza,<br />
anzi alcune tue caratteristiche hanno “scomodato”<br />
e non state comprese da chi doveva accompagnarti<br />
nella crescita.<br />
La tua adolescenza è stata tormentata, travagliata<br />
e i tuoi rifugi sono stati la musica classica, la<br />
letteratura e il cibo, ma non hanno placato la<br />
tua rabbia, le tue paure e i tuoi desideri.<br />
Ti stavi allontanando sempre dal tuo corpo<br />
e non vivevi.<br />
Grazie all’incontro con Raffaele e alla<br />
conoscenza del Metodo alla Salute, ti sei<br />
rimessa in gioco.<br />
Spinta da Mariano e da tanti<br />
accompagnatori devoti, hai espresso<br />
tutta la rabbia e il dolore che provavi,<br />
ti sei sputtanata e sei stata coraggiosa.<br />
Anche il nostro rapporto è cresciuto:<br />
da un rapporto asimmetrico siamo<br />
diventate sorelle alla pari e ci ha<br />
liberato.<br />
Ho vissuto insieme a te i tuoi<br />
cambiamenti, le tue difficoltà e ti<br />
ammiro per il tuo coraggio e la tua<br />
determinazione. Per me sei una persona<br />
significativa, l’anno scorso sei stata molto<br />
generosa e ti ho sentito vicina in una fase<br />
delicata della mia vita.<br />
Hai intrecciato relazioni profonde con tante<br />
persone e ti sei radicata nel territorio marchigiano,<br />
impegnandoti all’interno dell’Associazione, nel tuo<br />
lavoro e soprattutto per il Blog.<br />
La tua specificità sta venendo sempre più fuori e ne<br />
Lettere<br />
torna all’indice<br />
25<br />
gode anche chi ti sta vicino.<br />
Sei stata vista molto per il tuo maschile, la tua grinta<br />
e la tua capacità di “bombardare” le situazioni che<br />
sentivi ferme, ma credo che spesso questo ti abbia<br />
portato ad uscire fuori di te, spendendo tante energie<br />
per essere riconosciuta dagli altri.<br />
Invece tu hai un bellissimo femminile, accogliente e<br />
materno, che deve partire più dai tuoi bisogni, dai<br />
tuoi sogni.<br />
Sei una Donna bella e profonda che nasconde una<br />
tenera dolcezza.<br />
Per tutto questo da oggi ti auguro di sentirti una<br />
Principessa, una Donna di valore e di affidarti prima<br />
di tutto a te stessa, con la tua crescita e la strada<br />
ancora da percorrere, e di sentire accanto a te tanti<br />
compagni di viaggio.<br />
Ti voglio tanto bene.<br />
Buon compleanno sorellina!!<br />
Sara Manenti
UN CammiNo LENTo<br />
CHE Si aFFRoNTa<br />
GioRNo doPo<br />
GioRNo<br />
Davide Fontolan<br />
Il processo di salute deve utilizzare<br />
canali nuovi, più vicini ai codici della<br />
vita<br />
Ho letto oggi la petizione e la tua lettera Mariano e mi<br />
rendo conto che la vita oggi sta diventando un affare<br />
economico e non un cammino per ricongiungersi al<br />
proprie radici e a quelle degli esseri e della terra.<br />
La prima volta che ho fatto la visita al centro sono<br />
stato colpito positivamente dentro quella stanza da<br />
te.<br />
Tu neanche te ne ricorderai ero con mia mamma<br />
attorno al 2006, però di fatto sono tornato il<br />
giorno stesso a Padova perché stavo bene nelle mie<br />
dipendenze, pensavo che il centro fosse un luogo<br />
piatto.<br />
Tre o quattro anni dopo ho rivisto Chiara abbiamo<br />
cominciato a frequentarci e lei si è messa subito in<br />
trincea, è venuta con me fino a Foggia (nell’Aprile<br />
del 2010), li sono riuscito a stare tutta la settimana,<br />
tirando fuori il giorno del bilancio le mie difficoltà<br />
affidandomi al gruppo.<br />
E’ cominciato il mio cammino verso la salute che<br />
tuttora è all’inizio.<br />
Il Metodo non mi ha promesso pillole magiche con<br />
guarigioni miracolose, ma mi ha fatto capire che la<br />
vita si affronta giorno dopo giorno e se muovo un<br />
piccolo passo è significativo.<br />
Affrontare l’inedito, rendersi liberi.<br />
La psichiatria tradizionale a mio avviso ha dei limiti.<br />
Non va a curare l’origine del disagio. Oltre a quello,<br />
una visita di 30 minuti una volta ogni due settimane<br />
non può bastare per qualcuno che poi si rintana nella<br />
sua qual che sia fortezza-disagio senza realmente<br />
essere capito; a mio avviso non è una soluzione che<br />
porta verso la salute.<br />
Trenta giorni in presidio ospedaliero prendendo<br />
le medicine, che possono servire nel momento del<br />
bisogno, ma che di fatto non curano bensì tappano<br />
pezzi di vita che dovrebbero essere capiti. Si è<br />
rinchiusi in un luogo dove è privata la libertà, quasi<br />
Lettere<br />
torna all’indice<br />
26<br />
dovessi purgare per il tuo star male; bisogna capire<br />
che non è una soluzione, ma un palliativo che oggi,<br />
nel <strong>2012</strong>, dovrebbe essere superato.<br />
Comunque io non sono incazzato, pur avendo subito<br />
7 ricoveri, mi dispiace che non si riesca<br />
a capire che il processo di salute deve utilizzare canali<br />
nuovi, più vicini ai codici della vita.<br />
Io Mariano ti voglio bene, per quello che sei.<br />
Nuvole<br />
A MALATIA E TUTTE<br />
QUANTE<br />
Ma che è succieso sta<br />
proprio cagnanne o<br />
munno<br />
Mo ce steveno sold, salut e tanta brava<br />
gent.<br />
Oggi o vere nu se capisce chiu’ niente.<br />
Nu sacco e famiglie sotto e ncoppe, figli<br />
malati, tutti tutti quanti<br />
Viecchie, giuvane , zetelle e mmaretate .<br />
E’ o vere è na tempesta che mo’ s’e<br />
scatenata.<br />
Sentit a me, mo achella figlia vost, a<br />
cchiu’ bella, si proprio a chella<br />
Primm che se votte a coppe a loggia,<br />
ambress ambress facite e valigia e<br />
accumpagnatela a Foggia.<br />
La’ sicuramente capite a’malatia trasenne<br />
rind o munn.<br />
Però tu suoffre, pecchè t’adda calà fino a<br />
nfunn.<br />
T’aiuta nu miereco piccerillo ca te porta<br />
chianu chianu<br />
Ma nun te preoccupà ca si a paura te<br />
piglia, sicur, sicurament, chille te tratta<br />
meglio e na figlia.<br />
Po nu poco a vote te accuorge che stai<br />
meglio e si tu cagne chianu chianu<br />
Arriv assaie, assaie luntan.<br />
E vicina te si te vuote o vir semp, oillan<br />
oì ce sta Marian.<br />
Mimmo Ambrosio
LETTERa<br />
da UN FiGLio<br />
ad UN FiGLio,<br />
PER PadRi CHE<br />
dESidERaNo<br />
diSCENdENza<br />
mETaSToRiCa<br />
Raffaele Cimetti<br />
La mia esperienza di figlio è stata<br />
pessima,<br />
Caro Riccardo,<br />
quello che hai scritto è molto bello rispetto alla crescita<br />
che dei padri di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> possano-possiamo<br />
raggiungere. Forse come ben sai la mia esperienza<br />
di figlio è stata pessima, soprattutto con la figura<br />
del padre. Mio padre mi ha rifiutato dal momento<br />
in cui mi ha concepito e questa è una sensazione<br />
talmente forte dentro la mia vita che ancora non<br />
riesco a sciogliere completamente. E’ come se questo<br />
rifiuto mi avesse fatto aggrappare alla vita ma senza<br />
avere il tempo e la possibilità di costruirmi la mia<br />
vera identità a partire da quello che realmente sono.<br />
Durante la dinamica del “tradimento” in grotta di<br />
Silvio, Mariano mi disse che mio padre era dentro<br />
di me giù, giù e che ancora tendevo a difenderlo.<br />
Io non mi rendevo conto di questo e forse ancora<br />
non me ne rendo conto completamente. Pensavo di<br />
aver rimosso mio padre eppure cercavo in fondo in<br />
fondo quel padre semplicemente devoto che descrivi<br />
tu. Ma non poterlo avere ti genera rabbia. Per me<br />
era rabbia affogata, repressa. Quando ho toccato con<br />
mano questa consapevolezza mi sono reso conto di<br />
quanta tristezza era inzuppata la mia vita e di quante<br />
carezze e carenze era stato privato il mio corpo. Mi<br />
sono sentito un coglione ed ho provato a ripartire da<br />
quello che ero. I diritti li difendo per gli altri perché<br />
in fondo in fondo non riesco a trovare quel giusto<br />
riscatto per le carenze che ho subito e a difendere<br />
completamente i miei. Io che non riuscivo nemmeno<br />
a pronunciare la parola “papà” fino a pochi anni<br />
fa, perché non l’avevo mai pronunciata. Era come<br />
affrontare un mostro ogni volta che lo dovevo fare.<br />
Alle elementari quando ci facevano leggere davanti a<br />
Lettere<br />
tutti a rotazione per me era una tortura, specialmente<br />
quando le letture erano riferite alla famiglia, la sola<br />
idea di incontrare la parola “papà” mi creava disagio<br />
e più mi concentravo pensando alla parola successiva<br />
più leggevo male, più mi accartocciavo e più leggevo<br />
male e più facevo brutta figura. Mi stancava.<br />
torna all’indice<br />
27<br />
Ogni volta che devo affrontare gli<br />
adulti è come se dovessi affrontare<br />
mio padre<br />
Mi è capitato anche qualche mese fa. Sono andato<br />
dal perito dell’assicurazione del palazzo e prima di<br />
entrare negli uffici ho dovuto fare tutto un rito di auto<br />
rafforzamento dandomi coraggio, preparandomi<br />
il discorso e alla fine non c’era nemmeno. Sono<br />
uscito dagli uffici che puzzavo. Avevo sudato e<br />
mi ero messo in uno stato di sofferenza per una<br />
cazzata, per il semplice fatto che dovevo affrontare<br />
un padre. In macchina mi sentivo una merda, un<br />
fallito, inconcludente. Mi sono chiesto ma cosa mi<br />
sta succedendo? E poi mi è venuto in mente quel<br />
testa di cazzo di mio padre e quando mi trovo in<br />
difficoltà a volte dico: ma dove cazzo sei e dove cazzo<br />
sei stato? Anche affrontare Vendola per me è stato<br />
dispendioso. Perché queste situazioni mi riportano<br />
a quando dovevo affrontare mio padre. Era un<br />
tutt’uno di sofferenza fisica, desideri, angoscia,<br />
paura. Il cuore mi si accelerava e me lo sentivo in<br />
gola. Quando una cosa ti manca parecchio la desideri<br />
dal profondo e non la sai riconoscere nel profondo<br />
perché nel profondo sei stato deluso, ferito, tradito,<br />
abbandonato. Proprio l’incontro con Vendola dei<br />
giorni scorsi mi ha riportato ad un episodio, l’ultimo<br />
incontro diretto che ho avuto con mio padre. Mi ero<br />
appena diplomato. Avevo deciso di andare a studiare<br />
a Perugia o ad Urbino all’Università. Il problema<br />
era la povertà-precarietà che non mi permetteva<br />
di uscire fuori di casa con sicurezza-serenità per<br />
poter affrontare le spese universitarie. Decisi anche<br />
spinto da mia madre che mi aizzava ma non mi<br />
accompagnava di chiedere aiuto a mio padre. A<br />
Maria (mia madre) forse le faceva comodo quando le<br />
riportavo la mia delusione (che nemmeno ascoltava<br />
profondamente) perché la rafforzava dicendo che<br />
mio padre era un porco senza rendersi conto che in<br />
fin dei conti giudicava anche mio padre e in piena<br />
adolescenza è un aspetto pesante. Decisi comunque<br />
di affrontare mio padre e di chiedergli se mi avesse<br />
aiutato economicamente a sostenere l’Università. Mi<br />
ricordo ancora l’espressione, mi disse: scherzi, per la
cultura, io ci tengo alla cultura. Non mi fece festa per<br />
il fatto che mi ero diplomato, non sentii nessun tipo<br />
di attaccamento, appartenenza. Mi disse che ci teneva<br />
alla cultura, lui che era abbastanza cafone e che mi<br />
avrebbe aiutato, ma come? Mi diede duecento mila<br />
lire e due buoni trentennali, uno da cinquantamila<br />
lire e uno da centomila lire che mi avevano messo da<br />
parte quando ancora vivevano insieme con Maria.<br />
Erano buoni che tra l’altro ci aveva rubato quando<br />
si separarono. Non capii cosa mi aveva promesso e<br />
qual era il suo impegno nell’aiutarmi realmente.<br />
Una cappa che ti avvolge<br />
E’ come se volessimo regredire e non percepiamo<br />
più qual è la finzione e qual è la realtà. Cosa avevo<br />
ottenuto da mio padre? I mesi successivi passarono<br />
ma non mi è mai arrivato una lira di aiuto da mio<br />
padre. Dopo un po’ di mesi ebbe il coraggio di<br />
chiamare ai collegi lasciando detto a un mio amico<br />
se gli potevo spedire il certificato di frequenza<br />
perché gli serviva per incassare gli assegni familiari<br />
in Svizzera. Mi ricordo che Vincenzo Nanni mi<br />
disse: ha chiamato tuo padre ha detto se gli puoi<br />
spedire il certificato. Aveva chiamato mio padre che<br />
in quattro anni non ha mai più chiamato e le sere<br />
sentivo il telefono del blocco squillare e la voce di<br />
altri padri. Quando non hai niente impari a fare con<br />
quello che hai e ti illudi di quello che non hai. Fece<br />
intervenire addirittura un vicino di casa, finanziere a<br />
Pesaro, attraverso la suocera impiegata alla casa dello<br />
studente. Nonostante tutto, ogni tanto mi sognavo<br />
che qualche volta si fosse fermato ad Urbino salendo<br />
Lettere<br />
torna all’indice<br />
28<br />
in Svizzera. Erano quei sogni che fai molto prima di<br />
quelli ad occhi aperti perché c’è una censura dentro<br />
di te severa che te li blocca. Che cazzo sogni? Certe<br />
emozioni quando non le hai potute vivere diventano<br />
pericolose, le desideri ma è come desiderare ciò che<br />
non conosci. Io sono orfano di tanti vissuti e mi<br />
piacerebbe imparare a vivermeli.<br />
Ti auguro di realizzare-costruire un<br />
progetto in cui si possa scambiare<br />
quel senso paterno che descrivi<br />
Mi dicono che ho un grande paterno e questo fatto<br />
un po’ mi dà sicurezza e un po’ mi dà fastidio. Il mio<br />
paterno è anche sincero perché sono una persona<br />
devota e sincera ma è anche una soluzione. In<br />
mancanza di esempi è difficile credere fino in fondo<br />
di essere esempio. Caro Riccardo, non so perché<br />
ti ho scritto queste cose. Ti auguro di realizzarecostruire<br />
un progetto in cui si possa scambiare quel<br />
senso paterno che descrivi e che umanamente tutti<br />
dovremmo assaporare e fare assaporare. Con piacere<br />
come dici tu, con gioia e festa. Tanta festa, per i<br />
figli che sono la discendenza metastorica. Io sono<br />
fiducioso per il tuo progetto. Sono fiducioso e spero<br />
di esserci. La vita, le nostre vite sono tagliate, assetate,<br />
bloccate, tritate. Eppure come ci insegna Mariano la<br />
metastoria è padre e madre della nostra importanza.<br />
La storia è una parte di questa importanza ma il più<br />
delle volte ci viene posta e fatta vivere al negativo.<br />
Ma la metastoria sa festeggiare. Ti auguro tanta<br />
metastoria.
