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Rassegna Storica Crevalcorese - Dicembre 2011 - Comune di ...

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quello che faceva la <strong>di</strong>fferenza in tale situazione era la generica preparazione scolastica<br />

e il prestigio naturale degli ufficiali possidenti sui borghigiani popolani. Le<br />

classi più basse, come i braccianti nullatenenti, erano esclusi dalla Civica come pure<br />

i necrofori ed i macellai, considerati, ai tempi, mestieri infamanti....<br />

Non esisteva, al tempo, specie nei piccoli Comuni, un sistema <strong>di</strong> caserme, ma<br />

gli uomini convocati a domicilio, si presentavano alla residenza del comandante<br />

il battaglione o la compagnia, per prendere or<strong>di</strong>ni o iniziare movimenti. Soltanto<br />

nei maggiori centri dove esistevano conventi vuoti ancora <strong>di</strong>sponibili dall’epoca<br />

napoleonica, era possibile accantonare reparti e ciò era quello che avveniva a Cento<br />

(casermone ex monastero dei frati MM.OO. e anche la sconsacrata chiesa del Rosario<br />

vecchio, sul ramparo <strong>di</strong> settentrione) e, quando giunse il momento, a Bologna<br />

l’accantonamento si effettuò all’ ex monastero <strong>di</strong> S.Margherita (attuale via Cesare<br />

Battisti) e al convento dei Servi in strada Maggiore e a Ferrara, vicina alla zona naturale<br />

<strong>di</strong> operazioni, pure gli alloggiamenti erano situati presso conventi. La stessa<br />

Ferrara era sul fronte delle operazioni militari in quanto nella vecchia, ma sempre<br />

temibile fortezza, era stanziata da decenni (1815) una forte guarnigione austriaca<br />

con reparti solitamente <strong>di</strong> nazionalità croata e ungherese e la conseguente minaccia<br />

continua, del resto più volte materializzatasi, come base per l’invasione delle<br />

Legazioni, costituiva una spina nel fianco non soltanto della città, ma dell’intero<br />

territorio delle Quattro legazioni (assieme al minore complesso, pure austriaco, <strong>di</strong><br />

Comacchio).<br />

Quando le truppe austriache compirono alcuni movimenti ritenuti provocatori<br />

non fu più possibile all’allora debole pontefice arginare la valanga: il modesto<br />

esercito, rafforzato dal complesso dei reparti civici già in posto, si mosse lentamente<br />

per via or<strong>di</strong>naria (ossia a pie<strong>di</strong>) lungo la via Flaminia-passo del Furlo- Ferrara.<br />

Naturalmente i più vicini alla zona <strong>di</strong> operazioni erano i reparti che arruolavano i<br />

volontari dai reparti <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a civica stanziale e che formarono delle “colonne” <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> Vicenza del 10/6/1848, in cui si <strong>di</strong>mostrò capace comandante, fatto notevole questo, considerata<br />

la nessuna esperienza o istruzione militare classica posseduta. Egli era però un illuminato proprietario<br />

terriero del crevalcorese, ben istruito ed evidentemente possedeva grande ascendente sui suoi uomini.<br />

Certamente la nomina era dovuta alla posizione sociale con relativa appartenenza ai circoli progressisti<br />

bolognesi, come quello del Berti-Pichat e, probabilmente, alla familiarità col vicino, nelle proprietà<br />

terriere, conte Carlo Pepoli, figura del Risorgimento bolognese. Il Nostro era figlio del Priore <strong>di</strong><br />

Crevalcore Fu sempre seguito nelle varie spe<strong>di</strong>zioni dalla moglie Clotilde Maccaferri <strong>di</strong> Massumatico<br />

(S.Pietro in Casale). La coppia ebbe una sola figlia, Elisabetta (Crevalcore 1833?- Bologna fine '800),<br />

custode per molti anni delle memorie familiari. Nel battaglione “Basso Reno” e poi nel reggimento<br />

“ L'Unione” era presente, come capitano comandante <strong>di</strong> una delle compagnie, Pietro Maccaferri da<br />

Massumatico (la cui famiglia era amministratrice del banchiere de Ferrari nel c.d. Principato del Poggetto),<br />

cognato del Rossi. dopo un onorevole servizio al comando interinale del reggimento, durante<br />

un'ispezione notturna alle <strong>di</strong>fese avanzate a porta S.Pancrazio sul Gianicolo, a Roma, nel giugno del<br />

1849, il Rossi venne catturato dai francesi e rinchiuso nel forte <strong>di</strong> Santa Margherita a Cannes e successivamente<br />

a Bastia, in Corsica, assieme al cognato. Non ebbe mai riconosciuto il suo grado come<br />

effettivo, causa la fine della Repubblica. Morì a Crevalcore durante la grande epidemia <strong>di</strong> colera del<br />

1855.

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