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Il Geometra Veronese - Collegio dei Geometri della Provincia di ...

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fatti così come accertati. In tal senso, il CTU è “l’occhio<br />

del giu<strong>di</strong>ce”, perché fornisce a quest’ultimo le<br />

conoscenze tecniche <strong>di</strong> cui non <strong>di</strong>spone, per valutare<br />

e interpretare i fatti (<strong>di</strong> natura tecnica) rilevanti ai<br />

fi ni <strong>della</strong> decisione <strong>della</strong> causa.<br />

Le caratteristiche del CTU<br />

<strong>Il</strong> CTU, nella confi gurazione del vigente co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

procedura civile, si caratterizza per due aspetti salienti:<br />

- sotto il profi lo soggettivo: il consulente opera accanto<br />

al giu<strong>di</strong>ce (Cass., Sez. Unite, sent. 4 novembre<br />

1996, n. 9522);<br />

- sotto il profi lo oggettivo: il ruolo del consulente<br />

è quello <strong>di</strong> assistere il giu<strong>di</strong>ce; l’assistenza può<br />

protrarsi per l’intera durata del giu<strong>di</strong>zio (anche in<br />

camera <strong>di</strong> consiglio: art. 62 cod. proc. civ.) e non<br />

deve necessariamente tradursi nella redazione <strong>di</strong> un<br />

elaborato scritto.<br />

In sintesi, la consulenza è un rapporto <strong>di</strong> collaborazione<br />

nel senso che il consulente tecnico <strong>di</strong> uffi cio<br />

non è un soggetto che si limita a “guardare e riferire”,<br />

ma che “affi anca” il giu<strong>di</strong>ce e lo assiste per tutta<br />

la durata del processo.<br />

Ciò si assume anche dall’etimologia del termine<br />

“consulente” che deriva da consulere, cioè sia consigliare<br />

sia decidere. <strong>Il</strong> CTU da un lato suggerisce al<br />

giu<strong>di</strong>ce la regola tecnica che questi non conosce e <strong>di</strong><br />

cui necessita per valutare i fatti, dall’altro formula<br />

un giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> natura tecnica e decide, quin<strong>di</strong>, un<br />

frammento <strong>di</strong> controversia.<br />

L’attività <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio del CTU<br />

L’attività <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio dell’esperto del giu<strong>di</strong>ce va rettamente<br />

intesa nello schema logico <strong>di</strong> risoluzione <strong>di</strong><br />

una controversia:<br />

1. accertamento <strong>dei</strong> fatti allegati dall’attore o dal<br />

convenuto in via riconvenzionale (cioè ricostruzione<br />

<strong>della</strong> fattispecie concreta: momento analitico);<br />

2. valutazione <strong>dei</strong> fatti alla luce <strong>della</strong> fattispecie<br />

astratta <strong>della</strong> legge (cioè assunzione <strong>della</strong> fattispecie<br />

concreta nella fattispecie astratta: momento sintetico);<br />

3. emissione del giu<strong>di</strong>zio (in<strong>di</strong>viduazione <strong>della</strong> regola<br />

concreta da applicare, per realizzare la “giustizia<br />

del caso concreto”).<br />

<strong>Il</strong> CTU interviene sempre e solo nel momento analitico<br />

<strong>della</strong> decisione, non in quello sintetico, e ciò anche<br />

nel caso, cosiddetto <strong>di</strong> consulenza percipiente,<br />

Aprile 2010<br />

il <strong>Geometra</strong> veronese<br />

AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE<br />

La valutazione <strong>della</strong> consulenza<br />

I partecipanti al 2° corso CTU <strong>di</strong> Verona<br />

in cui egli sia chiamato non solo ad accertare fatti,<br />

ma anche a fornire valutazione <strong>di</strong> fatti già acquisiti<br />

al processo. Difatti, il suo compito è quello <strong>di</strong> collaborare<br />

con il giu<strong>di</strong>ce alla ricostruzione <strong>della</strong> fattispecie<br />

concreta nella sua esatta realtà fenomenica;<br />

è invece compito solo del giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la<br />

fattispecie astratta alla quale ricondurre il caso concreto<br />

e <strong>di</strong> ricavare la regola <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio da applicare<br />

nel caso <strong>di</strong> specie.<br />

La funzione <strong>della</strong> consulenza tecnica<br />

La consulenza tecnica <strong>di</strong> uffi cio non rientra tra i<br />

mezzi <strong>di</strong> prova. Essa, secondo l’orientamento dominante,<br />

è un mezzo istruttorio, che svolge una duplice<br />

funzione:<br />

1. integra le cognizioni tecniche del giu<strong>di</strong>ce, <strong>di</strong> cui<br />

questi non <strong>di</strong>spone;<br />

2. consente <strong>di</strong> acquisire fatti rilevanti in tutti i casi<br />

in cui tale acquisizione si presenti <strong>di</strong>ffi coltosa per la<br />

complessità <strong>della</strong> ricerca, dell’esame o <strong>di</strong> ogni altra<br />

attività.<br />

Nel primo caso, la consulenza presuppone l’avvenuto<br />

espletamento <strong>dei</strong> mezzi <strong>di</strong> prova e ha per oggetto<br />

la valutazione <strong>di</strong> fatti, i cui elementi sono già stati<br />

completamente provati dalle parti (consulente deducente).<br />

Nel secondo caso, invece, la consulenza può costituire<br />

essa stessa fonte oggettiva <strong>di</strong> prova, cioè un vero<br />

e proprio mezzo <strong>di</strong> prova, senza che questo signifi chi<br />

che le parti possano sottrarsi all’onere probatorio e<br />

rimettere l’accertamento <strong>dei</strong> propri <strong>di</strong>ritti all’attività<br />

del consulente; in questo secondo caso, è necessario,<br />

infatti, che la parte quanto meno deduca il fatto<br />

che pone a fondamento del proprio <strong>di</strong>ritto (onere <strong>di</strong>

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