Rassegna Storica Crevalcorese - Dicembre 2011 - Comune di ...
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<strong>di</strong> stato che fece <strong>di</strong> tutto per sabotarle. Parte per compiacere la borghesia e<br />
i gran<strong>di</strong> proprietari dominanti e parte per oggettive necessità pubbliche, nel<br />
1846 concesse la costituzione <strong>di</strong> una Guar<strong>di</strong>a Civica come già era avvenuto,<br />
temporaneamente, nel 1831 al tempo delle Province Unite.<br />
La barriera si era ormai abbassata e la concessione venne accolta come<br />
se si trattasse della Guar<strong>di</strong>a nazionale napoleonica. C’è da <strong>di</strong>re, a proposito<br />
<strong>di</strong> statuti o <strong>di</strong> costituzioni, che tutti gli Stati italiani ed esteri erano costretti,<br />
nell’anno 1848, a far concessioni e a Parigi cadde ad<strong>di</strong>rittura la monarchia.<br />
Fra il 1847 e il 1848 tutti gli Stati italiani fecero la massima concessione<br />
compreso Napoli (sic), ma ciò però non avvenne nell’austriaco dominio del<br />
Lombardo-Veneto, nonostante la rivoluzione avesse interessato la stessa capitale,<br />
Vienna, il che provocò l’allontanamento dal governo dello stesso vecchio<br />
principe <strong>di</strong> Metternich, quello del trattato del 1815.<br />
Ciò avveniva contemporaneamente alla cruenta rivoluzione chiamata delle<br />
Cinque giornate <strong>di</strong> Milano, che vedeva la cacciata del Feld-Maresciallo conte<br />
Radetzky che si trovò costretto a rifugiarsi al riparo delle fortezze del “Quadrilatero”,<br />
in pratica sulla sinistra del fiume Mincio.<br />
Aveva bisogno <strong>di</strong> rinforzi dall’Istria e dalla Croazia per sedare i rivoluzionari<br />
milanesi e anche gli insorti veneti che via via aumentavano <strong>di</strong> numero,<br />
egli cedeva quin<strong>di</strong> spazio per guadagnare tempo.<br />
Il Piemonte <strong>di</strong> Carlo Alberto era titubante( e Stato reazionario sempre<br />
rimaneva).<br />
E’ in questo clima che si svilupparono le trattative con lo stato pontificio<br />
<strong>di</strong> cui si è già detto.<br />
Molto <strong>di</strong>fficile stringere accor<strong>di</strong> con i ducati emiliani retti da <strong>di</strong>nastie<br />
asburgiche, quin<strong>di</strong> la limitata libertà ricevuta dai popoli dello Stato pontificio<br />
li spinse, sotto la pressione delle associazioni patriottiche, con forza irrefrenabile,<br />
alla guerra contro l’Austria a fianco del Piemonte.<br />
Carlo Alberto finalmente si mosse, forse per soli fini espansionistici, verso<br />
la sempre desiderata Milano e poi il fiume Mincio, dove le forze pontificie in<br />
affluenza andavano a costituire l’ala destra del suo schieramento, con punto<br />
<strong>di</strong> congiunzione nella zona <strong>di</strong> Governolo-Ostiglia sul Po, dove avrebbe incontrato<br />
anche i pontifici del “Basso Reno” e del fratello “Alto Reno”.<br />
Ma chi erano i civici del “Basso Reno”? Erano volontari offertisi ed usciti<br />
dai ranghi della Guar<strong>di</strong>a Civica “stanziale”, che volontaria non era, ma sud<strong>di</strong>ti<br />
fra i 21 e i 60 anni, sostanzialmente coscritti, che a turno prestavano servizio<br />
<strong>di</strong> sorveglianza armata nei centri abitati e nelle campagne, in pattuglie più o<br />
meno bene armate e con poco o punto addestramento.<br />
Erano comandati da ufficiali e bassi ufficiali (sottufficiali) <strong>di</strong> nessuna esperienza<br />
(nei casi fortunati erano vecchi reduci napoleonici, nel qual caso facevano<br />
gli istruttori).<br />
Mentre gli ufficiali avevano a loro carico uniformi e armi (sciabola), alla<br />
truppa provvedeva il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> appartenenza così come avveniva per lo<br />
stipen<strong>di</strong>o degli ufficiali e il “soldo” della truppa. La spesa per l’armamento