Solitudini<br />
Il blues della lumaca, Il lamento dell’anima ferita.<br />
Un canto solitario che si leva dal profondo e che parla di rabbia e di dolore.<br />
Come il coyote, anche la lumaca sale sulla rupe e affida alla luna il proprio canto. Ascoltare il proprio<br />
negativo è il primo passo per andare oltre. Dove? ...<br />
Verso il prossimo blues!!<br />
La RaBBia NoN<br />
ESPRESSa di UNa<br />
BamBiNa<br />
Benedetta<br />
In pochissimo tempo mi sono sentita<br />
di nuovo bambina, fragile e incredula<br />
di ciò che stava accadendo a me<br />
Inizio dalla fine.....<br />
"Ieri, una passeggiata, il cimitero, Renato, la sua<br />
voce, il racconto, il corridoio, la paura, il desiderio,<br />
la lapide, la foto sbiadita, il nodo, di nuovo la paura,<br />
la pancia, l'accompagnamento, Renato, Nonno,<br />
Arturo, la bambina, la morte, l'abbandono, io e il<br />
mostro, io e l'affetto, io e un uomo, io e l'amore, io e il<br />
desiderio, la delusione, il dolore, le lacrime, il silenzio<br />
soffocato, l'infanzia tradita, la morte in agguato, la<br />
rabbia repressa, io e i suoi occhi, io e il terrore, io<br />
e l'ingiustizia, io e i ricordi più vivi dell'infanzia, la<br />
violenza...la rabbia espressa di una bambina, quella<br />
espressa di una donna, la fatica, e di nuovo tanto<br />
dolore.<br />
Ricordi non più sbiaditi, ma rubati e rapiti da un<br />
dolore che per trent'anni hanno cancellato e non<br />
vissuto la mia vita...ora la ferita è finalmente aperta e<br />
il dolore sta sgorgando liberamente. Non so cos'altro<br />
verrà fuori dal buio sotterrato insieme al suo corpo<br />
esanime quando avevo solo otto anni".<br />
E' così che ho vissuto due giorni fa quando ho deciso<br />
insieme all'aiuto amorevole di Renato di affrontare<br />
Arturo, il mio nonno paterno, e senza sapere cosa<br />
poteva accadere mi sono immersa in quel pozzo che<br />
durante il progetto Rainbow è riemerso più insistente<br />
e nitido.<br />
torna all’indice<br />
29<br />
Voglio scrivere perché sento che questo è anche il<br />
frutto che sto raccogliendo di tanto lavoro che ho<br />
fatto dentro di me soprattutto nell'ultimo anno.<br />
E' un nuovo inizio per la mia vita dove sento che<br />
posso cominciare a fidarmi un po' di più della figura<br />
maschile che per tanto, troppo tempo, ha tessuto le<br />
mie catene di desiderio-delusione-dolore.<br />
Le braccia di Renato mi sostenevano<br />
Il ricordo è riemerso all'improvviso, proprio davanti<br />
alla sua triste lapide che da più di sei anni non<br />
visitavo.<br />
In pochissimo tempo mi sono sentita di nuovo<br />
bambina, fragile e incredula di ciò che stava<br />
accadendo a me, a me e a lui, e a mio fratello Gabriele.<br />
Le braccia di Renato mi sostenevano e mentre le sue<br />
mani premevano sulla mia pancia i ricordi salivano,<br />
uno ad uno, senza più fermarsi...<br />
Sentivo la paura di cosa potesse venir fuori e mi<br />
fregavo con il mio razionale per non perdere il<br />
controllo, quel controllo che per tanto tempo mi<br />
ha permesso di non ricordare e di continuare a non<br />
vivere nella verità.<br />
L'affetto che sentivo per mio nonno era senza misura,<br />
questo è quello che inizialmente ho provato appena<br />
dinnanzi a lui.<br />
Lui era un uomo, e da bambina mi riempiva di mille<br />
attenzioni, in certi momenti la sua dolcezza mi rapiva<br />
da darmi uno sballo senza limiti.<br />
I suoi occhi tristi e profondi sono impressi dentro di me<br />
da sempre, le sue mani forti e decise ora le ricordo con<br />
un po' di terrore.<br />
Era un uomo fragile e aveva bisogno di me. La sua<br />
dolcezza all'improvviso diventava gelida e il suo<br />
sguardo cambiava e si faceva sempre più mostruoso.<br />
Io non potevo fermarlo, era troppo per me, piuttosto<br />
aspettavo che la sua ira si placasse per poi accogliere le<br />
sue lacrime di sofferenza nella mia pancia così piccola<br />
per ribellarsi, ma troppo grande per non perdonarlo.
Io ero il suo gioiello prezioso e segreto e nessuno mai<br />
avrebbe potuto portarmi via da lui. Io ci ho creduto, mi<br />
fidavo di lui, pensavo che non mi avrebbe mai tradita,<br />
che io e lui oramai eravamo una sola anima come lui<br />
spesso mi ripeteva.<br />
I giorni, i mesi, gli anni passavano e sentivo che il<br />
mio corpo non mi apparteneva più, che la mia anima<br />
l'avevo venduta al suo dolore, e che per sempre sarebbe<br />
stato così.<br />
Mi sono sentita soffocare non solo<br />
fisicamente<br />
Non so se ad un certo punto io abbia deciso di morire<br />
perché a poco meno di quattro anni ci fu un episodio<br />
di soffocamento che durante la notte mi portò in uno<br />
stato di incoscienza totale dove gli stessi medici, da<br />
quanto raccontano i miei genitori, mi credevano con<br />
scarse possibilità di sopravvivenza.<br />
Il soffocamento è un sintomo che in tutti questi anni<br />
spesso torna a farmi visita, e il soffocamento è quello<br />
che io avrei voluto infliggere a mio figlio Ludovico,<br />
quando aveva appena qualche mese.<br />
Mi sono sentita soffocare non solo fisicamente ma<br />
anche in tutte le relazioni che ho avuto; ad un certo<br />
Solitudini<br />
torna all’indice<br />
30<br />
punto sentivo che stavo soffocando che dovevo in<br />
qualche modo ribellarmi; così è andata anche con<br />
Luca.<br />
L'altro sintomo forte è lo sporco, lo sporco che<br />
sentivo penetrare dentro di me, un corpo sporco<br />
che non sentivo più mio, lo sporco mi terrorizzava<br />
portandomi ad avere paura di me stessa. Il mio<br />
sporco poteva contagiare gli altri, mi sono sentita<br />
indegna, peccatrice e condannata a vivere in questo<br />
sporco.<br />
Sento che questo sporco ha cominciato ad ingigantirsi<br />
sempre di più con la presenza di una madre che ha<br />
racchiuso tutta la sua vita nei suoi dogmi religiosi,<br />
negandosi definitivamente il suo corpo e la sua<br />
sessualità.<br />
Sento che mio padre aveva, ha paura di me, della<br />
mia bellezza, del mio corpo, che a differenza di mio<br />
nonno lui si è negato il desiderio ancora prima di<br />
provarlo. Anche Luca sento che è entrato con me,<br />
nella mia sessualità in questo modo.<br />
Mi sono finalmente lasciata andare<br />
Valentino Pieroni<br />
La sua lapide mi osservava dall'alto e nonostante<br />
sentivo che alcune cose erano venute fuori, ho avuto
la sensazione di sentirmi di nuovo nel limbo...avevo<br />
bisogno di guardarlo negli occhi senza dover alzare<br />
la testa in segno di sottomissione, e così Renato ha<br />
avuto la prontezza di procurarmi un sostegno che mi<br />
portasse finalmente alla sua altezza.<br />
Da qui in poi non ricordo molto, le sensazioni si,<br />
quello ce le ho ancora vive.<br />
Appena Renato mi ha invitata a vomitargli anche<br />
il male che mi aveva fatto e a tirare fuori la rabbia<br />
che avevo, senza aver paura di perdere ciò che di<br />
buono c'era stato, è come se dentro di me è scattata<br />
una scintilla che ha messo in moto tutto il mare di<br />
emozioni che è seguito...<br />
Dopo l'ira e il dolore ho sentito la morte, e i conati di<br />
vomito l' hanno in parte fatta uscire.<br />
E' un inizio, un inizio importante a cui<br />
non credevo di poter attingere...<br />
Mi sono finalmente lasciata andare, il controllo e<br />
la paura si sono dileguate e la mia parte bambina,<br />
delusa e ferita è riemersa da un soffocamento che ha<br />
avuto vita per troppo tempo.<br />
Ora lui se ne sta li, solo, con la sua foto fantasma,<br />
l'unica in quel corridoio di morti oltre a quella della<br />
moglie che gli sta accanto, che sono state sbiadite dal<br />
sole...<br />
I suoi fiori finti, morti, li ho voluti togliere<br />
e gettare dentro un incavatura naturale del<br />
terreno a forma di bara che casualmente<br />
ho trovato mentre passeggiavo nelle mie<br />
colline marchigiane.<br />
Mio nonno mi lasciò presto avevo<br />
appena otto anni e oggi nel ricordarmi di<br />
quel giorno sento il dolore profondo di<br />
chi mi ha tradito lasciandomi da sola a<br />
rimarginare una ferita troppo profonda.<br />
Sento che nonostante le mie immersioni<br />
non sono riuscita del tutto a far sgorgare<br />
quel sangue di rabbia e dolore che non<br />
riuscivo a vedere, che forse non basterà<br />
tutto la vita o forse non è importante<br />
quanto io riesca a farlo, ma l'averlo fatto<br />
mi ha sicuramente alleggerita e ridonato<br />
un po' di ossigeno.<br />
La sensazione di rabbia mi ha<br />
accompagnata per tutta la giornata,<br />
ma sento anche di aver cominciato a<br />
perdonarmi-lo più in profondità.<br />
La presenza di Renato come padre,<br />
Solitudini<br />
torna all’indice<br />
31<br />
nonno, e compagno di viaggio mi ha permesso<br />
in questo ultime tre settimane di arrivare a ieri.<br />
Attraverso la paura, lo schifo, il desiderio che sentivo<br />
nei suoi confronti sono riuscita a rivivermi tutto quel<br />
dolore nascosto.<br />
Oggi mi sento un po' più donna e tutto questo sento<br />
che rimarrà dentro di me a vita.<br />
Sono profondamente grata a Renato che con amore<br />
e devozione non si è spaventato, e in questo tempo è<br />
riuscito a starmi accanto senza perdersi. Lo ringrazio<br />
per come è riuscito a stare in questo mio dolore e di<br />
come è riuscito ad accompagnarmi a scendere, a stare<br />
e poi a risalire con la sua profonda teoria. Mi sento<br />
più alla pari con la figura maschile, lo sporco è solo<br />
nostalgia e il desiderio di crescere nella relazione con<br />
il maschio è sempre più forte.<br />
Nel raccontarmi a Luca ho avuto molta paura, ma<br />
ho sentito di avergli fatto un regalo togliendo un<br />
altro velo che intralciava la nostra storia intrecciata<br />
e complicata.<br />
Ora posso dire che ho aggiunto un altro tassello<br />
alla mia storia di abbandono che sicuramente ha<br />
condizionato la relazione con mio padre... anche se<br />
quella è un'altra storia.<br />
Moise Kebe
aNSia<br />
PaURa<br />
CoRaGGio<br />
Federico Pierlorenzi<br />
Ho messo in atto l’unita di crisi nei<br />
confronti di mia madre<br />
Il mese di settembre si inserisce in un periodo di<br />
crescita per me più lungo. Da giugno in poi ho messo<br />
