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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

autonomo, poichè sono sempre ricordate in relazione al proprio marito o al<br />

proprio padre, dove il loro nome è sempre affiancato dalle formule ‘moglie<br />

<strong>di</strong>…, figlia <strong>di</strong>…’, come confermano anche le due IP padovane<br />

(rispettivamente: Estensis prole Constantia, nupta Guidonis de Lutio, e sua<br />

coniux incrementa de<strong>di</strong>t pariterque Sibilia, […] egregii prudentisque Sibilia<br />

nata quondam Gualperti de Ceto). 98 Inoltre il loro legame con una figura<br />

maschile, esplicitamente <strong>di</strong>chiarato nell’epigrafe, viene riba<strong>di</strong>to dalla stessa<br />

collocazione fisica del loro corpo, poiché Costanza d’Este venne sepolta in<br />

un unico sarcofago assieme al marito, pur avendo un’iscrizione tutta per sè,<br />

mentre Sibilia de Cetto dovette ‘con<strong>di</strong>videre’ col marito non solo la tomba,<br />

ma anche la stessa lastra funeraria, poiché il suo epitaffio venne inciso su tre<br />

lati (superiore, destro ed inferiore) della pietra sepolcrale bisoma, già<br />

impiegata per il coniuge Baldo Bonafari. 99<br />

Al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ciò, la figura <strong>di</strong> quest’ultima donna è centrale nella storia<br />

sociale della Padova quattrocentesca, poiché assieme al marito si impegnò<br />

per la costruzione dell’Ospedale <strong>di</strong> San Francesco Grande, 100 la cui prima<br />

pietra venne posta il 29 ottobre 1414. In realtà il progetto per la realizzazione<br />

<strong>di</strong> questo ente assistenziale era già stato concepito ben sette anni prima,<br />

quando il 14 giugno 1407 era stata emanata una carta <strong>di</strong> privilegio, in cui i<br />

rettori veneziani <strong>di</strong> Padova, il podestà Marino Caravello ed il capitanio<br />

Zaccaria Trevisan, rivolgendosi <strong>di</strong>rettamente a Sibilia de Cetto agente per sè<br />

e per il marito assente, <strong>di</strong>chiaravano che il futuro ospedale sarebbe stato<br />

esente dalla giuris<strong>di</strong>zione citta<strong>di</strong>na e sarebbe stato dotato <strong>di</strong> un patrimonio<br />

immobiliare fino al valore <strong>di</strong> 10.000 ducati, in gran parte proveniente<br />

dall’asse ere<strong>di</strong>tario e dotale della stessa Sibilia, da non iscriversi all’estimo<br />

<strong>di</strong> Padova e del suo territorio. La scelta dei coniugi Bonafari si presentava<br />

come un “atto <strong>di</strong> beneficienza nelle forme <strong>di</strong> assistenza ospedaliera che, se<br />

non certamente nuova, fu una manifestazione della sensibilità religiosa laica<br />

particolarmente <strong>di</strong>ffusa in quei decenni”. 101 Infatti il nuovo ospedale venne<br />

concepito non solo per fornire assistenza sanitaria agli ammalati, ma anche<br />

98 Si veda anche il caso della b. Beatrice d’Este in (5.a), doppiamente significativo<br />

per la designazione in<strong>di</strong>retta, come ‘figlia <strong>di</strong>…’, riferita sia a Beatrice stessa (figlia<br />

del marchese Azzo VI) sia a sua madre (Sofia, figlia <strong>di</strong> Umberto III, conte <strong>di</strong><br />

Savoia): pia nomine virgo Beatrix […] marchio quam genuit Estensis et Azo<br />

vocatur, coniuge patre sata Sabau<strong>di</strong>a cui comitatur (cfr. Folena 1985: 382-3).<br />

99 V. sopra, n. 29.<br />

100 Per ulteriori approfon<strong>di</strong>menti sulla biografia <strong>di</strong> Sibilia de Cetto e sul suo ruolo<br />

nella fondazione dell’Ospedale <strong>di</strong> San Francesco Grande si rinvia all’esaustivo<br />

Collodo 1983 e ai successivi, puntuali, Fantini d’Onofrio 2002, 2003, da cui sono<br />

tratte le notizie seguenti.<br />

101 Collodo 1983: 33.<br />

120

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