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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

epigrafico volta a volta in esame che, nella finzione retorica, dal supporto<br />

materiale dell’epigrafe (o dal suo referente imme<strong>di</strong>ato). Particolarmente<br />

complesso è il caso <strong>di</strong> (1.c), dove tra il papa Sisto IV, autore (mandante)<br />

della bolla citata, e l’anonimo produttore del testo epigrafico, si è inserito un<br />

ulteriore EGO <strong>di</strong> cui il testo finale reca traccia, cioè il notaio <strong>di</strong> curia Lucio<br />

Griffo, redattore e sottoscrittore della charta che l’epigrafe riporta con<br />

opportuna titolazione. In (1.a) la <strong>di</strong>stinzione tra l’EGO locutore (Gesù, porta<br />

<strong>di</strong> salvezza) e il supporto materiale dell’iscrizione (l’architrave della porta<br />

meri<strong>di</strong>onale del tempio agostiniano, esplicitamente <strong>di</strong>chiarata come tale<br />

imme<strong>di</strong>atamente dopo la citazione qui in esame) è evidente, pur se<br />

altrettanto evidente è il fatto che in qualche modo il produttore del testo<br />

(donna Agnese ‘Alba’ q. Nascimbene, vedova del notaio Dionisio da<br />

Montona (cfr. Rigoni 1926-27: 226-7), o chi eventualmente per lei)<br />

intendeva ‘giocare’ tra il supporto e referente imme<strong>di</strong>ato dell’iscrizione<br />

L’integrazione che proponiamo per il penultimo verso si basa quin<strong>di</strong> sull’analisi del<br />

contesto iconografico e testuale della lacuna epigrafica (collocata tra l’annuncio ai<br />

pastori, che prelude alla loro adorazione, e l’adorazione dei magi, con relativa<br />

triplice offerta <strong>di</strong> doni, mentre il testo residuo manca sia <strong>di</strong> un termine per la duplice<br />

‘adorazione’, solo adombrata dal soggetto quicumque, che <strong>di</strong> un verbo reggente per<br />

la morfologia accusativale dei doni) e sul confronto con i testi <strong>di</strong> riferimento (cfr. in<br />

particolare la lauda u<strong>di</strong>nese riportata in Fabris 1907: nr. XXVII v. 11-18: “…senza<br />

nul penser rio lu prendesti ad adorare; mirra et incenso et oro li oferesti […] aquesto<br />

significa l’oro che del mondo è regale, la mirra homo mortale, e l’incenso Dio<br />

veraxe”). Per valutare l’atten<strong>di</strong>bilità <strong>di</strong> tale integrazione, è importante segnalare<br />

come l’intero quinto verso dell’iscrizione in esame, a partire anzi dalla s finale del v.<br />

4 e fino alla prima parola del v. 6 (aurum) compresa (per un totale <strong>di</strong> 48 cm. lineari),<br />

sia investito dal danneggiamento provocato (già prima del 1817, quin<strong>di</strong><br />

verosimilmente all’epoca della soppressione napoleonica dell’abbazia Giustiniana)<br />

da chi sottrasse alla scultura un intero magio, parte della Vergine che teneva il<br />

Bambino sulle ginocchia offrendolo all’adorazione e altri particolari qui non<br />

pertinenti: il danno presente in tale segmento epigrafico è crescente via via che ci si<br />

avvicina alla zona centrale, lunga 28 cm., dove la lacuna è totale. Nel tratto<br />

imme<strong>di</strong>atamente precedente al vuoto epigrafico, che corrisponde all’inizio del v. 5, i<br />

grafemi superstiti sono progressivamente ridotti alle sole estremità o anse superiori,<br />

in cui la maggioranza degli stu<strong>di</strong>osi che ci hanno preceduto (prevalentemente storici<br />

dell’arte) hanno sempre riconosciuto i resti delle parole TE DEUM (fanno eccezione<br />

Nicco Fasola 1954, che legge solo TE…, e Bellinati 1982-83, che legge TE ECCE):<br />

l’attenta analisi <strong>di</strong> tali sopravvivenza grafiche e il loro confronto con le<br />

caratteristiche dei grafemi interi e con gli usi abbreviativi della stessa iscrizione ha<br />

invece portato a riconoscere in quei segni la sequenza TE q – C q / , abbreviatura <strong>di</strong> Te<br />

quicumque, aprendo così la strada alla presente proposta <strong>di</strong> integrazione testuale.<br />

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