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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

complessiva (hoc opus, cioè il portale) e il testo della citazione evangelica<br />

(anzi ad<strong>di</strong>rittura la sua parte lasciata sottintesa: “Ego sum ostium”). 5<br />

Anche nei casi in (2.a,b), dove le frasi in questione sono riportate sulle<br />

pagine del libro retto dalla figura scolpita del Salvatore, si ha a che fare con<br />

la citazione, per quanto implicita, <strong>di</strong> un testo autonomo: il rapporto tra testo e<br />

immagine non è <strong>di</strong> <strong>di</strong>dascalia e la frase non può quin<strong>di</strong> essere considerata,<br />

nella finzione retorica, quale ‘autopresentazione’ dell’effigie scolpita; al<br />

contrario, la trasparenza iconografica e gestuale del Cristo biblioforo funge<br />

per così <strong>di</strong>re da ‘integrazione prossemica’ del testo, svolgendo il ruolo che in<br />

(1.a) è affidato alle parole introduttive Yhesus ait e <strong>di</strong>sambiguando così il<br />

valore <strong>di</strong> citazione del testo stesso. Del tutto analogo ci sembra il caso<br />

riportato al quarto verso <strong>di</strong> (2.c), dove la citazione (per riassunto e parafrasi)<br />

dell’evangelico “evangelizo vobis gau<strong>di</strong>um magnum […] natus est vobis<br />

ho<strong>di</strong>e Salvator” (Lc. 2: 10-1) è incisa al <strong>di</strong> sopra (e ai due lati dell’ala) della<br />

rappresentazione plastica dell’angelo apparso ai pastori, che viene così a<br />

sostituire ‘prossemicamente’ le parole introduttive “<strong>di</strong>xit illis angelus”. 6<br />

In tutti i casi citati, il testo iscritto può essere ricondotto a un EGO<br />

parlante ben riconoscibile e <strong>di</strong>stinto dall’iscrizione stessa; non si tratta quin<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> ‘<strong>iscrizioni</strong> <strong>parlanti</strong>’ in senso tecnico, né <strong>di</strong> <strong>iscrizioni</strong> che interpellino<br />

<strong>di</strong>rettamente il lettore (prescin<strong>di</strong>amo qui dalla seconda sezione dell’epitaffio<br />

5 Non <strong>di</strong>versamente procedette del resto nel XVI s. l’or<strong>di</strong>natore della cornice della<br />

porta della Sinagoga italiana <strong>di</strong> Padova (via S. Martino e Solferino 13), nel farvi<br />

incidere il testo ebraico <strong>di</strong> due versetti biblici appena adattati al contesto<br />

architettonico: “Aprite a me le porte della giustizia, entrerò in esse per ringraziare il<br />

Signore; questa è la porta per procedere verso il Signore, i giusti possono varcarla”<br />

(Ps. 118: 19-20 = 117: 19-20 secondo il canone cattolico) e “Questa non è altro che<br />

la casa del Signore, e questa è la porta del Tempio italiano” (testo originale “del<br />

cielo”: Gn. 28: 17). Letture e traduzioni sono del dr. A. Locci, rabbino capo della<br />

comunità ebraica padovana, che ringrazio.<br />

6 Paragonabile a queste ultime citazioni evangeliche era anche il caso dell’iscrizione,<br />

perduta in seguito al bombardamento dell’11 marzo 1944, che corredava il<br />

bassorilievo sulla fronte del sarcofago dei Mussato agli Eremitani (cfr. (10.k) sotto),<br />

raffigurante S. Agostino tra Cristo e Maria: Hic pascor a sanguine, hic lactor ab<br />

ubere: positus in me<strong>di</strong>o, quo me vertam nescio; si trattava infatti <strong>di</strong> una variante<br />

della frase spesso attribuita a S. Agostino (Hic pascor a vulnere, hic lactor ab ubere,<br />

ecc.: cfr. Migne, Patrologia latina, 185: c. 878), <strong>di</strong>venuta poi un tema spesso ripreso<br />

dall’iconografia agostiniana. Meno evidente è la funzione ‘prossemica’ attribuibile<br />

all’angelo nella scena dell’Annunciazione dell’architrave <strong>di</strong> S. Giustina, dato che il<br />

testo che la accompagna (primo verso <strong>di</strong> (2.c)) non è una <strong>di</strong>retta citazione evangelica<br />

(cfr. Lc. 2: 26-38), ma deriva piuttosto dall’antifona Alma Redemptoris Mater (o<br />

dalle sue fonti): “tu quae genuisti, natura mirante, tuum sanctum Genitorem […]<br />

Gabrielis ab ore sumens illud Ave”.<br />

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