Rassegna Storica Crevalcorese - Dicembre 2011 - Comune di ...
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Per quanto concerne il livello sociale e “professionale” delle prostitute<br />
persicetane si rileva che esse non erano “<strong>di</strong> qualità”: nel foglio statistico<br />
del 1872 sono classificate “tutte <strong>di</strong> terza classe”. In un elenco del 1868<br />
sono in<strong>di</strong>cate ventotto donne fra maritate, vedove e nubili e ciascuna <strong>di</strong><br />
esse viene qualificata dal solerte impiegato come “sospetta”, “puttana” o<br />
“puttanissima”.<br />
Una parte <strong>di</strong> donne è rappresentata dalle coniugate, per legge “soggette<br />
a maritale potestà”, con<strong>di</strong>zione che attribuiva al marito precisi doveri<br />
e poteri nei confronti della moglie, tanto che potevano essere a loro<br />
affidate perché le sorvegliassero: al marito <strong>di</strong> Teresa Re, Alessandro Rossi,<br />
veniva “intimato il precetto” <strong>di</strong> vigilare <strong>di</strong>ligentemente la condotta della<br />
moglie affinché non si desse alla prostituzione e <strong>di</strong> provvedere alla cura<br />
della sua lue venerea; in caso <strong>di</strong> inobbe<strong>di</strong>enza la moglie sarebbe stata<br />
arrestata e tradotta alle carceri dell’Abba<strong>di</strong>a a Bologna, mentre a lui non<br />
era minacciata alcuna sanzione.<br />
Cruciale era poi la con<strong>di</strong>zione delle minorenni, giovinette <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci<strong>di</strong>ciotto<br />
anni, una ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci, che erano affette da malattie<br />
veneree e che dovevano essere curate. Erano da considerarsi prostitute?<br />
E dove inviarle per la cura? Il delegato <strong>di</strong> Polizia si poneva il problema,<br />
sebbene vivessero in ambienti già degradati ed avessero una pessima<br />
fama, <strong>di</strong> non <strong>di</strong>sonorarle col mandarle in posti dove i nomi stessi erano<br />
marchi d’ignominia e dove avrebbero dovuto restare a contatto con le più<br />
svergognate e sor<strong>di</strong>de meretrici, compromettendo la possibilità <strong>di</strong> maritarsi.<br />
<strong>di</strong>versi sono i nomi che compaiono: Virginia Piccinini, Enrica Vignoli,<br />
Giovanna Rossi, Amalia Piccinini, Alfonsina e Amalia Borghi, Marianna<br />
Guizzar<strong>di</strong>, Maria Stefani. Esse erano considerate, più che “naturalmente<br />
<strong>di</strong>sposte”, vittime <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperate situazioni familiari, in cui mancavano<br />
uno o entrambi i genitori, ma soprattutto della turpitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> qualche<br />
sorella maggiore o <strong>di</strong> qualche madre che speculava sulla loro giovane età.<br />
Maria Stefani aveva circa <strong>di</strong>ciassette anni quando era fuggita dall’osteria<br />
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