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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

Dalla lettura <strong>di</strong> questi testi emerge un’immagine della morte<br />

“addomesticata”, per citare una significativa espressione <strong>di</strong> P. Ariès: 94 essa<br />

viene cioè percepita come qualcosa <strong>di</strong> familiare e <strong>di</strong> inevitabile, che produce<br />

allo stesso tempo una forte esaltazione della vita, celebrata sia attraverso il<br />

racconto delle vicende biografiche <strong>di</strong> ciascuno, sia attraverso la frequente<br />

richiesta ai posteri che il proprio nome venga ricordato. Ecco dunque che<br />

l’epigrafe <strong>di</strong>venta uno “specchio della morte e della vita”, 95 un’opportunità<br />

per mettere in risalto le proprie qualità ed incidere sulla pietra le gesta<br />

ritenute più importanti della propria esistenza <strong>di</strong> fronte al profilarsi<br />

imponente e silenzioso della morte: esaminiamo allora nel dettaglio quali<br />

sono gli episo<strong>di</strong> più significativi che vengono selezionati per essere incisi<br />

sulla pietra e affidati all’imperitura memoria dei posteri.<br />

Per gli uomini d’arme i fatti degni <strong>di</strong> essere ricordati sono le vittorie<br />

militari e la fama acquisita in battaglia come confermano sia l’elogio <strong>di</strong><br />

Manno Donati (es. 10.p), sia quello <strong>di</strong> Erasmo da Narni (es. 10.l). Il<br />

condottiero fiorentino <strong>di</strong>chiara fin dal primo verso <strong>di</strong> essere stato un abile<br />

miles (Miles eram magnus factis et nomine Mannus), <strong>di</strong>scendente <strong>di</strong> una<br />

nobile ed illustre famiglia (Donatos, quos Fama vocat celebratque, vetusti<br />

sanguinis auctores habui), e <strong>di</strong> essersi guadagnato numerosi successi (multos<br />

potui meruisse triumphos) per l’indomito coraggio e l’innata pre<strong>di</strong>sposizione<br />

all’arte militare (manus inclita bello, […] dum pia iustitie fervens amor<br />

induit arma, nil metuens). Anche il ‘Gattamelata’ si presenta qualificandosi<br />

imme<strong>di</strong>atamente come dux (Dux bello insignis, dux et victricibus armis<br />

inclitus atque animis, Gatta Melata fui) e prosegue sottolineando come pur<br />

essendo <strong>di</strong> umili origini (Narnia me genuit me<strong>di</strong>a de gente), grazie al suo<br />

valore militare ottenne degli importanti riconoscimenti dalla Serenissima, la<br />

quale gli conferì il grado <strong>di</strong> capitano generale delle truppe veneziane<br />

(simboleggiato dal bastone del comando) e la nomina a membro del<br />

patriziato veneto e si occupò poi della realizzazione del monumento equestre<br />

sul sagrato del Santo a perenne ricordo del suo generale defunto (meoque<br />

imperio Venetum sceptra superba tuli. Munere me <strong>di</strong>gno et statua decoravit<br />

da Narni, Manno Donati e Bonzanello da Vigonza, sepolto col fratello Nicolò); 4<br />

giuristi (Lovato dei Lovati, giu<strong>di</strong>ce e letterato; Baldo Bonafari, licentiatus in utroque<br />

iure; Massimo Feraboschi, studente legista; Paolo Freschi, giu<strong>di</strong>ce); 4 membri<br />

dell’aristocrazia citta<strong>di</strong>na (Francesco Picegoti, sepolto col genero Lanzarotto Orsi, e<br />

Gualpertino Mussato, collaterale del celebre letterato Albertino, sepolto col nipote<br />

Jacopo); 2 nobildonne (Costanza d’Este e Sibilia de Cetto, quest’ultima sepolta<br />

insieme al marito Baldo Bonafari).<br />

94 Ariès 1980: 32.<br />

95 L’espressione è <strong>di</strong> Rigon 1985: 42.<br />

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