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Rassegna Storica Crevalcorese - Dicembre 2011 - Comune di ...

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ma ve ne era uno a Cento. Si poteva aprire un postribolo con una<br />

concessione da parte dell’Autorità <strong>di</strong> Pubblica Sicurezza e poteva essere<br />

o del tipo in cui le meretrici avevano domicilio fisso o <strong>di</strong> quello in cui<br />

le meretrici isolate si recavano per motivo <strong>di</strong> prostituzione. I postriboli<br />

erano sud<strong>di</strong>visi in categorie e classi a seconda dei requisiti e dei prezzi<br />

praticati, non dovevano essere ubicati nelle vie frequentate delle città, né<br />

vicino a scuole, pubblici uffici ed e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto.<br />

Il complesso e farraginoso apparato della regolamentazione<br />

prostituzionale era stato costruito, si è detto, per la necessità <strong>di</strong> frenare il<br />

<strong>di</strong>ffondersi delle malattie veneree, in particolare della più grave <strong>di</strong> esse, la<br />

sifilide. I “mali <strong>di</strong> Venere” sono malattie che prendono il nome dal fatto<br />

che, secondo l’esperienza comune fin dai tempi antichi, si contraggono<br />

tramite il “commercio con le donne”, ancelle della dea dell’amore. Oggi, per<br />

correttezza scientifica ed anche per eliminare un’ulteriore attribuzione <strong>di</strong><br />

colpevolezza al genere femminile, vengono dette “malattie a trasmissione<br />

sessuale”, poiché riguardano in ugual misura sia uomini che donne. Poiché<br />

però i risultati sanitari del Regolamento erano molto limitati, ci furono<br />

in <strong>di</strong>verse circostanze degli interventi parlamentari contro <strong>di</strong> esso, finché<br />

nel 1888 il ministro Crispi emanò due nuovi decreti, che applicavano<br />

il principio della separazione dei due aspetti del problema, l’or<strong>di</strong>ne<br />

pubblico e la salute. Le “tolleranze”, in quanto esercizi pubblici, e non le<br />

“tollerate”, erano sottoposte alla sorveglianza igienica e amministrativa,<br />

ancora piuttosto rigida, mentre le visite e le cure me<strong>di</strong>che ed ospedaliere<br />

venivano garantite, su loro spontanea richiesta, sia ad uomini che a donne.<br />

Con la chiusura dei sifilocomi e la soppressione degli Uffici Sanitari<br />

presso le Questure veniva a concludersi quella o<strong>di</strong>osa fase della <strong>di</strong>sciplina<br />

statale sulle condotte prostituzionali, che era stata introdotta dalla prima<br />

regolamentazione. Tuttavia la <strong>di</strong>sciplina, con qualche successiva mo<strong>di</strong>fica,<br />

si protrasse, come si è detto, fino alla legge Merlin del 1958.<br />

La prostituzione nei documenti <strong>di</strong> San Giovanni in Persiceto<br />

I primi documenti rinvenuti e utilizzati per il presente lavoro sono<br />

quelli presenti nell’Archivio Storico <strong>di</strong> Bologna sotto la voce “Ufficio<br />

<strong>di</strong> Pubblica Sicurezza <strong>di</strong> San Giovanni in Persiceto - Prostituzione” e<br />

riportano la data del giugno 1859, quando la città si era appena liberata<br />

dal governo pontificio ed erano in vigore le norme delle Istruzioni<br />

sulla Prostituzione e del successivo Regolamento sulla Prostituzione per la<br />

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