in atto l'Unità di Crisi nei confronti di mia madre,<br />
ovviamente grazie alla rete di <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> che mi<br />
accompagna. Ho già superato la "Distinzione" e la<br />
"Separazione" e ora sono nel pieno del "Decidere".<br />
In questo "Decidere" si sta evolvendo questo mese di<br />
settembre.<br />
La prima settimana è partita la convivenza 24<br />
ore su 24 con Luigi. In rapporto uno a uno mi sto<br />
sperimentando molto. Grande fatica.<br />
La seconda settimana ho fatto un'Intensiva a<br />
Cesenatico insieme a mia sorella maggiore e alla sua<br />
famiglia acquisita.<br />
Lì sono emerse molte parti anche dolorose. Al ritorno<br />
è continuata la convivenza stretta con Luigi e non<br />
ho ancora avuto modo di rivedere alcune delle cose<br />
emerse durante l'Intensiva. In compenso appena<br />
è tornata a casa, mia sorella è scoppiata con mia<br />
madre che ha innescato le solite vecchie dinamiche e<br />
ha usato la nostra terza sorella, che tra l'altro anche<br />
incinta, come cesso.<br />
Facendo così saltare anche il marito che ora è<br />
inviperito con me e mia sorella maggiore.<br />
Insomma, ora che sento il bisogno di essere<br />
accompagnato a vedere cose mie profonde, mi ritrovo<br />
ad accompagnare Luigi e a dover accompagnare la<br />
mia famiglia di origine.<br />
È da un po' di giorni che mi<br />
frulla in testa la domanda:<br />
"Ma perché ancora non<br />
riesco a tagliare fino in fondo<br />
questo cazzo di cordone<br />
ombelicale con mia madre?"<br />
Va bene, lei non ne ha la<br />
benché minima intenzione.<br />
Ma questo già lo sapevo ed<br />
ho iniziato comunque l'Unità<br />
di Crisi nei suoi confronti.<br />
D. Quitadamo<br />
Solitudini<br />
torna all’indice<br />
32<br />
Ma perché non riesco a tagliare fino<br />
in fondo questo cazzo di cordone<br />
ombelicale…<br />
Poi oggi mi è capitata un'emozione travolgente. Ero<br />
al parco del Cardeto con Luigi e con la famiglia di<br />
mia sorella maggiore al completo. Ritengo di essere<br />
stato un pessimo fratello, ma come zio me la cavo alla<br />
grande. Lo posso dire perché il ritorno dei nipoti in<br />
tal senso è esplicito. Più che altro cerco di dare loro<br />
l'attenzione che io non ho mai ricevuto da piccolo.<br />
Non serve molto, basta uno sguardo occhi negli<br />
occhi, e cercare di trovare ed esplicitare un aspetto<br />
positivo dell'individuo che si sta guardando. Il resto<br />
viene da sé.<br />
Soprattutto con i bambini.<br />
Soprattutto se si stacca il razionale e ci si muove con<br />
la pancia.<br />
Fatto sta che mi trovavo con la nipotina di due<br />
anni in braccio davanti ad uno strapiombo per<br />
farle vedere il panorama. E dentro mi è salito il<br />
desiderio di buttarla giù nel vuoto. Va da sé che le<br />
voglio un bene dell'anima, e lei è affettuosissima<br />
nei miei confronti. Ma lo sconquasso emotivo di<br />
questi giorni e la frustrazione di non riuscire a<br />
trovare il tempo per rielaborarlo, sommati ai carichi<br />
che continuano a presentarsi all'orizzonte, hanno<br />
amplificato l'emozione distruttiva. Fatto sta che ho<br />
dovuto farla scendere dalle braccia e allontanarmi<br />
un po'. Inoltre lo squilibrio emotivo mi ha portato a<br />
reagire con Luigi in maniera aggressiva quando, per<br />
l'ennesima volta nel giro di pochi minuti, ha invaso<br />
il mio territorio senza preoccuparsi di nient'altro che<br />
di se stesso (grazie, non è un caso se ha l'etichetta<br />
dello psicotico!).<br />
L’ansia la paura e la rabbia<br />
alimentano il drago<br />
In definitiva però ho capito che non riuscirò mai a<br />
vedere ed accogliere davvero gli altri se prima non<br />
verrò visto ed accolto io. Purtroppo mia madre non<br />
lo ha fatto e continua a persistere sul non volerlo<br />
fare. Quell’ istante in cui ho sentito il desiderio di<br />
liberarmi di mia nipote, era probabilmente per<br />
prendere io quel posto che nessuno mi ha mai<br />
donato.<br />
E ora si spiega perché continuo a trovare compagne<br />
"sfracanate" alle quali faccio da padre con la speranza<br />
vana che loro mi facciano da madre!
Il tarlo che mi sta logorando l'anima è: se è vero<br />
che le relazioni si costruiscono in due, ora che so<br />
che il 50% che dipende da mia madre non c'è stato<br />
e tende a non esserci ancora, è possibile davvero<br />
riprendersi parti in profondità da altre "madri di<br />
<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong>"? E se sì, quanto di quel 50% sarà<br />
possibile per me riprendermi? Riuscirò davvero a<br />
terminare questa Unità di Crisi e quindi a Crescere?<br />
Oppure sono condannato, come mi sbatte in<br />
faccia quotidianamente il povero Luigi, a rimanere<br />
incatenato su alcune parti all'unica donna che ha la<br />
chiave per liberarmi ma non ha intenzione di farlo?<br />
L'ansia, la paura, e la rabbia alimentano il drago che<br />
si fa strada dalle mie profondità, e attorno a me non<br />
vedo ancora luci.<br />
Asia - Dina<br />
Solitudini<br />
torna all’indice<br />
33<br />
Mi trovo un po' in un<br />
collo di imbuto, atteso<br />
e quindi ben accolto: a<br />
tappe distanziate ma<br />
intense prosegue un<br />
lavoro con mia madre: è tempo di<br />
riemergere continui di dolori e sentimenti<br />
anche amari, così come di<br />
incanti e sguardi infantili, rimossi<br />
dimenticati e sepolti da tantissimo<br />
tempo. Lentamente si riscopre chi<br />
sono. Le strettoie non sono comode,<br />
ma ti costringono a riscoprire<br />
tanto delle tue potenzialità di<br />
movimento e articolazione!<br />
Sempre più fortemente cambia<br />
lo sguardo sugli altri, facendomi<br />
scivolare le troppe e strutturate<br />
parole da un orecchio all'altro<br />
e lasciando che il mio sguardo,<br />
a volte un po' ebete in questo<br />
periodo, si appoggi sui loro bambini<br />
antichi e malamente sepolti,<br />
nel tentativo di ascolto di ciò che<br />
veramente vogliono e chiedono.<br />
E quanto a volte il mio bambino<br />
dentro vorrebbe litigare con loro!<br />
E quante volte il mio bambino<br />
dentro vorrebbe giocare con<br />
loro!<br />
I tanti bambini intorno, quelli<br />
anagraficamente tali, non concedono<br />
tregua anche in questo<br />
lavoro: comincio a rendermi<br />
conto di quanto sia veramente<br />
strana la home-life dell'anagraficamente<br />
adulto quando diventa<br />
genitore!<br />
Un bacio,<br />
Lele<br />
Nuvole
BRiLLaRE PER SE!<br />
Naima<br />
Non dovremmo mirare ad essere<br />
preziose stelle che illuminano gli altri<br />
ma umiliarci ad ascoltare di più<br />
Non dovremmo sprecare il tempo a scoprire tutte le<br />
verità, al fine di attivare sempre una reazione giusta,<br />
ma permetterci anche di sbagliare imparando da gli<br />
errori potremmo darci le risposte più impensate.<br />
Non dovremmo pensare di compiere gesti<br />
straordinari, ma capire perché vogliamo ottenere<br />
i consensi dall’esterno, perché siamo bloccati e<br />
fuggiamo quando l’esterno ci obbliga ad osare, a<br />
crescere e assumerci le nostre responsabilità.<br />
Perché ci fa stare male una dinamica e ci spaventiamo,<br />
la evitiamo con mille scuse, anche se sappiamo che ci<br />
farebbe solo bene intervenire.<br />
Non serve reprimere gli stimoli che la vita ci regala<br />
ma occorrerebbe approfittarne, per far nascere in<br />
noi un cambiamento serio che ci faccia riconoscere<br />
per primi il nostro valore, poiché così, agendo anche<br />
sottomessi al dolore, ci spingiamo oltre i nostri limiti.<br />
Non dovremmo disdegnare di essere un fioco<br />
lumicino, poiché non serve essere delle stelle o il faro<br />
di qualcuno.<br />
Fare da riferimento, senza avere il coraggio di stare<br />
male per primi non serve oggi.<br />
Per uscire da un profondo disagio personale, si<br />
deve attraversare la travagliata via come un tunnel<br />
canale da parto, divenendo poi coscienti del proprio<br />
cambiamento.<br />
Questo esempio, il metterci in dinamica, è più utile a<br />
chi ci circonda, infatti aver fatto il lavoro per primi su<br />
di se da più garanzie di mille parole la possibilità di<br />
crescita conoscenza rimarrà infinita… non termina<br />
mai finché c’è vita.<br />
Quando si giunge a fare chiarezza su se stessi e<br />
ci si affida ad un percorso potremmo riuscire a<br />
svelare i meccanismi nascosti che ci danneggiano e<br />
a fare luce sulla nostra storia così da poter crescere<br />
continuamente vivendo meglio e non sopravvivendo.<br />
Di fronte al nostro fenomeno vivo saremo più efficaci<br />
se attraversiamo il nostro dolore mostrandolo a chi<br />
Solitudini<br />
torna all’indice<br />
34<br />
ci può capire ed è disposto ad accoglierlo.<br />
Potremmo arrivare a capire i nostri desideri più<br />
nascosti repressi da anni così da fare risuonare in<br />
noi tutte le note che ci riguardano creando un<br />
espressione di noi stessi più armonica.<br />
Se individuo un cambiamento che devo fare , con<br />
umiltà devo chiedere aiuto a chi può scuotere a farlo<br />
concretizzare, affinché ciò avvenga perché da solo<br />
non posso farcela e i tentativi saranno utili a ritrovare<br />
il nostro valore più specifico, ad esaltare l’indico che<br />
è in noi.<br />
Con un viaggio interiore se esploro il<br />
mio buio, la parte oscura mi parla<br />
Starò male e poi anche bene da solo/a con umiltà mi<br />
accolgo e supero le paure partendo da ciò che sono<br />
realmente, così un passo dopo l’altro accetto che<br />
posso essere un fioco lumicino, ma anche che posso<br />
evolvere più di un sole brillante!<br />
Se analizzo con altri là dove il mio crescere si è<br />
fermato, posso riprendere a lavorare sui miei blocchi,<br />
sui miei codici biorganici e migliore il codice<br />
analogico, perché oltre al progetto su di me (cioè<br />
l’espressione massima dell’ indaco), deve esistere un<br />
progetto più grande a cui dovrò aderire e risponde<br />
alle eterne domande “chi siamo… da dove veniamo<br />
e verso dove andiamo”.<br />
Per divenire Globnauti alla riscossa… serve<br />
una morte iniziatica…solo così il mondo ci farà<br />
meno paura: interroghiamoci di fronte al dolore e<br />
affondiamolo!
