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San Donato: wi-fi e lavori Il parco prende forma - Il Reporter

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2 Gennaio 2010 Rifredi • Novoli • Brozzi<br />

IL CASO. Tante le questioni aperte o in sospeso per la grande area situata dietro via Pistoiese<br />

L’ex Gover in attesa di un futuro<br />

La scorsa primavera la zona era stata messa sotto sequestro,<br />

poi la direzione ambiente del Comune ne ha certi<strong>fi</strong> cato<br />

l’avvenuta boni<strong>fi</strong> ca. Ora i cittadini aspettano di sapere<br />

a quali interventi sarà sottoposto il risanato ex stabilimento<br />

Fannì Beconcini<br />

Gover è una vasta area situata dietro via<br />

Pistoiese lungo la Goricina, all’altezza di<br />

via del Pesciolino: un tempo sede di una<br />

L’Ex<br />

fabbrica di materie plastiche, in quasi dieci<br />

anni di abbandono si è tras<strong>forma</strong>ta in una “zona franca”,<br />

rifugio di senzatetto e discarica abusiva. Intanto, intorno<br />

sono sorti alcuni condomini, due asili comunali, un centro<br />

commerciale, un giardino e una pista pedociclabile<br />

che costeggia l’argine del <strong>fi</strong>ume. Quello che i residenti<br />

continuavano a domandarsi <strong>fi</strong>no a qualche mese fa era<br />

l’ormai pluriennale ritardo nella boni<strong>fi</strong>ca della zona. E<br />

di boni<strong>fi</strong>ca vera e propria si è trattata, visto che all’ex<br />

stabilimento Gover c’era – attualmente non dovrebbe<br />

esserci più, ma il condizionale in questi casi è d’obbligo<br />

– l’amianto, contenuto negli 11.500 mq di copertura in<br />

eternit dei tetti dell’edi<strong>fi</strong>cio. Finalmente, dopo anni di<br />

proteste da parte dei residenti, nella primavera scorsa<br />

il Nucleo operativo ecologico del Comando carabinieri<br />

ha rilevato un “notevole rischio per la salute pubblica<br />

derivante dal protrarsi dell’esposizione agli agenti atmosferici”,<br />

e ha messo sotto sequestro l’area. In realtà<br />

già due anni prima, nel luglio 2007, l’Arpat aveva effettuato<br />

lo stesso tipo di segnalazione, sottolineando la<br />

necessità di una rimozione tempestiva della copertura.<br />

E tornando indietro nel tempo, è del 2004 un provvedimento<br />

dirigenziale che pone la questione della necessità<br />

della boni<strong>fi</strong>ca. Gli abitanti delle Piagge, dal canto loro,<br />

rivendicano da anni il loro diritto alla salute avendo sottoposto<br />

più volte la questione alle istituzioni. Grande è<br />

stata la loro soddisfazione quando, in data 17 marzo,<br />

l’immobile è stato sottoposto a sequestro, e grande è<br />

stata la delusione quando, un mese dopo, c’è stata una<br />

proroga delle attività di boni<strong>fi</strong>ca dell’area. E adesso?<br />

Tra agosto e settembre 2009 la questione è stata riaperta<br />

sia in sede di consiglio comunale che di Quartiere, sulla<br />

scia di alcuni articoli giornalistici che denunciavano una<br />

situazione di stallo. In realtà – spiega il presidente del<br />

quartiere Federico Gianassi – la Direzione ambiente del<br />

Comune ha certi<strong>fi</strong>cato l’avvenuta boni<strong>fi</strong>ca dell’area tra<br />

