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Rassegna Storica Crevalcorese - Dicembre 2011 - Comune di ...

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106<br />

Il 1860 si caratterizzò sicuramente per altre e più importanti vicende, ma la<br />

testardaggine dei “ranocchi” <strong>di</strong> allora riportò il Paese nella provincia <strong>di</strong> Bologna<br />

già a partire dal 1° Gennaio 1861, quando lo storico locale Lorenzo Meletti<br />

ricordò nei suoi Annali che “ai Crevalcoresi non garbava (…) per la incomo<strong>di</strong>tà e i danni<br />

che ne soffrivano gli interessi” 2 .<br />

Considerando le lungaggini della burocrazia (e, si sa, quella italica è<br />

<strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>scesa da quelle degli stati <strong>di</strong> ancien regime) il risultato fu ottenuto<br />

in tempi piuttosto brevi dal primo sindaco del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Crevalcore. Pietro<br />

Biavati era un cosiddetto “possidente”, abitava nel quartiere San Martino al civico<br />

154, si era sposato con una donna modenese, Rosalia Colombo Quattrofrati, da<br />

cui in quegli anni aveva avuto tre figli, Carlo, Rosa e Isabella. Nel 1859 ricoprì<br />

l’incarico <strong>di</strong> capitano della Guar<strong>di</strong>a Nazionale in Paese. Si era dunque de<strong>di</strong>cato<br />

alle questioni dei Crevalcoresi pur essendo <strong>di</strong> origine citta<strong>di</strong>na, bolognese; degli<br />

“affari” domestici si occupava la moglie, coa<strong>di</strong>uvata dalla servitù: tre domestici ,<br />

un uomo e due sorelle, vivevano presso la famiglia del sindaco, come risulta da<br />

un censimento della popolazione <strong>di</strong> quell’anno 3 .<br />

Alla vigilia della <strong>di</strong>chiarazione dell’unità d’Italia, Biavati aveva dovuto comporre<br />

un anelito libertario <strong>di</strong> ben altro genere. I citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Palata Pepoli cercarono con<br />

atti legali <strong>di</strong> ottenere il <strong>di</strong>stacco dal capoluogo, per <strong>di</strong>ventare “ comune autonomo”.<br />

La <strong>di</strong>stanza indubbia da Crevalcore, particolarmente pesante e faticosa in anni<br />

in cui ci si poteva spostare a pie<strong>di</strong> o a cavallo, il desiderio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza e <strong>di</strong><br />

autonomia che in quel periodo infiammava facilmente gli animi, avevano spinto<br />

i Palatini a questa riven<strong>di</strong>cazione. Il nostro storico locale nella sua cronaca non<br />

entra nel merito della circostanza; sottolinea solo che i rappresentanti dei Palatini<br />

in Consiglio non pareva fossero a conoscenza della richiesta che venne, però,<br />

ricusata 4 .<br />

La scelta <strong>di</strong> mantenere l’appo<strong>di</strong>ato palatino nel territorio comunale seguiva <strong>di</strong><br />

pochi mesi quella che potrebbe essere definita come la prima azione elettorale<br />

dell’Italia unita. Tutti i “comunisti”, i citta<strong>di</strong>ni con <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto, erano stati<br />

chiamati a scegliere fra l’annessione al Regno Sabaudo o il mantenimento <strong>di</strong> un<br />

regno separato.<br />

Le elezioni furono indette per l’11 e il 12 Marzo 1860 nelle province emiliane<br />

e in Toscana. Si votò dalle 8 alle 17 , ma già alle 4 del pomeriggio del secondo<br />

giorno arrivò l’urna coi voti <strong>di</strong> Palata. Insieme a quelli <strong>di</strong> Crevalcore, furono<br />

scortati da uomini della Guar<strong>di</strong>a Nazionale e della Sicurezza Pubblica fino a<br />

Persiceto per lo spoglio. dev’essere stato un momento emozionante: un corteo<br />

<strong>di</strong> sei carrozze, parate a gala, annunciate dalla banda musicale e seguite dalle<br />

guar<strong>di</strong>e crevalcoresi.<br />

Nel <strong>Comune</strong> i votanti furono 2.755, compresi i 657 <strong>di</strong> Palata. I voti per<br />

l’adesione al Regno Sabaudo furono 2.555, un vero e proprio plebiscito. Palata e<br />

2 L. Meletti, ibidem<br />

3 ASCC, CA, Popolazione 1858-59 b1<br />

4 L. Meletti, Crevalcore, Parte III, Note e Memorie, dal 1801, fasc II, n18 (ms 20).

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