Pensatori<br />
Libera e leggera la mente vola. Dai momenti leggeri della vita c’è sempre da trarre lo spunto per<br />
riflessioni profonde poiché sono le profondità che danno voce ai momenti leggeri.<br />
daL<br />
SiNTomo<br />
aL<br />
NaSo GLoBaLE!<br />
Martino Colicchio<br />
Per tre anni ho sofferto di quella che<br />
è stata diagnosticata come “rinite<br />
cronica”. Si tratta di un problema non<br />
grave, ma molto fastidioso capace di<br />
condizionare pesantemente la vita<br />
nella quotidianità<br />
Il tutto è cominciato circa tre anni e mezzo fa a Parigi<br />
dove mi trovavo per svolgere un tirocinio con borsa<br />
di studio. Già da tempo avevo forti raffreddori ma<br />
è stato nella capitale francese che il mio malessere<br />
ha cominciato a diventare più intenso e continuo.<br />
Il naso che colava costantemente, la respirazione<br />
affannosa, la sensazione di un tappo che non lasciava<br />
trapelare l’aria, il mal di testa, gli attacchi di starnuti<br />
che potevano durare per minuti interi e presentarsi<br />
ripetutamente nell’arco della stessa giornata, le<br />
notti insonni consumando quantità industriali di<br />
fazzoletti.<br />
Una volta tornato a casa, la situazione è peggiorata e<br />
dopo qualche mese mi sono deciso a rivolgermi ad<br />
uno specialista considerato uno dei migliori otorini<br />
della Romagna e dintorni. Per lui, era chiaro come<br />
il problema fosse dentro il naso. Infiammazione<br />
acuta e cavità troppo piccole: questo il verdetto della<br />
telecamera che mi ha ficcato dolorosamente nelle<br />
narici per la “modica” cifra di 200 e passa euro.<br />
Stando alle sue parole, ero comunque da ritenermi<br />
torna all’indice<br />
35<br />
fortunato visto che con una cura a base di cortisone<br />
avrei potuto riprendermi in sei mesi ed evitare<br />
l’operazione. Così ho fatto e sono ripartito per<br />
altri progetti europei con la mia bella dose di<br />
cortisone. Presto ho capito però che le medicine<br />
rappresentavano solo un tappo e creavano<br />
dipendenza. Se mi dimenticavo di prenderle o stavo<br />
qualche giorno senza mi sentivo peggio di prima.<br />
Inoltre, il cortisone non mi faceva bene e sentivo che<br />
il mio corpo faceva fatica ad assumerlo.<br />
Dopo sei mesi, quando in teoria avrei dovuto essere<br />
guarito, ho smesso la cura e mi sono ritrovato come<br />
prima. Gli attacchi di starnuto erano diventati<br />
semmai più violenti e frequenti.<br />
Deluso dall’esperienza medica ho continuato a<br />
prendere il cortisone senza prescrizione per un po’<br />
di tempo e ho provato a richiamare il dottore senza<br />
troppa convinzione.<br />
Non l’ho mai trovato e ho considerata chiusa quella<br />
parentesi. Non ho più preso niente e sono tornato al<br />
mio malessere così come ero partito.<br />
Allora ho fatto le cure termali provando così un<br />
approccio meno farmacologico ma non ho ottenuto<br />
alcun risultato.<br />
Dopo un inverno terribile, ho quindi deciso, su<br />
indicazione di mia madre, di tentare un’altra strada<br />
di cui ho sempre diffidato: quella omeopatica.<br />
Mi sono recato da una farmacista omeopata -<br />
naturopata di Rimini il cui ha approccio mi ha<br />
colpito molto.<br />
Subito ha voluto ricostruire storicamente la genesi<br />
del mio male e poi mi ha riempito di una serie di<br />
domande apparentemente inutili annotando tutte<br />
le risposte su un foglio. “Preferisci il mare o la<br />
montagna?” “Soffri d’ansia?”, “Meglio un panino al<br />
salame o al prosciutto?” e così via.<br />
Impregnato di una forte epistemologia scientifica,<br />
facevo fatica ad accettare questo approccio.<br />
Tuttavia sono rimasto sia perché non avevo niente<br />
da perdere sia perché ero incuriosito.<br />
Dopo aver consultato brevemente le risposte<br />
annotate, la farmacista stregona ha quindi
annunciato: “Secondo me, il tuo problema è lo<br />
stomaco”. Lo stomaco?? Ma come? Che c’entra col<br />
naso??<br />
Stando alla sua interpretazione, la massa mucosa<br />
che fuoriesce continuamente dal naso è infatti<br />
una conseguenza di quanto accade nello stomaco,<br />
l’organo dove si genera più acqua.<br />
L’analisi della farmacista mi ha spinto ad includere<br />
il problema in un globale più ampio in cui la<br />
dimensione fisiologica, emotiva ed alimentare sono<br />
strettamente collegate.<br />
Mi ha dato qualche<br />
pastiglia omeopatica da<br />
assumere mensilmente,<br />
mi ha prescritto un<br />
regime alimentare con<br />
pochi latticini e molti<br />
cereali e mi ha invitato<br />
a rimuginare meno<br />
sulle cose.<br />
Nel giro di un mese la<br />
cura ha sortito degli<br />
effetti positivi e ho<br />
cominciato a sentirmi<br />
leggermente meglio.<br />
Gli attacchi di<br />
raffreddore erano<br />
diventati meno violenti<br />
e la respirazione un<br />
po’ più libera. Inoltre,<br />
questo periodo ha<br />
coinciso con una<br />
lunga permanenza a<br />
Foggia (tutto il mese di<br />
Luglio) in cui ho potuto<br />
lavorare su me stesso<br />
con continuità.<br />
Tuttavia, dal momento<br />
che non sono bravo a<br />
rispettare le diete, ho<br />
presto ricominciato<br />
a mangiare formaggi<br />
senza troppa attenzione.<br />
Ho quindi alternato<br />
periodi in cui mi sentivo<br />
meglio ad altri in cui<br />
il malessere ritornava<br />
alla carica, il che faceva<br />
poi da specchio al mio<br />
percorso caratterizzato<br />
Pensatori<br />
torna all’indice<br />
36<br />
crescita e regressioni.<br />
E’ solo dopo l’intensiva di settembre,<br />
che ha segnato un passaggio<br />
importante, che ho potuto realizzare<br />
una cosa incredibile: mi sono reso<br />
conto come folgorato da un lampo<br />
di coscienza improvviso che da circa<br />
tre mesi non avevo più attacchi di<br />
starnuti<br />
da numerose fasi di Rachele Amadori
Ho quindi realizzato che, a parte qualche raffreddore<br />
estivo, di fatto non soffrivo più di “rinite cronica”<br />
ma soprattutto che mi ero pure scordato di questo<br />
fastidioso compagno di sventure!<br />
Oggi, la teoria mi aiuta a ricostruire e far luce su<br />
quanto avvenuto. Mi sento di dire che il problema<br />
è sparito nel momento in cui mi sono disinteressato<br />
di lui.<br />
La stagione cominciata con il Corso di epistemologia<br />
passando per l’aprile romagnolo ha dato i suoi<br />
frutti estivi che ho potuto vendemmiare al termine<br />
dell’intensiva di settembre. In particolare, l’estate<br />
è stato un momento decisivo in cui ho sofferto,<br />
lottato, sbagliato, lavorato, sono ricaduto, mi sono<br />
rialzato, mi sono perso e un po’ mi sono ritrovato.<br />
In sostanza, nel momento in cui ho cominciato a<br />
beneficiare dei frutti di circa un anno e otto mesi di<br />
percorso nel Metodo alla Salute il naso si è liberato.<br />
Nel momento in cui mi sono autorizzato a crescere<br />
e a recuperare parti mie specifiche il problema è<br />
svanito silenziosamente. In altre parole, lavorando<br />
più in profondità il sintomo è sparito.<br />
Si, perché oggi mi sento di considerare la “rinite<br />
cronica” non il problema ma bensì il sintomo, la<br />
punta dell’iceberg, la spia di un disagio più profondo.<br />
Non è un caso che il malessere sia esploso in un<br />
periodo di cambiamento quando, finita l’università,<br />
mi sono trovato allo sbando per poi ingabbiarmi<br />
in relazioni in cui non riuscivo a distinguermi e ad<br />
affermarmi.<br />
Sono stati anni di dipendenza e lacerazione, di non<br />
ascolto e forte asfissia interiore. Questo si è espresso<br />
bene attraverso il naso e le difficoltà respiratorie. E’<br />
stato solo ampliando il punto di vista, includendo<br />
il problema in globali sempre più ampi che sono<br />
arrivato a queste conclusioni.<br />
La prassi del lavoro su me stesso e la teoria che oggi<br />
riesco a fare rappresentano un’ulteriore conferma<br />
di come noi possiamo applicare le stesse leggi alla<br />
spiegazione di ogni fenomeno vivo.<br />
Che si chiami “depressione”, “psicosi” o “rinite<br />
cronica” infatti, si tratta pur sempre del sintomo e<br />
non del problema. Includendolo in globali sempre<br />
più grandi possiamo quindi essere in grado di andare<br />
alla radice, cambiando in profondità e lasciando che<br />
il sintomo si dissolva ringraziandolo comunque per<br />
il prezioso messaggio che ci ha inviato.<br />
Pensatori<br />
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37<br />
Nuvole Fuoco<br />
I lampi tondeggiando rombano<br />
come fuochi d'artificio<br />
il vento esprime quella forza di potere<br />
che c'è nella nostra anima<br />
un solo Dio riesce a scavare il proprio<br />
pensiero<br />
la fragilità non è una dote<br />
ma un livello di alti limiti<br />
si concepisce che la mentalità si è<br />
accelerata<br />
ed i pensieri feroci<br />
nell'acqua delle tombe sgorgano purissime<br />
al colpo di un mare in burrasca<br />
Malinconia<br />
Sul prato si posa una farfalla<br />
l'aria è umida<br />
dalle finestre aperte solfeggia il vento<br />
scorre veloce come una rondinella<br />
pian piano si ferma<br />
poi, d'improvviso, un abbondante calore<br />
fa segni di avvertimento<br />
la luna si scopre nella torpida ferocia<br />
ritorna l'autunno<br />
mese di scuola<br />
gli alunni sono fissi a leggere il quaderno<br />
mentre nei ciechi visi<br />
una canzone trapassa tra le nuvole beate<br />
della malinconia<br />
o del raggio di sole miracoloso<br />
che lacera gli aperti respiri<br />
Luigi Compagnone
SENTo iL BiSoGNo<br />
CHE<br />
GLi aLTRi<br />
diPENdaNo<br />
da mE<br />
Federico Pierlorenzi<br />
Aspettare che tutto sia a posto per<br />
partire non è reale, si sospende il<br />
vivere che è fatto di luci e ombre<br />
Ieri ho avuto la possibilità di delegare Luigi a Teresa<br />
e Luciano. Questo mi ha permesso di fare un po' di<br />
vuoto e di immergermi nel mio inconscio per cercare<br />
di fare teoria su quest’ ultimo periodo.<br />
La cosa che ne è emersa è che io ho il bisogno che<br />
gli altri dipendano da me. Ovviamente non ci sono<br />
arrivato così, come se niente fosse, ma ho dovuto<br />
scarificare la mia anima e vederne uscire sangue e pus<br />
mescolati assieme. Probabilmente questo "sintomo"<br />
appartiene più a mio padre e al suo vissuto che non<br />
a me, però, avendolo preso come esempio di come<br />
si è uomini, mi sono sobbarcato anche questa sua<br />
gabbia e ho continuato a perpretrarla senza neanche<br />
accorgermene.<br />
Da qui ho visto come questo schema familiare ha<br />
influito pesantemente sulle mie relazioni passate e<br />
presenti e su come, in fondo, c'è anche una parte di<br />
me che non vuole lasciare andare mia madre. Lei mi<br />
ha dato tutto quello di cui necessitavo. Mi ha dato la<br />
Vita.<br />
Ora è vero che c'è un lungo elenco di cose che non mi<br />
ha dato e un'altrettanto lungo elenco di cose che mi<br />
ha dato sia buone sia avvelenate. Però la prospettiva<br />