maggio e giugno 2009: “La boni<strong>fi</strong>ca dall’amianto si è<br />

conclusa in data 27 maggio 2009, e da giugno lo stabilimento<br />

ex Gover è stato dissequestrato. Dalla Direzione<br />

ambiente hanno assicurato che adesso la zona è priva<br />

di rischi per la salute pubblica. Resta indubbiamente la<br />

complessità di una zona non priva di problematiche”.<br />

L’area infatti è ricca di questioni aperte o in sospeso,<br />

così come conferma Lorenzo Fredducci del condominio<br />

di via del Pesciolino, da tempo impegnato nell’ardua<br />

causa della vivibilità della zona: “Stiamo aspettando la<br />

documentazione della Asl relativa all’effettività della<br />

boni<strong>fi</strong>ca dall’amianto, intanto siamo nuovamente vessati<br />

dai fumi irritanti provenienti da un vicino impianto e<br />

aspettiamo notizie sulla situazione di via Piemonte, area<br />

adibita a verde pubblico ma che <strong>fi</strong>no a qualche tempo fa<br />

Adesso l’area è priva di rischi<br />

per la salute pubblica, ma resta<br />

indubbiamente la sua complessità<br />

è stata usata come deposito di terre di scavo provenienti<br />

dal Mugnone”. Ma questa è un’altra storia: sulla questione<br />

sta indagando la magistratura e i cittadini aspettano<br />

<strong>fi</strong>duciosi notizie da parte di Comune e Quartiere,<br />

così come sono in attesa di sapere a quali interventi sarà<br />

sottoposto il <strong>fi</strong>nalmente risanato ex stabilimento Gover.<br />

“Per quando riguarda la piani<strong>fi</strong>cazione urbanistica non<br />

abbiamo ancora dati, tuttavia come Quartiere continueremo<br />

a porre la questione come prioritaria presso le<br />

istituzioni comunali”, si impegna il presidente Gianassi.<br />

Un buon proposito di inizio anno a cui, si augurano i<br />

residenti, seguiranno presto azioni concrete.<br />

L’ALLARME. <strong>Il</strong> quartiere 5 tra le zone “preferite”<br />

Giovani e italiani, il<br />

popolo dei senzatetto<br />

enzatetto” è un’espressione<br />

“Sombrello che ingloba diverse<br />

categorie. E’ un’espressione vaga,<br />

dai con<strong>fi</strong>ni inde<strong>fi</strong>niti: troppo generica<br />

per portare a un reale approfondimento<br />

del problema. Quando non si<br />

conoscono i particolari di una storia,<br />

è sempre bene chiedere a chi questa<br />

storia la conosce meglio di noi. Come<br />

la Caritas, una delle associazioni più<br />

attive in città nell’ambito dell’assistenza<br />

alle persone bisognose. Alessandro<br />

Martini, direttore di Caritas,<br />

spiega che l’immaginario collettivo<br />

di persona senzatetto è molto lontano<br />

dalla realtà. E’ infatti opinione<br />

comune che a non potersi permettere<br />

un alloggio dove vivere siano in<br />

gran parte persone immigrate che<br />

non riescono ad integrarsi. “In realtà<br />

– spiega Martini – gli immigrati che<br />

<strong>fi</strong>niscono per strada rappresentano<br />

una percentuale molto bassa del fenomeno”.<br />

Secondo quanto afferma<br />

il direttore di Caritas, numerosi sono<br />

gli italiani che si trovano a vivere per<br />

strada. Se c’è qualcosa di più allarmante<br />

del dato attuale, è la tendenza<br />

che si è delineata negli ultimi anni e<br />

che non dà segni di arresto: l’aumento<br />

di persone che vivono in strada, di<br />

cui una percentuale sempre maggiore<br />

è costituita da giovani di casa nostra.<br />

E’ questo l’aspetto dimenticato del<br />

problema, ma che al tempo stesso ne<br />

è la radice. E’ forse più facile parlare<br />

di mancanza di strutture di accoglienza,<br />

ma il vero dramma sta nell’assenza<br />

di un’inversione di tendenza del<br />

fenomeno. A fronte di quest’analisi<br />

più generale è comunque doveroso<br />

considerare i servizi offerti in città<br />

per fare in modo che queste persone<br />

possano portare avanti una vita, per<br />

quanto dif<strong>fi</strong>cile. La Caritas, che non<br />

è l’unica ad offrire servizi di assistenza<br />

sul territorio <strong>fi</strong>orentino, mette a<br />

disposizione centri di ascolto, mense<br />

e alloggi. <strong>Il</strong> quartiere 5 risulta essere<br />

una delle zone “preferite” da chi vive<br />

per strada. “Queste persone tendono<br />

a concentrarsi in zone di periferia –<br />

spiega Martini - come la vasta area<br />

tra Peretola e Campi. Altri luoghi di<br />

ritrovo sono la stazione di Rifredi e<br />

la parte semicoperta del mercato di<br />

piazza Dalmazia. Critica è la situazione<br />

di edi<strong>fi</strong>ci abbandonati, come<br />

la scuola occupata in viale Guidoni”.<br />

Nonostante questa numerosa presen-<br />

Molti stanno tra<br />

Peretola e Campi,<br />

la stazione di Rifredi<br />

e piazza Dalmazia<br />

za, l’unico centro di accoglienza per<br />

la notte nel quartiere è quello delle<br />

Missionarie della Carità, in via Corelli,<br />

dove solo le donne vengono accolte.<br />

“Dietro a una persona senzatetto<br />

– sottolinea Martini - si celano una<br />

crisi lavorativa e una crisi sociale. Vivere<br />

per strada non signi<strong>fi</strong>ca solo non<br />

avere un lavoro, ma anche non poter<br />

contare sul sostegno di una persona<br />

amica”.<br />

/E.G.

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