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Rassegna Storica Crevalcorese - Dicembre 2011 - Comune di ...

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62<br />

cò il primato al suo battaglione “Alto Reno” 14 .<br />

Questo battaglione bolognese ebbe scontri con gli austriaci alla Bevilacqua<br />

(Castello) <strong>di</strong> Ostiglia prima <strong>di</strong> andare a combattere a Treviso una dura lotta<br />

per sbarrare il passo ai rinforzi austriaci per il Radetzky, guidati dal ten.maresciallo<br />

Nugent.<br />

Il comandante era il famoso col. Zambeccari, nobile bolognese, che con<br />

il suo Reparto si era spinto anche fino a Modena, da Castelfranco E., per<br />

appoggiare il cambio <strong>di</strong> regime in quella città e questo senza nessuna autorizzazione<br />

o copertura da parte governativa pontificia.<br />

L’afflusso dei Reparti, specie volontari - oltre ai battaglioni civici c’erano<br />

i Legionari, i Crociati e altri - era complicato dall’arrivo dell’esercito napoletano<br />

quasi al completo, giunto via mare fino ad Ancona, che però, proprio<br />

al giungere delle sue avanguar<strong>di</strong>e in vista del Po, ricevette dal Re <strong>di</strong> Napoli<br />

l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> rimpatrio, abbandonando la lotta per la causa italiana e fu questo<br />

un altro duro colpo che rafforzò nel tentennante Pio IX , che non voleva fare<br />

la guerra contro la maggiore potenza cattolica, ed era anche scoraggiato dalla<br />

Segreteria <strong>di</strong> stato filoaustriaca, la volontà nel desistere a proseguire nella<br />

lotta. A Roma si stu<strong>di</strong>ò una soluzione sottile e ipocrita per coprire l’avanzata<br />

e cioè si <strong>di</strong>chiararono i battaglioni civici mobili “corpi franchi”, ossia corpi<br />

irregolari senza status militare, ma questo declassamento (che esponeva a seri<br />

rischi, in caso <strong>di</strong> cattura da parte del nemico) non venne accettato facilmente<br />

da tutti i volontari che, come nel caso degli uomini del Quartiere Guisa <strong>di</strong><br />

Crevalcore, se ne ritornarono a casa.<br />

Si dovette provvedere a richiederne altri che per fortuna arrivarono in<br />

numero sufficiente.<br />

Proprio in questo momento scoppiò nel comando del “Basso Reno” un<br />

grosso problema: il ten.col. <strong>di</strong>ana abbandonò il suo posto, portandosi via<br />

tutti i documenti, e dovette intervenire personalmente il gen. durando che,<br />

fra i due Maggiori in forza al battaglione, scelse per la sostituzione il Rossi e<br />

lo promosse tenente colonnello seduta stante. E fu questa una scelta felice<br />

perché egli era amato da ufficiali e soldati. Il battaglione, dopo aver operato<br />

fra Ostiglia e Governolo, all’estrema sinistra dello schieramento pontificio,<br />

quasi a contatto con l’ala destra piemontese, venne spostato, via Rovigo e<br />

Padova verso Vicenza (nell’ultimo tratto a mezzo ferrovia: novità assoluta)<br />

dove si schierò nella zona <strong>di</strong> porta S. Lucia assieme alle Compagnie del 2.o<br />

reggimento svizzeri. La battaglia ebbe effettivamente luogo il 10 giugno 1849<br />

e non riuscì a bloccare l’avanzata del ten. maresciallo Nugent, in arrivo da<br />

Castelfranco V., dopo aver sconfitto i pontifici a Treviso e attraversato il<br />

Piave. La resa delle forze pontificie, stipulata a Vicenza, prevedeva la neutralizzazione<br />

delle forze che avevano capitolato, per il tempo <strong>di</strong> tre mesi (per<br />

14 Il futuro primario dottor <strong>di</strong>daco Facchini aveva, al tempo, per comandante <strong>di</strong> Compagnia il<br />

cap. Felice Orsini, l'attentatore <strong>di</strong> Napoleone III . Questo gesto, che era stato deciso per ven<strong>di</strong>care<br />

la Repubblica Romana del 1849, lo condusse alla ghigliottina, a Parigi, nel 1858.

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