che ho ora è che devo fare affidamento ancora di più<br />
sulla mia Forza di Volontà. Devo Credere che ho la<br />
Forza di Agire.<br />
Questo, probabilmente, è il maschile buono che<br />
ancora non sento in me, è ciò che mi fa dire, e fare<br />
attivamente, che voglio proseguire il cammino sulle<br />
mie gambe nonostante le tante lacune, vuoti, e ferite<br />
che mi porto dentro.<br />
Perché se credo veramente nella Vita (o Metastoria,<br />
Pensatori<br />
torna all’indice<br />
38<br />
o Dio, o Universo, o QuelCavoloCheVoleteVoi),<br />
tutto quello che ho trovato sul mio cammino è stato<br />
necessario per trasformarmi in quello che ora sono<br />
e in quello che sono in procinto di diventare, anche<br />
i tre tentati suicidi e tutto quello che c'era dietro e<br />
che sto rielaborando ora con non poca sofferenza.<br />
In fondo se mi fermo al confronto-differenza con<br />
coloro che hanno qualcosa in più o in meno di me,<br />
secondo il mio personale limitato e parziale punto<br />
di vista, oppure se mi fermo a ciò che sento che mia<br />
madre non mi ha ancora dato, allora che campo a<br />
fare?<br />
Gli ultimi scambi avuti con Silvia e con Paride<br />
prima dell'Intensiva di Cesenatico mi hanno fatto<br />
comprendere che non è possibile aspettare di partire<br />
fino a che non è tutto a posto e preciso. Perché<br />
aspettando che si realizzi la perfezione, si sospende il<br />
Vivere. Mentre vivere significa muoversi con quello<br />
che si è, luci e ombre al completo.<br />
Cercando però da un lato di non nascondersi dietro<br />
ad un dito per non vedere quelle parti vuote nostre<br />
che ci fanno impazzire dal dolore senza continuare<br />
ad inneggiare a chiacchiere una Verità utopistica<br />
che ci rende magicamente liberi. E dall'altro avere<br />
l'onesta con chi ci sta attorno di dire subito quegli<br />
aspetti propri o dell'altro che ci fanno stare male<br />
perché ci richiamano appunto i nostri stessi vuoti<br />
senza aspettare un ipotetico bilancio finale che può<br />
acquisire a volte più il sapore di una resa dei conti<br />
che non uno scambio per la crescita reciproca.<br />
Anche perché, in fondo, è proprio in quei vuoti che<br />
tanto ci fanno stare male e che facciamo di tutto per<br />
sublimare, in cui, se attraversati, si può innestare il<br />
seme del cambiamento. Perché dove c'è già qualcosa<br />
non c'è spazio per altro, ma il vuoto di un'assenza o<br />
di una ferita può trasformarsi in utero di parti nuove<br />
ed inedite.<br />
Concludo inneggiando alla Voluttà, figlia della<br />
Volontà e del Piacere di fare qualche cosa come, ad<br />
esempio, affrontare la propria crescita.<br />
Se riuscirò ad essere onesto con me e con gli altri,<br />
quando mi imbatterò in queste mie lacune dolorose<br />
di cui tanto incolpo i miei genitori, sarò in grado di<br />
essere accompagnato e di affrontarle senza proiettare<br />
più di tanto queste lacune su coloro che avrò al mio<br />
fianco in quel momento. Questo perché finalmente<br />
comincio a riconoscere il mio valore e sono certo<br />
che merito di avere accanto a me qualcuno per<br />
condividere il mio percorso.<br />
Ho Fede in questo
Nuvole<br />
Poesia<br />
“La storia dei primi 20 anni di<br />
Pasini Alessandro”(scritta in<br />
romano).<br />
C’era un volta un regazzino piccolo<br />
ed immaturo<br />
Che veniva da Martinsicuro.<br />
Questo bambino nasce in mezzo ai marchisciani<br />
Ve posso dì tutto, peggio de sta coi cani.<br />
Infatti è nato a San Benedetto<br />
Ma da tutti Roma viene detto.<br />
A sei anni inizia ad annà a scola<br />
E quando c’entra dentro capisce ch’è tutta na sola,<br />
appena entra in classe il primo giorno<br />
è mejo se a casa ritorno.<br />
La maestra era un’anziana signora<br />
Se la guardi bene è più brutta de na sora,<br />
guai se facevi in classe un capriccio o un bisticcio<br />
te sartava addosso peggio de un omo massiccio.<br />
Lei ci guardava coi suoi occhi fissi e sbarrati<br />
E tutti eravamo terrorizzati.<br />
La mattina presto sempre mi alzavo<br />
E se cominciavo la strada da Vasco De Gama<br />
Già lo sapevo quello che m’aspettava<br />
E poi quando arrivavo a via Cesare Battisti<br />
Già sapevo che erano ore tristi.<br />
Dopo che la maestra la guardavi per quattr’ore<br />
Ciavevi già bisogno de un dottore<br />
E quando finisce a settimana<br />
Dicevo mortacci sua e de sta befana,<br />
comunque sta cazzo de befana metteva proprio<br />
paura<br />
e a nessuno glieli auguro sti 5 anni de sventura.<br />
Per fortuna che nella mia memoria<br />
nun c’è solo sta storia.<br />
Quando uscivo da casa<br />
già capivo ch’era n’artra cosa.<br />
Quanno annavo in giro pe strada<br />
dicevo basta che ciavevo un pallone e poi vada<br />
comunque vada,<br />
quanno stavo coi piedi sur pallone sognavo<br />
de diventà un campione.<br />
Pensatori<br />
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39<br />
Quando da Martinsicuro a10 anni me ne so annato<br />
Er monno addosso me se cascato,<br />
quanno me ne so annato ner Veneto<br />
me so sentito spaesato, e pensavo<br />
ndo cazzo me so trovato.<br />
Purtroppo i primi 2 anni che me ne so annato via<br />
m’hanno dato solo rabbia, dolore e nostalgia,<br />
si nostalgia di Martinsicuro perché anche se me ne so<br />
annato me<br />
c’ero innamorato.<br />
I primi due anni annavo in giro sempre da solo e me<br />
sentivo un po’ come un uccello che ha perso il volo,<br />
per fortuna che le ali nun me le hanno taiate e per me<br />
la vita c’è ancora tempo pe fasse 4 risate.<br />
Una delle cose brutte di questo periodo che mi è<br />
successo è che la gente di su diceva su di me:<br />
“Terrone, levate, sei diverso”.<br />
E dentro di me soffrivo ma alla fine sentivo dentro di<br />
me venire,<br />
da der profondo del core:<br />
“Un giorno saranno cazzi tua prima che Ale more”!<br />
In terza media mi so fatto i primi nuovi amici e<br />
giravamo sempre<br />
Con delle scassate bici.<br />
Mi ricordo in particolare stava sempre di più a<br />
migliorare e<br />
Questo mi faccia sempre di più di desiderare a volare.<br />
Poi sono arrivate le superiori gli amici erano sempre<br />
di più e sempre migliori,<br />
ma i migliori erano tre, quattro, cinque, sei, sette,<br />
otto<br />
e questo che dicevano i nostri cuori, in questi anni<br />
abbiamo fatto veramente di tutto<br />
ma ora me so un po’ stancato de scrive e non me va<br />
de raccontà tutto.<br />
Tre anni fa so ritornato a Martinsicuro e di gioie e<br />
felicità ne ho avute de sicuro.<br />
Pasini Alessandro
Marco Masullo<br />
Pensatori<br />
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40
Associazioni<br />
La rete delle associazioni alla Salute regionali, distribuita sul territorio nazionale è un continuo ribollire<br />
di attività ed iniziative. In queste pagine ne raccogliamo i resoconti e i programmi futuri.<br />
Gli intrecci che si creano generano linfa vitale, aggregazione e nuove prospettive di crescita.<br />
Tante lumache che lasciano traccia del proprio passaggio.<br />
L'aSSoCiazioNE aLLa<br />
SaLUTE maRCHE<br />
Teresa Severini<br />
(Associazione alla Salute Marche)<br />
"Dal Villaggio-Mondo al Mondo-<br />
Villaggio" a “uguali nella diversità “<br />
Il 29 - 30 settembre nel quartiere Archi di Ancona<br />
sono state organizzate due giornate per approfondire<br />
un importante tema:"promuovere lo sviluppo<br />
integrale della persona, educare all'accoglienza<br />
dell'altro, alla solidarietà e al senso della festa, alla<br />
sobrietà e alla custodia dell'ambiente e di tutti i suoi<br />
abitanti e dei diversi eco-sistemi, alla mondialità<br />
e alla pace, alla legalità, alla responsabilità etica<br />
nell'economia e all'uso saggio delle tecnologie."<br />
Domenica pomeriggio il dott. Silvio Boldrini<br />
presidente dell'"Associazione alla salute Marche" ha<br />
arricchito questa giornata sviluppando il tema:"Dal<br />
Villaggio-Mondo al Mondo-Villaggio".<br />
Il Villaggio-Mondo aveva la propria etno-cultura che<br />
definiva i solchi dentro i quali si doveva vivere per<br />
l'intera esistenza, grazie alla quale c'era un approdo<br />
diretto ad una parte del “fondo comune” profondo<br />
della vita.<br />
Inoltre era caratterizzato da proprie regole interne<br />
in cui ogni uomo poteva attingere modelli culturali,<br />
istituzionali e sociali e si rappresentava in modo<br />
simbolico come l'unico del mondo.<br />
Il nuovo mutamento antropologico che si manifesta<br />
a partire dallo sviluppo industriale, scientifico,<br />
tecnologico, con processi di globalizzazione<br />
economica, hanno "scisso", annullato, distrutto<br />
molte etno-culture del "Villaggio-Mondo" facendo<br />
emergere i nodi che erano già presenti ma che<br />
venivano ancora contenuti.<br />
Il passaggio dal "Villaggio-Mondo” di una volta<br />
al "Mondo-Villaggio” di oggi ha dato così origine<br />
torna all’indice<br />
41<br />
a confusione e frantumazione perché i modelli<br />
tradizionali in cui siamo stati abituati non sono<br />
più sufficienti per affrontare il disagio che stiamo<br />
vivendo. Manca spesso nell'individuo una visione e<br />
organizzazione della vita .<br />
Nel mondo-villaggio la strada per raggiungere il<br />
fondo comune ci porta ad attraversare una serie<br />
di labirinti e ci chiede di relazionarci con tutte le<br />
diversità perché queste nuove esperienze offrono<br />
“nuovi “ punti di vista che riportano l'individuo in<br />
salute e a vivere la propria specificità.<br />
Ricontattare le mie emozioni anche<br />
attraverso la musica e il ballo<br />
L'intervento del dott. Silvio Boldrini è stato completato<br />
dalla vicepresidente Nicoletta Pennella la quale ha<br />
parlato del progetto UGUALI NELLA DIVERSITÀ'<br />
che ha fatto incontrare le diverse comunità nel 2009<br />
ed ha portato alla nascita del LABORATORIO<br />
DI DANZE realizzato, da due anni, dalla nostra<br />
associazione. Il gruppo composto da persone di<br />
diverse etnie: peruviani, africani, albanesi, italiani<br />
attraverso la condivisione di tradizioni e emozioni<br />
scaturite anche dai racconti di storie personali, ha<br />
visto crescere piano piano sentimenti di fiducia e<br />
amicizia che è continuata anche nella vita quotidiana<br />
favorendo così una migliore relazione nella famiglia<br />
e nella società.<br />
Importante è stata la testimonianza anche di Maria<br />
una donna peruviana che con sua figlia Ingrid hanno<br />
condiviso con molte persone dell'Associazione e<br />
delle comunità le tante difficoltà vissute da entrambe.<br />
Maria ha ringraziato l'Associazione dando tantissimo<br />
valore all'accompagnamento dato a lei e alla figlia in<br />
questi anni di transizione e crescita per Ingrid.<br />
Ascoltare queste testimonianze mi ha fatto nascere<br />
la voglia di partecipare perché la musica e il ballo<br />
possono aiutarmi a ricontattare le mie emozioni<br />
ancora trattenute e inoltre iniziare relazioni con<br />
modalità più vere.
