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iscrizioni parlanti - Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari ...

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FRANCO BENUCCI E GIULIA FOLADORE<br />

‘ISCRIZIONI PARLANTI’ E ‘ISCRIZIONI INTERPELLANTI’<br />

NELL’EPIGRAFIA MEDIEVALE PADOVANA<br />

considerazioni che faremo in questa sede si inseriscono nell’ambito <strong>di</strong> una<br />

nuova prospettiva storiografica che ha prodotto dei risultati significativi per<br />

la storia religiosa analizzando <strong>di</strong>verse tipologie documentarie (fonti<br />

letterarie, filosofiche, cronachistiche e testamentarie) 91 e che si propone <strong>di</strong><br />

utilizzare le stesse modalità <strong>di</strong> ricerca ed indagine applicandole alla fonte<br />

epigrafica non solo per ragioni <strong>di</strong> completezza, ma per mettere in evidenza<br />

analogie e <strong>di</strong>fferenze rispetto ai modelli finora stu<strong>di</strong>ati. 92<br />

Per quanto riguarda le 17 IP esaminate al paragrafo 4, esse possono essere<br />

sud<strong>di</strong>vise a loro volta in tre gruppi: 3 appartenenti alle cosiddette ‘firme<br />

d’artefice’, 1 celebrativa e le restanti 13 funerarie (v. anche sopra, paragrafo<br />

7). Ad aprire il primo gruppo è l’iscrizione incisa sulla campana della<br />

cappella Scrovegni, databile all’inizio del XIV sec., che riporta solamente il<br />

nome dell’artefice seguito dalla formula tipica in<strong>di</strong>cante la paternità <strong>di</strong><br />

un’opera (10.e: Gregorius me fecit). La seconda epigrafe è quella relativa al<br />

gruppo statuario della Pietà in S. Sofia, datata al 1430, dove compare solo il<br />

nome del committente, espresso in modo assolutamente ‘anagrafico’ e<br />

neutrale (10.i: Calle morans Blasi me insculpsit Bartholomeus pistor); infine<br />

l’ultima firma d’artefice è quella della statua <strong>di</strong> san Michele ora a<br />

Montemerlo, datata al 1425 (10.q), dove compaiono allo stesso tempo sia la<br />

sottoscrizione dello scultore Egi<strong>di</strong>o da Gutenstein <strong>di</strong> Wiener Neustadt<br />

(Austria iam genuit qui sic opus e<strong>di</strong><strong>di</strong>t istud, Egi<strong>di</strong>um, Piera que Bona cum<br />

Urbe Novella), sia il riferimento alla committenza <strong>di</strong> Benvenuto Bazoli dai<br />

Letti (tua me fieri fecit devotio, proles Baçiola a Lectis agnomine <strong>di</strong>cte<br />

benigne, Benvenute, <strong>di</strong>is, et in hac me sede locari): le due in<strong>di</strong>cazioni sono<br />

qui espresse in forma elogiativa delle rispettive qualità tecniche e morali e<br />

sono seguite da un breve testo celebrativo riferito alle funzioni proprie<br />

dell’arcangelo nell’economia salvifica del cristianesimo (me […] qui scelus<br />

et meritum, ferus et pius, in<strong>di</strong>co lance equa, hoc et virus tumida cum prole<br />

subegi).<br />

Di natura esclusivamente celebrativa è invece l’iscrizione, databile al<br />

1406 c., inclusa nel paramento murario della torre dell’orologio che domina<br />

dall’alto piazza dei Signori: essa rappresenta un chiaro esempio <strong>di</strong> scrittura<br />

esposta utilizzata a fini politici per esplicitare e fissare nella memoria<br />

collettiva i valori propri delle élites politiche dominanti (es. 10.c). In questo<br />

caso, il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> politica e propaganda del dominio veneziano, dopo la<br />

91 Per le fonti letterarie e filosofiche rinvio a Tenenti 1957 e Ariès 1980; per le fonti<br />

cronachistiche cfr. Rigon 2004 e Ricci 1998; per lo stu<strong>di</strong>o dei testamenti, specie <strong>di</strong><br />

epoca basso-me<strong>di</strong>evale, segnalo Chiffoleau 1980 e Rigon 1985.<br />

92 Un approccio metodologico simile è stato recentemente utilizzato anche per lo<br />

stu<strong>di</strong>o delle <strong>iscrizioni</strong> del cimitero del villaggio <strong>di</strong> S pân a, nella regione rumena del<br />

Maramure : cfr. Mazzoni 1999: 18-22, 25 e Zafiu- Mazzoni 2000-01: 325-6, 334-5.<br />

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