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L'odometro di Vitruvio - Kataweb

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Lo schema a sinistra illustra la <strong>di</strong>fficoltà pratica del funzionamento <strong>di</strong><br />

un dente singolo con una ruota dentata <strong>di</strong> 400 denti, sottolineata da<br />

Claude Perrault nel 1673. Per ingranare col dente b senza toccare il<br />

dente a, il dente singolo dev'essere così corto che in realtà non può<br />

produrre il movimento desiderato. La soluzione <strong>di</strong> Leonardo, quale è<br />

Una ruota a un dente singolo abbastanza grande può far ruotare una<br />

ruota a 400 denti in accordo con la descrizione <strong>di</strong> <strong>Vitruvio</strong>. In alto a<br />

sinistra, il bordo della ruota a un dente singolo passa fra i denti c e b<br />

mentre il dente singolo si avvicina al dente b; in alto a destra le facce dei<br />

due denti sono approssimativamente parallele quando essi si toccano<br />

grazie al <strong>di</strong>sassamento <strong>di</strong> 30 gra<strong>di</strong> della ruota a un dente singolo. In<br />

a<br />

illustrata nel suo <strong>di</strong>segno dell'odometro a due ruote, è riportata a<br />

destra. All'estremità dell'asse <strong>di</strong> rotazione della ruota dentata verticale<br />

(1) è fissato un dente singolo piuttosto grande. Poiché il raggio totale è<br />

molto piccolo, il dente supera il dente a della ruota orizzontale senza<br />

toccarlo, impegna il dente b e lo fa avanzare dell'intervallo voluto.<br />

basso a sinistra il dente singolo sposta il dente b verso la posizione<br />

occupata in precendenza dal dente c; l'intaccatura sul bordo della<br />

ruota a un solo dente, <strong>di</strong>etro il dente stesso, impe<strong>di</strong>sce il contatto col<br />

dente a. In basso a destra l'avanzamento del dente b è completato; ora<br />

il bordo della ruota a un dente singolo passa fra i denti b e a finché<br />

una rotazione completa non riporterà il dente in corrispondenza con a.<br />

erano applicate alla cassa della carrozza.<br />

Le <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> tale cassa, e quin<strong>di</strong> lo<br />

spazio <strong>di</strong>sponibile per le ruote dentate,<br />

potrebbero essere stimati sulla base, prima,<br />

del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> quattro pie<strong>di</strong> delle<br />

ruote della carrozza e, poi, della <strong>di</strong>stanza<br />

fra le due ruote <strong>di</strong> ogni coppia (carreggiata).<br />

Tale <strong>di</strong>stanza può essere stimata sulla<br />

base dei solchi lasciati sulle pavimentazioni<br />

stradali romane dal passaggio dei<br />

veicoli, quali si possono osservare ad<br />

esempio a Pompei, dove i due solchi <strong>di</strong>stano<br />

fra loro da 1,3 a 1,4 metri.<br />

L'anello mancante in tutto questo ci<br />

viene fornito da un'esplorazione elementare<br />

ma sistematica della geometria dell'interazione<br />

fra ingranaggi. Per mantenere<br />

il numero delle <strong>di</strong>verse possibilità<br />

entro limiti che abbiano un senso pratico,<br />

occorre introdurre alcune ipotesi ragionevoli<br />

che consentano <strong>di</strong> semplificare la<br />

situazione. Innanzitutto limiteremo la<br />

nostra indagine all'esame <strong>di</strong> ruote dentate<br />

perpen<strong>di</strong>colari fra loro. D'altro lato, supporremo<br />

che gli ingranaggi siano <strong>di</strong>schi a<br />

contatto fra loro nel punto della loro interazione.<br />

Supporremo inoltre che la forma<br />

dei denti degli ingranaggi che interagiscono<br />

fra loro sia uguale; perciò le ruote<br />

dentate interagenti avranno lo stesso<br />

angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sassamento. Infine, sulla base<br />

delle informazioni rese <strong>di</strong>sponibili dall'archeologia,<br />

supporremo che i denti<br />

abbiano la forma <strong>di</strong> un triangolo equilatero.<br />

Fissati tutti questi parametri, il numero<br />

delle variabili in<strong>di</strong>pendenti è stato ridotto<br />

a due sole: l'angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sassamento<br />

e il rapporto fra i <strong>di</strong>ametri delle ruote<br />

dentate. Sulla base <strong>di</strong> quest'insieme <strong>di</strong><br />

ipotesi si ottiene la geometria elementare<br />

<strong>di</strong> una gamma <strong>di</strong> ingranaggi comprendente<br />

gli ingranaggi conici, ipoi<strong>di</strong> e a vite<br />

senza fine in uso oggi.<br />

Ovviamente questi ingranaggi moderni,<br />

con i loro denti dalla figura molto evoluta,<br />

non possono essere considerati qui.<br />

Dobbiamo pensare invece all'interazione<br />

<strong>di</strong> ingranaggi dai denti ra<strong>di</strong>ali <strong>di</strong>ritti nella<br />

loro forma più elementare, intagliati o<br />

limati in modo molto semplice attorno<br />

alla circonferenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>schi in bronzo. Un<br />

buon artigiano si sforzava <strong>di</strong> ottenere soluzioni<br />

che consentissero un logorio minimo:<br />

a tal fine si richiedeva un'area massima<br />

<strong>di</strong> contatto nel punto <strong>di</strong> interazione.<br />

Tale risultato poteva essere conseguito<br />

facendo sì che le facce dei denti delle due<br />

ruote dentate venissero a essere approssimativamente<br />

parallele fra loro nell'area<br />

<strong>di</strong> contatto. Nel caso <strong>di</strong> denti in figura <strong>di</strong><br />

triangoli equilateri questa richiesta sarebbe<br />

stata sod<strong>di</strong>sfatta nel caso <strong>di</strong> un angolo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sassamento <strong>di</strong> 30 gra<strong>di</strong>. La <strong>di</strong>sposizione<br />

risultante doveva lasciare la<br />

ruota con un solo dente sul mozzo in prossimità<br />

della ruota della carrozza. Questa<br />

posizione è in marcato contrasto con la<br />

seconda soluzione <strong>di</strong> Leonardo, dove<br />

l'ingranaggio a vite senza fine è situato<br />

inopportunamente alla metà dell'asse,<br />

con un angolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sassamento che risulta<br />

pari a 90 gra<strong>di</strong>.<br />

Arrivato a questo punto del mio ragionamento,<br />

decisi <strong>di</strong> verificare le mie deduzioni<br />

sul sistema <strong>di</strong> ingranaggi costruendo<br />

QUANDO UN SATELLITE CI OSSERVA<br />

CHARLES SHEFFIELD<br />

Degradazione ed erosione del suolo, sviluppo delle<br />

colture, formazione <strong>di</strong> ghiacciai, andamento del corso<br />

dei fiumi, inquinamento atmosferico, siccità e <strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>di</strong> falde acquifere: questi alcuni dei fenomeni<br />

che le ine<strong>di</strong>te e sorprendenti foto scattate dal satellite<br />

Landsat ci permettono <strong>di</strong> seguire in un'ottica completamente<br />

nuova. Il testo è <strong>di</strong> Charles Sheffield, vicepresidente<br />

della Earth Satellite Corporation e presidente<br />

della Società Aereonautica Americana. Un libro <strong>di</strong> indubbia<br />

suggestione e <strong>di</strong> estremo interesse scientifico.<br />

160 pagine,<br />

75 foto a colori,<br />

cartonato con<br />

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