mi HaNNo dETTo<br />
di SCRivERE<br />
UN PoST…<br />
Ho RiSPoSTo:<br />
“...NoN So<br />
SCRivERE!!!”<br />
Gabriella Lasca<br />
(Associazione alla Salute Marche)<br />
Martedì 18 Settembre <strong>2012</strong>:<br />
L'Associazione alla Salute Marche si<br />
riunisce a casa di Luigi C.<br />
Siamo in molti a partecipare a questo primo incontro<br />
dell'anno per dare inizio ai G. A. S.<br />
E' sempre bello rivedersi dopo una pausa estiva,<br />
anche perché sembra di tornare in un luogo/casa<br />
dove ci si riunisce in questo viaggio iniziato da<br />
alcuni anni.<br />
Si comunica in questo incontro e si discute di come<br />
allestire la nuova sede dell'Associazione alla Salute<br />
Marche ad Ancona per poi fare l'inaugurazione.<br />
Questa nuova sede ha visto l'impegno di alcuni di<br />
noi, tra cui Silvio, che non a caso è stato da poco eletto<br />
presidente dell'Associazione alla Salute Marche.<br />
Si concorda la data presunta verso la fine di Ottobre<br />
da confermare con l'andamento dei lavori.<br />
Si creano dei gruppi di lavoro per pitturare il locale,<br />
gruppo audio-video, gruppo arredo, gruppo raccolta<br />
memoria storica G.A.S. Marche.<br />
Decidiamo di aprire i G.A.S. Con una festa in casa di<br />
Luciano e Teresa.<br />
Perché in questa casa?<br />
Teresa fa ancora molta fatica ad aprirsi e aprire,<br />
Luciano un po' preoccupato che la casa è piccola,<br />
per la cucina ...ma come siamo soliti ognuno porta<br />
qualche cosa e la cena è fatta !<br />
Io mi interesso di chiamare chi non era presente<br />
all'incontro per coordinare.<br />
Arrivo a casa della coppia, immersa nel verde, zona<br />
Associazioni<br />
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42<br />
collinare, piante alte, grande spazio, sono molto<br />
sorpresa dell'accoglienza di Luciano e Teresa, è<br />
molto calorosa; all'esterno era già addobbata una<br />
lunga tavolata.<br />
Io mi sono emozionata, mi ha fatto ricordare la<br />
mia infanzia e quelle tavolate che si facevano a casa<br />
mia, in campagna, all'aperto d'estate dove la famiglia<br />
patriarcale si riuniva nelle feste.<br />
Dietro di me arriva Gioele, addetto alla musica, che<br />
poi con Paolo trovano uno spazio per fare festa.<br />
Benedetta propone di fare una spaghettata aglio olio<br />
e peperoncino... siamo circa trenta persone!<br />
Vedo Paolo muoversi con leggerezza e partecipazione<br />
e mi dice che è la prima volta che vede i suoi genitori<br />
portare a casa tanti “amici” !<br />
Ho visto questo ragazzo orgoglioso dei suoi, di sé,ma<br />
soprattutto di quello che stava accadendo intorno a<br />
lui.<br />
Appena pronto Silvio da il benvenuto dando valore<br />
alla famiglia Luciano, Teresa, Paolo ringraziandoli<br />
dell' ospitalità e disponibilità.<br />
Poi c'è a sorpresa il festeggiamento del compleanno<br />
di Silvio con una torta preparata da Cindy.<br />
Si procede con musica e divertimento, condivisione,<br />
intreccio anche etnico per la presenza di Malick<br />
del laboratorio danze, spensieratezza di bambini, ci<br />
siamo proprio tutti dai bambini alle persone anziane<br />
come il Metodo ci insegna, ognuno con la propria<br />
specificità/storia/diversità, tutti a fare festa nella<br />
festa.<br />
Buon proseguimento nel viaggio della storia di<br />
ognuno di noi.<br />
Marialuce
BREvE RaCCoNTo<br />
dEi PRimi TRE<br />
aNNi di viTa<br />
dELL’aSSoCiazioNE<br />
aLLa SaLUTE vENETo<br />
Nadia Tres<br />
(Segretaria Associazione alla Salute Veneto)<br />
Ripercorrere i momenti più<br />
significativi dopo aver conosciuto il<br />
Metodo alla Salute<br />
Carissimi amici di Limax,<br />
mi chiamo Nadia, ho 49 anni sono originaria di<br />
Marostica un bella e storica cittadina vicino al<br />
massiccio del Monte Grappa.<br />
Sono sposata da più di trent’anni con Isaia, sono<br />
mamma di quattro figli già sposati e nonna di una<br />
squadra di nipotini.<br />
Sette “pargoli” dai 4 anni ai 4 mesi, perciò vi assicuro,<br />
non c’è di che annoiarsi………anzi!<br />
Faccio parte dell’Associazione Alla Salute Veneto<br />
da quando è nata(circa 3 anni fa)e sono anche la<br />
segretaria.<br />
Ho conosciuto il Metodo alla Salute nel 2004<br />
dopo vari eventi, anche dolorosi, che riguardavano<br />
la famiglia d’origine di mio marito dove mi sono<br />
trovata coinvolta, da quel momento ho iniziato<br />
il mio lento percorso prima indirettamente e poi<br />
coinvolgendomi personalmente tra gli alti e bassi<br />
di ogni giorno.<br />
Grazie all’amorevole accompagnamento di Mariano<br />
ho iniziato ad ampliare i miei punti di vista sulla<br />
vita, a vedere un po’ di luce dentro a tanto negativo,<br />
riconoscendo e valorizzando le tante cose belle<br />
che già avevo, iniziando a mettere fuori il dolore<br />
e alleggerirmi da tanti pesi che ormai mi stavano<br />
soffocando.<br />
In quel periodo erano iniziati i primi gruppi alla<br />
salute a casa nostra, poi itineranti ogni 15 giorni e<br />
in questo devo dire che Isaia ci ha creduto molto<br />
più di me perché nonostante i suoi tanti impegni<br />
di lavoro ha sempre tenuto duro, non si faceva<br />
Associazioni<br />
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43<br />
fermare da nessuno, anzi invitava sempre qualcuno<br />
di nuovo a conoscere il metodo e parecchie volte ha<br />
accompagnato le persone a Foggia per le settimane<br />
intensive mentre io per parecchio tempo ho fatto<br />
anche da aiuto contro.<br />
Il desiderio di cominciare a seminare<br />
qualcosa di nuovo nel nostro<br />
territorio<br />
Il Natale itinerante 2008 l’abbiamo fatto qui a Bassano<br />
del Grappa durante il quale su suggerimento di<br />
Mariano abbiamo festeggiato il nostro compleanno<br />
alla salute ed è stato una tappa molto importante<br />
per noi ma anche per le persone del territorio che<br />
hanno partecipato. Inoltre Isaia ha organizzato<br />
un Convegno dal tema: Lavoro e salute nel terzo<br />
millennio, coinvolgendo parecchie persone della<br />
zona.<br />
Nadia con suo marito Isaia<br />
Nel 2009 si era formato un gruppo di persone più<br />
o meno assidue agli incontri e su suggerimento/<br />
spinta di Mariano abbiamo cominciato a dare valore<br />
al nostro lavoro/ impegno facendo nascere anche in<br />
Veneto l’Associazione Alla Salute.<br />
Nel frattempo anche P. Eliseo, che è uno degli<br />
antenati del nostro territorio assieme a Miriam, era<br />
tornato in Italia dall’Etiopia perciò abbiamo sentito<br />
buono cogliere il tempo favorevole e coinvolgerlo<br />
per seminare qualcosa di nuovo anche nel nostro<br />
Veneto .
Il 2 Ottobre 2009 a Romano d’Ezzelino – VI, ci siamo<br />
riuniti in casa Citton-Tres ed abbiamo costituito<br />
l’Associazione Alla Salute Veneto con presidente Isaia<br />
Citton, vicepresidente Ermanna De Polli, segretaria<br />
Nadia Tres, con un totale di 17 persone che hanno<br />
sottoscritto l’Atto Costitutivo e approvato lo Statuto.<br />
Io e Isaia abbiamo messo a disposizione un locale<br />
sfitto che abbiamo in paese dove tutt’ora c’è la sede<br />
dell’Associazione e si svolgono i Gruppi alla Salute<br />
settimanali e le varie iniziative.<br />
Abbiamo iniziato a condurre i G.A.S. assieme ad<br />
Ermanna e Miriam e qualche volta anche con Eliseo<br />
quando passava dalle nostre parti.<br />
Nella primavera 2010 abbiamo partecipato con<br />
un gazebo ad una<br />
manifestazione di festa<br />
paesana per promuovere<br />
e fare conoscere<br />
l’associazione e il Metodo<br />
alla Salute.<br />
Dal 2 al 6 di Agosto<br />
abbiamo organizzato la<br />
prima settimana intensiva<br />
itinerante a Bassano<br />
del Grappa, hanno<br />
partecipato un’ottantina di<br />
persone da varie regioni<br />
d’Italia. L’organizzazione<br />
ci ha impegnato molto<br />
anche perché era la<br />
prima volta che ci<br />
sperimentavamo in un’<br />
iniziativa così complessa,<br />
sia per trovare il luogo<br />
sia per preparare tutto il<br />
materiale occorrente e per l’ospitalità delle persone.<br />
Comunque è stata un’iniziativa che ci ha aiutato a<br />
condividere e crescere anche come gruppo dando<br />
valore anche alla specificità delle persone.<br />
In questa occasione abbiamo fatto (grazie ad<br />
Ermanna che conosceva un conduttore di una radio<br />
in provincia di Padova) anche un’esperienza nuova<br />
andando a presentare l’Associazione e il Metodo<br />
alla Salute in una trasmissione su Radio Gamma5.<br />
Siamo stati accolti con interesse e insieme ci siamo<br />
anche divertiti a raccontare le nostre esperienze<br />
e testimonianze. Grazie a questa trasmissione<br />
abbiamo dato l’opportunità di conoscerci anche a<br />
Maria Grazia e Renato che un po’ di tempo dopo si<br />
sono presentati al G.A.S. cercando una strada per<br />
aiutare il figlio Giacomo.<br />
Associazioni<br />
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44<br />
Sfruttare un tempo favorevole per<br />
approfondire e crescere nel percorso<br />
che ogni volta ci dava strumenti<br />
nuovi<br />
Nel frattempo in mezzo a tanti impegni cercavamo<br />
di ritagliarsi del tempo, anzi, molte volte abbiamo<br />
lasciato proprio il lavoro e la famiglia affidandoci<br />
alla metastoria per partecipare ai corsi di formazione<br />
che venivano organizzati a Foggia per approfondire<br />
sempre di più il nostro percorso personale, di coppia<br />
e di gruppo anche se, chi ci stava intorno e ci voleva<br />
Convegno “Ti ricovero a casa mia” 9/12/2011<br />
bene non ne comprendeva il valore, anzi molte volte<br />
ci criticava.<br />
Dal 21 al 25 ottobre 2011 ad Asiago, in una casa per<br />
ferie, abbiamo organizzato il corso di formazione:<br />
Approccio Globale alla Sessualità un tema molto<br />
importante dove il dr. Mariano ci ha accompagnato<br />
a riconoscere i punti in cui ognuno di noi può<br />
riconoscersi secato/tagliato e come cominciare a<br />
crescere, ( riprendersi delle parti) per andare verso<br />
una sessualità più intera.<br />
A metà novembre è nata l’esigenza/bisogno di<br />
un accompagnamento continuativo nel proprio<br />
territorio di una persona che frequentava il nostro<br />
gruppo. Ci siamo impegnati e immersi in prima<br />
persona (sospendendo con il lavoro per due<br />
settimane) nel progetto nominato “ Ti Ricovero a Casa
mia” l’abbiamo accolta a casa nostra e accompagnata,<br />
(senza l’uso di farmaci) assieme ai familiari, ad altre<br />
persone dell’Associazione, alle nostre figlie, ai nipotini<br />
e non da ultimo l’accompagnamento a distanza di<br />
Mariano, a riprendersi delle parti frantumate che<br />
avevano causato molto dolore e rabbia nella sua<br />
vita, nonostante svolgesse dei ruoli importanti nella<br />
società e nel territorio in cui era inserita.<br />
Alla conclusione del progetto il dr Mariano si è reso<br />
disponibile per venire in Veneto e fare un bilancio<br />
dell’esperienza vissuta con tutte le persone che si<br />
erano coinvolte.<br />
Il 9 dicembre 2011 abbiamo organizzato un convegno<br />
a Romano d’Ezzelino per fare conoscere l’esperienza<br />
nel territorio. In questa occasione Mariano ci ha<br />
molto riconosciuti per l’impegno ed il lavoro svolto,<br />
siamo anche noi molto riconoscenti per la fiducia, la<br />
formazione e competenza che abbiamo acquisito in<br />
questi anni di percorso grazie alla sua generosità e<br />
amore per la vita.<br />
Su proposta/stimolo del dr Mariano a luglio <strong>2012</strong><br />
in collaborazione con la Fondazione <strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong><br />
abbiamo organizzato il terzo Progetto Rainbow<br />
sul Monte Grappa nella “Casara Cuccetto” con la<br />
partecipazione di una trentina di persone da varie<br />
regioni d’Italia. È stato un’ulteriore spinta di crescita<br />
e di coraggio per andare avanti e rafforzare il gruppo<br />
veneto.<br />
Il periodo estivo è stato un tempo favorevole per la<br />
crescita di molte persone grazie all’intreccio e alle<br />
esperienze profonde vissute.<br />
Passare il<br />
testimone di<br />
presidente per<br />
dare spazio a<br />
nuovi talenti<br />
Ai primi di ottobre in<br />
occasione del rinnovo<br />
delle cariche direttive Isaia<br />
ha ritenuto opportuno<br />
non ricandidarsi come<br />
presidente per dare valore<br />
e spazio a nuovi talenti<br />
che sentivamo pronti e<br />
motivati a rappresentare<br />
l’Associazione Veneto<br />
e a progettare nuove<br />
iniziative.<br />
Associazioni<br />
torna all’indice<br />
45<br />
Sento che questo cambiamento lo ha molto<br />
alleggerito dandogli la possibilità di rallentare per<br />
ascoltarsi nei suoi bisogni.<br />
Un grazie di cuore a tutto il precedente direttivo<br />
(Ermanna vicepresidente, Miriam, Mariangela,<br />
Roberta R., Sabrina) che ci ha accompagnato e<br />
sostenuto in questi tre anni, in particolare modo a<br />
Ermanna che è stata molto disponibile a collaborare<br />
nella conduzione dei gruppi e nelle varie iniziative.<br />
Ai neo-eletti Renato (presidente) e a<br />
Maria(vicepresidente) un incoraggiamento per il<br />
loro impegno e la loro disponibilità a mettersi in<br />
gioco.<br />
Un incoraggiamento anche a tutto il resto del direttivo<br />
che è così composto: Nadia segretaria con Roberta F.<br />
apprendista, Maria Grazia tesoriere, Miriam e Isaia<br />
consiglieri, auguro a tutti un buon lavoro di squadra<br />
facendo tesoro dei molti più strumenti per “zappà”<br />
che abbiamo oggi.<br />
Mi piace ricordare la frase di Mariano “ da debitori<br />
a imprenditori” per invitare tutti a cercare nuove<br />
strade per stare più interi nella vita e fare nascere una<br />
nuova specie.<br />
Un abbraccio a tutti. Nadia<br />
d’Ezzelino il 13. 12. <strong>2012</strong><br />
Romano<br />
Nascita Associazione Veneto 2/10/2009
da GiaComo<br />
a RENaTo,<br />
SCENdENdo<br />
a FoGGia<br />
PER SaLiRE<br />
iL moNTE GRaPPa …<br />
Renato Tapino<br />
(Presidente Associazione Alla Salute Veneto)<br />
Il disagio di Giacomo è stato il motore<br />
che ci ha portati a conoscere la realtà<br />
di Foggia e la rete di persone del<br />
nostro territorio<br />
Mi chiamo Renato, vivo a Caerano San Marco,<br />
provincia di Treviso, profondo Nord.<br />
Ho 58 anni, sono marito di Maria Grazia, padre<br />
di Luca di 29 anni e Giacomo di 26 e lavoro come<br />
insegnante di Educazione Fisica in un istituto<br />
superiore di Castelfranco Veneto.<br />
Sono arrivato a conoscere il Metodo alla Salute due<br />
anni e mezzo fa, nel giugno 2010 grazie al disagio di<br />
Giacomo. E’ stata Maria Grazia a capire, ascoltando<br />
una trasmissione radiofonica nella quale Roberta<br />
di Bassano raccontava la sua storia ed il disagio di<br />
suo figlio Vanni, che quella poteva essere una strada<br />
buona per noi.<br />
Da quando Giacomo aveva reso più evidente il suo<br />
disagio, intorno ai 20 anni, avevamo cercato strade<br />
diverse da quelle psichiatriche come l’omeopatia, la<br />
psicoterapia, la cromoterapia, i fiori di Bach, nonché<br />
l’aiuto di alcune persone che amorevolmente si<br />
erano offerte di dargli una mano ospitandolo in un<br />
ambiente naturale con animali, ecc. che Giacomo ha<br />
sempre rifiutato, tranne in qualche breve momento.<br />
Nel gennaio 2010 c’è stato l’unico suo ricovero,<br />
per poco più di un mese, con conseguente<br />
somministrazione di psicofarmaci che ha preso per<br />
13 mesi fino a marzo 2011, contemporaneamente<br />
alla frequentazione del Centro Diurno ospedaliero<br />
della nostra città.<br />
Associazioni<br />
torna all’indice<br />
46<br />
Io e Maria Grazia non abbiamo mai creduto alla<br />
diagnosi di psicosi che i medici avevano fatto dopo<br />
una sola settimana di conoscenza e degenza ed<br />
eravamo consapevoli che quello di Giacomo fosse<br />
un grande disagio e non una malattia: abbiamo<br />
litigato spesso con lo psichiatra di riferimento che<br />
lo imbottiva di farmaci, siamo stati molto uniti ed<br />
abbiamo lottato caparbiamente per non farlo sentire<br />
malato e perché gli altri non lo facessero sentire tale,<br />
ma fino all’ascolto di quella trasmissione radiofonica<br />
non sapevamo quali altre strade prendere e<br />
cominciavamo a perdere la fiducia.<br />
Ci sentivamo soli, soli nella nostra ricerca e nel<br />
nostro dolore.<br />
Così, grazie a quella trasmissione a Radio Gamma 5 di<br />
Padova, nel giugno 2010 siamo andati a conoscere e<br />
poi abbiamo cominciato a frequentare l’Associazione<br />
alla Salute Veneto, senza Giacomo che all’inizio non<br />
ne voleva sapere, ed abbiamo conosciuto di persona<br />
Roberta, Isaia, Nadia, Ermanna che avevamo sentito<br />
in radio ed altri che in quel momento frequentavano<br />
la sede di Romano d’Ezzelino.<br />
Non ci sentiamo più soli, ora la Rete è<br />
una realtà che ci dà forza e speranza<br />
Ci siamo sentiti subito accolti, ascoltati, rinfrancati<br />
nel raccontare la nostra storia, nel partecipare alle<br />
storie degli altri e allo spirito nuovo che sentivamo<br />
arrivare dal gruppo: avevamo frequentato alcune<br />
volte i gruppi di auto mutuo aiuto legati al Centro<br />
Diurno, uscendone depressi e sempre più frustrati,<br />
ed avevamo deciso che se dovevamo solo piangerci<br />
addosso potevamo farlo anche da soli. Ci sono voluti<br />
alcuni mesi prima di arrivare al passo decisivo di<br />
andare a Foggia per iniziare un percorso più intensivo<br />
e profondo: ancora una volta è stata Maria Grazia ad<br />
iniziare, coinvolgendo Giacomo nel partecipare alla<br />
settimana intensiva di fine febbraio 2010.<br />
Quella è stata la vera svolta per la nostra famiglia:<br />
dopo l’intensiva Giacomo decise di voler smettere i<br />
farmaci e così nei primi giorni di marzo scendemmo<br />
tutti e tre per iniziare un percorso intensivo durato<br />
due mesi e mezzo, fino a Pasqua di quell’anno…<br />
E poi via via tutto il resto: settimane intensive insieme<br />
o divisi, corsi, separazioni temporanee tra me e<br />
Grazia, progetti Rainbow di Giacomo da solo e con<br />
me, con miglioramenti, ricadute, fiducia, speranza,<br />
di nuovo buio, smarrimenti, luce… insomma le<br />
difficoltà di un percorso per niente facile e con molti<br />
ostacoli che continua tuttora.
Nel cammino di lumaca fatto finora dobbiamo solo<br />
ringraziare il Metodo e Mariano che ha provato<br />
su di sé per primo questa strada e che con grande<br />
generosità ce la sta trasmettendo, poi tutte le persone<br />
incontrate che ci sono state vicine come famiglia o<br />
singolarmente, a cominciare da quelle più vicine a noi<br />
del Gruppo alla Salute Veneto e poi via via quelle che<br />
si sono aggiunte da ogni parte d’Italia e che portiamo<br />
nel cuore. Ora non ci sentiamo più soli, ora la Rete è<br />
una realtà che ci dà forza e speranza, ora anche noi,<br />
tra alti e bassi, continuiamo a ricevere dagli altri ma<br />
anche a sentirci in grado di dare qualcosa agli altri.<br />
Questi ultimi mesi per me poi<br />
sono stati fondamentali: a partire<br />
dal Progetto Rainbow sul Monte<br />
Grappa a luglio di quest’anno e poi<br />
nei mesi successivi, ho maturato<br />
la consapevolezza profonda che<br />
dovevo partire da me e dai miei<br />
disagi e non più da Giacomo e dai<br />
suoi problemi, per risanare la mia<br />
vita ed indirettamente aiutare anche<br />
la sua<br />
E’ stato quasi incredibile, ma tutte le persone<br />
che frequentano il Metodo lo sanno o lo hanno<br />
Associazioni<br />
torna all’indice<br />
47<br />
vissuto, quanto i miei cambiamenti profondi si<br />
siano immediatamente riflessi in mio figlio, quanto<br />
questo passare da lui a me sia stato determinante<br />
nel cambiamento che ora è sotto gli occhi di tutti,<br />
nel veder rifiorire quella meraviglia di figlio che è<br />
Giacomo. Certo, molti meriti sono suoi e del percorso<br />
che oltre a me e oltre a Maria Grazia ha fatto per sé,<br />
coinvolgendosi direttamente, superando le sue paure<br />
e le sue difficoltà e affrontando situazioni difficili,<br />
consapevole che questa era una strada buona per lui,<br />
abbeverandosi alla fonte più profonda del Metodo<br />
con molta sete, voluttà e fiducia.<br />
Ritornando a me sento che sono ancora all’inizio del<br />
percorso e che molta strada mi aspetta: mi ritengo<br />
una persona sensibile e con una buona capacità di<br />
introspezione, ma faccio molta fatica a scendere in<br />
maniera più profonda per affrontare i miei nodi,<br />
ad usare tutti i codici come il Metodo ci insegna.<br />
Sto cominciando a farlo ora, a recuperare i miei<br />
codici più profondi, ad usare il corpo per ricevere<br />
e trasmettere emozioni e non solo come il mezzo<br />
che ho usato per fare sport e movimento quasi non<br />
fosse parte di me: ero bloccato nei gesti nei confronti<br />
dei miei cari e anche delle persone che incontravo<br />
e che mi suscitavano emozioni; ero e ancora sono<br />
a volte, quello che si tirava indietro e che riteneva<br />
che le esigenze degli altri fossero più importanti e<br />
prioritarie rispetto alle mie; non riuscivo a difendere<br />
il mio territorio e mi facevo invadere da tutti; ero<br />
accomodante ed evitavo i conflitti, pensando che<br />
Akibe - Giacomo Tapino
tutto si potesse risolvere a parole o con un po’ di<br />
buon senso e con la saggezza che molte persone<br />
mi hanno sempre riconosciuto… ero e sono tante<br />
altre cose, anche buone, che spero di mantenere<br />
ma anche pian piano di cambiare per andare verso<br />
un Renato, un Renè come affettuosamente vengo<br />
chiamato da chi mi vuole bene, più intero e vero. Sto<br />
cominciando finalmente a suonare altre note, oltre a<br />
quelle che già abitualmente suono attraverso i miei<br />
amati strumenti musicali…<br />
In mezzo a questo periodo di<br />
cambiamenti, si è innestata anche la<br />
fiducia dell’Associazione alla Salute<br />
Veneto nei miei confronti, che mi<br />
ha affidato all’inizio di ottobre di<br />
quest’anno l’incarico di Presidente<br />
dell’Associazione stessa<br />
E’ un compito che da subito mi è parso prematuro<br />
visto che mi ritengo “giovane” di<br />
Metodo, ma che ho accettato anche<br />
come sfida per continuare a crescere<br />
come persona “globale”, senza<br />
rinunciare a guardarmi dentro,<br />
ma consapevole che si cresce<br />
insieme agli altri, portandomi<br />
dietro il mio bagaglio personale<br />
e le mia specificità, compresi i<br />
miei limiti, ma con la fiducia e la<br />
consapevolezza di potere e saper<br />
portare qualcosa di nuovo e di<br />
buono in questo gruppo.<br />
Come prima cosa sento che<br />
l’intreccio, il crossing over con gli<br />
“antenati” Isaia e Nadia e le altre<br />
persone del gruppo, siano il punto<br />
di partenza per sperimentare<br />
strade nuove che diano slancio e<br />
continua vitalità a questo gruppo:<br />
nella mia vita ho sempre cercato<br />
di intrecciare anche con persone<br />
provenienti da altre culture o<br />
da realtà diverse dalla mia, ma<br />
spesso ho portato avanti da solo i<br />
ruoli di responsabilità di cui mi<br />
ero caricato o che mi erano stati<br />
affidati, lavorando molto da solo<br />
e scambiando e fidandomi poco<br />
degli altri. Quindi era un crossing<br />
Associazioni<br />
torna all’indice<br />
48<br />
over acerbo, un po’ diffidente e probabilmente<br />
superficiale.<br />
Ora sento che uno dei passaggi veri per me è proprio<br />
questo: passare dall’io al noi veramente, avere<br />
fiducia vera negli altri, anche confrontandomi con<br />
le rispettive fragilità, difficoltà, diversità, in uno<br />
scambio reale e più profondo. Sento anche che questo<br />
intreccio deve continuare allargando sempre più i<br />
confini tra le varie Associazioni regionali e le persone<br />
che hanno intrapreso questo cammino di lumache in<br />
movimento, per avere sempre nuovi e diversi punti di<br />
vista che ci facciano crescere nel concreto. Partendo<br />
da me, cercando di vedere il positivo che c’è in ogni<br />
cosa ma senza paura di usare e farmi ferire dal<br />
negativo, usando tutti i codici, cercando di suonare<br />
ogni nota, intrecciando, scambiando, continuando<br />
con fiducia in questo viaggio a volte misterioso che<br />
è la nostra vita.<br />
Un abbraccio a tutti… e buon viaggio a me e a noi!<br />
Renato, detto Renè<br />
Renato Tapino e Maria Citton, presidente e vice dell’associazione
CaRiSSimi iSaia E<br />
Nadia,<br />
iN QUESTo momENTo<br />
di PaSSaGGio<br />
voGLio ESPRimERvi<br />
iL mio<br />
RiNGRaziamENTo<br />
PER CiÒ CHE<br />
avETE FaTTo<br />
NEL CoRSo<br />
di QUESTi aNNi<br />
PER L’aSSoCiazioNE<br />
aLLa SaLUTE vENETo<br />
Renato Tapino<br />
Siete i miei/nostri preziosi antenati<br />
e con dedizione/amore/devozione<br />
avete fatto nascere questo gruppo,<br />
lo avete fatto crescere non senza<br />
difficoltà con un impegno costante ed<br />
appassionato, non scoraggiandovi<br />
mai anche nei momenti difficili<br />
So che non è stato facile dedicare tempo ed energie a<br />
questo progetto, conciliandolo con i vostri impegni<br />
di lavoro e con quelli di una bella famiglia numerosa<br />
ed articolata di cui siete il punto di riferimento, ma<br />
questo da ancor più valore a ciò che siete riusciti<br />
a costruire nel nostro territorio. Avere un Gruppo<br />
alla Salute alle porte di casa, è stata una “fortuna” ed<br />
un’opportunità preziosa per tante persone, compreso<br />
me e la mia famiglia: tutti, anche nostro figlio Luca<br />
giramondo, abbiamo beneficiato del vostro lavoro di<br />
Associazioni<br />
questi 3 anni e anche di quello sulle vostre profondità<br />
degli anni precedenti; ci avete spianato la strada ed<br />
accompagnati a conoscere ed approfondire questo<br />
Metodo che ora mi/ci dà l’opportunità di crescere<br />
e di affrontare la vita con nuovi strumenti e altre<br />
modalità.<br />
Ora, con altrettanta generosità e lungimiranza, avete<br />
deciso di lasciare spazio ad altre persone affinché<br />
possano crescere anche nell’organizzazione e nella<br />
gestione del gruppo: per questo vi va dato ulteriore<br />
merito, segno che siete persone consapevoli del<br />
vostro valore ma anche umili e non attaccate ad un<br />
ruolo o ad una carica. E’ così che sento l’opportunità<br />
che ci avete aperto, a me nel nuovo ruolo di presidente<br />
dell’associazione e ad altre persone con altri compiti,<br />
come un’opportunità di crescita per tutti. Allo stesso<br />
tempo so che sarete al nostro fianco nel sostenerci,<br />
incoraggiarci e indirizzarci con la vostra esperienza<br />
e sensibilità, perché ogni cambiamento comporta<br />
inevitabilmente dei rischi e delle battute di arresto.<br />
Ma sono fiducioso anche che l’innesto di “nuove”<br />
forze potrà portare slancio, idee e gambe diverse ai<br />
progetti futuri dell’associazione.<br />
torna all’indice<br />
49<br />
Le perplessità nel accettare questo<br />
impegno inizialmente ci sono state<br />
Nel pensare ad un mio impegno maggiore, non<br />
vi nascondo che più volte ho sentito che forse<br />
era prematuro per me accettare un incarico di<br />
rappresentanza, perché mi sento ancora all’inizio<br />
del percorso e fresco di metodo: come sapete avrei<br />
preferito una presidente donna e giovane in modo<br />
che il ricambio fosse ancor più evidente e Maria<br />
mi pareva la persona giusta. Mi prendo comunque<br />
questa responsabilità e cercherò di dare il meglio di<br />
me, con tutti i miei limiti, ma anche con le mie qualità,<br />
continuando a lavorare contemporaneamente su me<br />
stesso per crescere. E sono felice che Maria abbia<br />
accettato di essere la vicepresidente: sono convinto<br />
che con le nostre specificità ed insieme a tutto il<br />
direttivo potremo provare a sperimentare anche<br />
nuove strade di cui il gruppo sente il bisogno.<br />
Infine voglio ringraziare anche Ermanna che, sempre<br />
in punta di piedi, vi ha affiancati nel lavoro di questi<br />
primi tre anni di vita dell’Associazione alla Salute<br />
Veneto.<br />
Un grande abbraccio, Renato<br />
Caerano San Marco, 2 ottobre <strong>2012</strong>
NaSCE<br />
L’aSSoCiazioNE<br />
CamPaNia,<br />
PER UN NUovo<br />
viaGGio CHE<br />
FaCCia RETE<br />
CoN LE aLTRE<br />
aSSoCiazioNi<br />
REGioNaLi<br />
Domenico Ambrosio<br />
Vicepresidente Associazione Alla Salute<br />
Campania<br />
Si è riunito il gruppo alla salute della<br />
neonata e formalizzata Associazione<br />
Alla Salute Campania a casa di<br />
Maddalena ed Enzo<br />
Erano presenti Mimmo, Lucia, Francesco, Eugenio<br />
Vita, Anna, Rino e per la prima volta S. da<br />
Frattamaggiore e Sa. da Caivano. La conduzione è<br />
stata affidata a Maddalena, ma ha partecipato molto<br />
Francesco spiegando le fasi del Graal ed intervenendo<br />
molto, cosa che fa molto piacere considerato che<br />
Francesco all’inizio non voleva partecipare, e quelle<br />
rare volte che era presente rimaneva per poco ed<br />
interagiva meno. Segno che dei cambiamenti in<br />
positivo ci sono stati, anche alla luce del percorso che<br />
da se, da circa due mesi ha deciso di intraprendere<br />
a Foggia. Il gruppo ha iniziato con i pensieri è<br />
proseguito poi con le comunicazioni di noi tutti, ed a<br />
questo punto ha comunicato S. la cui comunicazione<br />
la si poteva ritenere un immersione, giacché ella ha<br />
rivissuto con il racconto, tutti i momenti brutti che<br />
trascorre in casa con il marito ed il figlio, entrambi<br />
violenti verso di lei.<br />
S. era piena di questa situazione perciò le abbiamo<br />
Associazioni<br />
torna all’indice<br />
50<br />
dato tutto il tempo che occorreva, poiché la sua<br />
situazione non è facile, il figlio fa uso di psicofarmaci<br />
e sta dissanguando la famiglia anche dal punto di<br />
vista economico, mentre S. si vede sempre più sola<br />
e disperata poiché è stata abbandonata da amici e<br />
parenti. L’unica figlia femmina vive fuori con delle<br />
amiche ed anche lei a detta di S. manifesta evidenti<br />
segni di disagio.<br />
Il suo racconto ha commosso tutti.<br />
Io e la mia famiglia abbiamo affermato piena<br />
disponibilità per quanto riguarda l’ospitalità e per<br />
qualsivoglia tipo di aiuto.<br />
Il gruppo, tutto, non è stato da meno, infatti S. avrebbe<br />
bisogno di allontanarsi un poco da casa per togliere<br />
le stampelle a marito e figlio e per non alimentare i<br />
meccanismi psicotici viziosi che si creano in simili<br />
situazioni. Ancora non è chiara la situazione di Rino<br />
ed Anna che per quanto non disdegnano di venire<br />
i gruppi, li vedo ancora di testa, non fanno vere<br />
immersioni e per quanto Anna fa finta di esserci, ma<br />
la vedo per lo più arrabbiata per la situazione del figlio<br />
che fa uso di psicofarmaci e li mette e disfa a proprio<br />
piacimento, li tiene in pugno e non ha intenzione di<br />
venire a Foggia. Anna parla sempre di Mariano e<br />
crede che lui possa fare miracoli per il figlio, ma non<br />
ha ancora capito che se non accumincia’ a camminà<br />
lei ed il marito per primi la situazione non cambierà<br />
Ci siamo immersi più o meno tutti e quasi tutte le<br />
immersioni hanno riguardato il periodo della nostra<br />
infanzia ed i nostri nonni. Il materiale emerso dal<br />
gruppo ha portato alla luce per tutti quanti noi la<br />
mancanza degli accompagnatori (genitori) a cui<br />
quasi sempre hanno sopperito i nostri nonni, con<br />
i quali tutti abbiamo passato un bel po’ di tempo,<br />
perciò il loro ricordo ci resta così caro da far ritornare<br />
i nostri ricordi(immersioni) ai tempi della nostra<br />
infanzia. Ancora è emerso il senso di colpa che ci<br />
blocca anche in situazioni difficili come quella di S.<br />
e non ci impedisce di attuare una separazione anche<br />
momentanea da situazioni asfittiche come quella<br />
sopra descritta.<br />
Non bastano i gruppi alla salute per<br />
accompagnare chi è in difficoltà, ma<br />
serve una molteplicità di persone che<br />
crede nella vita<br />
Di sicuro lungi da noi un giudizio su ogni situazione<br />
ma ci siamo sempre più convinti che oltre ai gruppi
isogna che funzioni la rete poiché da soli come<br />
abbiamo sempre detto, non si va da nessuna parte,<br />
altrimenti quando si ritorna a casa si rischia di<br />
rimanere soli. E’ qui, che secondo me, giocano un<br />
ruolo fondamentale le associazioni regionali. Inoltre,<br />
secondo me, è necessario un periodo di percorso<br />
anche minimo, per far si che le persone possano<br />
accettare il fatto di separarsi dai figli che necessitano<br />
di aiuto ed incamminarsi loro ad acquisire gli<br />
strumenti per poter cercare di fronteggiare questo<br />
maledetto disagio sempre più diffuso.<br />
Di certo la nostra associazione non si scoraggerà<br />
anche perché noi tutti ci crediamo in ciò che facciamo<br />
Nuvole<br />
A sofferenza de a vita che nun<br />
cresce<br />
Oggi io veco niro e tutte<br />
scure l’orizzont<br />
E quanta freva che me sta<br />
saglienne n’fronte.<br />
Tante e chelli cose belle:suonne,<br />
ammore e nu poco e felicità nun se ver<br />
chiù<br />
Chissà mo addò sta.<br />
Appiceche rulore e cose senza<br />
sentiment<br />
Sta vita è diventat o vero nu turmient.<br />
Abbasce o vico, assaie song e guagliune,<br />
sule,senza vita a faccia scura l’uocchie<br />
luntan<br />
E’ a malatia, che e piglia e saglie<br />
chianu chianu.<br />
Chi cerc ,o miereco a medicina e tanta<br />
scienziat<br />
Nient nu rimedio mo nisciune ancor<br />
l’ha truvat.<br />
Quanta a disperazion, a speranz, preg<br />
Associazioni<br />
torna all’indice<br />
51<br />
,anche perché spesso è successo ciò che Mariano ha<br />
sempre detto e cioè che ciò che lui fa possiamo farlo<br />
anche noi, poiché non attiene ne alla medicina ne<br />
alla psichiatria, ma bensì è vicino alla vita, quindi<br />
per tutti coloro che in essa e per essa credono e si<br />
battono.<br />
Alla fine del gruppo abbiamo poi gustato delle<br />
prelibatezze preparate ad Maddalena e Lucia per<br />
festeggiare la neonata Alsa Campania.<br />
Gas Campania 02/12/12 Portici<br />
a Madonna, a Gesu Crist,<br />
ma che sta vita è semp chiù cupa e<br />
trist.<br />
Po nun socce comme, n’amic tant ha<br />
cercat, e cerca e truove, aiccann ai’<br />
è cosa nova è senza medicin<br />
E’ a vita vera e tanta gent ca po te sta<br />
vicin.<br />
Nun è ver ch’è malat chi allucc o strill<br />
Ma chist mo pe isso è na stella che<br />
finalment brill.<br />
T’aiuta rint a vita a nun te scuraggià<br />
Ma chianu chiante te dice: crisce crisce<br />
Nun te mettere paura, ma accumincia<br />
a camminà.<br />
Nun è n’omme gruosse, co cammese, a<br />
lente e ingrandiment<br />
Ma e piccerille e chine e sentiment.<br />
Dacci ascolt, dacci fiducia e sta sicur<br />
che chianu chianu tu arrive luntan<br />
Si ce staie vicin e o siente a Marian.<br />
Mimmo Ambrosio
Calendario<br />
Tanti sono gli incontri, le manifestazioni ed i progetti che durante l’anno e su tutto il territorio nazionale<br />
favoriscono l’incontro e lo scambio di pensieri, esperienze e fondo comune...un po come facciamo in<br />
queste pagine.<br />
Ci vedremo li!<br />
RAPPORTO<br />
GENITORI-FIGLI:<br />
“ dentro l’utero e…<br />
… a cielo aperto”<br />
9- 13 Febbraio 2013<br />
Responsabile e Conduttore<br />
Dr. Mariano Loiacono<br />
(Psichiatra- Psicoterapeuta)<br />
torna all’indice<br />
52<br />
• dal 9 al 13 Febbraio<br />
2013 Romano d’Ezzelino<br />
L'Associazione Alla Salute Veneto<br />
con il patrocinio della Fondazione<br />
<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> organizza il corso<br />
“Rapporto Genitori-Figli «dentro<br />
l'utero e...a cielo aperto»”.<br />
Il corso sarà condotto dal Dr<br />
Loiacono.<br />
• Dal 26 Febbraio al 3 Marzo a Cesenatico - Settimana Intensiva<br />
presso il Park Hotel Grilli di Villa Marina di Cesenatico organizzata<br />
dall’Associazione alla Salute Romagna<br />
• 25 Febbraio Ancona - Festa per il secondo anno di vita della Fondazione<br />
<strong>Nuova</strong> <strong>Specie</strong> (consultare il blog per il programma dettagliato)<br />
Le date possono subire cambiamenti che saranno resi noti sul sito e sul blog.<br />
Per informazioni o iscrizioni rivolgersi al Centro di Medicina Sociale<br />
( Tel 0881.736392 Fax 0881.736393 )<br />
o su internet: www.nuovaspecie.com e sul blog: www.metodoallasalute.blogspot.com
iL PRESEPE<br />
dELLa iv B<br />
Sabrina Cela<br />
di oRdoNa
La<br />
Marcagna<br />
C’E’!!...